martedì 26 settembre 2017

La storia dei concorsi truccati all’università

Cosa sappiamo sull'indagine della procura di Firenze e sui sette professori universitari arrestati con l’accusa di corruzione

Un'auto della Guardia di Finanza su Ponte Vecchio, Firenze, 2012 (La Presse)

Sui giornali di oggi ci sono maggiori dettagli sulla vicenda dei sette professori di diritto tributario messi agli arresti domiciliari da ieri, lunedì 25 settembre, con l’accusa di corruzione per aver truccato i concorsi per l’abilitazione all’insegnamento. Altri 22 docenti sono stati sospesi dall’insegnamento per dodici mesi, mentre il numero totale degli indagati dalla procura di Firenze in quella stessa inchiesta è 59. Le accuse vanno dalla corruzione all’induzione indebita e alla turbativa del procedimento amministrativo. Molti degli indagati, in quanto membri delle commissioni nazionali nominate dal ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca per rilasciare le abilitazioni all’insegnamento, sono pubblici ufficiali.

I docenti arrestati sono Fabrizio Amatucci, docente della Federico II di Napoli, Giuseppe Maria Cipolla (Università di Cassino), Adriano di Pietro (Università di Bologna), Alessandro Giovannini (Università di Siena), Valerio Ficari (Università di Roma 2), Giuseppe Zizzo (Università Carlo Cattaneo di Castellanza, Varese), Guglielmo Fransoni (Università di Foggia). Tra i professori sospesi, scrive Repubblica, ci sono tra gli altri Giuseppe Marino dell’Università di Milano, delegato di Confindustria presso l’Ocse; Roberto Cordeiro Guerra, ordinario a Firenze e difensore dei titolari della Menarini farmaceutici nel maxi-processo per riciclaggio; Livia Salvini della Luiss, nel consiglio di amministrazione del Sole 24 Ore. Altri sette professori saranno infine ascoltati dal giudice per le indagini preliminari, che deciderà se interdirli. Tra le persone coinvolte c’è anche Augusto Fantozzi, ministro per tre volte negli anni Novanta, commissario straordinario di Alitalia dal 2008 al 2011 e oggi è rettore dell’Università degli Studi Giustino Fortunato di Benevento. Fantozzi tramite il suo legale ha spiegato di essere estraneo ai fatti anche perché all’epoca era già andato in pensione.

Le indagini della procura di Firenze sono cominciate nel 2013 a partire dalla denuncia di un ricercatore dell’Università di Firenze, candidato dal novembre del 2012 all’abilitazione all’insegnamento. Il ricercatore si chiama Philip Laroma Jezzi, ha 49 anni e ha raccontato che alcuni docenti gli avevano chiesto di ritirarsi da un concorso per fare spazio ad altri candidati già individuati come vincitori designati. Laroma Jezzi si è rifiutato, nel dicembre del 2013 è stato bocciato, ha presentato ricorso al Tar e ha vinto: attualmente è dunque abilitato come associato. Laroma Jezzi ha però anche deciso di presentarsi in procura con le registrazioni sul telefonino delle minacce ricevute da un professore che gli chiedeva di ritirarsi. La denuncia di Laroma Jezzi ha fatto iniziare le indagini, che sono durate mesi: dalle intercettazioni ordinate dalla procura si è scoperto che la commissione che si occupava di scegliere i vincitori del concorso non lo faceva usando criteri di merito, ma in base all’influenza dei singoli professori e dei loro ricercatori favoriti (sono accuse di cui si parla da anni in Italia, e chiunque abbia a che fare con l’università lo considera il classico segreto che sanno tutti, con le eccezioni del caso). La Guardia di Finanza ha parlato di «sistematici accordi corruttivi tra numerosi professori di diritto tributario» finalizzati a rilasciare abilitazioni «secondo logiche di spartizione territoriale e di reciproci scambi di favori». E questo per soddisfare «interessi personali, professionali o associativi».

Il Corriere della Sera, così come altri giornali, riportano oggi diverse parti delle intercettazioni raccolte dalla procura: il professore che ha cercato di convincere Philip Laroma Jezzi a ritirare la propria richiesta di abilitazione si chiama Pasquale Russo e gli avrebbe spiegato come funzionava realmente il sistema: «Non è che si dice è bravo o non è bravo. No, si fa: questo è mio, questo è tuo, questo è tuo, questo è coso, questo deve anda’ avanti per cui…». E ancora: «Così ti giochi la carriera. Invece se accetti, ti facciamo scrivere un paio di articoli così reimposti il tuo curriculum e vieni abilitato nella prossima tornata». Sempre Pasquale Russo avrebbe spiegato che «la logica universitaria è questa (…) un do ut des, tu mi dai questi a Napoli e io do… funziona così: a ogni richiesta di un commissario corrispondono tre richieste provenienti dagli altri commissari: io ti chiedo Luigi e allora tu mi dai Antonio, tu mi dai Nicola e tu mi dai Saverio». Il 14 gennaio 2014, durante un incontro tra Laroma Jezzi con Russo e un altro professore, Guglielmo Fransoni, quest’ultimo avrebbe detto: «Io non ho capito la tua scelta di restare dopo che ti era stato dato il messaggio di ritirarti. Cioè se uno ti dà il messaggio di ritirarti un motivo c’era… cioè una consapevolezza del… di come si era orientata la Commissione. C’era il veto di Roberto Cordeiro Guerra perché non voleva che tu passassi davanti a Dorigo (un altro ricercatore, ndr)».

Il Corriere attribuisce poi ad Augusto Fantozzi queste dichiarazioni, fatte nel giugno del 2014: «Se uno fa i concorsi così non ci sarà mai un minimo di… perché naturalmente nessuno ha responsabilità di niente e ognuno va lì con il coltello alla gola e dice “o mi dai quello o… quindi capite”. Bisogna trovare delle persone di buona volontà che di qua e di là, di sotto o di sopra… e ricostituiscano un gruppo di garanzia che riesca a gestire la materia nei futuri concorsi». Fantozzi avrebbe parlato del sistema come di «una nuova cupola».

Le abilitazioni sono il prerequisito necessario dopo la riforma Gelmini del 2010 per accedere ai concorsi e diventare docente universitario (ordinario o associato). A decidere chi può ottenere l’abilitazione è una commissione nazionale composta da 5 docenti che vengono sorteggiati tra gli ordinari di un determinato settore e che hanno inviato la loro candidatura. Dal 2016 è possibile presentare la propria richiesta nel corso di tutto l’anno. Le richieste (i cui requisiti sono fissati da un bando nazionale e poi precisati da ciascuna singola commissione) vengono successivamente raggruppate e valutate ogni 4 mesi. Per ottenere l’abilitazione è necessario il voto favorevole di 3 commissari su 5. L’abilitazione è valida per sei anni e dà la possibilità di partecipare ai concorsi delle varie università per avere un posto. Chi viene bocciato può ritentare dopo 12 mesi.

Commentando la notizia sugli arresti, la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli ha detto: «Sui concorsi truccati voglio andare fino in fondo». Ha annunciato entro il prossimo ottobre l’introduzione di un codice di comportamento per l’università sul quale il suo ministero ha lavorato insieme all’Autorità nazionale anticorruzione (ANAC).

Fonte: Il Post

Gli Stati Uniti respingono l’accusa di aver dichiarato guerra a Pyongyang

Il ministro degli Esteri Ri Yong-ho ha aggiunto che il suo paese ha il diritto di sparare contro i bombardieri statunitensi, anche se gli aerei da guerra statunitensi non dovessero trovarsi nello spazio aereo della Corea del Nord


Gli Stati Uniti hanno respinto la dichiarazione della Corea del Nord, che lunedì 25 settembre ha accusato Washington di aver dichiarato guerra a Pyongyang. La portavoce della Casa Bianca Sarah Huckabee Sanders ha definito questa dichiarazione “assurda” e ha avvertito il paese asiatico di mettere fine alle provocazioni.

Il ministro degli esteri della Corea del Nord aveva accusato il presidente degli Stati Uniti Donald Trump di aver dichiarato guerra al suo paese, aggiungendo che Pyongyang ha il diritto di sparare contro i bombardieri statunitensi.

Il ministro Ri Yong-ho ha detto che questo potrebbe valere anche se gli aerei da guerra statunitensi non dovessero trovarsi nello spazio aereo della Corea del Nord.

In risposta, il Pentagono ha avvertito Pyongyang di fermare le provocazioni.

“Il mondo intero deve sapere chiaramente che gli Stati Uniti hanno dichiarato guerra al nostro paese”, ha detto il ministro degli Esteri ai giornalisti mentre stava lasciando New York, dopo aver preso parte all’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

“Dato che gli Stati Uniti hanno dichiarato la guerra al nostro paese, avremo tutti i diritti di prendere le contromisure, incluso il diritto di abbattere i bombardieri degli Stati Uniti anche quando non sono all’interno del confine aereo del nostro paese”.

Durante il suo discorso all’Assemblea dell’Onu, Ri Yong-ho aveva descritto Trump come “persona pazzoide piena di megalomania in missione suicida”. Trump ha risposto su Twitter a questo discorso.

La tensione tra i due paesi sta crescendo, anche se gli esperti concordano nel dire che un conflitto tra i due non sembra essere così imminente.

Il leader nordcoreano Kim Jong-Un ha dichiarato che la capacità nucleare del suo paese è l’unico deterrente contro un mondo esterno che cerca di distruggerlo. Dopo l’ultimo e più potente test nucleare all’inizio del mese di settembre, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato nuove sanzioni.

Fonte: The Post Internazionale

sabato 23 settembre 2017

Un’altra scossa di magnitudo 6.2 ha colpito il Messico

La scossa, registrata nel sud del paese e avvertita anche a Città del Messico, arriva a pochi giorni da un devastante sisma che ha causato la morte di almeno 293 persone


Un’altra scossa di magnitudo 6.2 ha colpito il sud del Messico sabato 23 settembre 2017. È la terza significante scossa questo mese. L’epicentro è stato registrato nello stato meridionale di Oaxaca, a 32 chilometri di profondità, secondo quanto dichiarato dall’Istituto di sismologia statunitense.

La scossa è stata avvertita anche nella capitale Città del Messico, che si trova a circa 400 chilometri a nord dall’area dove si è verificato l’epicentro. Alle 07:53 del mattino (le 14:53 in Italia) gli abitanti hanno avvertito gli edifici oscillare.

Il 19 settembre il paese era stato colpito da un altro forte terremoto di magnitudo 7.1 che ha provocato la morte di almeno 293 persone. Il sisma ha causato gravi danni ad almeno 3mila edifici.

Il terremoto è avvenuto il giorno dell’anniversario del terribile terremoto di magnitudo 8.0 che colpì il paese il 19 settembre del 1985, causando la morte di almeno 5mila persone.

Fonte: The Post Internazionale

L’Iran ha annunciato di aver testato un missile balistico

Il missile, esposto durante una parata militare, ha un raggio di 2mila chilometri e potrebbe portare numerose testate secondo quanto riportano i media statali

Il presidente iraniano Hassan Rouhani. Credit: Reuters

L’Iran ha annunciato di aver testato con successo un nuovo missile balistico con un raggio di 2mila chilometri, esposto durante una parata militare venerdì 22 settembre. Si tratta del missile “Khorramshahr”, che secondo Teheran potrebbe portare numerose testate. Ad annunciare il test sono stati i media statali iraniani sabato 23 settembre.

La rete televisiva Irib ha trasmesso alcune riprese del missile, senza però specificare il luogo e il momento in cui erano state girate, come riporta l’agenzia Reuters.

La notizia del test provocherà probabilmente una reazione da Washington, dal momento che il presidente statunitense Donald Trump si è espresso in modo critico nei confronti dell’Iran durante il suo discorso di fronte all’Assemblea generale Onu.

Fonte: The Post Internazionale

venerdì 22 settembre 2017

Un nuovo grave naufragio nel Mediterraneo

Un barcone si è ribaltato al largo di Sabratha, la città al centro del traffico di questi mesi: ci sono un centinaio di dispersi

(TAHA JAWASHI/AFP/Getty Images)

Un naufragio di un barcone è avvenuto al largo di Sabratha, la città costiera da dove negli ultimi tempi parte la maggior parte di barche e gommoni di migranti (e che è la sede delle milizie con cui il governo italiano avrebbe stretto un accordo per ridurre le partenze). Secondo informazioni raccolte dall’ufficio libico dell’agenzia ONU per i rifugiati, la nave era partita circa una settimana fa dalla zona ovest di Tripoli, ed era rimasta per giorni alla deriva prima di ribaltarsi. Associated Press parla di cinque morti accertati e almeno 90 dispersi. Secondo Nancy Porsia, esperta di Libia, al naufragio sono sopravvissute 16 persone.

A luglio e agosto gli arrivi di migranti via mare in Italia erano nettamente diminuiti. Alcuni analisti hanno attribuito il calo all’accordo fra governo italiano e milizie libiche, stato smentito più volte dal governo italiano. La scorsa settimana però c’è stata una ripresa delle partenze: circa 3.000 migranti sono stati intercettati dalla Guardia costiera libica, mentre duemila sono stati soccorsi dalle autorità italiane.

Fonte: Il Post

L’uragano Maria ha causato almeno 15 morti sull’isola di Dominica, nei Caraibi

La tempesta si è abbattuta su Guadalupa, Isole Vergini Americane, Porto Rico e Repubblica Dominicana e si trova ora al largo delle isole Turks e Caicos

Il passaggio dell'uragano Maria ha danneggiato quasi il 90 per cento delle abitazioni sull'isola di Dominica. Credit: Reuters

Almeno 15 persone sono morte e 20 risultano disperse sull’isola di Dominica, a seguito del passaggio dell’uragano Maria, che l’ha investita in pieno lunedì 18 settembre 2017.

Finora, l’uragano ha causato la morte di almeno 33 persone, 15 a Porto Rico, due sull’isola di Guadalupa, 15 in Dominica e una nelle isole Vergini americane.

A riferirlo è stato lo stesso primo ministro dello stato insulare caraibico, Roosevelt Skerrit. “È un miracolo che il bilancio delle vittime non conti centinaia di morti”, ha detto Skerrit a una televisione locale.

Il primo ministro ha passato le ultime 24 ore a ispezionare i danni causati sull’isola dalla tempesta. “La devastazione è stata brutale, non avevamo mai visto nulla del genere”.

Fonte: The Post Internazionale

La Corea del Nord potrebbe testare una bomba H nel Pacifico

Il leader nordcoreano Kim Jong Un ha definito Trump un “folle rimbambito” e ha detto che pagherà per le minacce di distruggere la Corea del Nord

Credit: KCNA

La Corea del Nord ha annunciato venerdì 22 settembre che potrebbe testare una bomba a idrogeno nel Pacifico dopo che il presidente Donald Trump ha minacciato di distruggere il paese nel suo discorso all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Il leader nordcoreano Kim Jong Un ha definito il presidente statunitense una persona “folle” e ha detto che pagherà per le sue minacce.

“Ora che Trump ha negato l’esistenza e insultato me e il mio paese di fronte agli occhi del mondo e ha fatto la più feroce dichiarazione di guerra nella storia, dicendo che avrebbe distrutto la Corea del Nord, prenderemo in seria considerazione l’esercizio del più alto livello di contromisure corrispondenti nella storia”, ha detto Kim Jong Un.

Il leader di Pyongyang non ha specificato però che tipo di misure intenda mettere in atto contro gli Stati Uniti. Il messaggio di Kim Jong Un si è concluso con un attacco diretto a Trump: “Domerò sicuramente e definitivamente quel rimbambito folle statunitense con il fuoco”, ha detto il capo della Corea del Nord.

Secondo Reuters si è trattato del primo caso in cui l’agenzia di stato nordcoreana KCNA ha citato direttamente le parole di un leader nordcoreano.

La notizia del possibile uso della bomba a idrogeno (o bomba H) nell’Oceano Pacifico è invece arrivata dal ministro degli Esteri nordcoreano Ri Yong Ho, che ha parlato di un test su una scala “senza precedenti”, ed è stata riportata dall’agenzia di stampa sudcoreana Yonhap. Parlando ai giornalisti a New York, Ri Yong Ho ha riferito di non sapere quali sono esattamente i pensieri di Kim Jong Un.

All’inizio di questa settimana, nel suo primo discorso all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Trump si era rivolto al leader della Corea del Nord, Kim Jong Un, chiamandolo “rocket man”, e definendo il lancio del missile balistico del 15 settembre “una missione suicida”.

Secondo il presidente degli Stati Uniti, Pyongyang è una minaccia per tutto il mondo e, nonostante l’approvazione unanime delle sanzioni imposte alla Corea del Nord l’11 settembre, tutte le nazioni hanno il dovere di “fare di più”. Trump ha aggiunto: “Se gli Stati Uniti saranno minacciati, non avremo altra scelta che distruggere totalmente la Corea del Nord”.

Stati Uniti e Corea del Sud hanno svolto lunedì 18 settembre esercitazioni militari congiunte. La Corea del Sud, alleata degli Stati Uniti, è facilmente raggiungibile per le armi nucleari e convenzionali di Pyongyang, per cui un’azione militare contro la Corea del Nord potrebbe provocare molte vittime su entrambi i fronti.

Lunedì 11 settembre il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato all’unanimità una risoluzione che impone nuove sanzioni economiche alla Corea del Nord dopo il suo ultimo test nucleare.

Fonte: The Post Internazionale

giovedì 21 settembre 2017

L’uragano Maria ha causato il black out totale dell’isola di Porto Rico, nei Caraibi

La tempesta, ora declassata a categoria 3, si è abbattuta sulle coste del territorio statunitense il 20 settembre, provocando la morte di almeno una persona

L'uragano Maria ha colpito Porto Rico il 20 settembre 2017. Credit: NASA

Il passaggio dell’uragano Maria ha bloccato le infrastrutture energetiche dell’isola di Porto Rico, causando la morte di una persona, colpita dai detriti lanciati in aria dai forti venti, e lasciando senza elettricità l’intero territorio statunitense, abitato da oltre tre milioni di persone.

La tempesta ha colpito le coste dell’isola nella giornata di mercoledì 20 settembre, dopo che nei giorni precedenti aveva già portato i propri venti e le forti piogge sulle isole Vergini statunitensi, sullo stato insulare di Dominica e sull’isola di Guadalupa, un dipartimento d’Oltremare francese, causando almeno nove morti.

L’uragano, declassato a categoria 3, si sta ora dirigendo verso la Repubblica Dominicana e le isole di Turks e Caicos, in direzione nord – nordest.

Porto Rico era stata risparmiata dall’uragano Irma, che non l’aveva colpita direttamente. La tempesta Maria ha invece investito in pieno l’isola.

I venti che hanno interessato il territorio statunitense soffiavano ad oltre 230 chilometri orari, tanto che sono riusciti a sfondare alcune porte dei rifugi messi a punto dalle autorità per proteggere la popolazione allertata.

Le autorità statunitensi avevano diramato un’allerta alluvione a causa dell’innalzamento del livello dei fiumi, in particolare nella parte orientale dell’isola. Il National Hurricane Center ha riferito che “inondazioni catastrofiche” hanno interessato oltre metà dei Porto Rico.

Il Rio Grande de Manati, un corso d’acqua che attraversa l’isola, ha battuto il proprio record nei pressi della città di Ciales, al centro del territorio statunitense. Le sue acque hanno raggiunto quasi gli otto metri.

Abner Gómez, a capo dell’agenzia di gestione delle catastrofi, ha affermato che è stato interrotto il servizio a tutte le utenze elettriche dell’isola di Porto Rico. Nonostante l’isola si fosse preparata all’arrivo dell’uragano, organizzando rifugi per la popolazione, il governatore Ricardo Rossello ha riferito che una persona è morta a causa dei detriti volanti portati dalla tempesta.

Secondo quanto riferito dallo stesso governatore Rossello sul suo profilo Twitter ufficiale, oltre 10mila persone e quasi 200 animali domestici hanno trovato rifugio nelle ore immediatamente precedenti l’arrivo di Maria, nelle oltre 500 strutture dedicate agli abitanti in fuga dalla tempesta.

Finora, l’uragano ha causato la morte di almeno 10 persone, una a Porto Rico, due sull’isola di Guadalupa e sette in Dominica. Si tratta del secondo uragano che colpisce i Caraibi questo mese, dal momento che la tempesta Irma ha già provocato 37 morti e miliardi di dollari di danni.

Fonte: The Post Internazionale

L’avvocato della famiglia Regeni al Cairo è stato torturato e rimarrà in carcere

"Gli sono stati tolti tutti i vestiti e il suo corpo è stato sottoposto a scosse elettriche. È in isolamento, senza energia elettrica, e la cella è piena di spazzatura", riferisce a TPI Mohammed Lotfy

Ibrahim Metwally

Il 13 settembre era stata confermata la decisione dell’Egypt’s State Security Prosecution (SSP), il tribunale di sicurezza nazionale legato al ministero dell’Interno egiziano, di tenere prigioniero per giorni Ibrahim Metwally, avvocato del team legale della famiglia Regeni al Cairo.

Mohammed Lotfy, responsabile della Commissione egiziana per i diritti e le libertà (ECRF), ha dichiarato a TPI che oggi è stata deciso il rinnovo della detenzione per altri 15 giorni.

“Metwally ha raccontato ai nostri avvocati di aver subito torture durante il suo periodo di detenzione nella sezione di massima sicurezza Scorpion, del carcere di Tora, a sud del Cairo”, ha detto Lotfly.

“Gli sono stati tolti tutti i vestiti e il suo corpo è stato sottoposto a scosse elettriche. È in isolamento, senza energia elettrica, e la cella è piena di spazzatura”.

Inoltre, secondo quanto riporta Lotfy, un comitato delle autorità per gli investimenti, accompagnato da responsabili della sicurezza statale e dalla polizia, ha fatto irruzione nel suo ufficio di ECRF.

“Hanno annunciato di voler chiudere la società e porla sotto sigilli. L’avvocato che era presente al momento dell’irruzione ha spiegato loro che si tratta di un studio legale e solo per questo motivo al momento hanno desistito”.

Lotfy, che ha collaborato e tuttora collabora con Ibrahim Metwally al caso di Giulio Regeni, ha spiegato che il comitato ha annunciato l’intenzione di tornare la prossima settimana.

Lo stesso comitato aveva ispezionato gli uffici di ECRF a ottobre del 2016, pubblicando una relazione nella quale si rilevava nello studio la presenza di volumi sui diritti umani e sulle sparizioni in Egitto, attività dai contorni politici e pertanto distante da quella prevista per uno studio legale.

“Questa notte o domani verrà pubblicata una dichiarazione del comitato”, ha concluso Lotfy.

Metwally è accusato di avere stabilito un canale di comunicazione con non meglio precisate entità straniere, allo scopo di mettere in pericolo la sicurezza dell’Egitto. L’avvocato è rinchiuso a Tora dal 10 settembre, giorno di cui si erano perse le tracce dell’uomo.

Fonte: The Post Internazionale

mercoledì 20 settembre 2017

La polizia spagnola ha arrestato 13 persone legate al governo della Catalogna

Con l'accusa di organizzare il referendum sull'indipendenza catalana, considerato illegale dalla Corte costituzionale spagnola

Due poliziotti della Guardia civile e due agenti dei Mossos D'Esquadra a Barcellona (JOSEP LAGO/AFP/Getty Images)

La Guardia civile spagnola, un corpo della gendarmeria, ha arrestato questa mattina Josep Maria Jové, un membro del governo catalano guidato da Carles Puigdemont. L’arresto è avvenuto durante una delle operazioni della polizia spagnola iniziate questa mattina a Barcellona, capitale della Catalogna, che hanno incluso tra le altre cose diverse perquisizioni negli edifici del governo catalano: la polizia, che ha agito su ordine di un giudice, era stata incaricata di controllare se il governo catalano stesse proseguendo nell’organizzazione del referendum sull’indipendenza della Catalogna convocato per l’1 ottobre, ma giudicato illegale dalla Corte costituzionale spagnola. La polizia ha arrestato 13 persone legate al governo catalano – membri del governo e direttori di agenzie governative, per esempio.

La stampa spagnola ha scritto che le perquisizioni di questa mattina sono state fatte nei dipartimenti degli Interni, degli Affari esteri e dell’Economia, oltre che negli uffici della presidenza e del governo. Josep Maria Jové, il membro del governo catalano arrestato, è il segretario generale del dipartimento dell’Economia e “numero due” di Oriol Junqueras, vicepresidente della Catalogna e presidente della Sinistra Repubblicana di Catalogna, un partito indipendentista e di sinistra. Questa mattina Junqueras ha scritto su Twitter: «Stanno attaccando le istituzioni di questo paese e quindi i suoi cittadini. Non lo permetteremo».

Il presidente della Catalogna, Carles Puigdemont, ha convocato una riunione di emergenza del governo per decidere come affrontare quanto successo questa mattina. Il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy ha commentato in Parlamento le operazioni della Guardia civile a Barcellona dicendo che «sono state fatte per decisione del giudice» e che qualsiasi democrazia ha l’obbligo di attuare quello che viene deciso da uno dei tre poteri dello stato, cioè quello giurisdizionale. Durante il suo intervento, i deputati del Partito democratico europeo catalano (PDeCAT) e di Sinistra repubblicana (ERC) hanno lasciato l’aula. A Barcellona sono in corso manifestazioni per protestare contro le operazioni della Guardia civile.

Fonte: Il Post

Almeno 200 morti per il terremoto di magnitudo 7.1 in Messico

Crollata anche una scuola a Città del Messico. Il presidente Enrique Pena Nieto ha dichiarato l'emergenza nazionale


Un terremoto di magnitudo 7.1 ha colpito il sud del Messico martedì 19 settembre 2017 alle 13:14 ora locale (20:14 in Italia), causando la morte di almeno 200 persone, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Reuters.

La protezione civile messicana aveva parlato di almeno 248 morti, poi ha rivisto il bilancio al ribasso dicendo che le vittime sono 217. Il bilancio delle vittime è ancora provvisorio, intanto il presidente Enrique Peña Nieto ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale.

“La priorità ora è recuperare i sopravvissuti rimasti sotto le macerie”, ha detto il presidente messicano.

Il sisma è avvenuto il giorno dell’anniversario del terribile terremoto di magnitudo 8.0 che colpì il paese il 19 settembre del 1985, causando la morte di almeno 5mila persone.

Fonte: The Post Internazionale

domenica 10 settembre 2017

Sei persone sono morte per le forti piogge a Livorno

Ci sono torrenti esondati, strade allagate, frane e molti danni

(ANSA/ALESSIO)

Sei persone sono morte e almeno una è dispersa a causa delle forti piogge cadute nella zona di Livorno, in Toscana, che hanno fatto esondare torrenti e allagato molte strade. Quattro dei morti – due genitori, il padre di uno dei due e una loro figlia – erano in un seminterrato che si è riempito d’acqua dopo l’esondazione di un torrente, secondo il Tirreno: il nonno della famiglia ha salvato una nipote di tre anni, ma è morto mentre tentava di soccorrere gli altri famigliari. Una quinta persona è morta in via della Fontanella e una sesta persona è morta nel quartiere Montenero, in via Sant’Alò. Sempre secondo Il Tirreno, c’è un disperso e una settima persona morta in un incidente stradale sulla via Emilia, ma «non è stato stabilito se la morte sia legata al maltempo».

Filippo Nogarin, il sindaco di Livorno, ha detto che nella notte sono caduti in città 250 millimetri di pioggia. Oltre a Livorno, anche altre città e località in Toscana e in altre regioni d’Italia stanno avendo problemi legati al maltempo; Livorno sembra essere la città più colpita, con i problemi più gravi.

Fonte: Il Post

L’uragano Irma è arrivato in Florida e ha colpito le isole Keys

L'uragano ha causato la morte di almeno tre persone, mentre le autorità dello stato hanno diramato l'allarme per la formazione di tornado e trombe marine nelle aree costiere

Oltre un milione di persone sono rimaste senza elettricità in Florida a causa dell'uragano Irma.

L’occhio dell’uragano Irma ha colpito le coste delle isole Keys, in Florida, con forti venti e pioggia, causando la morte di tre persone e lasciando senza elettricità oltre un milione di abitanti.

Più di cinque milioni di residenti dell’intero stato hanno ricevuto l’ordine di evacuazione. Le autorità hanno segnalato il rischio di formazione di tornado e trombe d’acqua a causa dell’arrivo dell’uragano.

Il centro del ciclone si trova ormai a soli 25 chilometri dal capoluogo dell’arcipelago Key West. Secondo i meteorologi, quando ha colpito le coste la tempesta aveva la potenza di un uragano di categoria 4.

Il Centro di controllo uragani statunitense ha fatto sapere che Irma si muove a una velocità di quasi 13 chilometri orari.

Almeno 22 persone nei Caraibi sono decedute a causa di Irma, che ha devastato diverse isole nell’arcipelago centro-americano.

L’agenzia federale statunitense Noaa che si occupa del monitoraggio di questi eventi atmosferici prevede che la tempesta devasterà l’intero stato nelle prossime 36 ore, fino a raggiungere le zone interne degli stati orientali degli Stati Uniti.

I venti estremi e le piogge portati dall’uragano mettono a rischio anche la barriera corallina al largo dell’arcipelago.

Le autorità si aspettano infatti onde alte più di quattro metri, che potrebbero devastare gli isolotti che si trovano a pelo d’acqua tutt’intorno alle isole.

Fonte: The Post Internazionale

sabato 9 settembre 2017

Terremoto in Messico, almeno 61 vittime

Il sisma di magnitudo 8 che ha colpito il sud del paese è la scossa più forte nel paese da oltre cento anni

Un edificio danneggiato a Juchitan, in Messico. Credit: Edgard Garrido

Un terremoto di magnitudo 8,1 è stato registrato a largo della costa del Messico nella tarda serata di giovedì 7 settembre. Lo ha riferito l’ente di monitoraggio sismico U.S. Geological Survey (USGS).

Il sisma ha provocato almeno 61 vittime, di cui almeno 45 sono decedute nello stato occidentale di Oaxaca e 17 particolare nella città di Juchitán de Zaragoza, almeno altre 12 persone sono morte nello stato meridionale del Chiapas e almeno quattro in quello di Tabasco. Un’altra persona inoltre è deceduta in Guatemala, secondo quanto dichiarato dal presidente del paese.

Il bilancio delle vittime sembra però destinato a salire. Una vasta operazione di salvataggio è in corso nei tre stati di Oaxaca, Chiapas e Tabasco, che sono quelli maggiormente colpiti. Si teme che altre persone siano ancora sotto le macerie.

Il presidente messicano Enrique Peña Nieto ha detto che almeno 200 persone sono rimaste ferite. Il presidente ha dichiarato un giorno di lutto nazionale.

L’epicentro è stato registrato a largo della costa del Pacifico, 123 chilometri a sudovest della città di Pijijiapan, a una profondità di 33 chilometri. La zona è vicina al confine con il Guatemala. Dopo la prima forte scossa l’autorità sismologica messicana ha registrato una serie di scosse di magnitudo 6, almeno 61 secondo l’ente messicano di controllo dei terremoti.

Diversi stati della federazione messicana hanno chiuso le scuole, in modo da permettere alle autorità di controllare lo stato degli edifici prima di farvi accedere studenti e insegnanti.

Il sisma ha innescato anche un allarme per uno tsunami di piccole dimensioni, sulla costa del Pacifico. Migliaia di persone sono state evacuate dalle città costiere dello stato messicano del Chiapas, ma l’allarme è poi rientrato.

Il terremoto ha fatto tremare anche gli edifici della capitale Città del Messico e gli abitanti sono scesi nelle strade, secondo quanto riporta l’agenzia Reuters.

I vetri dell’aeroporto si sono rotti e c’è stato un blackout in numerosi quartieri della capitale.

Un testimone ha riferito all’agenzia Reuters che il cornicione di un hotel è crollato nella città turistica di Oaxaca. Tutti le città degli stati sud occidentali del paese sono state colpite e hanno registrato danni agli edifici.

Secondo il presidente messicano, Enrique Peña Nieto questo terremoto è stato il peggiore avvertito nel paese da oltre un secolo, peggiore quindi della scossa devastante del 1985 che causò migliaia di morti.

Negli ultimi 200 anni il paese centro-americano ha subito 75 terremoti che hanno causato danni e vittime, di cui 60 con una magnitudine superiore o uguale a 7.

Non solo il Messico però è stato colpito, anche il Guatemala ha subito danni a causa del sisma.

Fonte: The Post Internazionale

L’uragano Irma ha colpito Cuba e si dirige verso la Florida

La Florida si prepara per l'arrivo della tempesta, che è attesa nella mattina di domenica. Nei Caraibi Irma ha già provocato 21 vittime

Credit: Alexandre Meneghini

L’uragano Irma ha colpito la costa settentrionale di Cuba con forti venti e pioggia sabato 9 settembre, mentre 5,6 milioni di residenti in Florida hanno ricevuto un ordine di evacuazione. La tempesta, che dopo essere stata declassata è tornata adesso ad intensità massima (pari al livello 5), ha già ucciso 21 persone nei Caraibi e devastato le isole orientali.

Irma, una delle più forti tempeste atlantiche dell’ultimo secolo, ha colpito l’arcipelago cubano di Sabana-Camagüey con una velocità di 260 chilometri orari secondo l’U.S. National Hurricane Center (NHC). È la prima volta che un uragano di categoria 5 colpisce Cuba da decenni.

“Le scene che si stanno verificando sulla costa centro-settentrionale di Cuba somigliano sempre di più agli orrori visti sulle isole dei Caraibi”, scrive il reporter di Reuters Mark Frank. “Mare mosso, cieli grigi, forte pioggia, palme piegate, onde enormi che si infrangono sugli scogli e linee elettriche abbattute hanno riempito i telegiornali dello stato”.

Le isole Bahamas, invece, sono invece state per lo più risparmiate dall’uragano, secondo quanto riporta la Bbc. La tempesta dovrebbe raggiungere la Florida nella mattina di domenica 10 settembre, portando massicci danni con vento e inondazioni nel quarto stato più popoloso degli Stati Uniti.

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha detto in un video-messaggio che Irma è “una tempesta di storico potenziale distruttivo” e ha chiesto alle persone di seguire le raccomandazioni degli ufficiali governativi e applicare la legge, secondo quanto riportato da Reuters.

La Florida si prepara per l’arrivo dell’uragano Irma

Abbattendosi sulle coste della Florida, Irma potrebbe causare miliardi di dollari di danni e ha già messo a rischio le infrastrutture elettriche dello stato. Milioni di persone subiranno infatti gli effetti delle forti piogge e dei venti restando senza elettricità.

Le autorità dello stato meridionale stanno già evacuando turisti e residenti dalle isole Keys, dalla città di Miami e da quella di Miami beach. Il governatore della Florida, Rick Scott, ha chiesto alla popolazione di prendere “solo il necessario” ed evacuare le zone a rischio.

“Possiamo ricostruire le vostre case, non la vostra vita”, ha detto Scott. I porti dello stato saranno chiusi da sabato 9 settembre e diversi voli sono già stati cancellati.

Il timore maggiore delle autorità riguarda quattro centrali nucleari presenti nello stato. Gli impianti a rischio sono il Crystal River 3, la centrale di Levy County, quella di St. Lucie e quella di Turkey Point.

Lo stato d’emergenza, dichiarato per la Florida, è stato esteso anche a Georgia, Carolina del Sud e Carolina del Nord. Si prevede infatti che la tempesta, una volta colpita la Florida, proseguirà la sua corsa verso gli stati confinanti settentrionali.

Lo U.S. National Hurricane Center (NHC), prevede che i forti venti e le piogge colpiranno infatti la Georgia, la Carolina del Sud, l’Alabama, il Tennesse, fino ad arrivare in Kentucky.

Tre uragani nei Caraibi

Al momento nei Caraibi gli uragani sono ben tre. Oltre a Irma, che punta le coste di Cuba e della Florida, c’è anche la tempesta Jose, al momento ancora al largo dell’Atlantico, ma che si prevede seguirà le orme dell’uragano Irma. Il terzo uragano è Katia, ora al largo delle coste nord orientali del Messico e che minaccia lo stato di Veracruz. (Qui una guida visiva realizzata dalla Bbc)

Per quanto riguarda l’uragano Jose, più si avvicina alle coste delle isole caraibiche dove le acque sono più calde, più la perturbazione si fa intensa. Secondo quanto riferito da Reuters, la tempesta è stata riclassificata come uragano di categoria 4.

Intanto la situazione nei Caraibi ha già avuto effetto sui prezzi del petrolio, la regione del Golfo del Messico infatti è una delle maggiori produttrici di questo combustibile fossile del mondo.

Già l’uragano Harvey, che negli scorsi giorni ha colpito Texas e Louisiana, aveva avuto effetti sui mercati energetici mondiali, ma ora il prezzo del U.S. West Texas Intermediate (WTI), la principale varietà di petrolio prodotta nel Golfo, è salito del 5 per cento.

Fonte: The Post Internazionale

venerdì 8 settembre 2017

È iniziata l’evacuazione di una contea di Miami per l’arrivo dell’uragano Irma

Al momento la tempesta si trova ancora sul mare dei Caraibi, dove ha ucciso almeno 16 persone

Credit: Randy Bresnik/via Twitter/AstroKomrade

L’uragano Irma, che si trova ora a nord della repubblica Dominicana, ha già ucciso almeno 16 persone, devastando diverse isole nel Golfo del Messico. È una della più potenti tempeste della storia formatesi nell‘oceano Atlantico e sta adesso puntando sulla Florida, dove a Miami, nella contea di Miami-Dade, è già iniziata l’evacuazione di decine di migliaia di persone.

Irma colpirà le coste degli Stati Uniti al più tardi di domenica 10 settembre.

Il numero maggiore delle vittime è stato registrato nel territorio d’oltremare francese di Saint Martin e Saint Barthélemy dove 11 persone sono state uccise dall’uragano e altre 23 sono rimaste ferite.

L’isola di Barbuda è diventata quasi inabitabile secondo le autorità ufficiali, mentre il territorio d’oltremare francese di Saint Martin è stato quasi distrutto. “È una catastrofe enorme, il 95 per cento dell’isola è stata distrutta”, ha detto il funzionario locale Daniel Gibbs. Secondo il presidente francese Macron, il bilancio delle vittime alla fine “sarà crudele”.

Con l’aumentare delle devastazioni, ci si aspetta infatti che salga anche il bilancio delle vittime. Con venti superiori ai 320 km l’ora, la tempesta sta mettendo a rischio tutto il nord del Golfo del Messico.

Un video del National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa), l’agenzia federale statunitense che si occupa proprio di meteorologia e uragani, ha mostrato al mondo lo spaventoso occhio del ciclone.

La tempesta, con un diametro arrivato a misurare oltre 800 chilometri e un’estensione totale pari a quella della Francia, ha già superato Porto Rico, dove ha causato diversi black-out che hanno coinvolto oltre il 70 per cento della popolazione secondo il governatore del territorio statunitense Ricardo Rossello.

Secondo lo U.S. National Hurricane Center (NHC), l’agenzia federale statunitense che si occupa di monitorare queste tempeste, sostiene che la perturbazione si sta muovendo verso nord-ovest e che colpirà ancora gli stati caraibici di Haiti e Cuba, prima di abbattersi sulla Florida domenica 10 settembre, anche se la traiettoria precisa dell’uragano rimane imprevedibile, come riportato dall’agenzia Reuters.

Nonostante non si possa sapere con certezza dove toccherà terra la tempesta, l’intera costa meridionale dello stato è a rischio.

“Esorto tutti coloro che vivono sul percorso dell’uragano Irma a dare ascolto ai consigli e agli ordini delle autorità locali e statali”, ha scritto il presidente degli Stati Uniti Donald Trump sul suo profilo Twitter. La potenza della tempesta è stata declassata a categoria 4.

Abbattendosi sulle coste della Florida, Irma potrebbe causare miliardi di dollari di danni e ha già messo a rischio le infrastrutture elettriche dello stato. Milioni di persone subiranno infatti gli effetti delle forti piogge e dei venti restando senza elettricità.

Le autorità dello stato meridionale stanno già evacuando turisti e residenti dalle isole Keys, dalla città di Miami e da quella di Miami beach. Il governatore della Florida, Rick Scott, ha chiesto alla popolazione di prendere “solo il necessario” ed evacuare le zone a rischio.

“Possiamo ricostruire le vostre case, non la vostra vita”, ha detto Scott. I porti dello stato saranno chiusi da sabato 9 settembre e diversi voli sono già stati cancellati.

Il timore maggiore delle autorità riguarda quattro centrali nucleari presenti nello stato. Gli impianti a rischio sono il Crystal River 3, la centrale di Levy County, quella di St. Lucie e quella di Turkey Point.

Lo stato d’emergenza, dichiarato per la Florida, è stato esteso anche a Georgia, Carolina del Sud e Carolina del Nord. Si prevede infatti che la tempesta, una volta colpita la Florida, proseguirà la sua corsa verso gli stati confinanti settentrionali.

Lo U.S. National Hurricane Center (NHC), prevede che i forti venti e le piogge colpiranno infatti la Georgia, la Carolina del Sud, l’Alabama, il Tennesse, fino ad arrivare in Kentucky.

Intanto nei Caraibi gli uragani al momento sono ben tre. Oltre a Irma, che punta le coste di Cuba e della Florida, c’è anche la tempesta Jose, al momento ancora al largo dell’Atlantico, ma che si prevede seguirà le orme dell’uragano Irma. Il terzo uragano è Katia, ora al largo delle coste nord orientali del Messico e che minaccia lo stato di Veracruz.

Per quanto riguarda l’uragano Jose, più si avvicina alle coste delle isole caraibiche dove le acque sono più calde, più la perturbazione si fa intensa. Secondo quanto riferito da Reuters, la tempesta è stata riclassificata come uragano di categoria 4.

Intanto la situazione nei Caraibi ha già avuto effetto sui prezzi del petrolio, la regione del Golfo del Messico infatti è una delle maggiori produttrici di questo combustibile fossile del mondo.

Già l’uragano Harvey, che negli scorsi giorni ha colpito Texas e Louisiana, aveva avuto effetti sui mercati energetici mondiali, ma ora il prezzo del U.S. West Texas Intermediate (WTI), la principale varietà di petrolio prodotta nel Golfo, è salito del 5 per cento.

Fonte: The Post Internazionale

Un forte terremoto ha colpito il sud del Messico

Il sisma di magnitudo 8 ha provocato almeno 32 morti. Si tratta della scossa più forte nel paese da oltre cento anni

Credit: Reuters

Un terremoto di magnitudo 8,1 è stato registrato a largo della costa del Messico nella tarda serata di giovedì 7 settembre. Lo ha riferito l’ente di monitoraggio sismico U.S. Geological Survey (USGS).

Il sisma ha provocato almeno 32 vittime, di cui almeno 23 sono decedute nello stato occidentale di Oaxaca e 17 particolare nella città di Juchitán de Zaragoza, almeno altre tre persone sono morte nel crollo di una casa nello stato meridionale del Chiapas e almeno due in quello di Tabasco. Lo hanno riferito Luis Felipe Puente, coordinatore nazionale della Protezione civile messicana e Alejandro Murat, governatore dello stato messicano di Oaxaca.

Il bilancio delle vittime è però destinato a salire.

L’epicentro è stato registrato a largo della costa del Pacifico, 123 chilometri a sudovest della città di Pijijiapan, a una profondità di 33 chilometri. La zona è vicina al confine con il Guatemala. Dopo la prima forte scossa l’autorità sismologica messicana ha registrato una serie di scosse di magnitudo 6, almeno 61 secondo l’ente messicano di controllo dei terremoti.

Diversi stati della federazione messicana hanno chiuso le scuole, in modo da permettere alle autorità di controllare lo stato degli edifici prima di farvi accedere studenti e insegnanti.

Il sisma ha innescato anche uno tsunami di piccole dimensioni nell’oceano Pacifico e danneggiato alcuni edifici. Il Pacific Tsunami Warning Centre ha allertato per il rischio tsunami, oltre al Messico, anche Guatemala, El Salvador, Costa Rica, Nicaragua, Panama e Honduras. Secondo Reuters, l’onda che dovrebbe abbattersi sul centro America raggiunge quasi il metro di altezza.

Il governatore dello stato messicano del Chiapas, Manuel Velasco ha chiesto alla popolazione di evacuare le aree costiere.

Il terremoto ha fatto tremare anche gli edifici della capitale Città del Messico e gli abitanti sono scesi nelle strade, secondo quanto riporta l’agenzia Reuters.

I vetri dell’aeroporto si sono rotti e c’è stato un blackout in numerosi quartieri della capitale.

Un testimone ha riferito all’agenzia Reuters che il cornicione di un hotel è crollato nella città turistica di Oaxaca. Tutti le città degli stati sud occidentali del paese sono state colpite e hanno registrato danni agli edifici.

Secondo il presidente messicano, Enrique Peña Nieto questo terremoto è stato il peggiore avvertito nel paese da oltre un secolo, peggiore quindi della scossa devastante del 1985 che causò migliaia di morti.

Negli ultimi 200 anni il paese centro-americano ha subito 75 terremoti che hanno causato danni e vittime, di cui 60 con una magnitudine superiore o uguale a 7.

Non solo il Messico però è stato colpito, anche il Guatemala ha subito danni a causa del sisma.

Fonte: The Post Internazionale

giovedì 7 settembre 2017

La Catalogna ha approvato la legge per il referendum sull’indipendenza

Il parlamento della regione spagnola ha deciso che la votazione referendaria si terrà l'1 ottobre

Il parlamento catalano applaude all'approvazione della legge sul referendum. Credit: Reuters/Albert Gea

Il parlamento della Catalogna ha votato a favore della legge regionale che permette di convocare il referendum sull’indipendenza dalla Spagna. La consultazione si terrà l’1 ottobre.

A sostenere la decisione sono stati la maggioranza al governo, con a guida Carles Puigdemont e composta anche da altri due movimenti: Uniti per il sì (Juntes pel sì) e il Cup (Candidatura d’unitat popular), un partito di sinistra e favorevole alla separazione da Madrid.

L’opposizione ha protestato lasciando l’aula, mentre i rappresentanti di Podemos – che nel parlamento catalano ha un nome diverso – hanno scelto l’astensione.

La legge – approvata con 72 voti a favore su 135 – serviva per decidere le regole del referendum, dove gli elettori dovranno rispondere alla domanda: “Volete che la Catalogna diventi una repubblica indipendente?”. La votazione referendaria, annunciata subito dopo l’approvazione della legge regionale, si terrà l’1 ottobre e il risultati del giorno successivo saranno vincolanti. Non sarà necessario neppure raggiungere il quorum.

Il governo spagnolo, guidato da Mariano Rajoy, ha criticato questa decisione del parlamento catalano. Per fermare il referendum, l’esecutivo di Madrid ha deciso di fare ricorso alla Corte costituzionale, che già in passato aveva bloccato ogni iniziativa della Catalogna perché ritenute incostituzionali.

Fonte: The Post Internazionale

La Corea del Sud schiera le batterie anti-missile del sistema statunitense THAAD

Tra le proteste della popolazione locale, il governo di Seul sta completando l'installazione delle ultime piattaforme di lancio dei missili statunitensi per proteggersi dalla minaccia di Pyongyang 

Credit: Reuters/Lee Sang-hak

Seul ha schierato le ultime quattro piattaforme di lancio del sistema anti-missilistico statunitense THAAD, progettato per proteggere la Corea del Sud dalle minacce crescenti provenienti da Pyongyang.

Il ministero della Difesa di Seul ha confermato che le ultime batterie del sistema saranno installate su un ex campo da golf vicino a Seongju City, a circa 217 km a sud della capitale sudcoreana. Nello stesso sito risultano già operative due piattaforme di lancio e un potente radar del sistema di difesa THAAD fornito dagli Stati Uniti.

Dalla mattina di lunedì, almeno ottomila poliziotti sudcoreani sono stati schierati nel villaggio di Soseong-ri, lungo l’unica strada che porta al campo da golf, per rompere il blocco dei circa 300 abitanti e gruppi di pacifisti che si oppongono al THAAD.

Secondo un funzionario dei vigili del fuoco di Seongju, Kim Jin-hoon, almeno 38 manifestanti sono rimasti feriti negli scontri con la polizia, di cui 21 sono stati ricoverati in ospedale. “Nessuno dei feriti è in pericolo di vita”, ha detto all’agenzia di stampa Reuters.

I residenti di Soseong-ri sostengono che la loro protesta non ha motivazioni politiche, ma di essere contrari allo schieramento del THAAD, poiché le decine di elicotteri militari, autobus e camion che attraversano la cittadina rurale di 80 residenti hanno cambiato la vita del villaggio in peggio, influendo sulla qualità della vita di un piccolo villaggio contadino.

La decisione di installare il sistema anti-missilistico THAAD, progettato per lanciare missili a breve e medio raggio, ha suscitato forti proteste anche da parte della Cina. Pechino sostiene infatti che il radar in dotazione al sistema di difesa sarà usato per controllare parte del proprio territorio.

Secondo le autorità militari cinesi, la sola presenza di un sistema di questo tipo sconvolge l’intero equilibrio della sicurezza nella regione.

Il ministero della Difesa della Corea del Sud ha invece detto che lo schieramento si è reso necessario a causa dell’imminente minaccia proveniente dalla Corea del Nord. Pyongyang infatti ha proceduto al lancio di diversi missili balistici negli ultimi mesi.

Nonostante il nuovo presidente sudcoreano Moon Jae-in, eletto all’inizio di maggio, si sia detto pronto a un negoziato con Kim Jong Un, la Corea del Nord ha rifiutato di sedersi a un tavolo e instaurare qualsiasi trattativa finché Stati Uniti e Corea del Sud non smetteranno le esercitazioni militari congiunte.

Pyongyang considera infatti tali manovre come operazioni preliminari a un’invasione. L’escalation nella penisola sembra dunque inarrestabile al momento, con scambi di accuse reciproci tra i due schieramenti.

Domenica 3 settembre, Pyongyang ha condotto il suo sesto test nucleare, provocando violente reazioni da parte del Giappone, degli Stati Uniti e dei propri vicini. L’Onu ha condannato l’operato della Corea del Nord e il Consiglio di Sicurezza sta discutendo ulteriori e più forti sanzioni economiche contro il regime di Kim Jong Un.

La proposta dell’ambasciatrice statunitense alle Nazioni Unite Nikki Haley prevede un embargo sull’importazioni petrolifere da parte di Pyongyang, il divieto di esportazione di materiali tessili dal paese e la proibizione di assumere lavoratori nordcoreani.

Queste misure sono però avversate da Cina e Russia. A margine del vertice dei paesi BRICS tenutosi in Cina tra il 3 e il 5 settembre, il presidente russo Vladimir Putin ha infatti criticato la volontà statunitense di imporre nuove sanzioni.

“Gli scambi commerciali sono già praticamente pari a zero”, ha detto Putin, riferendosi ai rapporti tra Mosca e Pyongyang. Il presidente russo ha poi fatto un paragone storico.

“Tutti ricordano bene cosa è successo in Iraq, Saddam Hussein aveva rinunciato alla produzione di armi di distruzione di massa ma con il pretesto della ricerca proprio di queste armi, è stato distrutto il paese e Saddam è stato impiccato. In Corea del Nord lo sanno bene tutti e se lo ricordano”.

Fonte: The Post Internazionale

Perché è assurdo credere che i migranti portino la malaria

Due esponenti di Amref Health Africa spiegano a TPI cosa c'è di sbagliato in questa credenza

Credit: Reuters

“Ci stiamo battendo in queste ore affinché il caso di Sofia Zago non sia strumentalizzato dalle campagne mediatiche e politiche che alimentano l’odio contro i migranti”. Guglielmo Micucci, direttore di Amref Health Africa in Italia, parla a TPI delle bufale sul caso della bambina di Trento morta di malaria all’ospedale di Brescia.

“Quella cui ci troviamo di fronte è una tragedia, ma non dobbiamo strumentalizzarla. La malaria è una malattia terribile presente in tutto il mondo: i dati del 2015, parlano di 300 milioni di casi. Fra questi, 300 milioni annui, di cui il 90 per cento in Africa e 500mila morti ogni anno. Parliamo di migliaia di bambini. Ma è una tragedia che non tocca l’Italia, i numeri parlano chiaro”.

Sul processo di trasmissione cosa può dirci?

La malaria è una malattia che da anni è studiata dagli scienziati. Si parla già di una prima sperimentazione per un vaccino-test tra il 2018 e il 2020. Ma la letteratura medica sul tema già attesta che non c’è un processo di migrazione della malaria dall’Africa all’Europa.

Legare le migrazioni delle popolazioni africane a questa malattia è semplicemente una bufala. Si tratta, lo ripeto, di una schifosa strumentalizzazione.

In Italia cosa sta succedendo?

Quello che avviene è già sotto il controllo dell’Istituto superiore di sanità. I rischi che ci sono attualmente sono dovuti all’aumento dei movimenti globali dell’essere umano, come il trasporto delle zanzare nelle valigie, ma riguardano movimenti globali di persone che vanno ben oltre il concetto di migrazione.

Il rischio riguarda tutte le malattie trasmissimili e che possono ripresentarsi con casi isoalti in paesi dove non sono più presenti.

Chi si ammala in Africa e giunge nel nostro paese può contagiare altre persone?

Questa è un’assurdità. Le faccio un esempio per smontare questa bufala. Qualche anno fa, all’epoca dell’ebola, si credeva che la malattia sarebbe arrivata anche in Italia sempre a causa delle migrazioni.

Una persona che ha contratto l’ebola e viaggia nel Mediterraneo non sopravvive, perché il fisico non resiste. Con la malaria il processo di incubazione è sicuramente diverso e più lungo, ma la questione non cambia molto. Quando parliamo di cinque milioni di infetti, parliamo di persone debilitate. Se io prendo la malaria ho un fisico che mi permette di rispondere, ma quando la malattia tocca categorie più vulnerabili ha un processo di violento e porta velocemente alla morte.

È ridicolo pensare che un migrante malato sia in grado di percorrere l’intero tragitto, giungere in Libia e da lì partire per l’Italia, riuscendo a sopravvivere.

C’è quindi da avere paura?

Assolutamente no. Sul caso della bambina morta a Brescia non si conoscono le circostanze del contagio. Questo è l’unico che si sia mai presentato in Italia, paese nel quale sono giunti 200mila migranti solo quest’anno.

Senza considerare che il numero degli italiani che vanno in vacanza in Africa è tre volte superiore. È più facile che una zanzara sia portata nelle valigie piuttosto che il processo inverso.

***

Sul caso abbiamo intervistato anche Jared Oule, esperto di malaria per Amref.

Come si trasmette la malaria?

È una malattia che si trasmette con il morso di una zanzara anofele femmina infetta.

Disponiamo di prove di trasmissione da essere umano a essere umano?

Esistono indizi di trasmissioni congenite, ma non sono mai state quantificate. È anche possibile trasmettere la malaria per via sanguigna, con le trasfusioni, se un donatore di sangue non ha ricevuto i controlli specifici per la malattia.

Qual è la distanza maggiore che può percorrere una zanzara?

Il raggio di spostamento normale di una zanzara è di circa un chilometro, ma grazie al vento può arrivare fino a 10 chilometri.

Qual è la probabilità di morte se la malaria è diagnosticata e trattata in tempo?

In Kenya chiediamo di cercare cure immediate, ossia entro 24 ore dall’arrivo della febbre per evitare complicazioni e casi gravi, che possono diventare fatali. Il tasso di mortalità dipende dalla presenza o meno di complicazioni nell’infezione al momento della diagnosi e dalla disponibilità di strumenti negli istituti. Se è riconosciuta come severa, le probabilità di morte sono significativamente maggiori rispetto al caso contrario.

Esistono vaccini per la malaria?

La maggior parte dei vaccini contro la malaria sono in fase sperimentale. Il vaccino più avanzato utilizzato si chiama RTSS. Ha passato la fase tre della sperimentazione ed è al momento sottoposto al sistema di approvazione dell’Oms.

Le difficoltà nell’ottenere vaccini contro la malaria includono i costi di sviluppo e la natura temporanea dell’immunità data dalle vaccinazioni. Un vaccino sarà testato in Kenya e in altri due paesi africani il prossimo anno.

Fonte: The Post Internazionale

martedì 5 settembre 2017

Cosa ha detto il ministro Alfano sui rapporti tra Italia ed Egitto sul caso Regeni


Si è tenuta il 4 settembre 2017 presso la sala del Mappamondo della Camera dei Deputati, l’Audizione del Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Angelino Alfano, sui rapporti tra l’Italia e l’Egitto, chiamato a conferire sugli sviluppi delle indagini sulla morte di Giulio Regeni, il ragazzo italiano di 28 anni trovato morto il 3 febbraio 2016 in un fosso alla periferia del Cairo, con il corpo che mostrava evidenti segni di tortura.

“L’Egitto è un partner ineludibile dell’Italia, esattamente come l’Italia è partner ineludibile per l’Egitto. Nonostante siamo consapevoli della criticità dei rapporti bilaterali tra i due paesi, le attività economiche e di collaborazione non possono essere recise. Essere assenti da quei processi vuol dire che saranno altri paesi a portarli avanti, questa nostra assenza non recherà vantaggio nella ricerca della verità per Giulio”.

“Il giorno del ritrovamento del cadavere di Giulio Regeni i rapporti bilaterali hanno subito un duro colpo, l’omicidio Regeni è una grave ferita per le nostre coscienze, per tutti noi e per un intero paese. Ma è impossibile per i nostri paesi non avere un’interlocuzione politico-diplomatica di alto livello”.

Il ritorno dell’ambasciatore italiano al Cairo

Il 15 agosto la Farnesina aveva annunciato il ritorno dell’ambasciatore italiano al Cairo, richiamato nell’aprile del 2016 a causa della mancata collaborazione sul caso Regeni.

“Inviando al Cairo un diplomatico di comprovato livello come l’ambasciatore Giampaolo Cantini, il governo intende rafforzare l’impegno politico e morale per la ricerca della verità sulla scomparsa di Giulio Regeni. Cantini ha ricevuto istruzioni precise sugli obietti del suo mandato e dovrà seguire in via prioritaria le indagini sul caso”.

Sviluppi inchiesta sulla morte di Giulio Regeni

“I magistrati egiziani hanno soddisfatto in modo ancora parziale ma crescente le richieste contenute nelle rogatorie. Un nuovo incontro tra le due procure dovrebbe svolgersi a settembre. Ho chiesto al mio omologo egiziano incontrato a Washington di fare in modo che gli atti su Giulio Regeni richiesti dalla procura di Roma le vengano trasmessi. Il governo italiano ha sostenuto con passo politico-diplomatico il lavoro investigativo della procura di Roma. Continueremo a sostenere la Procura di Roma nella ricerca della verità”.

I rapporti tra Italia ed Egitto

“Per quanto complesso il rapporto di cooperazione, i paesi condividono rischi e minacce per la sicurezza in tema di terrorismo. L’Egitto è e resta un partner privilegiato mai considerato un impedimento, semmai un incentivo. Le indagini dovranno proseguire con vigore, lo dobbiamo a Giulio, alla famiglia, e a tutti gli italiani”.

“La ripresa di un dialogo bilaterale tra Italia ed Egitto è interesse nazionale dell’Italia. Cantini curerà l’intero spettro dei rapporti a partire dalla nostra comunità che conta circa 6000 connazionali residenti”.

Fonte: The Post Internazionale

Per gli Stati Uniti la Corea del Nord “sta implorando di fare la guerra”


Il leader della Corea del Nord Kim Jong-un “sta implorando per fare la guerra”, ha dichiarato l’ambasciatrice statunitense Nikki Haley durante la riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Questa affermazione arriva il giorno dopo il sesto test nucleare nordcoreano del 3 settembre e poche ore dopo che le autorità della Corea del Sud hanno dichiarato che Pyongyang starebbe preparando il test di un nuovo missile balistico.

Nikki Haley ha inoltre notato come le diverse risoluzioni adottate finora dall’Onu per cercare di fermare il programma nucleare nordcoreano non abbiano al momento funzionato e ha aggiunto che gli Stati Uniti non vogliono la guerra, ma la loro pazienza non è illimitata.

Adesso, secondo le dichiarazioni dei diplomatici ci si aspetta che in settimana venga adottata una nuova risoluzione da parte del Consiglio di Sicurezza Onu contro la Corea del Nord e il suo programma nucleare.

Nel frattempo, la Corea del Sud ha attuato una serie di esercitazioni in cui è stato simulato l’attacco contro un sito nucleare nordcoreano. Secondo Seoul, inoltre, Pyongyang starebbe preparando nuovi test di missili balistici.

Fonte: The Post Internazionale

domenica 3 settembre 2017

Almeno 75mila rohingya stanno fuggendo dalla Birmania

Credit: Reuters/Soe Zeya

Quasi 75mila musulmani rohingya stanno fuggendo dalle violenze in Birmania per cercare rifugio in Bangladesh, dove i campi profughi sono ormai pieni. Da quando le violenze sono scoppiate, lo scorso 25 agosto, migliaia di persone cercano di attraversare il confine tra i due paesi.

“La maggior parte delle persone in arrivo sono completamente esauste, alcune di loro dicono che non hanno mangiato per giorni e alcuni sono completamente traumatizzati dalle loro esperienze”, ha detto Vivian Tan, portavoce regionale per l’UNHCR, citato da Al Jazeera.

In Birmania le forze di sicurezza si stanno scontrando con i musulmani rohingya. Tutto è iniziato il 25 agosto, quando alcuni combattenti appartenenti alla minoranza musulmana hanno attaccato 30 avamposti militari tra stazioni della polizia e basi di frontiera in Birmania. Gli scontri sono continuati per oltre 24 ore. Alla fine oltre 100 persone, la maggior parte militanti rohingya, sono rimasti uccisi negli scontri con le forze di sicurezza birmane.

Da quel giorno i villaggi rohingya sono soggetti a spedizioni punitive e uccisioni di massa da parte delle forze dell’ordine.

Le condizioni degli esuli rohingya in molti casi sono precarie, a causa di malattie respiratorie, infezioni, malnutrizione. Le strutture sanitarie al confine sono insufficienti per affrontare l’afflusso di migliaia di profughi.

Le Nazioni Unite ritengono che il governo della Birmania stia compiendo una pulizia etnica ai danni della minoranza, e lo accusano di crimini contro l’umanità.

Le autorità birmane affermano invece che i musulmani rohingya siano pericolosi “terroristi estremisti”.

Fonte: The Post Internazionale

La Corea del Nord ha annunciato di aver testato una bomba a idrogeno

Gli analisti invitano a trattare con cautela i proclami della Corea del Nord, ma la preoccupazione internazionale cresce. Dopo l'esplosione è seguito un terremoto di magnitudo 6,3. La bomba testata potrebbe essere 5 volte più potente dell'atomica di Nagasaki


La Corea del Nord ha annunciato di aver testato con successo un’arma nucleare che potrebbe essere caricata su un missile balistico a lungo raggio.

Lo stato comunista ha dichiarato che il suo sesto test nucleare è stato un “successo perfetto”. L’esperimento nucleare, con una potenza di 100 chilotoni, avrebbe provocato un terremoto di 9,8 volte più potente di quello provocato dal test nucleare del settembre 2016. Un chilotone corrisponde all’energia liberata dall’esplosione di una quantità di mille tonnellate di tritolo.

I rapporti iniziali della US Geological Survey hanno riferito inizialmente che il terremoto seguito al test aveva una magnitudo di 5,6 e una profondità di 10 chilometri (sei miglia), successivamente aggiornato a una magnitudo di 6,3. Questo lo renderebbe il test nucleare più potente della Corea del Nord fino ad oggi.

Pyongyang ha detto di aver testato una bomba a idrogeno miniaturizzata, un dispositivo più potente di una bomba atomica. Potrebbe essere fino a 4 o 5 volte più potente della bomba di Nagasaki usata dagli Stati Uniti alla fine della Seconda guerra mondiale, secondo quanto riferisce il quotidiano britannico Guardian.

Gli analisti dicono che le affermazioni dovrebbero essere trattate con cautela, ma la capacità nucleare della Corea del Nord sta avanzando rapidamente.

La Corea del Nord aveva già effettuato altri cinque test, sfidando le sanzioni delle Nazioni Unite e la pressione internazionale per arrestare lo sviluppo di armi nucleari e per frenare i test di missili che potenzialmente potrebbero raggiungere gli Stati Uniti.

I funzionari della Corea del Sud hanno riferito che l’ultima prova è avvenuta nella contea di Kilju, a Punggye-ri, nel nord del paese.

Il Giappone ha fermamente condannato l’esperimento e il presidente sudcoreano Moon Jae-in ha chiesto un Consiglio di sicurezza di emergenza, sostenendo che servono “Tutte le misure diplomatiche incluse nuove sanzioni Onu per isolarla completamente”.

“Non è ancora una vera bomba a idrogeno, ma è certamente la cosa che gli si avvicina di più tra quelle mai provate prima”, ha riferito l’analista statunitense Bruce Bennett alla Bbc. Anche la Cina sarebbe preoccupata per la dimensione dell’esplosione.

Gli analisti invitano a trattare con cautela i proclami della Corea del Nord, ma la preoccupazione internazionale cresce. Si tratta del primo test nucleare da quando è presidente degli Stati Uniti Donald Trump, ma il sesto nella storia del paese asiatico.

Trump ha commentato su Twitter il test nucleare, dicendo che si tratta di azioni ostili e pericolose per gli Stati Uniti:
La Corea del Nord è una nazione canaglia, sta diventando una grande minaccia e un imbarazzo per la Cina che sta cercando di aiutare, ma con scarso successo”:
E ancora: La Corea del Sud lo sta capendo adesso, io glielo avevo detto che il dialogo non funziona, che la Corea del Nord capisce una cosa sola”:
Fonte: The Post Internazionale