lunedì 29 giugno 2015

Referendum Grecia: cosa succede se vince il sì, cosa succede se vince il no

Il Messaggero analizza cosa potrebbe accadere dopo il referendum


Al di là delle rassicurazioni, il timore è l’effetto contagio per la crisi in Grecia. Il rifiuto di Tsipras di accettare le proposte dei creditori internazionali e la decisione del Parlamento di convocare una consultazione popolare il 5 luglio per chiedere ai cittadini greci se accettare o rifiutare le condizioni poste per l’accordo sul debito, lasciano non poche incognite. In Italia già il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha smentito pericoli per il nostro Paese: «Rischi? Nessuno. La Bce è preparata». Ma è chiaro che, dato che non esistono precedenti, gli effetti del possibile Grexit impensieriscano tutta l’Eurozona.


CRISI GRECIA, GLI SCENARI - Dopo l’annuncio della chiusura delle banche greche, le Borse di tutto il mondo – compresa Piazza Affari – sono state oggi trascinate verso il basso, dopo i primi segnali sui mercati asiatici. Sul Messaggero si provano ad analizzare gli scenari possibili: intervistato dal quotidiano romano è Ugo Loser, numero uno di Arca (società di gestione del risparmio che amministra quasi 30 miliardi di euro, ndr) a spiegare:

«Se uno volesse essere razionale, gli scenari non sono così problematici. Il Pil della Grecia è marginale, il debito sono ormai cinque anni che è sotto controllo, è arrivato il Quantitative easing, c’è stata una sentenza della Corte Costituzionale tedesca che ha riconosciuto la legittimità dell’Omt, il bazooka di Draghi, ci sono stati i rafforzamenti delle banche. Sembrerebbe», sostiene, «che oggi la Grecia dentro o fuori i mercati non faccia alcuna differenza». Insomma, gli operatori starebbero guardando al tira e molla tra Atene da un lato, e Bruxelles e Francoforte dall’altro, più come a una telenovela che come ad una questione che possa creare effettivi sconquassi. Eppure c’è un “ma”. «Il caso Lehman ha insegnato che fin quando una cosa non succede realmente noi non sappiamo quali possono essere le vere conseguenze. Per esempio, quali sono i contratti derivati di cds (credit default swap, ndr) che sottostanno alla Grecia, e quali sono gli effetti a catena che si possono scatenare se, supponiamo, un grosso hedge fund di Hong Kong si è scommesso, per modo di dire, la casa su Atene. Tutto questo può rendere molto nervosi i mercati»

IL RUOLO DI DRAGHI E DELLA BCE - Da più parti si confida nella capacità del presidente della Bce Mario Draghi di arginare sul nascere qualsiasi tipo di contagio:

«Ha fatto intendere che può anticipare il Quantitative easing, invece di acquistare 60 miliardi al mese di titoli pubblici può mettere subito sul piatto 300 miliardi, che sono un multiplo del debito greco». Senza considerare la possibilità di attivare, parafrasando il dottor Stranamore, quell’arma-da-fine-mondo che è l’acquisto illimitato di titoli pubblici attraverso l’Omt, il bazooka del «whatever it takes» promesso da Draghi per salvare l’euro ma mai fino ad oggi usato. «È chiaro», secondo Loser, «che la priorità della Bce non è la Grecia,ma sono i mercati. Se la reazione sarà ferma e decisa, i rischi per la stabilità europea saranno inferiori»

GRECIA, IL REFERENDUM E GLI SCENARI - In attesa del referendum del 5 luglio, nella prima giornata con le banche chiuse in Grecia è prevista in serata la manifestazione di Syriza contro l’austerità e per il “no” davanti al Parlamento. Domani, invece, sarà l’ex premier Antonis Samaras e l’opposizione a sfilare per il “sì”, dopo aver già chiesto al premier di fare un governo di unità nazionale. Domani riapriranno anche i bancomat, ma il prelievo massimo sarà di 60 euro al giorno.

In caso di vittoria dei no, per il Messaggero l’addio all’euro «sarebbe un regalo alle classi sociali greche più agiate i cui patrimoni sono già in parte all’estero. Tornare alla dracma significa una enorme svalutazione. E dunque i greci (o altri) in grado di disporre di euro, in futuro potrebbero comprare imprese o immobili ateniesi a prezzi (in dracma) stracciati, impoverendo ancora i cittadini grecimeno fortunati». Una vittoria del “si”, secondo il quotidiano romano comporterebbe un nuovo patto tra Grecia e creditori, elezioni anticipate e la nascita di un nuovo governo.

Anche per il quotidiano romano, l’Italia non rischia il contagio:

Lo spread (maggiori interessi pagati dai titoli pubblici italiani rispetto a quelli tedeschi) è sceso da 600 punti di inizio 2011 a circa 130. Probabilmente risalirà ma non si intravedono sconvolgimenti. Le banche e le imprese italiane sono poco esposte con Atene. Lo Stato italiano invece, tramite i fondi europei di sostegno, ha prestato circa 37miliardi alla Grecia (la Germania 60).

Tradotto, niente panico. Anche perché, si precisa:

«Il debito pubblico greco ammonta a 315 miliardi: appena il 5% di quello complessivo di Italia, Francia e Germania. Il fallimento di Atene non creerebbe voragini incolmabili. Le Borse Ue vengono poi da una fase prudente: probabilmente registreranno oscillazioni (specie i titoli bancari) ma senza avvitamenti. La Bce ha fatto sapere di poter controllare lo scacchiere e gli Usa intendono difendere la loro ripresa»

Fonte: Giornalettismo

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