mercoledì 18 ottobre 2017

Cosa c’è da sapere sul referendum per l’autonomia in Lombardia e Veneto

Quando si vota? Cosa dice il quesito referendario? Se vince il sì cosa succede? Una serie di domande e risposte sul referendum regionale del 22 ottobre 2017

Bandiere del Veneto durante una manifestazione a Venezia

Il 22 ottobre i cittadini di Lombardia e Veneto saranno chiamati a votare per due distinti referendum regionali in cui si chiede maggiore autonomia per le rispettive regioni.

Si tratta di un referendum senza precedenti in Italia, e per questa ragione è necessario cercare di vederci più chiaro possibile.

COSA CHIEDE IL REFERENDUM

I due referendum gemelli di Lombardia e Veneto hanno un quesito estremamente simile nella forma e identico nella sostanza: si chiede ai cittadini se vogliono o meno che lo stato attribuisca ulteriori poteri alla loro regione di appartenenza.

Il quesito può apparentemente sembrare vago, ma si colloca in realtà nell’ambito dell’articolo 116 della Costituzione italiana, in cui si dice che particolari poteri possono essere attribuiti alle regioni italiane dallo stato (principalmente in materia di giustizia di pace, istruzione, beni culturali e ambiente) su richiesta di queste.

Il referendum chiede dunque di fatto che questo iter possa essere intrapreso.

I due referendum sono stati annunciati tra l’aprile e il maggio del 2017 dai governatori – entrambi appartenenti alla Lega Nord – di Lombardia e Veneto, Roberto Maroni e Luca Zaia.

COSA SUCCEDE SE VINCE IL SÌ

Il referendum è consultivo, e come tale in caso di vittoria del sì non ci sarà alcun effetto immediato, come succede invece nei referendum abrogativi e costituzionali.

Gli ultimi due referendum di carattere nazionale che hanno avuto luogo in Italia sono stati quello abrogativo sulle trivelle e quello costituzionale del 4 dicembre 2016: il primo non ha avuto effetto per il mancato quorum, il secondo invece ha visto la vittoria del no. Qualora però i referendum avessero visto una vittoria del sì, le modifiche proposte sarebbero immediatamente entrate in vigore.

Nel caso dei referendum per l’autonomia di Lombardia e Veneto, come abbiamo detto, non ci sarà alcune modifica automatica delle leggi.

I referendum consultivi, come dice il nome, servono principalmente a sentire il parere della popolazione su un determinato argomento, che in questo caso è la maggiore autonomia per le regioni. Se dunque nell’immediato non ci sarebbero cambiamenti nell’ordinamento di Lombardia e Veneto, i rispettivi consigli regionali inizierebbero una trattativa con lo stato per ottenere maggiori poteri.

LOMBARDIA E VENETO DIVENTEREBBERO REGIONI A STATUTO SPECIALE? 

Rispondiamo subito a questa domanda: no. Questo perché le regioni a statuto speciale (Friuli-Venezia Giulia, Sardegna, Sicilia, Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta) sono stabilite dalla Costituzione, e concedere questa forma di autonomia ad altre implica cambiare la nostra Carta.

Come sappiamo, i cambiamenti costituzionali avvengono con un iter complesso, che può avvenire o con il passaggio parlamentare attraverso una maggioranza qualificata di due terzi o, qualora il parlamento ne approvasse le modifiche a maggioranza semplice.

Per potere diventare realtà il cambiamento dovrebbe essere confermato attraverso un referendum costituzionale senza quorum.

Tuttavia, la vittoria del sì in Lombardia e Veneto potrebbe dare inizio a un dibattito sulle regioni a statuto speciale. Come queste due regioni hanno chiesto maggiore autonomia, potrebbero farlo anche altre. L’Emilia-Romagna, guidata dal governatore del PD Stefano Bonaccini, ha iniziato un iter simile in consiglio regionale, preferendo evitare il referendum ritenuto un costoso strumento di propaganda.

Ma una richiesta di maggiore autonomia da parte di diverse regioni potrebbe portare, sul medio periodo, a una revisione costituzionale degli ordinamenti regionali. Trattandosi di una modifica costituzionale, tuttavia, essa avrebbe un iter non rapidissimo.

CI SARÀ IL QUORUM? COME SI VOTA?

Il voto in Lombardia e Veneto si svolgerà il 22 ottobre. Gli aventi diritto di queste due regioni potranno recarsi alle urne dalle ore 7 del mattino fino alle 23. In Lombardia non sarà richiesto alcun quorum, mentre per quanto riguarda il Veneto il referendum avrà bisogno di una partecipazione di almeno il 50 per cento più uno degli aventi diritto.

Per quanto riguarda la Lombardia, per la prima volta sarà sperimentato il voto elettronico.

HA SENSO UN PARAGONE CON LA CATALOGNA?

Lo diciamo subito e senza mezzi termini: no, non ha senso. Intanto il referendum del primo ottobre in Catalogna proponeva l’indipendenza della regione spagnola, e non semplicemente “maggiore autonomia”. Inoltre, il voto in Lombardia e Veneto arriva in un clima di piena e totale legittimità costituzionale, diversamente da quello catalano, considerato illegale dalla Corte Costituzionale spagnola.

CHI SOSTIENE I REFERENDUM 

I referendum sono stati in primo luogo promossi dalla Lega Nord e, soprattutto, dai governatori di Lombardia e Veneto Roberto Maroni e Luca Zaia. Tuttavia, il centro del dibattito non è stato tra il voto in favore del sì o del no, ma sull’opportunità o meno che questi referendum si svolgessero.

Come abbiamo detto, ad esempio, il governatore del PD dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini sta portando avanti un simile iter per l’autonomia ma ha preferito un passaggio attraverso il consiglio regionale, considerando il referendum “un costoso strumento di propaganda”.

Anche Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, aveva definito questi referendum come una forma di propaganda.

In ogni caso, quasi tutti i partiti rappresentati nei consigli regionali delle due regioni sosterranno il sì a questo voto. Sarà diviso il PD lombardo tra voto favorevole e astensione, così come sono indecisi i pisapiani mentre contrari saranno MDP, Rifondazione e il Partito Socialista.

Lombardia e Veneto non sono nuove a iniziative autonomiste e hanno una forte tradizione di forze politiche in favore dell’autonomia, non limitate alla sola Lega nord (si pensi alla Liga Union Veneta o alla Lega Lombarda di Elidio De Paoli).

Nel 2006 le due regioni sottoscrissero il referendum costituzionale di quell’anno, che tra le altre cose prevedeva maggiore autonomia per le regioni, e furono le uniche due regioni italiane in cui vinse il sì.

Fonte: The Post Internazionale

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