mercoledì 16 settembre 2015

L'emergenza profughi e il ruolo dell'Italia


Dopo anni di politica estera ai margini e di ''impresentabili'' inviati a consessi internazionali, l'Italia ha scoperto di avere un ruolo importante nel Mediterraneo, e lo sta svolgendo in modo encomiabile. Il ministro Gentiloni, a Londra a Chatham House, ha ribadito che il governo italiano proseguirà la sua battaglia perché l'Unione europea abbia un meccanismo permanente per ridistribuire i profughi tra gli stati membri. Nel frattempo l'Italia continuerà ad accogliere profughi. L'esodo di migliaia di persone da paesi in guerra è un'emergenza internazionale - non nazionale - che richiede una soluzione coordinata, così come assistenza e accoglienza sono doveri ai quali i paesi dell'Europa - tra cui sono incluse le maggiori economie al mondo - non possono sottrarsi.

In un paese che finora ha accolto un numero irrisorio di profughi e il cui governo ha promesso di ammettere ben (!) 20.000 persone da qui al 2020 - rispetto ai circa 200.000 accolti sinora in Italia - la dimensione morale implicita nelle parole di Gentiloni non è sfuggita ai presenti in sala. Va detto che la Gran Bretagna finora ha contribuito al Fondo Syria Response organizzato dall'Onu con circa 475 milioni di dollari - al secondo posto dopo gli Stati Uniti. Questo contributo riflette l'approccio del governo inglese che la questione dei profughi vada affrontata nei paesi di origine, un approccio condivisibile in linea di principio, ma di difficile applicazione in termini pratici. Anche nell'ipotesi che i tempi per valutare i casi di migliaia e migliaia di persone che richiedono il riconoscimento di rifugiati possano essere ridotti, come si può pensare di avere uffici consolari - o di rappresentanza Ue - in paesi senza un governo legittimo e con enormi problemi di ordine interno?

In assenza di un programma europeo per far fronte all'emergenza umanitaria, l'onere cade su ciascun paese, ed è un onere che molti non vogliono affrontare per non alimentare tensioni e intolleranza e quindi far crescere il consenso intorno a partiti e movimenti anti-stranieri. Da mesi il governo inglese si rifugia dietro la scusa che una politica di accoglienza dei profughi darebbe forza agli euroscettici che chiedono che la Gran Bretagna riconsideri e rinegozi i termini della sua appartenenza all'Unione Europea. Ma il governo ha sottovalutato l'impatto emotivo che nelle ultime settimane questa emergenza umanitaria sta avendo sull'opinione pubblica. Più aiuti sono stati promessi, ma non un significativo contributo ad accogliere le migliaia di persone che sono arrivate e continueranno ad arrivare in Europa.

Esiste il dovere morale all'accoglienza nei confronti delle vittime di guerre e persecuzioni, senza il quale il progetto dell'Europa unita perde la sua dimensione politica per limitarsi alla costruzione di un mercato unico europeo. C'è quindi un'importante lezione che viene dall'Italia - e dalla Germania - nel farsi carico dei profughi "nonostante tutto". Bisogna però chiedersi se questa generosità sia sostenibile. La Germania ha incominciato ad arretrare e il rischio è che i paesi di confine, come l'Italia, si ritrovino ancora una volta a dover affrontare l'emergenza profughi con le loro forze. Esiste una soluzione diplomatica ed europea, ma i governi non direttamente sulle rotte dei profughi non sono disposti a considerare. La ''lezione'' di Gentiloni a Chatham House ha dimostrato che l'Italia può farsi ascoltare, e deve farlo non solo nelle aule della Commissione a Bruxelles, ma anche nei 'pensatoi' che fanno opinione in molti paesi europei (e non solo).

Fonte: L'Huffington Post

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