mercoledì 15 luglio 2015

Hiv, tra pregiudizi, razzismo e nuovi farmaci


Di Alessandro Proietti

Un maggior accesso ai farmaci antiretrovirali ha trasformato le prospettive di 15 milioni di persone, nonostante il virus sia segnalato in ripresa negli ultimi cinque anni in molti paesi. La fotografia della situazione attuale è stata scattata dall’Onu, secondo cui la vita media degli individui sieropositivi è aumentata di 19 anni rispetto al 2001. Gli esperti sostengono, però, che la gran parte dei farmaci non riuscirà ad impedire l’incremento di mortalità nei paesi dell’Africa sub-sahariana. Attualmente, la durata media della vita di un sieropositivo si aggira a 55 anni, grazie alla diffusione di farmaci più economici e alla portata di un gran numero di persone.

L’obiettivo delle Nazioni Unite, attraverso dei programmi specifici, era di consentire l’accesso alle cure a 15 milioni persone. A 14 anni di distanza solo 700 mila sono state aiutate. Dal 1983, anno della scoperta dell’Aids, numerose compagne globali hanno coinvolto attivisti, celebrità dello spettacolo e politici. Ma, nonostante l’aumento e la qualità della vita media, gli esperti hanno messo in allerta i governi che se nei prossimi cinque anni non saranno aumentati i finanziamenti e l’accesso ai farmaci, si potrebbe assistere a un ritorno dell’Hiv.

Secondo il rapporto delle Nazioni Unite UNAIDS , le persone che convivono con l’Hiv sono tra i 34,3 e 41,4 milioni di persone. La gran parte delle quali si trova nel continente africano. Tra i 24 e i 28,7 milioni vivono nell’Africa sub-sahariana. Tuttavia, grazie all’accesso alle cure, il numero dei decessi dal 2000 è sceso del 48%. Il costo di un trattamento antiretrovirale è passato dai 12.600 euro circa all’anno del 2000, a meno dei 90 euro attuali. Il numero delle persone contagiate è sceso dai 3 milioni del 2001 ai 2 milioni del 2014. I decessi sono passati, secondo il rapporto, dai 2 a 1,2 milioni dello stesso periodo. I finanziamenti dei governi sono passati dai 4,5 del 2001 ai 19 miliardi di euro attuali. Gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGS) parlano di una fine epidemia entro il 2030, con l’accesso dei farmaci a tutti i sieropositivi e un numero di decessi che dovrebbe attestarsi intorno alle 200mila l’anno. Il segretario dell’Onu Ban Ki Moon ha parlato di “’obiettivo ambizioso, ma realistico entro il 2030”.

Resta da sconfiggere, obiettivo non meno importante e sfidante, anche il clima di razzismo e pregiudizio che ancora aleggia intorno a quanti contraggono questa malattia.

Fonte: Diritto di critica

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