venerdì 24 luglio 2015

Il processo per l’Ilva di Taranto rischia di far scomparire Sel

Non solo Vendola, a giudizio vanno pure il coordinatore Nicola Fratoianni e il sindaco di Taranto Ippazio Stefàno. In aula il 20 ottobre

Alessandro Da Rold


In passato forse era capitato solo alla Forza Italia di Silvio Berlusconi, Marcello Dell’Utri e Denis Verdini, di avere i vertici del partito rinviati a giudizio. Adesso il poco invidiabile record tocca a Sinistra Ecologia e Libertà. Perché tra le 44 persone che andranno a processo per il disastro ambientale provocato dall’Ilva di Taranto non c’è solo l’ex governatore della Puglia e presidente di Sel Nichi Vendola, ma anche il coordinatore del partito Nicola Fratoianni, ex assessore in regione. Senza dimenticare il sindaco di Taranto Ippazio Stefàno.

Il primo è accusato di concussione aggravata, il secondo di favoreggiamento personale, perché come si spiegava nella richiesta di rinvio a giudizio «quale assessore alle politiche giovanili - si scrisse nelle motivazioni di conclusione delle indagini - al fine di assicurare a Vendola Nicola l’impunità, aiutava quest’ultimo a eludere le investigazioni dell’autorità». Stefàno deve rispondere di omissioni in atti d’ufficio. Nemmeno una settimana fa Fratoianni sponsorizzava Vendola come vicesindaco di Roma. Il processo comincerà il 20 ottobre prossimo davanti alla Corte d'Assise di Taranto. Ma potrebbe avere pesanti ricadute sui rapporti interni al centrosinistra e soprattutto su quelle nuove realtà di sinistra che potrebbero nascere in futuro. La prima è stata quella di Pippo Civati, con Possibile, poi con Stefano Fassina, Futuro a Sinistra. Bisognerà attendere il termine del processo, ma i prossimi anni potrebbero essere molto duri e difficili per Sel.

Secondo l’accusa avrebbero aiutato l’Ilva ad integrare il reato di disastro. In particolare, Vendola avrebbe esercitato pressioni sul direttore generale di Arpa Puglia (Agenzia regionale di protezione ambientale), Giorgio Assennato (a sua volta a giudizio per favoreggiamento personale), per far "ammorbidire" la posizione della stessa Agenzia nei confronti delle emissioni nocive prodotte dall'Ilva. In questo modo, sostiene la Procura, «Vendola avrebbe consentito all'azienda di continuare a produrre senza riduzioni di emissioni inquinanti, come invece suggerito dall'Arpa in una nota del 21 giugno 2010 stilata dopo una campionatura che aveva rilevato picchi di benzoapirene».

Non solo, per i giudici Vendola avrebbe minacciato la non riconferma di Assennato, il cui mandato scadeva nel febbraio 2011. I fatti contestati sono compresi nel periodo che va dal 22 giugno 2010 al 28 marzo 2011. La concussione aggravata è contestata a Vendola in concorso con Girolamo Archinà (ex responsabile ai rapporti istituzionali dell'Ilva), Fabio Riva (ex vicepresidente di Riva Fire), Luigi Capogrosso ('ex direttore dello stabilimento siderurgico di Taranto) e Francesco Perli (avvocato dell'Ilva). A processo anche Bruno Ferrante, ex presidente dell'Ilva ed ex prefetto di Milano. A giudizio va pure Donato Pentassuglia, ex-assessore alla sanità oggi consigliere regionale del Partito Democratico.

«Sarei insincero se dicessi, come si usa fare in queste circostanze, che sono sereno. Sento come insopportabile la ferita che mi viene inferta da un’accusa che cancella la verità storica dei fatti: quella verità è scritta in migliaia di atti, di documenti, di fatti. Io ho rappresentato la prima e l’unica classe dirigente che ha sfidato l’onnipotenza dell’Ilva e che ha prodotto leggi regionali all’avanguardia per il contrasto dell’inquinamento ambientale a Taranto», è la prima dichiarazione per l'ex governatore, che aggiunge: «Mi aspettavo che l’inconsistenza del teorema accusatorio producesse il mio proscioglimento già a conclusione dell’udienza preliminare».

«La decisione del gup è un fatto importante per la città di Taranto e per tutto il popolo inquinato», fa sapere Angelo Bonelli, coportavoce nazionale dei Verdi. «Taranto, la città dei veleni in cui 30 persone ogni anno perdono la vita a causa dell'inquinamento, i bambini si ammalano di tumore del 54 per cento in più rispetto alla media pugliese, la diossina ha contaminato la catena alimentare e gli operai muoiono in fabbrica per gravi incidenti sul lavoro, potrà cominciare a sperare di avere giustizia. E questo processo sarà il più importante nella storia della Repubblica italiana».

Fonte: Linkiesta.it

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