lunedì 14 luglio 2014

Israele-Palestina, la convivenza è possibile?

Da ormai 67 anni esiste uno stato artificiale creato ad hoc per una fazione appartenente a un credo religioso; come si evince dal titolo dell’articolo sto parlando di Israele. Israele è sorta nel protettorato britannico di Palestina nato a sua volta poco prima del termine della prima guerra mondiale (1917) dopo che il territorio era stato tolto all’impero ottomano dai ribelli arabi alleati degli inglesi.
Contemporaneamente alla nascita dello stato israeliano nacque anche lo stato di Palestina la risoluzione delle Nazioni Unite n°181 ripartiva il territorio palestinese tra questi due stati riconoscendo l’esistenza di entrambi.
GLI ANNI DEL TERRORISMO SIONISTA
Nel mandato britannico di Palestina, tra gli anni trenta e quaranta, agirono due gruppi terroristi sionisti il cui obiettivo, oltre alla cacciata dell’esercito britannico, era la nascita di uno stato ebraico-sionista; l’IRGUN e il LEHI.
L’IRGUN o Etzel fu fondato nel 1931 dalla scissione di alcuni appartenenti all’Haganah (altra organizzazione sionista) accusata di adottare una politica troppo socialista, l’Haganah fu il partito di Ben Gurion che decise di combattere l’asse a fianco degli alleati (invece di scegliere l’alleanza con i nazisti come il LEHI). Sostanzialmente l’IRGUN si prefigurava come una milizia ultranazionalista anti britannica e anti araba (come il Likud e l’estrema destra oggi). Dal ’36 al ’39 si assistette ad una rivolta araba dovuta soprattutto all’aumento della popolazione ebraica nel Mandato (dagli 80.000 del 1918 ai 400.000 del 1936), durante questa rivolta molti ebrei vennero uccisi, la conseguenza di questa rivolta fu il rafforzamento dei movimenti sionisti tra cui l’IRGUN che poté garantire ai propri affiliati l’alleanza di parte delle autorità inglesi che arruolarono molti sionisti nelle milizie locali (le special night squad). Durante la seconda guerra mondiale gli uomini dell’IGRUM furono attivi sia all’interno delle forze britanniche sia nella divisione ebraica che combatté in Italia. Non era ancora finita la seconda guerra mondiale che l’IRGUN tornò al suo vecchio amore, il terrorismo contro l’autorità britannica; guidati dal futuro primo ministro Begin i terroristi sionisti si resero colpevoli di rapimenti e attentati come quello del King David hotel dove perirono 91 persone o la strage di Deir Yassin dove vennero trucidati 107 palestinesi (l’azione venne condannata dall’Haganah). L’IRGUN si rese responsabile di azioni anche in Europa dove, tra l’altro, attaccò l’ambasciata britannica a Roma.
Il LEHI venne fondato nel 1940 da Avraham Stern, appartenente all’ala più estremista dell’IRGUN, che però concentrò i suoi attacchi solo su obiettivi britannici lasciando, almeno inizialmente, in pace gli arabi. Il LEHI, durante la seconda guerra mondiale, si accostò all’asse inviando a Naftali Lubenchik a Beirut per incontrare il funzionario tedesco Von Hentik per trovare un accordo sulla nascita di uno stato ultranazionalista ebraico di stampo fascista, l’affare non andò in porto a causa dell’inefficienza dell’ambasciata tedesca ad Ankara dove venne inviata la bozza di un accordo. Finita la guerra il Lehi si rese colpevole, al pari dell’IRGUN, di attentati in Europa e in Palestina dove partecipò anche al massacro di Deir Yassin, inoltre il Lehi assassinò il mediatore dell’ ONU, il conte Folke Bernadotte. Entrambi i gruppi si sciolsero ma per la destra israeliana, che critica il terrorismo di hamas, questi uomini sono eroi.
LA RISOLUZIONE DELLE NAZIONI UNITE N° 181
Dopo la fine del mandato britannico in Palestina, i gruppi nazionalisti delle due parti (Lehi e IRGUN da una parte, nazionalisti arabi ex alleati dell’asse dall’altra) diedero inizio a scontri e massacri, soprattutto questi massacri ebbero vittime palestinesi. L’assemblea delle Nazioni Unite, per porre fine a questa strage, il 29 novembre 1947 approvò la risoluzione n°181 che divideva il territorio dell’ex mandato britannico tra arabi ed ebrei. Durante le votazioni hanno votato a favore: Stati Uniti d’America, Australia, Belgio, Bolivia, Brasile, Bielorussia, Canada, Costa Rica, Danimarca, Repubblica dominicana, Ecuador, Francia, Guatemala, Haiti, Islanda, Liberia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Nicaragua, Norvegia, Panamá, Paraguay, Perù, Filippine, Polonia, Svezia, Cecoslovacchia, Ucraina, Unione Sudafricana, URSS, Uruguay e Venezuela; contro: Afghanistan, Arabia Saudita, Cuba, Egitto, Grecia, India, Iran, Iraq, Libano, Pakistan, Siria, Turchia e Yemen. e sono astenuti: Argentina, Cile, Cina, Colombia, El Salvador, Etiopia, Honduras, Messico, Regno Unito, Jugoslavia.
L’URSS votò a favore poiché sperava che il nuovo stato ebraico potesse essere uno stato comunista, che si poggiasse sul sionismo libertario e quindi vicino ad ideali socialisti e comunisti; la speranza era avvalorata dai Kibbutz e Moshav, terre acquistate grazie a donazioni elargite sia da operai che dai Rotshild al governo britannico. Inutile dire che tale desiderio venne disatteso da Ben Gurion che, come racconta nel suo saggio sulla politica sovietica in Palestina Arnold Kramer, scrisse a Truman palesando le sue intenzioni anti socialiste.
Come possiamo vedere da questa mappa, gli insediamenti ebraici si concentrano prevalentemente a nord della Palestina britannica mentre attorno a Gerusalemme non vi è che una manciata di villaggi così come intorno a Betsabea. Il parametro delle Nazioni Unite fu lo stesso di quello utilizzato dalla società delle nazioni nel 1918 quando si trattò di ridisegnare i confini delle nazioni e dei territori appartenenti all’impero Ottomano, quello della nazionalità; come possiamo vedere nella mappa sotto però tale principio non venne seguito alla lettera in quanto il deserto del Negev, e il conseguente sbocco sul Mar Rosso, dove non vi erano insediamenti ebraici, venne assegnato ad Israele. Nel territorio che sarebbe dovuto essere la Palestina la proporzione arabi/ebrei era 99/1 (725.000 arabi contro 10.000 ebrei) mentre il territorio israeliano vedeva una maggioranza ebraica di 55/45 (407.000 contro 498.000). nella zona a controllo internazionale il numero di abitanti era quasi pari (51/49 a favore degli arabi. Nonostante la maggioranza del territorio fosse abitato da arabi, la comunità internazionale decise di concedere la maggior parte del territorio al futuro stato di Israele forse presagendo la forte immigrazione ebraica, anche se molti ebrei, ad esempio Primo Levi, decisero di rimanere nei Paesi di nascita. Le reazioni non furono univoche. Iniziamo con i futuri israeliani; inutile parlare delle posizioni deliranti della destra (l’IRGUN in un manifesto indicava anche la Giordania come futuro Israele) sulla grande Israele che ricorda la grande Germania, soffermiamoci invece sugli ebrei palestinesi e sul partito comunista; gli ebrei palestinesi accolsero positivamente la nascita di due stati in quanto non interessati al progetto grande Israele mentre il Mapam (partito unificato degli operai) – seppur più favorevole a un solo stato giudeo-arabo –si pronuncia a favore della nascita dei due stati, fino agli anni ’60 il Mapam sarà il primo partito d’opposizione.
Nel campo arabo in generale e palestinese in particolare, la nascita di uno stato ebraico è accolta soprattutto con scetticismo e ostilità, il partito comunista palestinese invece fu tra quelli che sostennero il progetto di due Paesi due popoli. Cosa sarebbe successo se invece dei due nazionalismi avessero trionfato i due partiti comunisti?

Alberto Forlini

Fonte: Il Malpaese

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