lunedì 28 settembre 2015

Siria, la Francia: «Continueremo fino a che necessario». Renzi: «No a una Libia-bis»

François Hollande: "Abbiamo colpito i nostri obiettivi", disappunto di Vladimir Putin: "Senza Assad la regione rischia la destabilizzazione". Matteo Renzi: "Non vogliamo un'altra Libia"


Siria, la Francia inizia i bombardamenti contro l’Isis che, dice il primo ministro francese Manuel Valls, “continueranno fino a che necessario”. E’ il capo di Stato François Hollande che ieri, dall’Eliseo, annuncia che “i primi obiettivi” sono stati raggiunti. “Un campo di addestramento dello Stato Islamico è stato distrutto”. Si tratterebbe di una base di addestramento di jihadisti vicino a Deir Az Zor che sarebbe stato “totalmente annientato”.

SIRIA, LA FRANCIA INIZIA I BOMBARDAMENTI CONTRO L’ISIS - “Altri interventi”, ha continuato Hollande, “potranno trovare spazio nelle prossime settimane, se necessario”. E’ il ministro della Difesa francese, Jean Yvres Le Drian, che in un’intervista a le Monde di quasi dieci giorni fa aveva anticipato i contenuti e le basi dell’intervento contro la Siria: la base giuridica sarebbe “l’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, relativa alla legittima difesa, secondo il quale ogni stato ha il “diritto naturale” di difendersi in caso di “aggressione armata” fino a che il Consiglio di Sicurezza Onu non abbia preso le misure necessarie per il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale. E la Francia agisce appunto contro i “centri di formazione dei combattenti stranieri che preparano non più solo chi interverrà nel Daesh o nel Medio Oriente, ma anche chi si prepara ad agire in Europa, e in particolare in Francia”.

E’ stato il presidente Hollande, prima di partire per l’Assemblea Generale, a dettagliare i numeri dell’intervento francese: “Sei aerei, di cui cinque Rafale, sono stati utilizzati per colpire obiettivi senza conseguenze sulla popolazione civile”, riporta Liberation, senza rinunciare a spiegare che la Francia si prepara a “discutere con tutti, nessuno escluso”, riguardo la convinzione che “l’avvenire della Siria non possa passare per il presidente Bashar Al Assad”. E proprio sulla questione geopolitica che è intervenuto il presidente russo Vladimir Putin – in un’intervista alla Cbs – sostenendo che l’unico modo per risolvere la crisi siriana sia, in effetti, fornire appoggio all’attuale governo perché senza Assad, “la Siria diventerebbe uno stato fallito: non c’è altra soluzione alla crisi siriana che il rinforzare le strutture di governo e attrezzarle per la lotta al terrorismo”: senza questo sostegno, argomenta il presidente russo, “vincerà l’Isis”; piuttosto diverso il parere francese con Hollande che continua a mantenere sullo stesso piano l’Isis e il presidente Assad, che ha causato “250mila morti e che è il principale responsabile di quel che viene chiamato il conflitto siriano”, mentre le truppe dello Stato Islamico commettono “atrocità senza nome”. Anche da parte italiana, comunque, non mancano le perplessità: “Bisogna evitare che si ripeta una Libia bis. La posizione italiana è sempre la stessa non facciamo blitz e strike ma collaboriamo con la coalizione internazionale”, ha detto Matteo Renzi da New York.

Copertina: Getty Images

Fonte: Giornalettismo

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