martedì 31 maggio 2016

Le ultime sulla ragazza uccisa a Roma

Il fidanzato di Sara Di Pietrantonio ha confessato di averla uccisa ed è accusato di omicidio volontario premeditato e stalking

Sara Di Pietrantonio e Vincenzo Paduano in una foto tratta dal profilo Facebook della ragazza. Roma (ANSA-FACEBOOK)

Lunedì 30 maggio Vincenzo Paduano, una guardia giurata di 27 anni, ha detto alla polizia di aver ucciso la sua ex fidanzata, Sara Di Pietrantonio, una studentessa di Economia di 22 anni trovata semicarbonizzata sabato intorno alle 4.30 del mattino in via della Magliana a Roma, a pochi metri dalla sua auto incendiata e distrutta. Il pubblico ministero Maria Gabriella Fazi, titolare dell’inchiesta, durante una conferenza stampa ha detto che l’uomo «non ha accettato di essere stato abbandonato». Paduano è accusato di omicidio volontario premeditato e stalking.

Sara Di Pietrantonio e Vincenzo Paduano avevano avuto una relazione per poco meno di due anni, cominciata nel 2014 mentre entrambi facevano gli animatori. Qualche mese fa, hanno raccontato le amiche di lei, c’era stato un episodio di violenza che la ragazza non aveva denunciato. Poi, circa una settimana fa, Di Pietrantonio aveva lasciato Paduano e aveva cominciato a frequentare un altro uomo. Sabato sera Paduano si era presentato a casa della giovane donna, e dopo aver discusso davanti alla madre di lei, era andato al lavoro (faceva il vigilante in un palazzo all’Eur). Da lì, scrivono diversi giornali, si sarebbe connesso all’iPhone della studentessa per seguirne gli spostamenti attraverso un’applicazione (probabilmente “Trova il mio iPhone”, su cui avrebbe usato nome utente e password di Di Pietrantonio).

Nel frattempo Sara Di Pietrantonio era con un’amica, Flaminia; dopo l’1.30 aveva raggiunto il nuovo ragazzo in un pub e poi la casa di lui. Vincenzo Paduano era lì sotto, aveva aspettato che la donna salisse sulla sua auto e poi l’aveva preceduta sul percorso verso la sua abitazione a Ponte Galeria. In via della Magliana l’ha speronata, costringendola a fermarsi, l’ha aggredita, inseguita e uccisa. Paduano aveva con sé una bottiglia di alcol (prova della premeditazione): dopo una lite in macchina ha cosparso di alcol l’auto e anche il viso e il petto Di Pietrantonio che ha provato a scappare scendendo dalla macchina per mettersi in salvo. Lui ha bruciato l’auto, poi ha inseguito la donna dietro un muretto poco lontano, forse prima l’ha strangolata (lo dirà l’autopsia che sarà predisposta oggi) e poi le ha dato fuoco.

Il tutto è avvenuto tra le 4.06 e le 4.20 di sabato notte. Qualcuno ha assistito a qualche momento dell’aggressione, ha detto la polizia: ha visto Sara Di Pietrantonio chiedere aiuto, ma non è intervenuto né ha chiamato aiuto. Il procuratore aggiunto di Roma, Maria Monteleone, ha detto: «Chi incontra una ragazza in difficoltà non si volti dall’altra parte, che questa morte non sia inutile. Due passanti non si sono fermati, se Sara fosse stata soccorsa ora sarebbe ancora viva». Alle giovani donne ha poi rivolto l’invito «a denunciare, a non tenere nascoste minacce e condotte violente nei loro confronti». Il capo della squadra mobile di Roma, Luigi Silipo, ha aggiunto: «Una telefonata al 113 è gratis: se si vedono cose strane è dovere chiamare le forze dell’ordine».

Vincenzo Paduano ha confessato dopo circa 8 ore di interrogatorio, ma gli indizi degli investigatori a suo carico erano considerati già chiari (la sua macchina era stata identificata sul luogo del femminicidio grazie a un video girato dalle telecamere di sicurezza di un’azienda di calcestruzzo). I giornali di oggi riportano anche diverse dichiarazioni che Vincenzo Paduano avrebbe fatto durante la confessione: «Volevo solo spaventarla», «Ho accesso una sigaretta e poi non sapevo più che fare, quindi sono scappato». E ancora: «Sì sono uscito dal lavoro e sono andato a cercare Sara. Sapevo che stava dal nuovo fidanzato e l’ho aspettata sotto casa», «li ho visti arrivare in macchina insieme e ho aspettato fino a quando lei non è andata via. So che strada fa per arrivare a casa e quindi l’ho preceduta per bloccarla. Quando è passata l’ho inseguita per un po’ e poi l’ho stretta con la macchina per farla fermare. Abbiamo cominciato a litigare e io ho tirato fuori una bottiglietta di alcol che avevo portato. L’ho spruzzato nell’auto, anche addosso a Sara. Ma volevo solo spaventarla. Quando è scappata ho deciso di rincorrerla. Eravamo vicinissimi. Poi non so bene che cosa è successo. Mi sono acceso una sigaretta e lei ha preso fuoco». A quel punto l’uomo è andato via, è tornato verso la sua auto ed è tornato al lavoro.

Fonte: Il Post

In Siria nuovi raid aerei su Idlib hanno causato almeno 23 vittime

Il ministero degli esteri turco accusa la Russia e porta il bilancio a circa 60 morti e circa 200 feriti. Intanto le autorità curde chiudono ai profughi in fuga dall'Isis

Durante la notte tra il 30 e il 31 maggio dei bombardamenti aerei hanno colpito Idlib, in Siria. Credit: Khalil Ashawi

Il ministro degli Esteri turco ha accusato l’aeronautica russa di aver colpito un ospedale e una moschea nella città di Idlib, nel nord della Siria, sotto il controllo dei ribelli, causando la morte di oltre 60 persone e ferendone circa 200, martedì 31 maggio 2016.

Nel frattempo, le Nazioni Unite hanno riferito che le autorità curde hanno impedito ai civili che fuggono dall’offensiva dell’Isis nel nordovest del paese di entrare nelle aree sotto il loro controllo in risposta agli attacchi di alcuni gruppi ribelli nell'area di Aleppo sotto il controllo curdo.

Il ministro turco in una dichiarazione ha chiesto alla comunità internazionale di reagire prontamente contro gli “indifendibili” crimini perpetrati dalle amministrazioni russa e siriana.

L’Osservatorio siriano per i diritti umani aveva in precedenza riferito di bombardamenti aerei russi durante la notte sulla città di Idlib, che si trova a circa 60 chilometri da Aleppo, che avrebbero provocato almeno 23 vittime, bilancio assolutamente provvisorio, inclusi sette bambini.

Un portavoce del ministero della difesa russo, Igor Konashenkov ha dichiarato che gli aerei russi non hanno compiuto alcuna missione di combattimento e perciò non possono essere responsabili dei bombardamenti su Idlib.

Tra i gruppi ribelli che controllano Idlib c’è anche il Fronte al-Nusra, l’affiliato siriano di al-Qaeda.

Durante il fine settimana, l’avanzata dei miliziani del sedicente Stato islamico verso la cittadina di Marea, a nord di Aleppo, in mano all’opposizione sostenuta dai turchi, ha costretto i civili a fuggire.

L’Ufficio di coordinamento degli affari umanitari dell’Onu (Ocha) ha riferito che circa duemila persone sono riuscite a lasciare Marea e la vicina Sheikh Issa, che sono state circondate dalle forze del sedicente Stato islamico il 27 maggio.

“Tuttavia, si stima che settemila civili rimangono intrappolati all’interno dell’area a causa delle restrizioni imposte dalle autorità curde”, ha aggiunto l’Ocha spiegando che si tratta di una ritorsione per gli attacchi subiti da Sheikh Maqsoud, il quartiere curdo di Aleppo, da parte di alcune forze ribelli.

Le Nazioni Unite hanno espresso preoccupazione per gli ottomila siriani intrappolati dai combattimenti a nord di Aleppo, dove sono coinvolti tutte le principali parti in conflitto: i ribelli che si stanno scontrando con l’Isis hanno anche ingaggiato scontri con le milizie curde del Ypg, che controllano larghe porzioni di terreno a ovest di Marea.

Contemporaneamente, le autorità di Azaz, una cittadina sotto il controllo dei ribelli vicino al confine con la Turchia, ha dato istruzioni perché non vengano fatti entrare in città i profughi che fuggono dai territori in mano all’Isis, per paura che tra di loro si nascondano infiltrati.

Fonte: The Post Internazionale

lunedì 30 maggio 2016

Le alluvioni nella Germania del sud

Quattro persone sono morte e ci sono diversi feriti a causa delle forti piogge delle ultime 24 ore

Braunsbach, Germania - 30 maggio 2016 (MARIJAN MURAT/AFP/Getty Images)

Nella Germania del sud quattro persone sono morte e alcune sono rimaste ferite a causa delle piogge copiose delle ultime 24 ore, che hanno causato inondazioni e allagamenti. Nel Baden-Württemberg, uno degli stati federali tedeschi più interessati dal brutto tempo, i feriti sono almeno dieci e sono ancora in corso i lavori per mettere in sicurezza strade ed alcuni edifici, danneggiati da vento e pioggia. I vigili del fuoco sono intervenuti per liberare diverse persone rimaste intrappolate nelle loro automobili. Nel comune di Braunsbach, sempre nel Baden-Württemberg, un fiume è straripato danneggiando gravemente una casa e alcuni altri edifici.

Le operazioni di soccorso e di messa in sicurezza sono svolte da circa 7mila persone tra vigili del fuoco, agenti di polizia, membri della protezione civile e volontari. Una ragazzina di 13 anni è morta investita da un treno domenica, mentre cercava riparo dalla pioggia nei pressi della città di Aalen. Un ragazzino di 12 anni che era con lei non è rimasto ferito, ma è stato comunque portato in ospedale per shock. A Schwäbisch Gmünd, nei pressi di Stoccarda, un volontario dei vigili del fuoco è morto mentre stava cercando di salvare un uomo rimasto intrappolato nella stazione ferroviaria, allagata dai forti temporali. Più a nord, a Weissbach, un uomo di 60 anni è morto nel suo garage alluvionato.

Stando alle previsioni, le piogge dovrebbero essere meno intense e quasi assenti nelle prossime 36 ore. Per mercoledì è previsto un nuovo peggioramento, ma non dovrebbero esserci temporali intensi come quelli di domenica.



Fonte: Il Post

La Grande barriera corallina australiana sta morendo

Lo sbiancamento dei coralli ha causato la distruzione di circa il 35 per cento delle aree settentrionali e centrali della Great barrier reef

Un corallo di fronte al faro dell'isola Lady Elliot, nell'Australia nordorientale. Credit: David Gray

Lo sbiancamento dei coralli ha causato la distruzione di circa il 35 per cento della Great barrier reef, la Grande barriera corallina australiana.

L’allarme è stato lanciato dagli scienziati del Centro di eccellenza per gli studi sulla barriera corallina del Consiglio di ricerca australiano. Nel lungo periodo, il cambiamento climatico potrebbe causare la distruzione di tutto il patrimonio corallino australiano.

Lo sbiancamento è un fenomeno causato dall’aumento della temperatura delle acque. Le alte temperature costringono il corallo a espellere l’alga fotosintetizzante che gli dona il classico colore acceso, ma anche le sostanze nutrienti e l’ossigeno necessari per sopravvivere. Il corallo così si calcifica e muore.

I ricercatori hanno sollecitato l’Unesco, l’Organizzazione delle nazioni unite per l’educazione, la scienza e la cultura, a riconsiderare di mettere la Grande barriera corallina nella lista dei luoghi patrimonio dell’umanità a rischio.

Solo il 7 per cento della barriera non ha subito un danno dal recente fenomeno di sbiancamento del corallo, il peggiore delle ultime due decadi. L’area più danneggiata della barriera è quella settentrionale.

Secondo gli scienziati, alcuni coralli possono ancora riprendersi, ma perché ciò avvenga bisognerebbe invertire il trend del cambiamento climatico e comunque ci vorrebbero decenni. Anche il restante 65 per cento della “Great barrier reef” è quindi a rischio.

I danni derivanti dallo sbiancamento del corallo hanno anche effetti sull’economia del paese. L’Australia potrebbe infatti subire ingenti danni nel settore turistico. La Grande barriera corallina attrae circa 3,59 miliardi di dollari in turismo ogni anno.

Fonte: The Post Internazionale

L'esercito iracheno lancia l'assalto finale per riconquistare Falluja

L'Isis oppone resistenza con autobombe e attacchi suicidi. Oltre 50mila civili intrappolati nella città a est di Baghdad

Artiglieria pesante schierata nella periferia di Falluja per coprire l'offensiva dell'esercito iracheno. Credit: Reuters

L’esercito iracheno all’alba di lunedì 30 maggio ha lanciato l’assalto finale per riconquistare Falluja, una delle roccaforti dell'Isis in Iraq dal 2014.

Le forze irachene sono entrate da tre diversi punti a Falluja, dopo una settimana di scontri nelle periferie con i miliziani del sedicente Stato islamico in seguito all’offensiva militare avviata dal governo di Baghdad.

"Abbiamo iniziato all'alba le nostre operazioni per entrare a Falluja", ha annunciato Sabah al-Norman, un portavoce dell'unità d'élite dell'antiterrorismo, schierata da ieri nella città per poter aprire la strada ai militari.

Le forze irachene stanno entrando a Falluja sotto la copertura della coalizione internazionale e con il sostegno di blindati e artiglieria pesante. I miliziani del gruppo estremista oppongono resistenza, in particolare con autobombe e attacchi suicidi.

La maggior parte degli scontri avviene ancora in periferia e fonti dell’esercito iracheno hanno fatto sapere che probabilmente ci sarà una pausa nell’offensiva per permettere la fuga ai 50mila civili intrappolati in città.

Secondo fonti locali, le forze di sicurezza irachene hanno scoperto decine di tunnel scavati dai miliziani jihadisti per fuggire dalla linea del fronte.

Falluja, insieme a Mosul, è la principale città controllata dall'Isis in Iraq. È storicamente una roccaforte sunnita e nel 2004 durante l’invasione degli Stati Uniti diventò il simbolo della resistenza sunnita.


Nella capitale irachena, invece, tre attentati hanno provocato almeno 22 morti e 45 feriti. Secondo quanto riferito da fonti della polizia irachena, il primo attentato è avvenuto nei pressi di un mercato nella parte settentrionale di Baghdad, dove è esplosa un'autobomba, uccidendo dieci persone e ferendone venti.

Un'altra autobomba è esplosa nel distretto di Tarmiyah, causando la morte di almeno otto persone. Un terzo attentato è avvenuto a Sadr City, a nordest della capitale mediante una bicicletta carica di esplosivo. Nell'attacco sono morte tre persone e ne sono rimaste ferite cinque.

Fonte: The Post Internazionale

domenica 29 maggio 2016

17 persone sono morte nell'incendio in una casa di cura per anziani a Kiev

Il fuoco ha devastato l'edificio a due piani che ospitava al momento 35 anziani. Sono almeno 18 le persone tratte in salvo dalle squadre di emergenza

L'incendio scoppiato alle prime ore dell'alba ha devastato un edificio adibito a casa di cura per anziani a Kiev. Credit State Emergency Service of Ukraine/Reuters

Domenica 29 maggio un incendio scoppiato in una casa di cura per anziani di un villaggio vicino a Kiev ha causato la morte di almeno 17 persone. Lo hanno reso noto le autorità ucraine in una dichiarazione. 

L'incendio si è verificato nelle prime ore della mattina di domenica (le 5.25 ora locale) e ha interessato un edificio a due piani di proprietà privata. All'interno del centro alloggiavano temporaneamente 35 persone, tutte provenienti dal villaggio di Litochky, a 37 chilometri a nord est di Kiev.

"L'unità di emergenza ha salvato 18 persone, cinque delle quali sono state ricoverate in ospedale con ustioni di vario grado", hanno riferito le autorità locali.

Il primo ministro Volodymyr Groysman, in una dichiarazione ufficiale pubblicata sul sito del governo, ha sottolineato come questa fosse una tragedia terribile che ha causato delle perdite irreparabili e ha chiesto un'indagine immediata sulle cause che avrebbero provocato l'incendio.

Fonte: The Post Internazionale

sabato 28 maggio 2016

È morto Giorgio Albertazzi

Aveva 92 anni ed è stato un grande attore di cinema e un grandissimo attore e regista di teatro

(Wikimedia)

Giorgio Albertazzi, attore e regista famoso soprattutto per la sua carriera teatrale, è morto oggi a 92 anni. Albertazzi era nato a Fiesole, vicino a Firenze, nel 1923 e avrebbe compiuto 93 anni il 20 agosto. Aveva debuttato a teatro nel 1949, recitando in Troilo e Cressida, un’opera di William Shakespeare diretta in quel caso da Luchino Visconti (famoso regista anche di cinema) e poi era diventato famoso soprattutto grazie a Memorie di Adriano, diretto da Maurizio Scaparro: una rappresentazione che, scrive il Corriere della Sera, «ha raggiunto quasi 1000 repliche, in Italia e all’estero». Uno dei suoi più famosi ruoli cinematografici è stato quello in L’anno scorso a Marienbad, un film del 1961 di Alain Resnais. Sempre il Corriere della Sera riporta le parole di Albertazzi, che una volta disse: «Ci ho messo un paio d’anni a imparare a recitare come Ricci e Benassi. Ci ho messo tutta la vita a imparare a non recitare più. Io non recito, io sono».

Sul suo sito ufficiale c’è invece scritto: «Sul mio passaporto c’è scritto: attore. In realtà faccio anche il regista, lo sceneggiatore, il riduttore di romanzi per la televisione e ora l’autore teatrale».



Durante e dopo la fine della Seconda guerra mondiale Albertazzi, che era stato piuttosto vicino al fascismo, passò alcuni anni in carcere e fu liberato nel 1947 dopo la cosiddetta “amnistia Togliatti”, con cui furono liberate diverse persone detenute per reati politici. Albertazzi iniziò a recitare in quegli anni, scegliendo di non fare l’architetto per cui aveva studiato. Nella sua carriera ha recitato in alcune decine di film ed è stato un popolare volto televisivo: recitò in alcuni famosi sceneggiati (è famoso quello tratto da Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde) e fu uno dei primi attori a portare in televisione la recitazione e il teatro. Nel 1964 ci fu il 400esimo anniversario della nascita di Shakespeare e Albertazzi recitò insieme a Anna Proclemer e Anna Maria Guarnieri al teatro Old Vic di Londra nell’Amleto diretto da Franco Zeffirelli. L’unico film di Albertazzi come regista di cinema è Gradiva, del 1970.



Nel 1996 Albertazzi – che recitò per tutta la sua vita – si candidò alla Camera sostenuto dal centrodestra, ma non venne eletto. Nel 2004 vinse il Premio Gassman alla carriera, un importante premio teatrale e, sempre in quegli anni, recitò insieme a Dario Fo in una serie di spettacoli-lezioni sulla storia del teatro italiano (furono anche trasmessi su Rai 2). Nel 2006, in occasione della cerimonia di apertura delle Olimpiadi invernali di Torino, interpretò il “Canto di Ulisse” della Divina Commedia e nel 2009 registrò per Rai 2 alcune letture della Divina Commedia fatte da L’Aquila. Nel 2014 partecipò alla decima edizione di Ballando con le stelle, il programma-gara sul ballo di Rai 1.

Fonte: Il Post

«Girone e Latorre non sono eroi»

Lo scrive Michele Serra su Repubblica, dicendo che dobbiamo essere contenti del loro ritorno ma dobbiamo evitare le "fanfare patriottarde" e "la pomposa ufficialità istituzionale"

(ANSA/ GUIDO MONTANI)

Michele Serra ha scritto sul numero di Repubblica di venerdì 27 maggio un editoriale in cui spiega come dovrebbe essere accolto il ritorno in Italia di Salvatore Girone, il fuciliere di marina accusato dal 2012 dell’omicidio di due pescatori indiani assieme al suo collega Massimiliano Latorre e da allora trattenuto agli arresti in India in attesa della risoluzione di una complicata vicenda giudiziaria. Serra spiega che bisogna essere contenti per il suo ritorno, e “discretamente affettuosi” nei suoi confronti, senza però trattarlo da eroe o da reduce di guerra: secondo Serra, i due fucilieri sono “due lavoratori travolti da un destino sanguinoso, per giunta sanguinoso a carico d’altri”, e quindi andrebbero evitate “fanfare” e “la pomposa ufficialità istituzionale purtroppo intuibile da alcune dichiarazioni governative”.


Il marinaio Salvatore Girone ritorna in Italia, raggiungendo il suo compagno di sventura Massimiliano Latorre già rimpatriato per ragioni di salute. È una bella notizia e un indubbio successo del governo italiano, specie del ministro degli Esteri Gentiloni.


Ma il modo con il quale Girone sarà accolto non è un dettaglio; e anzi potrà dirci parecchio sulle persone che ci governano e più in generale sull’equilibrio psicologico del nostro Paese, della nostra comunità politica e della nostra comunità mediatica. Girone e Latorre non sono eroi e non sono prigionieri di guerra. Sono militari italiani imputati dalle autorità indiane di avere, per un tragico equivoco, ucciso due pescatori scambiandoli per pirati. E’ successo nel corso del loro difficile compito di sorveglianza di una nave commerciale.



Fonte: Il Post

venerdì 27 maggio 2016

La storica visita di Obama a Hiroshima

Il presidente statunitense, al termine del summit del G7 a Ise-Shima, si è recato al memoriale delle vittime della bomba atomica sganciata dagli Usa nell'agosto 1945

Barack Obama e Shinzo Abe a Hiroshima. Credit: Carlos Barria

Barack Obama, il primo presidente americano in carica a visitare Hiroshima, si è recato oggi, al termine del summit del G7 a Ise-Shima, al memoriale delle vittime della prima bomba atomica sganciata dagli Usa il 6 agosto 1945.

Obama ha deposto una corona di fiori nel Parco della pace come gesto simbolico che sancisce l'alleanza tra Tokyo e Washington. Il presidente degli Stati Uniti ha ribadito in questa storica occasione l'impegno all'abolizione delle armi nucleari.

"Forse in una vita non saremo in grado di eliminare tutti gli armamenti nucleari e non bloccheremo tutte le catastrofi nel mondo, ma dobbiamo fare di tutto per distruggere gli armamenti o per bloccare gli acquisti da parte di fanatici di queste armi", ha detto.

"Settantuno anni fa la morte è arrivata dal cielo e il mondo è cambiato. La guerra nucleare ha raggiunto qui il suo picco peggiore", ha proseguito il presidente Usa.

La bomba atomica sganciata su Hiroshima il 6 agosto 1945 aveva provocato migliaia di vittime. Successivamente un secondo ordigno nucleare era stato lanciato su Nagasaki, il 9 agosto.

Il Giappone si arrese tre giorni dopo, ponendo così fine definitivamente alla Seconda guerra mondiale. 

Obama aveva già annunciato in precedenza che non avrebbe fatto le scuse ufficiali al Giappone.

Fonte: The Post Internazionale

giovedì 26 maggio 2016

Salvatore Girone: torna in Italia il secondo Marò


L'annuncio del Premier su Twitter: Girone sarà in Italia in occasione del 2 giugno

Il premier italiano, Matteo Renzi, ha annunciato che Salvatore Girone sarà in Italia per il 2 giugno, alla Festa della Repubblica. Lo ha scritto su Twitter, poco dopo la decisione della Corte Suprema indiana di far rimpatriare il fuciliere di Marina. “Confermiamo la nostra amicizia per l’India, il suo popolo, il suo Governo. E diamo il bentornato al marò Girone che sarà con noi il 2 giugno” ha scritto Renzi su Twitter. 

SALVATORE GIRONE TORNA IN ITALIA IL 2 GIUGNO

“La Corte suprema indiana ha deciso: finalmente il marò Girone potrà tornare a casa. L’ho sentito al telefono, siamo felici e soddisfatti”. Così invece il ministro della difesa, Roberta Pinotti, commenta su Twitter la decisione indiana sul rientro di Girone. La Corte suprema indiana ha deciso oggi che Salvatore Girone potrà rientrare in Italia, rendendo così esecutivo l’ordine del Tribunale arbitrale internazionale dell’Aja. Lo aveva reso noto in mattinata l’agenzia di stampa indiana Press Trust of India. “La decisione odierna” si legge in una nota del ministero degli Esteri “è un risultato importante che riconosce l’impegno intrapreso dal Governo italiano con il ricorso all’arbitrato internazionale per fare valere le ragioni dei nostri due Fucilieri di Marina. Con lo stesso impegno – prosegue il comunicato – l’Italia si presenterà ai prossimi passaggi previsti dal procedimento arbitrale”

LE POLEMICHE

Nei giorni scorsi proprio il rietro di Girone era stato al centro della campagna elettorale e delle polemiche politiche. “I Marò non vanno coinvolti nella campagna elettorale. Non credo che il tema dei Marò debba essere un tema da campagna elettorale. Lo seguiamo con determinazione ogni giorno e proprio per rispetto ai due Marò e alla loro vicenda non è utile parlarne in campagna elettorale”. Così il ministro della difesa, Roberta Pinotti, aveva commentato l’appello lanciato dalla leader di Fdi e candidata a sindaco di Roma, Giorgia Meloni, che aveva chiesto al Governo di impegnarsi affinché Salvatore Girone potesse sfilate alla parata del 2 giugno insieme a Massimiliano Latorre. Parlando a margine di una visita al Forte Trionfale di Roma, in compagnia del candidato sindaco del Pd Roberto Giachetti, Pinotti ha poi replicato ai cronisti che le facevano notare che la Festa della Repubblica prescindesse dalla campagna elettorale, sottolineando: “Mi pare che Giorgia Meloni sia una candidata a Roma. Mi pare…”

Fonte: Giornalettismo

Un altro naufragio nel Canale di Sicilia

Sono state salvate circa 50 persone ma potrebbero esserci tra i 20 e i 30 morti

La barca di migranti rovesciata nel Canale di Sicilia (Eunavfor Med)

Una barca con a bordo un centinaio di migranti si è rovesciata nel Canale di Sicilia, a circa 35 miglia dalle coste libiche: il capitano Antonello De Renzis Sonnino, portavoce della missione europea che si occupa di soccorso dei migranti (Eunavfor Med), ha detto che per ora sono state salvate circa 50 persone, ma si teme che ci possano essere tra i 20 e i 30 morti. La barca era stata avvistata da un aereo di ricognizione di Eunavfor Med: i primi ad arrivare sono stati i militari spagnoli di “Reina Sofia”, poco dopo si sono aggiunti alle operazioni di soccorso due mezzi della Guardia costiera italiana. L’account Twitter di Eunavfor Med ha pubblicato una foto che mostra la barca rovesciata, e i migranti che chiedono aiuto.


Negli ultimi giorni la Guardia costiera italiana ha compiuto diverse operazioni di salvataggio tra Libia e Italia. L’ultimo naufragio si era verificato ieri nel Canale di Sicilia: erano morte cinque persone e il momento del ribaltamento della barca era stato documentato e fotografato dalla Marina militare italiana.

La barca che si è ribaltata nel Canale di Sicilia potrebbe essere la stessa che poco prima era stata segnalata da Alarm Phone, un gruppo di attivisti con cui si mettono in contatto i migranti per riferire le coordinate della loro imbarcazione alla Guardia costiera. Un attivista di Alarm Phone ha detto: «L’uomo con cui stavamo parlando era siriano e ha detto che la maggior parte delle persone a bordo della barca erano siriane e irachene. Le persone attorno a lui stavano parlando un dialetto della Siria, per lo più del nord-est della Siria. In più stiamo monitorando alcune pagine Facebook in arabo e abbiamo visto ultimamente che ci sono molte persone che arrivano in Libia con l’intenzione di arrivare in Europa». Il Guardian scrive che se questi sospetti fossero confermati, sarebbe un indizio importante per capire le intenzioni di molti siriani, in cerca di una rotta alternativa dopo la chiusura della “rotta balcanica” e dopo l’accordo tra Turchia e Unione Europea.


Da gennaio ad oggi sono arrivati circa 40mila migranti ai porti dell’Italia meridionale, ma ci si aspetta che i flussi migratori aumentino con l’arrivo dell’estate.

Fonte: Il Post

Il primo giorno del G7 in Giappone

È iniziato oggi, 26 maggio, a Ise-Shima e proseguirà fino a domani. Tra i temi le economie emergenti, i rifugiati e le mire espansionistiche della Cina

Merkel, Obama, Abe, Hollande piantano alberi al G7 in Giappone. Credit: Carolyn Kaster

È iniziato oggi, 26 maggio, a Ise-Shima, in Giappone il G7, il vertice delle sette economie più importanti del mondo: Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Francia, Canada, Italia e il paese ospitante, il Giappone. Continuerà anche domani. Shinzo Abe, il primo ministro giapponese, ha accolto i leader nel più importante tempio scintoista dedicato alla dea del sole Amaterasu Omikami, dove hanno piantato alcuni alberi.

"I leader del G7 hanno espresso l'opinione che le economie emergenti si trovano in una situazione abbastanza grave, anche se c’è chi sostiene che l'attuale situazione economica non sia in crisi" ha detto il primo ministro giapponese nel primo giorno di summit, in cui si è ampiamente discusso di economia globale e di economie emergenti.

Tra i temi in agenda anche quello dei rifugiati. Il Presidente del Consiglio europeo Donald Tusk aveva già detto che avrebbe chiesto il sostegno del G7 per maggiori aiuti a livello globale per i migranti.

Altri temi che verranno trattati sono il terrorismo, la sicurezza informatica e la sicurezza marittima, in particolare in relazione alle mire espansionistiche di Pechino nel Mar cinese meridionale, dove è in corso una disputa territoriale tra la Cina e altri stati del sudest asiatico.

Domani, 27 maggio, Barack Obama si recherà a Hiroshima, il luogo dove alla fine della seconda guerra mondiale è stata sganciata la prima bomba atomica, che ha posto fine al conflitto. Alcuni sopravvissuti parteciperanno all’evento. Obama ha già detto che non porgerà scuse ufficiali al Giappone su quello che è successo nel 1945.

Fonte: The Post Internazionale

mercoledì 25 maggio 2016

È crollato un tratto di Lungarno a Firenze

Una voragine lunga 200 metri si è aperta stamattina sul Lungarno Torrigiani, in centro, facendo sprofondare una ventina di auto

Le auto inghiottite nella voragine che si è aperta sul Lungarno Torrigiani, nel centro di Firenze, 25 maggio 2016 (ANSA/ MATTEO LEONI)

Una voragine lunga circa 200 metri si è aperta mercoledì 25 maggio sul Lungarno Torrigiani, un tratto di strada che costeggia il fiume Arno a Firenze. Il Lungarno Torrigiani è molto in centro, a poca distanza dal Ponte Vecchio di Firenze, dall’altra parte del fiume rispetto agli Uffizi. L’incidente è avvenuto intorno alle 6.30 (ma un precedente cedimento c’era già stato nella notte, qualche ora prima) e ha provocato lo sprofondamento di circa venti auto che erano parcheggiate sulla strada. Intorno alle 11 è sprofondato un altro tratto del manto stradale, che ha allargato la voragine. I vigili del fuoco hanno detto che a causare l’apertura della voragine è stato il cedimento di un grosso tubo per l’acqua, che ha anche allagato in parte il buco dove erano sprofondate le auto.

I vigili del fuoco e la polizia stanno facendo controlli per verificare che non ci sia il rischio di altri crolli, a causa delle perdite d’acqua. Nel cedimento del Lungarno Torrigiani non ci sono stati feriti, ma il sindaco di Firenza Dario Nardella ha detto che i danni sono “ingenti”. Due palazzi che si affacciano sul Lungarno Torrigiani sono stati evacuati. Ci sono stati molti problemi ai servizi idrici in tutta l’area intorno a Firenze: Publiacqua, azienda che distribuisce l’acqua nella zona, ha ridotto la pressione dell’acqua nella rete idrica locale, un’operazione che ha causato problemi alla distribuzione idrica anche fuori Firenze, fino a Prato, scrive la Nazione. La rete idrica della zona Oltrarno e Campo di Marte è stata chiusa, ha scritto su Twitter Nardella. Publiacqua dice che la situazione sulla riva destra dell’Arno (quella opposta al Lungarno Torrigiani) dovrebbe tornare alla normalità intorno alle 11.30, mentre non si sa ancora quando saranno risolti i problemi sulla riva sinistra.



Fonte: Il Post

Il blocco delle raffinerie in Francia

Continuano proteste e scioperi contro la riforma del lavoro di Hollande, il carburante comincia a scarseggiare: e tutto a poche settimane dall'inizio degli Europei di calcio

La protesta fuori da un deposito di carburanti a Douchy-Les-Mines - 25 maggio 2016 (FRANCOIS LO PRESTI/AFP/Getty Images)

Da settimane in Francia associazioni, sindacati e gruppi di lavoratori e studenti protestano contro una controversa riforma del lavoro che è stata approvata dall’Assemblea Nazionale senza discussione né voto, grazie al ricorso a un particolare meccanismo parlamentare, e che il 14 giugno comincerà a essere discussa al Senato: negli ultimi giorni sono state chiuse – o hanno subìto rallentamenti – tutte e otto le raffinerie della Francia, con conseguenti carenze di carburante. Circa il 20 per cento delle stazioni di servizio sono rimaste senza benzina e alcuni dei più grandi sindacati del paese (come CTG e FO, che chiedono il ritiro immediato della proposta di legge) hanno indetto nuove mobilitazioni per i prossimi giorni. Il tutto a pochi giorni dall’inizio dei campionati europei di calcio.

I principali giornali francesi parlano di quello che sta succedendo come di una “prova di forza” tra sindacati e governo. I primi vogliono che la riforma sia ritirata e cercano di aumentare la pressione attraverso l’organizzazione di scioperi e il blocco delle raffinerie: il 31 maggio ci sarà uno sciopero delle ferrovie, il 2 giugno della metropolitana di Parigi (la RATP, anche sulle linee usate dai pendolari), dal 3 al 5 giugno si fermerà il traffico aereo mentre, domani, giovedì 26 maggio, ci saranno mobilitazioni in tutto il paese così come il 14 giugno, quando la legge comincerà a essere discussa al Senato. Il primo ministro Manuel Valls e il presidente Francois Hollande continuano invece a dire che non vogliono fare alcun passo indietro, dicono che una «minoranza ha preso in ostaggio il paese e i consumatori» e che useranno la forza per sgomberare i blocchi delle raffinerie. «Mostrano i muscoli», ha commentato Philippe Martinez, segretario generale della CGT, che secondo i giornali francesi è diventato o si atteggia a “capo dell’opposizione”.

Martedì mattina, verso le 4.30, è intervenuta la polizia alla raffineria di Fos-sur-Mer (Bouches-du-Rhône, vicino a Marsiglia) contro gli attivisti che bloccavano il sito dalla scorsa domenica. Gli agenti hanno usato cannoni ad acqua e gas lacrimogeni, mentre i manifestanti hanno incendiato cassonetti e pneumatici. Dopo sei ore la raffineria è stata temporaneamente sbloccata. La CTG ha denunciato «scene di guerra e di violenza», ha avvertito il governo a «fare attenzione a non opporsi al diritto di sciopero» e ha deciso di bloccare anche altre raffinerie del paese: attualmente sei degli otto siti operano al minimo o sono completamente fermi. Sempre martedì si è fermato anche l’intero porto di Marsiglia, con decine di navi al largo in attesa di scaricare. La situazione ha causato moltissimi disagi alle stazioni di rifornimento di benzina, con migliaia di automobilisti in coda: il 20 per cento delle 12 mila stazioni di servizio del paese hanno attualmente difficoltà di fornitura. Il governo ha comunque invitato alla calma e ha dato l’autorizzazione ad utilizzare le riserve strategiche che potranno garantire il rifornimento per circa 4 mesi (per ora sono stati utilizzate quantità pari a 3 giorni su 115 disponibili). I partiti di destra hanno reagito al blocco denunciando l’immobilismo del governo e proponendo la requisizione delle raffinerie, come aveva fatto in una simile protesta contro la riforma delle pensioni Nicolas Sarkozy.

La maggioranza dei francesi (il 74 per cento secondo i sondaggi) non condivide la riforma del lavoro. Uno dei punti più contestati riguarda la retribuzione delle ore di straordinario, che verrebbe abbassata al 10 per cento di quella ordinaria (attualmente è di circa il 25 per cento in più nelle prime otto ore di straordinario). Di fatto, dicono i sindacati, se gli straordinari saranno più convenienti per i datori di lavoro, ce ne saranno molti di più: quindi l’orario di lavoro settimanale aumenterà con ridotti benefici per i lavoratori. Su questo punto, dopo le proteste, il governo sembra aver ritrattato: il ministro dei Trasporti ha annunciato ai camionisti in sciopero che il taglio del pagamento delle ore di straordinario non riguarderà il loro settore.

Nel frattempo la Total, che possiede sei delle otto raffinerie del paese, ha detto che la società sarà costretta a rivedere in modo drastico i suoi investimenti nel paese. Patrick Pouyanné, presidente del gruppo, ha fatto sapere che «se qualcuno vuole prendere in ostaggio le nostre strutture industriali per motivi che non hanno a che fare con l’azienda bisogna chiedersi se è giusto continuare ad investire».

Fonte: Il Post

La pilota ucraina Nadiya Savchenko è stata liberata dalla Russia in uno scambio di prigionieri

I media locali dicono che sia stato scambiato con i prigionieri russi Yevgeny Yerofeyev e Alexander Alexandrov, detenuti dall'Ucraina

Manifestazioni in solidarietà di Nadiya Savchenko. Credit: Gleb Garanich

La Russia ha rilasciato la pilota ucraina Nadiya Savchenko in seguito a uno scambio di prigionieri, secondo quanto riferiscono i media locali.

Non c'è stata ancora alcuna conferma ufficiale, ma i media dicono che sia stata scambiata con i prigionieri russi Yevgeny Yerofeyev e Alexander Alexandrov, detenuti dall'Ucraina.

Savchenko era stata condannata a 22 anni di carcere per l'uccisione di due giornalisti russi nell'Ucraina orientale. Intensi gli sforzi di negoziazione per mediare il suo rilascio. Il presidente Poroshenko in persona si è recato questa mattina per riportarla a casa.

Il suo caso è divenuto simbolo della resistenza ucraina contro la Russia e lei è diventata una eroina nazionale. Mentre si trovava in carcere è stata addirittura eletta al parlamento ucraino.

Nel 2014, mentre partecipava alla rivoluzione ucraina e ai successivi combattimenti, fu presa prigioniera dai separatisti filorussi in Ucraina orientale e portata a Mosca, dove fu incarcerata con l'accusa di aver ucciso due giornalisti russi nel Donbass.

Fonte: The Post Internazionale

I taliban nominano il loro nuovo leader dopo la morte di Mansour

Si tratta di Mawlawi Haibatullah Akhunzada. Intanto a ovest della capitale afghana Kabul un attacco suicida ha provocato la morte di almeno dieci persone

La scena dell'attacco suicida a ovest di Kabul. Credit: Mohammad Ismail

I taliban afghani hanno nominato il nuovo leader, che prenderà il posto del Mullah Akhtar Mansour, ucciso in un raid statunitense lo scorso 21 maggio. Si tratta di Mawlawi Haibatullah Akhunzada, ha annunciato il portavoce dei talebani in una dichiarazione ufficiale.

Sirajuddin Haqqani, responsabile di aver organizzato una serie di gravi attacchi a Kabul negli ultimi anni, e il mullah Mohammad Yaqoob, figlio del fondatore dei talebani Mullah Mohammad Omar, saranno i suoi vice.

L'annuncio, arrivato alla conclusione della shura (una sorta di riunione di consultazione) dei talebani, ha posto fine a giorni di grande incertezza. Annunciando la nomina del nuovo leader, i taliban hanno ufficialmente confermato l’uccisione di Mansour.

"Tutti i membri della Shura si sono impegnati a giurare fedeltà a Sheikh Haibatullah in un luogo sicuro in Afghanistan", dice la nota. “Tutti sono tenuti ad obbedire al nuovo emiro-al-Momineen (comandante dei fedeli)”.

Haibatullah Akhunzada, che potrebbe avere circa 60 anni, è un membro della potente tribù Eshaqzai, e viene da Kandahar, nel sud dell’Afghanistan, roccaforte dei talebani. Era uno stretto collaboratore del Mullah Omar.

I taliban erano ben consapevoli della necessità di nominare un candidato che avrebbe portato ad una riconciliazione tra le fazioni e a ricucire le spaccature emerse lo scorso anno, dopo la nomina di Mansour. 

Tuttavia non è ancora chiaro se la nuova leadership continuerà sulla linea di Mansour, che escludeva ogni partecipazione ai colloqui di pace con il governo di Kabul.

Gli Stati Uniti, il Pakistan e la Cina stanno cercando di portare i militanti al tavolo dei negoziati per porre fine un conflitto che ha ucciso migliaia di civili e tiene l'Afghanistan in una situazione gravemente instabile.

La notizia della nomina arriva contemporaneamente a quella di un attacco suicida a ovest della capitale afghana Kabul, che ha provocato la morte di almeno dieci persone su un bus e il ferimento di altre quattro. Nessuno ha ancora rivendicato l’attacco.

Fonte: The Post Internazionale

martedì 24 maggio 2016

Sentenza Ciro Esposito, Daniele De Santis condannato a 26 anni


Il verdetto dei giudici della Corte d'Assise di Roma sull'omicidio del tifoso del Napoli. L'avvocato Angelo Pisani: «Un ergastolo sostanziale, auspichiamo senza sconti futuri»

È arrivata per oggi nell’aula bunker di Rebibbia la sentenza del processo per l’omicidio del tifoso napoletano Ciro Esposito, ferito nella Capitale il 3 maggio 2014 a Roma prima della finale di Coppa Italia tra Fiorentina e Napoli e morto dopo 53 giorni di agonia al policlinico Gemelli. Ad esprimersi i giudici della Terza Corte d’Assise di Roma. L’ultrà della Roma Daniele De Santis è stato condannato a 26 anni di carcere e a risarcire al famiglia della vittima.

«Io Daniele De Santis l’ho perdonato il giorno dopo gli scontri, non ho mai provato odio per lui ma ho sempre preteso giustizia. E oggi posso dire che la pena inflitta è congrua», ha affermato in aula dopo il verdetto Antonella Leardi, la mamma di Ciro Esposito. «Qualsiasi pena – ha aggiunto – sia di monito per tutti gli altri, perché non accadano più questi delitti assurdi. Il mio ragazzo non doveva morire eppure Ciro è morto per odio».

SENTENZA CIRO ESPOSITO, RISARCIMENTI ALLA FAMIGLIA PER 140MILA EURO

Per l’omicidio era imputato solo l’ultrà della Roma Daniele De Santis, per il quale i pm avevano chiesto l’ergastolo. I pm avevano sollecitato anche la condanna a tre anni ciascuno per altri due imputati, Gennaro Fioretti e Alfonso Esposito, accusati di rissa aggravata per aver fatto parte del gruppo che a Tor di Quinto, dove fu ferito Ciro Esposito, provocò gli scontri tra le diverse tifoserie. I due sono (riconosciuti responsabili della rissa e delle sole lesioni al volto riportate da De Santis) stati condannati ad 8 mesi. Il difensore di De Santis aveva chiesto invece l’assoluzione per legittima difesa, sostenendo che si è trattato di un episodio «imprevisto e imprevedibile» e che la pistola con cui De Santis ha fatto fuoco «non era sua perché non aveva armi con sè». I giudici, per quanto riguarda la posizione di De Santis, hanno disposto una provvisionale in favore dei familiari di Esposito di 140mila euro.

Al momento della lettura della sentenza dal pubblico presente nella tribuna in fondo all’aula (un gruppo di amici di Ciro) si sono alzate delle grida e si è sentito «devi marcire in galera».

SENTENZA CIRO ESPOSITO, L’AVVOCATO PISANI: «ERGASTOLO SOSTANZIALE»

«Per de Santis – ha commentato l’avvocato della famiglia di Ciro Esposito, Angelo Pisani – una sentenza severa, la massima pena che il codice permettesse, al netto di aggravanti e attenuanti generiche, per un omicidio volontario. Un ergastolo sostanziale, auspichiamo senza sconti futuri, che conferma la bontà dell’impianto accusatorio che abbiamo sostenuto per l’intero processo, con l’eliminazione di qualsiasi ipotesi di legittima difesa». «Non ci può esser soddisfazione dopo una tragedia, dopo una condanna di un uomo e la morte ingiusta di un ragazzo, nulla restituirà la vita a Ciro, ma almeno – ha aggiunto Pisani – speriamo che questa condanna esemplare possa evitare altri episodi di violenza e che vi siano altri Ciro, che sia un emblema di legalità. Attendiamo le motivazioni, entro 60 giorni, per decidere i nostri prossimi passi».

«Non mi aspettavo questa sentenza di condanna a 26 anni di reclusione», ha dichiarato invece l’avvocato Tommaso Politi, difensore di De Santis. «Riteniamo – ha affermato – che le nostre argomentazioni presentate ai giudici fossero solide, ci sono stati nel processo diversi testimoni che hanno raccontato come De Santis abbia cercato di sottrarsi a un linciaggio. Dal punto di vista giuridico aggiungo che mi aspettavo un proscioglimento per legittima difesa».

(Foto di copertina di: Giornalettismo)

Fonte: Giornalettismo

È iniziato lo sgombero del campo profughi di Idomeni in Grecia

Migliaia di migranti erano bloccati da mesi, dopo la decisione di chiudere le frontiere con la Grecia. Ai giornalisti non è stato permesso di assistere alle operazioni.

Le operazioni di sgombero iniziate il 24 maggio. Credit: OgnenTeofilovski

È iniziato questa mattina lo sgombero del campo profughi improvvisato di Idomeni, al confine con la Macedonia, dove migliaia di migranti sono bloccati da mesi, dopo la decisione del paese balcanico di chiudere le frontiere con la Grecia.

L'operazione è iniziata all'alba e testimoni hanno riferito che veicoli della polizia e autobus sono all'opera per trasferire le persone in strutture meglio organizzate nel paese.

Ai giornalisti non è stato permesso di assistere alle operazioni di sgombero.

Il campo è stato allestito nel mese di febbraio dopo la chiusura delle frontiere in Macedonia, e migliaia di persone vi sono rimaste bloccate. I migranti, per lo più provenienti da zone di conflitto in Siria, Iraq e Afghanistan, si sono rifiutati di muoversi da là, pur dovendo dormire in tenda in condizioni molto difficili, per non doversi allontanare troppo dal confine, con la speranza di poterlo attraversare.

L'operazione dovrebbe essere completata in dieci giorni. Le agenzie umanitarie hanno denunciato di continuo le condizioni disastrose del campo.

Fonte: The Post Internazionale

Alexander Van der Bellen è il nuovo presidente dell'Austria

Il candidato indipendente ha sconfitto per pochissimi voti l'ultra-nazionalista Norbert Hofer. Decisivo il voto per corrispondenza

Il candidato indipendente Van der Bellen.

Alexander van der Bellen è il nuovo presidente della Repubblica austriaca. Decisivo è stato il voto per corrispondenza. Fino a ieri, dopo il primo scrutinio, i due candidati erano testa a testa.

Norbert Hofer, leader del partito della Libertà (Fpoe) di estrema destra, prima del conteggio dei voti per corrispondenza si era attestato al 51,9 per cento dei voti, forte anche della maggioranza ottenuta al primo turno di queste presidenziali.

Alexander van der Bellen, professore 72enne, ex leader dei Verdi che correva come indipendente, aveva invece ottenuto il 48,1 per cento dei consensi.

Hofer, che aveva ottenuto la maggioranza alla prima tornata elettorale del 24 aprile scorso, sarebbe potuto diventare il primo capo di stato europeo di estrema destra.

Per la prima volta i due partiti centristi che hanno dominato la scena politica austriaca sin dalla fine della Seconda guerra mondiale sono fuori dalla corsa presidenziale.

I cittadini austriaci hanno perso fiducia nei partiti tradizionali di centrodestra e di centrosinistra, e la preoccupazione diffusa sulla questione migranti ha spinto molti elettori a sostenere l'estrema destra.

Al di là del risultato, chiaro è il segnale che emerge da queste elezioni presidenziali che hanno visto un’affluenza alle urne da record (71,8 per cento).

Metà della popolazione austriaca ha scelto un candidato ultra-nazionalista e un partito, considerato fino a qualche anno fa anti-sistema, promotore di politiche xenofobe e anti-europee.

La dimostrazione di forza della Fpoe ha de facto normalizzato la presenza di posizioni estremiste nel discorso politico nazionale (e internazionale), e rappresenta un monito da non sottovalutare: non solo per i partiti tradizionali austriaci, che dovranno affrontare ora una necessaria radicale trasformazione per sopravvivere alle prossime elezioni previste per il 2018, ma per l’intera Europa continentale.

Fonte: The Post Internazionale

lunedì 23 maggio 2016

24 anni fa la strage di Capaci


23 maggio 2016. Sono trascorsi 24 anni dalla strage di Capaci in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Per non dimenticare...


"Gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini" (Giovanni Falcone)

L’inchiesta sulle presunte partite truccate in Serie B

Dieci persone sono state arrestate a Napoli; tra gli indagati c'è anche Armando Izzo, calciatore del Genoa e della Nazionale

Maurizio Borsari/AFLO

Lunedì mattina i carabinieri di Napoli hanno arrestato 10 persone accusate di aver collaborato in modi diversi per truccare due partite del campionato di calcio di Serie B del 2014: Modena-Avellino del 17 marzo e Avellino-Reggina del 25 maggio. Secondo i carabinieri le dieci persone arrestate (tre sono ai domiciliari) sono affiliate al gruppo camorristico Vanella Grassi di Secondigliano, un quartiere della periferia nord di Napoli. Tra gli indagati c’è anche il calciatore del Genoa e della Nazionale italiana Armando Izzo: la notizia del suo coinvolgimento nell’indagine è stata data con grande enfasi dalla stampa, ma al momento non è chiaro quale sia stato il suo ruolo nel truccare le due partite e nei suoi confronti non sono state emesse misure cautelari. In passato l’annunciato coinvolgimento di calciatori in indagini di questo tipo si è rivelato poi infondato – per esempio i casi di Domenico Criscito e Gennaro Gattuso, tra gli altri – quindi è consigliabile prendere queste notizie con cautela.


I carabinieri di Napoli hanno arrestato 10 persone (7 in carcere e 3 ai domiciliari) del gruppo di camorra “Vanella Grassi” di Secondigliano in un’ operazione scattata all’alba nel capoluogo campano. Nei riguardi dei dieci è stata eseguita un’ordinanza di custodia cautelare al termine di un’inchiesta della Dda di Napoli sull’attività del clan su scommesse e partite di serie B. Durante le indagini è stata intercettata una telefonata nella quale si dice: “Dobbiamo mangiare tre polpette, abbiamo la pancia piena”. Il blitz dei carabinieri ha portato alla scoperta di alcune partite del campionato di calcio di serie B della stagione 2013-2014, il cui risultato è stato alterato dal clan. In questo filone dell’indagine, ci sarebbero due persone indagate, di cui una è un calciatore che ora milità nella massima serie, però non raggiunto da misura cautelare. Le due partite, finite nel mirino del pm, sono state disputate a maggio 2014. Identificati, inoltre, i componenti della rete di affiliati vicina al baby boss Umberto Accurso, arrestato l’11 maggio scorso.


(Continua a leggere sul sito di Repubblica)

Fonte: Il Post

I vincitori del Festival di Cannes 2016

I, Daniel Blake di Ken Loach ha vinto la Palma d'Oro. Cose da sapere su questo e altri premi

La modella Bella Hadid sul red carpet di Cannes alla proiezione di "La fille inconnue". Credit: Jean-Paul Pelissier

Il film del regista britannico Ken Loach, I, Daniel Blake ha vinto la palma d'oro, il premio assegnato al miglior film in competizione al Festival del Cinema di Cannes.

I, Daniel Blake è un film prodotto nel Regno Unito che racconta la storia di Daniel Blake, un falegname di 59 anni di Newcastle. Dopo un attacco cardiaco, deve ricorrere ai sussidi dello stato per la prima volta nella sua vita.

La sua strada si incrocia con quella di una madre single, Katie, e dei suoi due bambini, Dasy e Dylan. L’unico modo che aveva Katie di uscire da un ostello per senzatetto di Londra era quello di accettare un appartamento in una città sconosciuta, a 600 chilometri di distanza. Così Katie incontra Daniel, intrappolato come lei nelle maglie della burocrazia dei sussidi statali.

A Cannes 2016 non c'era nessun film italiano in gara. Qui sotto la lista di tutti i premi e in fondo il trailer del film che ha vinto l'ambita Palma d'Oro, il più prestigioso premio assegnato al Festival di Cannes. Qui tutti i film in concorso quest'anno.

I PREMI

Palma d'oro - Moi, Daniel Blake (I, Daniel Blake) di Ken Loach --- in fondo il trailer del film

Miglior attore - Shahab Hosseini per Forushande (The Salesman), di Asghar Farhadi

Miglior attrice - Jaclyn Jose per Ma' Rosa, di Brillante Mendoza

Miglior regia - Olivier Assayas per Personal Shopper e Cristian Mungiu per Baccalaureat (Graduation)

Miglior sceneggiatura - Forushande (The Salesman) di Asghar Farhadi

Miglior cortometraggio - Timecode di Juanjo Gimenez

Miglior opera prima - Divines di Houda Benyamina

Palma d’oro alla carriera - Jean-Pierre Léaud, che ha lavorato con Godard e recitato in Ultimo Tango a Parigi

Premio della giuria - American Honey di Andrea Arnold

Grand prix speciale della giuria - Juste la fin du monde (It's only the end of the world) di Xavier Dola




Fonte: The Post Internazionale

L'Iraq annuncia un'operazione militare contro l'Isis per riprendere Falluja

Il primo ministro Haider al-Abadi ha annunciato l’attacco e ha sollecitato la popolazione locale ad abbandonare la città

Soldati iracheni lanciano colpi di mortaio contro l'Isis a Falluja ad aprile 2016. Credit: Reuters

Il primo ministro iracheno Haider al-Abadi ha annunciato un’operazione militare contro l’Isis per riconquistare Falluja. Al-Abadi ha dichiarato alla tv di Stato che “l’ora della liberazione di Falluja è arrivata” e che “il nemico non ha scelta e dovrà scappare”.

L’esercito iracheno ha già sollecitato la popolazione locale ad abbandonare la città. Migliaia di volantini sono stati lanciati da aerei iracheni avvisando i civili della presenza di corridoi di sicurezza predisposti dai militari. Chi non potrà lasciare la propria abitazione dovrà esporre una bandiera bianca per non essere colpito.

L’esodo dei civili è iniziato sabato 21 maggio. La Reuters riporta che, su venti famiglie di un quartiere vicino al fronte, solo la metà è riuscita ad uscire da Falluja indenne a causa dei militanti del califfato e delle mine presenti sul territorio.

Secondo Human Rights Watch, nell’ultimo mese l’Isis ha impedito agli abitanti di lasciare la città, mentre le condizioni della popolazione sono sempre più disperate a causa della mancanza di generi alimentari. Tra i 60mila e i 90mila abitanti sono rimasti in città.

Falluja, nella provincia a maggioranza sunnita di Anbar, è sotto il controllo dell’Isis dal 2014. È una delle due principali roccaforti del califfato insieme a Mosul. L’operazione militare è molto delicata e potrebbe richiedere dalle due alle tre settimane di tempo.

A dicembre del 2015, l’esercito iracheno ha riconquistato la vicina di città di Ramadi con un’operazione che è durata diverse settimane. Tuttavia, fonti militari irachene stimano che il numero di militanti dell’Isis dovrebbe essere dimezzato negli ultimi mesi.

Ventimila forze di polizia si sono portate nei dintorni di Falluja in previsione dell’attacco, mentre l’esercito e altri combattenti circondano già la città che si trova a 65 chilometri a ovest di Baghdad, capitale dell’Iraq.

Fonte: The Post Internazionale

domenica 22 maggio 2016

Ucciso in Pakistan il leader dei Taliban

Mullah Akhtar Mansour è rimasto ucciso in un raid condotto da un drone americano in Belucistan

Mullah Akhtar Mansour. Credit: Reuters

L’agenzia afghana per la sicurezza ha confermato che il leader dei Taliban Mullah Akhtar Mansour è rimasto ucciso in un raid compiuto da un drone militare americano, sabato 21 maggio 2016.

Il Pentagono aveva riferito ieri che intorno alle 15:00 ora locale era stata lanciata, con l’autorizzazione del presidente Barack Obama, un’operazione nei pressi della città di Ahmad Wal, in Belucistan, regione del Pakistan al confine con l’Afghanistan.

Nel raid, che ha colpito un'automobile, hanno perso la vita due uomini e solo più tardi le autorità afghane ne hanno confermato l’identità.

Mansour era vicino al fondatore dei Taliban Mullah Omar, morto ufficialmente l’estate scorsa, ed era stato designato come suo successore.

I Taliban hanno rilasciato dichiarazioni contraddittorie rispetto alla morte del leader.

La scomparsa di Mansour è un serio colpo per l’organizzazione estremista e potrebbe innescare una feroce lotta per il potere.

Fonte: The Post Internazionale

sabato 21 maggio 2016

Sul volo Egyptair precipitato era stato rilevato del fumo

Il fatto sarebbe stato segnalato da alcuni messaggi partiti automaticamente dal velivolo poco prima di scomparire dai radar


Alcuni messaggi inviati in automatico dal volo Egyptair MS804, precipitato nel mar Mediterraneo orientale il 19 maggio scorso, avrebbero rilevato la presenza di fumo in bagno e nelle apparecchiature, al punto da poter aver mandato in avaria il pilota automatico.

Questo fatto sarebbe avvenuto nei minuti immediatamente precedenti la scomparsa dai radar del velivolo. Secondo gli inquirenti francesi, è ancora preso per chiarire quali siano state le cause che hanno portato l'aereo a precipitare.

Il volo Egyptair MS804 era partito da Parigi ed era diretto al Cairo. A bordo erano presenti 66 persone, che al momento risultano dispersi.

Fonte: The Post Internazionale

giovedì 19 maggio 2016

È morto Marco Pannella

Lo storico leader radicale, simbolo della difesa dei diritti civili, è morto a 86 anni in ospedale a Roma

Marco Pannella, storico leader radicale, è morto all'età di 86 anni.

Il 19 maggio 2016 è morto lo storico leader radicale Marco Pannella, simbolo della difesa dei diritti civili. Nel corso della sua vita, ha portato avanti battaglie controverse ma fondamentali, centrali per il dibattito pubblico italiano degli ultimi decenni.

Era malato da tempo, lottava contro due tumori, negli ultimi giorni le sue condizioni erano peggiorate considerevolmente. È scomparso in ospedale a Roma.

Nato a Teramo nel 1930, il suo nome di battesimo era Giacinto e nel 1955 fu tra i fondatori del Partito Radicale, appena nato da una scissione all'interno del Partito Liberale Italiano.

Proprio con questo partito, iniziò a sostenere battaglie laiche e in favore dei diritti civili, a partire da quella sul divorzio, sostenendo prima la legge Fortuna nel 1965 - con cui fu istituito il divorzio - e successivamente il referendum contro la sua abrogazione nel 1974.

Grazie anche a queste battaglie, nel 1976 i radicali riuscirono per la prima volta a eleggere alcuni rappresentanti in parlamento, tra cui lo stesso Pannella.

Fortemente contrario ai governi della Democrazia Cristiana e al loro dialogo col Partito Comunista Italiano, durante i cosiddetti anni di piombo, caratterizzati da una violenza politica, si fa promotore di un'opposizione nonviolenta alle leggi sull'ordine pubblico del governo.

Tra le iniziative nonviolente vi fu la violazione del divieto di manifestazioni imposto nel 1977 dal ministro dell'Interno Francesco Cossiga, in cui rimase uccisa la giovane studentessa Giorgiana Masi.

Con la regolarizzazione dello strumento referendario avvenuta negli anni Settanta, Pannella, da leader del Partito Radicale, lanciò una lunga serie di raccolte firme per promuovere consultazioni per l'abrogazione di diverse leggi.

Nel 1978, ad esempio, promosse ben otto quesiti referendari, anche se alla fine solo due vennero ammessi: quello sulla legge Reale sull'ordine pubblico e quello sul finanziamento pubblico ai partiti, entrambi respinti.

Tra le altre iniziative nonviolente vi furono anche i suoi scioperi della fame e della sete, effettuati per porre l'attenzione su numerosi temi, come l'amnistia e i diritti dei carcerati.

Nel 1981, quando il Movimento per la Vita promosse il referendum per abolire la legge sull'aborto, i radicali ne promossero uno parallelo - che venne respinto - per abolire ogni restrizione esistente all'interruzione della gravidanza.

Negli anni Ottanta, il Partito Radicale su iniziativa di Pannella diede inizio a nuove campagne, a partire da quella ambientalista e anti-nuclearista. I radicali contribuirono così alla nascita delle liste verdi, mettendo anche a loro disposizione il simbolo del sole che ride.

Anche per questa ragione, sempre in quegli anni Pannella promosse la trasformazione della struttura del Partito Radicale, che divenne "transnazionale e trans-partito", accettando la doppia tessera, decidendo di non presentarsi più alle elezioni come "Partito Radicale" ma sotto altre denominazioni o ospite in altre liste, anche per dare visibilità ad alcuni importanti temi.

Tra queste battaglie, quella contro il giustizialismo, quella per l'abolizione della pena di morte in tutto il mondo, quella per una legge elettorale maggioritaria con collegi uninominali e quella contro il finanziamento pubblico ai partiti.

Nel 1992 Marco Pannella venne eletto presidente della XIII Circoscrizione di Roma, quella che comprende la zona di Ostia e Acilia. Durante questo incarico, mantenuto solamente per circa cento giorni, si batté principalmente contro l'abusivismo edilizio e contro la corruzione.

Nel 1994, nell'ottica di un programma liberale, Pannella decise di allearsi con Silvio Berlusconi. Tuttavia, il suo partito non raggiunse il nuovo quorum del 4 per cento e non venne rieletto in parlamento. Nel 1996, sempre nell'ambito del centrodestra, creò una lista comune con lo storico dell'arte Vittorio Sgarbi, la lista Pannela-Sgarbi, che neanche questa volta raggiunse il quorum.

Nel 1999, invece, grazie anche alla campagna per l'elezione a presidente della Repubblica di Emma Bonino e a una forte presenza pubblicitaria nelle reti televisive, i radicali - presentatisi con il nome di Lista Emma Bonino - raggiunsero il loro massimo storico con oltre il 9 per cento dei voti.

Nel 2006 Pannella e i radicali tornarono nell'ambito del centrosinistra, creando una lista comune con i Socialisti Democratici Italiani (Sdi), chiamata Rosa nel Pugno, che tuttavia non ottenne il consenso sperato e terminò la propria esperienza subito dopo le elezioni.

Nel 2008, invece, i radicali furono ospitati nelle liste del Partito Democratico, il cui regolamento non permise però la candidatura di Marco Pannella dal momento che aveva già svolto numerose legislature da parlamentare.

L'ultima grande battaglia di Marco Pannella, invece, fu quella per l'amnistia, per cui nel 2011 mise in atto il suo più lungo sciopero della fame, durato quasi tre mesi.

Fonte: The Post Internazionale