giovedì 18 giugno 2015

La ferrovia cinese in Amazzonia: 5300 km di devastazione

La proposta di una linea ferroviaria di 5300 chilometri attraverso l’Amazzonia ha messo in allarme le tribù di nativi che nella foresta vivono.

di Massimo Bonato

La proposta di una linea ferroviaria di 5300 chilometri attraverso l’Amazzonia ha messo in allarme le tribù di nativi che nella foresta vivono. I popoli indigeni dell’Amazzonia hanno ora un motivo in più di preoccupazione, paura e indignazione.


Una Grande opera. Una ferrovia transcontinentale che unirebbe le coste del Perù a quelle del Brasile, correndo dal Pacifico all’Atlantico attraverso l’Amazzonia, con un investimento di 30 miliardi di dollari. È uno dei progetti che ha portato con sé il premier cinese Li Keqiang in visita ufficiale a Brasilia e a Lima, durante il viaggio in America Latina il mese scorso. La ferrovia consentirebbe l’esportazione massiccia di prodotti agricoli come la soia, il mais, carne di manzo, insieme a minerali di ferro, rame, il tanto legname. Viceversa servirebbe alla Cina per penetrare il continente assicurandosi la possibilità di raggiungere da lì facilmente i mercati di Brasile, Paraguay, Uruguay e Argentina.

Impatto ambientale e costo umano a latere. Se il fine è il profitto, di quelli si può parlarne poi. Intanto però la preoccupazione serpeggia, perché il tracciato ferroviario dovrebbe attraversare molti territori di popolazioni indigene e si insinuerebbe in aree ad alta biodiversità ambientale e animale, come le foreste pluviali a sud di Perù e Brasile, la regione del Mato Grosso o le foreste andine.

Ma i vantaggi economici sarebbero venuti a un essere umano di massa e il costo ambientale: la linea sarebbe attraversare molti territori indigeni e aree ad elevata biodiversità attraverso la foresta amazzonica nel sud del Perù e Brasile, nella regione del Mato Grosso in Brasile, e foreste della nube peruviani e altri andina sensibile habitat.

Ninawa Kaxinawá, leader di una comunità indigena che ha scoperto di vivere nei pressi di dove i lavori dovranno aver luogo, ha detto a Survival International: “Questa ferrovia è il male e minaccia il nostro popolo. Per noi nativi e i nostri fratelli incontattati questo progetto rappresenta un pericolo mortale che potrebbe mettere fine alla foresta e la nostra vita!”

Se realizzata, la linea ferroviaria potrebbe devastare terra e vita dei popoli indigeni, aprendo le loro regioni allo sfruttamento industriale, alle miniere illegali, a una nuova stagione di deforestazioni e colonizzazione.

Ma con un mercato emergente come quello cinese, la ferrovia porterebbe con sé anche una maggior domanda, in termini di maggiori acquisti di derrate alimentari, ovvero maggiore industrializzazione dell’agricoltura con relativa necessaria deforestazione per cavarne coltivi estensivi; maggiore sfruttamento minerario per inondare la Cina di minerali di cui l’America Latina è ricca, con conseguente moltiplicarsi di miniere a cielo aperto, e lotte sociali come quelle che già sono in corso. Una ferrovia insomma, che aggiungerebbe una pressione devastante sull’ambiente e anche sull’uomo.

Secondo il direttore generale di Survival, Stephen Corry, la ferrovia “rischia di provocare ancora più devastazione nella foresta amazzonica e nei suoi popoli, mentre gli studi dimostrano che i popoli tribali sono i migliori ambientalisti, le loro terre si trovano ad affrontare violenti attacchi da parte di progetti di sviluppo”. 

Non si tratta di timori infondati o pregiudizi. Negli anni Ottanta, i 900 chilometri della ferrovia tracciata lungo la foresta amazzonica nordorientale del Brasile ha avuto drammatici risvolti. Gli incontattati Awá si sono trovati al centro dei lavori e la ferrovia ha aperto le loro terre al libero accesso a taglialegna illegali, allevatori di bestiame e coloni. In pochi anni si sono ritrovati espropriati del 30% del territorio in cui da sempre hanno vissuto. Nel frattempo erano stati decimati dai massacri prima e dalle malattie poi.

Dice Stephen Corry: “Per secoli, i popoli originari americani sono stati sacrificati sull’altare del profitto Molti non sopravvivono all’assalto condotto contro il loro ambiente e le loro vite. Per le tribù incontattate questa ferrovia è un genocidio”.

Fonte: _omissis_

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