mercoledì 21 ottobre 2015

La visita a sorpresa di Bashar al Assad a Mosca

Il presidente russo Vladimir Putin e il presidente siriano Bashar al Assad al Cremlino, a Mosca, il 20 ottobre 2015. (Alexei Druzhinin, Cremlino/Ria Novosti/Reuters/Contrasto)

Il presidente siriano Bashar al Assad ha incontrato il presidente russo Vladimir Putin martedì sera a Mosca nella sua prima visita all’estero dall’inizio della guerra civile in Siria nel 2011. Il Cremlino lo ha riferito solo oggi, senza precisare se il leader siriano si trovi ancora in Russia. Nella ricostruzione della presidenza russa, il colloquio sarebbe servito ad Assad soprattutto per ringraziare Putin dell’intervento militare in Siria.

L’intesa tra Assad e Putin. Secondo la televisione siriana, i due presidenti hanno discusso del proseguimento delle operazioni militari contro i gruppi “terroristici” – come i media dei due paesi chiamano indistintamente gli oppositori di Assad – e della prospettiva di un’offensiva di terra. Putin ha promesso di assistere il presidente siriano sia sul fronte militare sia su quello diplomatico, e ha detto che chiederà ad altri paesi di collaborare per trovare una soluzione al conflitto.

Dall’inizio dell’operazione militare in Siria, secondo diversi governi occidentali e testimoni Mosca avrebbe bombardato soprattutto i gruppi di opposizione al regime di Assad, anche quelli sostenuti dalla coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti, e avrebbe colpito in minima parte i jihadisti dello Stato islamico. Nei nove mesi prima dell’inizio dell’intervento russo l’esercito siriano aveva subito pesanti sconfitte: i ribelli avevano conquistato terreno nelle province di Idlib e Hama e contrastato efficacemente le forze governative ad Aleppo e Deraa, vicino ai confini con la Giordania, il Libano e Israele. Il gruppo Stato islamico invece si è esteso nella provincia di Homs, dove si trova il sito archeologico di Palmira.

Gli ultimi raid russi in Siria. Il 19 ottobre un attacco aereo nella provincia occidentale di Latakia ha ucciso cinque combattenti del gruppo ribelle Prima divisione costiera, che ha ricevuto aiuto militare anche dagli Stati Uniti e fa parte della coalizione dell’Esercito siriano libero. Tra questi c’era anche uno dei leader del gruppo, Basil Zamo, ex capitano dell’esercito regolare. Anche quindici civili sono rimasti uccisi nel raid. È la terza volta che l’aviazione russa colpisce la Prima divisione costiera. Fonti dell’esercito siriano citate dall’agenzia di stampa siriana Sanaa hanno comunque smentito la presenza sul terreno di truppe da combattimento russe.

La timida apertura della Turchia ad Assad. Nel frattempo l’ipotesi di un coinvolgimento del presidente siriano in una transizione politica per la pacificazione, secondo la Reuters, avrebbe ottenuto il consenso di Ankara. Secondo fonti vicine all’esecutivo, la Turchia sarebbe favorevole a un periodo di sei mesi in cui il presidente siriano possa continuare a governare, dopo un accordo sul futuro politico del paese con le forze dell’opposizione, e ne sta parlando con gli Stati Uniti e altri alleati. Questa linea contrasta con la posizione sostenuta finora da Ankara per cui una soluzione del conflitto non avrebbe mai potuto comprendere Assad. Il primo ministro turco Ahmet Davutoğlu ha precisato oggi che la linea del suo governo resta quella che l’attuale presidente siriano ha perso qualsiasi legittimità e una futura transizione dovrà reggersi sulla garanzia che Assad si ritiri.

Tra i paesi europei non c’è una linea comune sulla questione: la Francia vorrebbe che Assad lasci il suo ruolo il prima possibile, mentre Germania, Regno Unito e Italia sembrano più disposti a una soluzione di compromesso per un tempo limitato.

Fonte: Internazionale

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