lunedì 31 marzo 2014

Il partito di Erdoğan vince le elezioni amministrative


Il premier turco Tayyip Erdogan festeggia i risultati delle elezioni ad Ankara, il 31 marzo 2014. (Reuters/Contrasto)

Il primo ministro turco Recep Tayyip Erdoğan ha annunciato la vittoria del suo partito alle elezioni amministrative del 30 marzo, considerate una prova generale delle presidenziali in programma ad agosto. Le elezioni rappresentavano anche un banco di prova per la popolarità di Erdoğan dopo gli scandali degli ultimi mesi.

Il Partito giustizia e sviluppo (Akp), la formazione islamica conservatrice guidata da Erdoğan, ha preso il 47 per cento dei voti in tutto il paese, scrive al Jazeera. Il principale partito di opposizione, il Partito popolare repubblicano (Chp), si è fermato al 28 per cento, e il Partito del movimento nazionalista (Mhp) al 13 per cento.

A Istanbul il sindaco uscente Kadir Topbas è stato riconfermato con il 47,8 per cento dei voti, secondo risultati ancora non definitivi, mentre il suo avversario Mustafa Sarigül, del Partito popolare repubblicano, si è fermato al 40 per cento.

Ad Ankara il candidato di Erdoğan, Melih Gökçek, ha raccolto il 44,7 per cento dei voti contro il 43,8 per cento del suo rivale del Chp, Mansur Yavas, scrive Libération.


Una protesta del Partito popolare repubblicano (Chp) di fronte a un seggio di Ankara, il 31 marzo 2014. (Umit Bektas, Reuters/Contrasto)

Pugno di ferro. A dicembre l’esecutivo di Erdoğan è stato coinvolto in un’inchiesta su un caso di corruzione che ha portato in carcere i figli di alcuni ministri, che sono stati costretti alle dimissioni. Erdoğan ha accusato il predicatore islamico Fehtullah Gülen di aver organizzato l’inchiesta per estrometterlo dal potere.

Negli ultimi mesi Erdoğan ha lanciato un’offensiva contro internet. Il 6 febbraio il parlamento turco ha approvato una legge che intensifica il controllo su internet permettendo a un’agenzia governativa per le telecomunicazioni, la Tib, di bloccare l’accesso a siti che violano la privacy oppure ospitano contenuti considerati “offensivi”.

Il 20 marzo il governo ha bloccato l’accesso a Twitter, dopo che sul social network erano apparsi diversi documenti su possibili casi di corruzione nel governo. Ma il 26 marzo un tribunale amministrativo di Ankara ha revocato il blocco.

Il 27 marzo le autorità delle telecomunicazioni hanno bloccato l’accesso a YouTube, in seguito alla diffusione di alcune registrazioni che riguardavano i piani militari della Turchia in Siria.

Nel maggio del 2013 il violento sgombero di un sit in contro la ristrutturazione del parco Gezi a Istanbul aveva dato inizio alle manifestazioni di piazza Taksim, le prime proteste di massa contro il governo di Erdoğan, che accusavano l’Akp di autoritarismo e di violazione della laicità ed erano andate avanti per settimane, attirando le critiche della comunità internazionale per la brutale risposta delle forze di polizia.

Fonte: Internazionale

giovedì 27 marzo 2014

Qatar: il mondiale di calcio uccide più dell’11 settembre


Moriranno più operai nel costruire gli stadi e le infrastrutture per il mondiale di calcio del 2020 in Qatar, di quante siano state le vittime degli attacchi dell’undici settembre. Con questo efficace paragone il più grande sindacato del mondo richiama l’attenzione su un rapporto che racconta la strage che si sta consumando nell’emirato in nome del dio pallone.


LA DENUNCIA - Il rapporto dell’ITUC (International Trade Union Confederation) si apre con la frase «Il Qatar è un paese senza coscienza» e prosegue quindi a spiegare le condizioni di vita di buona parte della forza lavoro straniera nell’emirato, quella impegnata nella costruzione di stadi e infrastrutture per i mondiali del 2020. Un rapporto che si fonda sul racconto di esperienze personali e testimonianze, ma anche sui numeri dei morti forniti dalle rispettive ambasciate, che non lasciano spazio al dubbio.

IL MONDIALE DELLE POLEMICHE - Il mondiale in Qatar ha suscitato polemiche fin dalla sua scelta, sia perché il paese non ha tradizioni calcistiche, sia perché il torneo si dovrebbe tenere nell’estate del Golfo, caratterizzata da temperature che viaggiano tra i 40° e i 50°. A questo Doha ha spiegato che intende porre rimedio climatizzando gli stadi, ma la polemica ha continuato a infuriare e Doha ha allora pensato di spostare il tutto in inverno, ipotesi improponibile perché finirebbe in mezzo ai campionati nazionali. Non bastasse, è scoppiato il Qatargate, lo scandalo che vede il Qatar accusato di aver corrotto quanti erano deputati alla scelta della sede dei mondiali.

LEGGI ANCHE: «Non si può morire per un Mondiale di calcio»

LA STRAGE - Secondo l’ITUC, la più grande confederazione sindacale del mondo, saranno più di 4.000 i migranti che moriranno lavorando per il mondiale, ma molti di più nel frattempo vivranno come animali, confinati e ammassati in un universo fatto di sistemazioni residenziali pessime, violenze, e truffe da parte dei datori di lavoro, che spesso dimenticano persino di pagare i magri stipendi che l’emirato offre agli immigrati di serie B, quelli che provengono dai paesi asiatici e portano le braccia di cui ha bisogno il boom edilizio trainato dal grande evento.

LA SCENEGGIATA DELL’EMIRO - Il Qatar di fronte alle critiche, che non sono nuove, ha creato due istituzioni incaricate di vigilare e di far rispettare regole e diritti umani, il Qatar Foundation Mandatory Standards (QFMS) e il Supreme Committee Workers’ Welfare Standards (SCWWS), che secondo l’ITUC non sono altro che una truffa, visto che non sono dotate di poteri reali e che dal loro apparire non hanno combinato niente. Un modus operandi già visto all’opera in altri paesi del Golfo, dove su impulso dei governi fioriscono i comitati per l’implementazione dei diritti che hanno la sola funzione d’esistere e di dimostrare che le monarchie assolute al potere sono disponibili a riforme che non arriveranno mai.

Fonte: Giornalettismo

venerdì 21 marzo 2014

Edward Bernays, il consumismo e la manipolazione delle masse


Di Salvatore Santoru

Nato negli Stati Uniti D'America e diffuso su larga scala prima in Europa e poi sempre di più nel mondo intero , attualmente il consumismo è il sistema economico dominante , anche se negli ultimi anni è sempre più in rapida discesa e si prospetta per il futuro un suo graduale superamento . L'era consumista è legata a quella che viene definita come la " società dell'immagine " , che ha favorito la progressiva mercificazione di ogni aspetto della vita sociale e non .
Un fattore imprescindibile per l'affermazione su vasta scala e per il consolidamento del sistema consumista è stato ed è tutt'ora il massiccio utilizzo dei mezzi di comunicazione di massa , a partire dalla televisione , per orientare e plasmare i cittadini , in modo da aumentare a dismisura la massa di potenziali clienti e/o consumatori utili per vendere sempre di più prodotti e illusioni a buon mercato , e in questo modo ricavarne un'abbondante profitto nonchè una cospicua dose di influenza e potere .
In questo articolo mi occuperò dell'origine di questo sistema e di come si è potuto imporre concentrandomi principalmente sulla figura di Edward Bernays , considerato come il pioniere di tutto questo .

Edward Bernays e la manipolazione delle masse

Personaggio chiave per la nascita del sistema consumista , il pubblicista e pubblicitario Edward Bernays , insieme a Walter Lippmann e Ivy Lee è considerato anche il pioniere delle moderne relazioni pubbliche nonchè della moderna manipolazione delle masse che viene attuata sopratutto grazie all'utilizzo dei mass media , e che è stata descritta in modo ottimale dal teorico della comunicazione e linguista più importante contemporaneo Noam Chomsky , nella sua lista delle 10 strategie della manipolazione mediatica

Essenzialmente l'obiettivo di Bernays era quello di perfezionare le tecniche di propaganda e di persuasione a lui contemporanee al fine di renderle ancora più subdole e al contempo dare una parvenza di libertà in modo da occultare , perlomeno a livello conscio , la manipolazione sottostante . Difatti la " libertà di scelta " a livello commerciale , ma anche politico , esiste solo formalmente ma non nella realtà .
Chiaramente ci si può orientare tra tantissimi e diversi prodotti , ma l'elemento fondamentale è che si pensa che non se ne può fare a meno , e questo è stato ed è l'obiettivo della suddetta persuasione : l'induzione alla dipendenza dalle strutture fondanti la società del consumo , che con il tempo si è fatta sempre più totalizzante e uniformante tanto da far credere che non possano esistere alternative credibili ad essa .

L'opera principale di Bernays fu " Propaganda " , un libro scritto nel 1928 in cui argomentava che per poter funzionare la cosiddetta democrazia moderna deve essere guidata da un'elitè che pianifica e controlla ogni aspetto della vita culturale , politica , e se possibile sociale del paese , impedendo in questo modo che gli individui di per sè e il popolo possano avere qualche voce in capitolo , in quanto considerati portatori di " spinte disgregatrici " .
Un'altro suo classico è " Cristallizing Pubblic Opinion " del 1932 , che ispirò , tra gli altri , anche il ministro della propaganda nazista Joseph Goebbels .

La manipolazione psicologica

Bernays si ispirò principalmente ai concetti espressi da Gustave Le Bon in " Psicologia delle folle " , considerata la sua opera più importante nonchè il testo di ispirazione per la propaganda politica moderna tanto che venne letto e ispirò profondamente dittatori come Lenin , Hitler , Stalin e Mussolini e venne usato per la costruzione del consenso necessario al mantenimento dei rispettivi regimi .

Bernays seppe coniugare in modo efficace le teorie espresse da Le Bon insieme all'utilizzo delle conoscenze derivate dagli studi sulla psiche umana che andavano diffondendosi in quel periodo , sopratutto grazie agli sforzi di Sigmund Freud , di cui tra l'altro era nipote .

Difatti si accorse che facendo insistentemente leva su desideri e aspirazioni degli individui e più in generale delle masse , e anche sugli istinti e sulle emozioni primarie che hanno tutti sede nella parte inconscia della mente umana , si potevano aggirare facilmente le normali resistenze che di solito operano a livello cosciente e quindi influenzare e ri-programmare o per dirla più semplicemente manipolare radicalmente la mente umana e in questo modo garantire un'efficace controllo .

Mentre queste conoscenze del funzionamento della " mente inconscia " vengono usate generalmente per tentare di risolvere conflitti e disagi personali in ambito psicologico , a livello politico e mediatico vengono utilizzate per garantire facilmente consenso e aumentare o consolidare l' influenza e il potere di chi se ne serve per promuovere i propri interessi .

Guardando la storia recente di esempi ce ne sarebbero a iosa , basti pensare al totalitarismo nazifascista o a quello comunista e più in generale alla manipolazione ideologica , di cui ho parlato nell'articolo " Le ideologie organizzate e la manipolazione delle masse " , e a cui rimando .

La pubblicità commerciale

In ambito economico e mediatico questi processi si possono chiaramente riscontrare nell'utilizzo della pubblicità commerciale , la quale serve a indurre i potenziali clienti a comprare un determinato prodotto non tanto per la sua qualità , ma per ciò che rappresenta o si pretende possa rappresentare .

Difatti ogni prodotto acquistato e posseduto , garantisce un determinato status ( anche a livello simbolico) che aumenta o diminuisce a seconda del brand scelto , e quindi del marchio dello stesso .

La qualità e l'utilizzo del prodotto sono secondari : da qui nasce la tanto famigerata " obsolescenza programmata " , grazie alla quale si assiste sempre di più alla creazione di prodotti pronti per essere usati in tempi più brevi possibili e abbandonati e/o ricambiati a seconda delle esigenze della moda .

La pubblicità commerciale fa generalmente leva su desideri , aspirazioni e speranze che vengono proiettate su un determinato prodotto che viene venduto , oppure molto più spesso sulla creazione di falsi bisogni e false necessità spacciate come fondamentali .

Essenzialmente la pubblicità si basa inoltre sull'induzione in uno stato quasi ipnotico , ovvero uno stato psichico in cui le normali resistenze coscienti sono oltrepassate e l'Io ne è fortemente indebolito .

Conclusione

Il costante bombardamento pubblicitario che subiamo ogni giorno serve per renderci inconsapevolmente schiavi prima di tutto del nostro ego , e in seguito delle catene " invisibili " su cui si basa la società di consumo e dell'immagine moderna , e quindi porta a delegare continuamente alle strutture e ai gruppi di potere che comandano ( banche , grosse multinazionali etc ) e passo dopo passo a barattare sempre più libertà nel nome di un sempre più fittizio " benessere " economico fondato unicamente sugli standard finanziari , sull'andamento delle borse , insomma su tutto ciò che costituisce il PIL e di cui Robert Kennedy in un celebre discorso disse :

" Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell'ammassare senza fine beni terreni. Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell'indice Dow-Jones, nè i successi del paese sulla base del Prodotto Interno Lordo. Il PIL comprende anche l'inquinamento dell'aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana. Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari. Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l'intelligenza del nostro dibattere o l'onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell'equità nei rapporti fra di noi " .

Fonte: Informazione Consapevole

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giovedì 20 marzo 2014

Dalla società dell'immagine all'era tecnocratica


Di Salvatore Santoru

Secondo molti opinionisti la società occidentale sta andando verso una forte deriva tecnocratica . Difatti ogni aspetto della vita sociale e non è sempre più fortemente pianificato , regolato , razionalizzato e succube della logica utilitaristica dell'efficienza ad ogni costo e della prestazione , veri e propri dogmi moderni .
La creatività , la riflessione e dulcis in fondo la libertà vengono costantemente ingabbiate dentro determinati e ristretti spazi e attaccate nella loro essenza in quanto scomode in una società dove contano solo i risultati che si ottengono aldilà dei mezzi usati .
Tutto ciò si riflette nella crisi della cultura umanistica , considerata " inutile " in quanto scarsamente remunerativa economicamente e socialmente : infatti il pensiero critico e magari indipendente è un bell'ostacolo a qualsivoglia realizzazione uniformante della società .
Proprio poche settimane fa lo studio della filosofia è stato eliminato dai corsi di laurea in pedagogia e scienze dell'educazione ed è stato deciso di ridurla di un'anno nei licei , e l'obiettivo è di eliminarla totalmente come è stato fatto anni fa in Francia e Spagna , visto che si deve seguire l'andazzo europeo , e appunto come è noto la stessa Ue è basata sulla tecnocrazia .
Inoltre si assiste sempre più spesso alla standardizzazione e omologazione di tutto ciò che vada oltre questioni puramente commerciali o tecniche : per fare un esempio , la musica mainstream è sempre più uniformizzata , catalogata dentro rigidi schemi , confezionata , impacchettata e sottoposta alla dittatura del marketing e ai diktat della società dell'immagine , tanto che gli artisti tanto acclamati dalla massa molto spesso non sono altro che venditori di illusioni totalmente fabbricati ad arte dalle grandi major , e questo processo sta interessando sempre di più anche il fenomeno delle " sottoculture " , sempre di più rispondenti a determinati criteri indispensabili per mantenere in vita il teatrino delle " distrazioni di massa " .

Fonte: Informazione Consapevole

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mercoledì 19 marzo 2014

In ricordo di don Peppe Diana, ucciso 20 anni fa dalla camorra

Sono trascorsi 20 anni dall'uccisione di don Peppe Diana, il parroco assassinato per mano della camorra. Era il 19 marzo del 1994. Don Peppe aveva deciso di rimanere a Casal di Principe, dove portava avanti una lotta ai clan fatta di emancipazione culturale e risveglio delle coscienze. Gli spararono in faccia. Fu la camorra a ucciderlo. Sognava una Casal di Principe non più in ginocchio davanti alla camorra, in un posto dove anche certi sogni sono proibiti.

'Per amore del mio popolo non tacerò' (don Peppe Diana)

lunedì 17 marzo 2014

La Crimea ha chiesto l’adesione alla Russia


A Sebastopoli la folla festeggia la vittoria del referendum per l’annessione della Crimea alla Russia. (Baz Ratner, Reuters/Contrasto)

Migliaia di persone hanno festeggiato tutta la notte nelle piazze delle principali città della Crimea dopo i risultati del referendum del 16 marzo: secondo le autorità locali, con il 97 per cento di voti favorevoli la penisola ha chiesto l’annessione alla Russia. Il parlamento di Sebastopoli ha già dichiarato l’indipendenza dall’Ucraina e ha formalmente chiesto l’unione a Mosca.

“Entreremo a far parte della Russia in tempi brevissimi, ma rispettando tutte le procedure giuridiche. Oggi abbiamo preso una decisione molto importante, che entrerà nella storia”, ha commentato il premier della Crimea Sergej Aksionov. Ma Stati Uniti e Unione europea si preparano a imporre sanzioni a Mosca.

La richiesta del parlamento di Crimea sarà discussa il 21 marzo dalla duma di Mosca. Intanto il governo di Kiev ha ordinato la mobilitazione dei militari riservisti.


Ecco secondo Le Monde alcuni scenari futuri per la regione.

Quale statuto per la Crimea?
Sarà un oblast (entità amministrativa) come Novgorod e Kaliningrad? Una repubblica con un parlamento, una costituzione e un presidente, come la Cecenia o Inguscezia? Non si sa ancora quale potrebbe essere lo status giuridico della Crimea russa. La Russia ha infatti diversi livelli amministrativi, più o meno autonomi.

Le nuove frontiere
A parte Mosca, nessuno stato sembra pronto a riconoscere il voto del 16 marzo. Gli Stati Uniti e paesi europei hanno tutti condannato il referendum come illegale, “contrario alla costituzione dell’Ucraina e al diritto internazionale”.

Se la duma ratifica l’annessione della Crimea, l’Unione europea potrebbe decidere nuove sanzioni economiche e commerciali. Anche sealcuni funzionari intravedono alcuni rischi, visto che molti paesi europei sono fortemente dipendenti dal gas russo. Un’altra misura di ritorsione potrebbe essere un boicottaggio della prossima riunione del G8 a Soči.

Il futuro di tatari e ucraini
I tatari (circa 260mila, il 12 per cento della popolazione della Crimea) erano i più contrari al ritorno della Crimea alla Russia. Già vittima delle collettivizzazioni di Stalin, questa comunità di origine turco-mongola ora teme il futuro sotto l’autorità di Mosca. Aksionov ha cercato di rassicurare la minoranza garantendo una loro rappresentanza nelle istituzioni future e un riconoscimento ufficiale dei loro diritti. Ma il messaggio inviato dal parlamento della Crimea non ha convinto i tatari, alcuni dei quali hanno avuto le case contrassegnate con una croce e ora temono per la loro sicurezza.

Per quanto riguarda gli ucraini di Crimea (circa il 25 per cento della popolazione), sarà loro offerto un passaporto russo. Non saranno costretti ad andarsene, ma se rifiuteranno la cittadinanza russa non potranno votare alle elezioni.

I militari ucraini
I soldati ucraini dispiegati nella penisola dovranno giurare fedeltà alle autorità filorusse, altrimenti saranno considerati appartenenti a una “formazione armata illegale”, ha spiegato Aksionov. Il premier assicura che i soldati potranno scegliere se dimettersi dall’esercito, ma chi sosterrà la fedeltà a Kiev dovrà lasciare la penisola.

La regione più povera della Russia
Con un salario medio di 250 euro, la penisola è tra le regioni più povere della Russia e molti analisti si aspettano un flusso migratorio nelle zone più ricche della Federazione. La Crimea abbandonerà la grivna, la moneta ucraina, per adottare il rublo. Le banche locali sembrano già aver avviato questa attività: un paio di giorni prima del referendum era già difficile trovare la moneta ucraina nei bancomat della Crimea.

Un parlamentare russo ha annunciato che le autorità di Mosca sono pronte a sostenere la Crimea con più di 700 milioni di euro. Il costo dell’integrazione nel medio termine potrebbe essere pari a 20 miliardi di euro. 

Nuove infrastrutture
La penisola, geograficamente isolata e senza una frontiera terrestre con la Russia, ha bisogno di infrastrutture costose. Anche la fornitura di energia e acqua dovrà essere rivista, visto che attualmente l’85 per cento dell’energia elettrica e l’82 per cento delle risorse idriche sono stati assicurati finora dall’Ucraina. La Russia potrebbe fornire il gas via mare. Simbolicamente, le centrali termoelettriche installate a Soči per le Olimpiadi e Paralimpiadi potrebbero essere trasferite in Crimea.

Fonte: Internazionale

sabato 15 marzo 2014

Ecco i paesi Nato che temono il “metodo Crimea”

Sale la tensione in Europa. In vista del referendum che si terrà domenica prossima in Crimea per l’annessione della repubblica autonoma alla Federazione russa, sia le forze armate di Mosca, sia quelle di Kiev si preparano allo scontro. Il governo ucraino teme un’invasione delle province orientali (russofone) come mossa ulteriore dopo l’invasione armata ma senza scontri già avvenuta in Crimea. Kiev molto probabilmente, nonostante le proteste che seguiranno il referendum dall’esito scontato, eviterà lo scontro armato se l’invasione russa si limiterà alla penisola che ha da sempre rappresentato un problema per la stabilità dell’Ucraina, vista la forte presenza di russi (il 67%). Tuttavia, le manovre militari lungo i confini orientali e la presenza di aerei da guerra russi in Bielorussia, fa temere il peggio.

La Nato si schiera. La Nato, non è rimasta a guardare. Su richiesta dei paesi baltici, della Polonia e della Romania, l’Alleanza atlantica sta aumentando la sua presenza con aerei militari statunitensi, britannici e pattugliatori Awacs. Tre giorni fa sono atterrati in Polonia 12 caccia F16 americani, sei F15 sono arrivati in Lituania con due aerei cisterna, oltre ad altri F15 britannici. In Polonia sono giunti anche 300 militari Usa, mentre nel Mar Nero si stanno dirigendo varie navi Nato per un’ “esercitazione” non lontano dalle coste della Crimea.

Il metodo “Crimea” anche in Estonia e Lettonia? Non si tratta, però, di una vera escalation. Il riposizionamento della Nato in Europa dell’Est rientra nelle misure definite “Situational awareness”, cioè di consapevolezza della situazione attuale e di rassicurazione nei confronti dei paesi membri che hanno richiesto l’intervento dell’Alleanza atlantica. A temere di più sono i paesi baltici. In Estonia, Lituania e Lettonia esiste un vero e proprio odio nei confronti del grande vicino. Il motivo è legato alla russificazione e slavizzazione dei tre paesi ad opera del regime sovietico nel ‘900. In Lettonia la popolazione di lingua russa è il 27,6%. Più volte Mosca si è rivolta ai russi oltreconfine promettendo di proteggerli. Anche in Estonia i russofoni sono il 25%. Qui esiste anche il pericolo eversivo. Infatti, gruppi nazionalisti russofili sono particolarmente attivi anche se la situazione non è quella crimeana. Il timore per i paesi baltici è che si possa applicare anche sui loro territori orientali il “modello Crimea”.

Se a far paura è la storia. La Polonia, invece, non presenta consistenti minoranze russe sul proprio territorio. Il timore è legato maggiormente ai tragici fatti storici che hanno visto nel ‘900 la Polonia soccombere alla forza russa. Anche in Romania non sussistono minoranze considerevoli di russi o russofoni. Tuttavia, Bucarest teme che l’occupazione della Crimea sia solo la prima mossa verso l’occupazione delle province sud-occidentali dell’Ucraina, dove i russofoni sono massicciamente presenti, destabilizzando la Moldavia (dove gli abitanti sono di lingua romena) con l’occupazione della Transnistra, regione al confine, appunto, con l’Ucraina, abitata da russi e dove da anni si combatte una guerra civile fomentata dalle milizie appoggiate da Mosca.

Fonte: Diritto di critica

mercoledì 12 marzo 2014

La Crimea dichiara l’indipendenza


Un cosacco di fronte al parlamento della Crimea a Simferopol, l’11 marzo. (Vadim Ghirda, Ap/Lapresse)

L’11 marzo il parlamento della Repubblica autonoma di Crimea ha adottato una dichiarazione d’indipendenza dall’Ucraina.

Il documento cita a sostegno della sua legittimità la sentenza della Corte internazionale di giustizia delle Nazioni Unite del 2010 sull’indipendenza del Kosovo dalla Jugoslavia, “secondo cui la dichiarazione d’indipendenza di una parte di un paese non viola le norme internazionali”.

Secondo un comunicato del parlamento la dichiarazione entrerà in vigore se il referendum del 16 marzo deciderà in favore dell’annessione alla Federazione russa.

Il governo provvisorio ucraino ha definito illegale la dichiarazione, che è stata invece sostenuta dal ministero degli esteri russo. Secondo l’agenzia russa Ria Novosti il parlamento russo esaminerà l’eventuale richiesta di ingresso della Crimea nella Federazione russa il 21 marzo.

Altri aggiornamenti:

  • Il segretario di stato statunitense John Kerry ha rifiutato un incontro con il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov, dichiarando che non ci saranno altre trattative se Mosca non accetterà le proposte degli Stati Uniti per mettere fine alla crisi in Ucraina.
  • Il ministro degli esteri francese Laurent Fabius ha dichiarato che i paesi occidentali potrebbero adottare delle sanzioni contro la Russia entro la fine della settimana.
  • Il presidente ucraino Viktor Janukovič, rifugiatosi in Russia e deposto dal parlamento, ha dichiarato in una conferenza stampa a Rostov di essere ancora il capo di stato legittimo e di voler tornare presto a Kiev. Janukovič ha definito illegittime le elezioni presidenziali anticipate in programma il 25 maggio.
  • Il parlamento ucraino ha rivolto un appello agli Stati Uniti e al Regno Unito perché usino tutti i mezzi “diplomatici, politici, economici e militari” per far rispettare il memorandum di Budapest del 1994 che garantisce la tutela dell’integrità territoriale dell’Ucraina in cambio della consegna del suo arsenale nucleare, di cui Washington e Londra sono cofirmatari insieme alla Russia.
  • All’aereoporto di Simferopol, in Crimea, molti voli internazionali sono stati cancellati. I collegamenti con Mosca sono ancora regolarmente in funzione.
  • La Nato ha annunciato che condurrà voli di ricognizione con aerei spia Awacs sulla Romania e sulla Polonia, senza però entrare nello spazio aereo dell’Ucraina.

Fonte: Internazionale

martedì 11 marzo 2014

Fukushima tre anni dopo


Era l’11 marzo 2011 quando un terremoto di magnitudo 9 sconvolge la regione giapponese del Tōhoku, scatenando uno tsunami di 11 metri che distrusse numerose comunità lungo la costa e colpì la centrale nucleare di Fukushima Daiichi. Fu il secondo incidente nucleare più grave di tutti i tempi, dopo quello ucraino di Chernobyl. Nel terzo anniversario del disastro, il paese nipponico ha oggi ricordato con un minuto di silenzio, alle 14.46, le oltre 18mila vittime. Secondo le stime ufficiali 15.884 persone furono uccise dal terremoto e dallo tsunami, mentre 2636 persone risultano disperse. Ma non solo. Tre anni dopo, il nemico invisibile restano le radiazioni. Nel raggio di trenta chilometri dall’incidente nucleare, tutto è stato contaminato.


TRE ANNI DOPO IL DISASTRO DI FUKUSHIMA – Come ha ricordato la Stampa, è stata registrata una crescita anomala dei tumori alla tiroide. Sono i bambini i soggetti più vulnerabili: infanzie stravolte, anche giocare all’aperto può diventare un pericolo. Nelle aree più vicine al disastro tra settembre e febbraio i casi confermati fra i minori di 18 anni sono passati da 59 a 75. Ma, in generale, è l’intera popolazione che risiede nelle aree colpite a continuare a vivere in condizioni complicate. «Negli ultimi tre anni è stato possibile recuperare dalle difficoltà grazie ad un forte senso di solidarietà, facendo grandi sforzi per la ricostruzione», ha spiegato l’imperatore Akihito in una cerimonia in che si è svolta a Tokio. In 160mila sono stati costretti ad allontanarsi dalle aree più vicine al disastro nucleare. «Sono colpito dal fatto che così tante persone, in patria ed all’estero, continuano a sostenere questi sforzi in vari modi», ha aggiunto. La stampa nipponica ha ricordato come ancora oggi siano 267mila, in totale, le persone che vivono in rifugi temporanei nelle zone colpite dal disastro triplo (terremoto, tsunami e incidente nucleare). Il premier, Shinzo Abe, ha annunciato la realizzazione di una nuova autostrada nella regione entro maggio del prossimo anno. «Per poter accelerare la ricostruzione a Fukushima, cercheremo di velocizzare al massimo il progetto», ha promesso.

LA LENTA RICOSTRUZIONE - In realtà, nonostante le ripetute promesse del governo, molti rischiano di dover aspettare ancora diverse anni prima di trovare un nuovo alloggio. Soltanto il 3,5 per cento delle abitazioni “definitive” è stato costruito nelle province di Iwate e Miyagi. E le promesse di Abe non bastano più. Tutto mentre nel 2013 sono state oltre 600mila le persone che hanno denunciato lo Stato e la società che gestisce l’impianto devastato dallo tnunami, la Tokyo Electric Power (Tepco), per i danni subiti. Tra questi c’è anche un lavoratore della società che si trovava nella centrale al momento dell’incidente e che non ha mai potuto riprendere a lavorare per le ferite riportate. Per far fronte ai costi di ristrutturazione e alle migliaia di richieste di indennizzo, la Tepco ha approntato un fondo appoggiato dallo Stato pari a 36 miliardi di euro.

Sul Guardian è stato invece un consulente della stessa Tepco ad ammettere ieri come l’azienda «possa non avere avuto altra scelta al di fuori di quella di scaricare centinaia di migliaia di tonnellate di acqua contaminata nell’Oceano Pacifico». Parlando ai giornalisti in visita alla centrale alla vigilia del terzo anniversario del terremoto e dello tsunami del marzo 2011, è stato Dale Klein a spiegare come la Tepco deve ancora fornire rassicurazioni all’opinione pubblica sulla gestione della fuga di acqua radioattiva in mare, che continua ad ostacolare i lavori di manutenzione del sito. «La strategia a lungo termine della Tepco sulla gestione dell’acqua radioattiva è una questione che mi tiene sveglio di notte», ha spiegato l’ex presidente della Commissione per la regolamentazione nucleare degli Stati Uniti, ora . «Immagazzinare enormi quantità di acqua in loco non è sostenibile. Un rilascio controllato è molto più sicuro che mantenere l’acqua in loco», ha commentato, secondo quanto si legge sul quotidiano britannico. Sulla gestione dell’acqua la Tepco sta «facendo progressi», ma non ancora abbastanza secondo l’esperto. «È frustrante che l’azienda faccia quattro o cinque passi in avanti e poi due indietro. E ogni volta che si ha una perdita, questa contribuisce a una mancanza di fiducia. C’è spazio per un miglioramento su tutti i fronti», ha concluso.

LE CRITICHE AL GOVERNO – La stessa bonifica della zona di Fukushima non è mai realmente iniziata, considerato come Tokyo e la Tepco si siano rimpallate le responsabilità sull’intervento. Tutto mentre c’è l’impressione che l’esecutivo nipponico voglia dimenticare in fretta Fukushima, tornando a spingere per il piano di riattivazione degli impianti nucleari nel Paese. Nonostante questi restino ancora oggi spenti, il Giappone è riuscito a garantire ai propri cittadini il fabbisogno energetico richiesto. Non senza conseguenze negative per i propri conti economici, dato l’aumento del disavanzo della propria bilancia commerciale. Le critiche all’esecutivo riguardano anche la scelta della capitale nipponica di ospitare le Olimpiadi del 2020, dopo quelle del 1964. Se non manca chi interpreta i Giochi Olimpici come un’opportunità di rinascita per il Paese, c’è chi ritiene che l’evento possa spostare finanziamenti e lavoratori dalla ricostruzione post-Fukushima nelle aree del disastro.

Fonte: Giornalettismo

lunedì 10 marzo 2014

Juventus-Fiorentina tra cori antisemiti e scritte sull’Heysel


Ancora una volta lo Juventus Stadium è stato cornice del peggior tifo che ci si potesse attendere per il big match della 26a giornata di campionato che vedeva i bianconeri ospitare a Torino gli acerrimi rivali della Fiorentina. Un match vinto dagli juventini grazie al gol partita di Asamoah ma perso da entrambe le tifoserie sugli spalti dell’impianto di proprietà dei campioni d’Italia in carica. Al di là dei veleni scatenatisi al 90′ con il messaggio via Sociale network da parte della Juventus sulla ‘bistecca’ fiorentina gustata a pranzo, ciò che ha imbarazzato oltremodo l’opinione pubblica e non solo sono stati gli sfottò beceri, insultanti e ricchi di gratuite cattiverie tra gli ultrà gigliati e i sostenitori bianconeri.

Come nel derby - Scritte sui pullman, striscioni, vessilli, bandiere e cori che non hanno risparmiato nessuno: antisemitismo, becera ironia sulle tragedie, insulti gratuiti che hanno gettato ancora una volta il mondo del calcio al centro di feroci polemiche sull’imbecillità che governa chi spesso utilizza uno stadio e una partita di calcio per dar sfogo ai propri istinti e repressioni più bestiali. Uno scenario simile era andato in onda durante l’ultimo derby di Torino quando dalla curva bianconera erano apparsi striscioni inneggianti nuove Superga. Subito banditi ufficialmente dalla società bianconera che attraverso le parole del proprio presidente condannava qualsiasi sarcasmo sulle tragedie. Appello non recepito nè dai propri tifosi nè da quelli gigliati.

La nuova domenica della vergogna - Durante Juventus-Fiorentina infatti, da una parte è stato intonato un vergognoso canto sulle donne viola da sterilizzare, fino al grido “Fiorentini non italiani, ma soltanto una massa di ebrei”. Dall’altro, le consuete scritte “-39” che si riferiscono ovviamente ai tifosi bianconeri deceduti nella tragedia dell’Heysel. Una giornata da dimenticare e che ha registrato l’indignazione del presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Renzo Gattegna, insieme a quella del presidente dell’associazione sportiva ebraica italiana, Vittorio Pavoncello che hanno rilasciato dichiarazioni durissime. 

"Ancora una volta l’imbecillità di alcune frange del tifo è tornata a palesarsi durante una partita di calcio. Gli indecenti cori antisemiti pronunciati da un gruppo di tifosi della Juventus amplificati e propagati anche durante la diretta televisiva, sono la triste conferma di quanto ancora resti da fare per sradicare odio e pregiudizio dove dovrebbero invece albergare valori di lealtà, passione agonistica, amore per lo sport. L’auspicio è che possano essere al più presto presi i provvedimenti più opportuni e che i responsabili di queste azioni siano messi in condizione di non poter frequentare le curve degli stadi per lungo tempo. Spero, inoltre, che la giustizia sportiva faccia il suo corso, senza sconti."


Un’unica nota positiva ma che tra tanto becerume è fondamentale registrare per darne debita cronaca, è arrivata da un altro stadio, San Siro durante la sfida tra l’Inter e il Torino, finita a favore dei nerazzurri vittoriosi con il guizzo di Palacio. Sulla curva occupata dai tifosi dell’inter è infatti apparso uno striscione di solidarietà e contro corrente a quanto avvenuto allo JStadium: “Superga-Heysel.. rispetto per i morti”. Una piccola goccia positiva in un mare magnum indecente.


Fonte: calcio fanpage

sabato 8 marzo 2014

Perchè si 'festeggia' l'8 marzo


Oggi è l’8 marzo, la festa della donna. Dietro questa festa (termine non proprio esatto perchè in realtà si chiama Giornata internazionale della donna) c'è un significato molto importante.

La storia più conosciuta della festa della donna è senza dubbio quella che risale al 1908. In un' azienda tessile, la Cotton di New York, alcune operaie decisero di fare sciopero per denunciare le condizioni poco accettabili nelle quali erano costrette ad eseguire il proprio lavoro. La protesta continuò per alcuni giorni, fino all'8 marzo, quando i proprietari decisero di bloccare tutte le uscite dell'industria. Il destino ha voluto che scoppiasse un incendio in cui persero la vita 129 donne, alcune anche italiane, che volevano solo avere un posto migliore in cui lavorare. Questa pare sia la leggenda più conosciuta sulla festa della donna, ma non la vera storia.

La vera storia della festa della donna va fatta coincidere con il 28 febbraio del 1909, quando il Partito Socialista americano, dopo anni di discussioni, decise di organizzare una grande manifestazione in favore del diritto di voto delle donne. Dal novembre 1908 fino al febbraio 1909 furono molte le proteste e gli scioperi delle donne che desideravano un aumento e un posto di lavoro migliore. Nel 1910 venne presa in seria considerazione l'istituzione di una giornata dedicata alle donne. Il 25 marzo del 1911 successe qualcosa di molto significativo per la nascita della festa della donna. In una fabbrica di New York, la Triangle, un incendio uccise 146 persone, la maggior parte donne immigrate. Da lì in avanti le proteste delle donne iniziarono a moltiplicarsi anche in molto paesi Europei. A San Pietro Burgo, l'8 marzo 1917, le donne manifestarono il loro desiderio di porre fine alla guerra protestando nelle piazze. Questa data fu ispirazione per far istituire a Mosca la Giornata Internazionale dell'Operaia, che si celebra appunto l'8 marzo.

La festa della donna in Italia iniziò a essere commemorata nel 1922. Ma solo nel 1945 l'Unione Donne in Italia diede un certo peso a tale manifestazione, celebrando la giornata della donna nelle zone liberate dal fascismo. L'anno successivo, l'8 marzo 1946, nacque la giornata della donna: tutta Italia ricordò la celebrazione dell'anno prima. Fu scelta la mimosa come simbolo perché fiorisce nei primi giorni di marzo. Negli anni a seguire la giornata è diventata anche simbolo di reclamo di diritti e di tutela delle conquiste delle donne.

Non ci limitiamo a pensare, dunque, che è la festa dove regalare le mimose al gentil sesso e/o delle cene fuori per le donne, ma pensiamo soprattutto al significato importante che c'è dietro questa festa.


venerdì 7 marzo 2014

Le ultime sulla Crimea


Sostenitori della Russia a Simferopol, nella Repubblica autonoma di Crimea, il 7 marzo 2014. (Vasily Fedosenko, Reuters/Contrasto)

  • Il 7 marzo il parlamento russo ha dichiarato che accetterà la decisione della Crimea di annettersi alla Russia, se questo sarà l’esito del referendum che si terrà il 16 marzo. La Russia appoggia le istanze autonomiche della Crimea, malgrado le sanzioni approvate il 6 febbraio dal Consiglio d’Europa contro Mosca e le minacce di sanzioni più grandi.
  • Il 7 marzo il presidente russo Vladimir Putin e lo statunitese Barack Obama hanno avuto una telefonata di più di un’ora sulla situazione in Ucraina.
  • Un gruppo di parlamentari della Crimea ha incontrato rappresentanti del Cremlino a Mosca il 7 marzo.
  • Il 7 marzo Dmytro Jaroš, leader del movimento di estrema destra Pravij sektor, si è candidato alle elezioni presidenziali ucraine del 25 maggio.
  • Il 6 marzo il Consiglio europeo, riunito a Bruxelles, ha deciso di sospendere le trattative sul regime dei visti con la Russia e ha condannato la decisione del parlamento della Crimea di annettersi alla Russia e l’ha definita “illegittima”.
  • Un gruppo di osservatori dell’Osce che cercava di entrare in Crimea per monitorare la situazione è bloccato dal 6 marzo alla frontiera da uomini armati non identificati e costretto a tornare indietro.

Fonte: Internazionale

giovedì 6 marzo 2014

Ministero di Internet e della Digitalizzazione


Dalle recenti leggi antiweb si è potuto capire che il governo attuale, ma anche quelli precedenti, non capisce niente di Internet e di Socio-Digitalizzazione. Non pochi sono quelli che ipotizzano di istituire un "Ministero di Internet e della Digitalizzazione".
Qualcuno direbbe : "A che Serve ?". Bene ecco a cosa serve:

  1. Portare l'Italia verso lo sviluppo massivo di piattaforme software di e-government ed e-democracy.
  2. Accesso ad internet libero per tutti i cittadini, nonché supporto di fibra ottica in tutto il territorio nazionale.
  3. Utilizzo dell'open source e del free software nella pubblica amministrazione e nelle scuole.
  4. Uso di lavagne multimediali, registri elettronici, e tablet PC nelle scuole pubbliche.
  5. Mettere l'Informatica come materia fondamentale per tutti i corsi di studi con indirizzo scientifico.
  6. Digitalizzazione di tutto il patrimonio artistico, culturale e gastronomico italiano, mediante totem digitali che si alimentano mediane l'Energy Scavenging.
  7. Corsi, intrascolastici, per tutelarsi dal cyberbullismo e dalla pedopornografia.
  8. Automatizzazione di tutti i processi burocratici entro il 2020.
  9. Corsi, finanziati dai comuni, per i non nativi digitali.
  10. Incentivi per tutte le aziende e startup che investono nel web, rendendole esenti da tassazioni per i primi 3 anni.

Sono 10 punti, tutti fattibili, che se applicati, grazie all'istituzione di un Ministero di Internet e della Digitalizzazione, darebbero al nostro paese un salto di qualità in termini di socio-digitalizzazione e che porterebbero l'Italia, da questo punto di vista, tra i primi 10 paesi nel mondo. Portare la nostra società ad affrontare queste tematiche è essenziale per poter progredire e metterci al passo con il resto del mondo, non escludendo che potrebbe essere un punto di inizio per aprire nuovi posti di lavoro ed eliminare il Digital Divide.

Carmine De Fusco

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mercoledì 5 marzo 2014

Città della Scienza, un anno dopo nessuna verità


Era la sera del quattro marzo 2013 quando, poco dopo l'orario di chiusura, le fiamme hanno raso al suolo il science center di Città della Scienza. Ad un anno dal rogo, sono ben poche le certezze nelle indagini, mentre ci si appresta a firmare un accordo di programma per la ricostruzione del polo scientifico. Quindici minuti sono bastati per distruggere dodicimila metri quadrati di quello che era uno dei fiori all'occhiello della città di Napoli nel mondo e su cui le indagini non sono riuscite ancora a fare chiarezza.

Dalle ricostruzioni della procura, si evince che l'incendio viene appiccato lunedì sera, poco dopo la fine di uno spettacolo teatrale per una scolaresca. L'area è deserta e sembra che nessuno abbia visto nulla. In circa quindici minuti vengono distrutti dalle fiamme dodicimila metri quadrati, l'intero museo di Città della Scienza. L'allarme viene lanciato da un pescatore, che era uscito in barca approfittando della luce della luna piena che illumina a giorno l'area.

L'ipotesi più seguita dalla procura di Napoli è quella della cosiddetta pista interna. Sotto esame, la polizia assicurativa stipulata da Città della Scienza quattro anni prima contro gli incendi. I custodi in servizio quella notte sono stati ascoltati dagli inquirenti diverse volte, sarebbero emerse discrepanze di orari nelle loro ricostruzioni. In particolare, sembra che il primo allarme sia stato lanciato da un pescatore e non dai guardiani del polo scientifico.
Il movente dietro l'incendio, in questo caso, sarebbe da ricercarsi nelle difficoltà finanziarie di città della scienza e nei ritardi nel pagamento degli stipendi dei dipendenti del polo, finiti poi in cassa integrazione.

Le indagini vengono affidate fin da subito alla direzione distrettuale antimafia di Napoli e condotte dal procuratore aggiunto Giovanni Melillo e dai pm Del Prete e Teresi. Non a caso, la prima pista seguita è quella dell'intimidazione da parte della camorra. Lo stesso sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, giunto di notte sul luogo dell'incendio afferma che c'è la mano della criminalità organizzata. Il clan D'Ausilio ha cercato diverse volte di inserirsi negli appalti per la riqualificazione dell'area industriale di Bagnoli, ma alcuni collaboratori di giustizia avrebbero smentito l'interesse della camorra per Città della Scienza.

Esattamente un anno dopo l'incendio, il 4 marzo 2014 verrà firmato un accordo di programma tra Stato, Regione Campania e Città della Scienza per la ricostruzione del science center. Il polo musueale non ha mai cessato le attività nel corso di questi mesi e nel 2015 è prevista l'apertura di "Corporea", una grande area espositiva su cui la fondazione Idis punta molto, ma bloccata per lungo tempo dai limiti imposti dal patto di stabilità regionale. Sembrano essere appianate anche le contrapposizioni tra la Regione Campania e Città della Scienza riguardanti i mancati trasferimenti di fondi al polo museale che avevano portato il presidente Silvestrini a minacciare addirittura la chiusura.

Non si placano, invece, le polemiche sulla ricostruzione di Città della Scienza sulla costa di Bagnoli. I comitati cittadini, l'Assise di Bagnoli ed il movimento "Una spiaggia per tutti" chiedono il rispetto del piano regolatore siglato in epoca bassoliniana dall'urbanista Vezio De Lucia, che prevede l'arretramento del polo scientifico all'interno dell'area ex-Italsider e la liberazione della linea di costa per l'apertura di una spiaggia pubblica lunga due chilometri.

Nell'accordo di programma vengono trovati anche i fondi per la bonifica dei suoli su cui sorge Città della Scienza. Infatti, il polo si trova ai margini dell'area ex-Italsider su cui gravano diverse indagini per l'inquinamento dei terreni e per le mancate bonifiche che avrebbero aggravato lo stato dei luoghi.

Città della Scienza resta l'unico polo attivo nel deserto industriale di Bagnoli, dove finanche la società partecita che avrebbe dovuto realizzare la bonifica e la dismissione dei suoli dell'ex-Italsider -la Bagnoli Futura- è finita in liquidazione per l'accumulo enorme di debiti a fronte di nessun risultato raggiunto.

Fonte: Youmedia

lunedì 3 marzo 2014

'La grande bellezza' vince l'Oscar come miglior film straniero


'La grande bellezza' di Paolo Sorrentino ha vinto il Premio Oscar come miglior film straniero. L'Oscar ritorna in Italia dopo 15 anni. L'ultimo ad aver conquistato la statuetta d'oro era stato Roberto Benigni con 'La vita è bella' nel 1999. Il regista Paolo Sorrentino ha ritirato il premio sul palco del Dolby Teathre di Hollywood insieme al protagonista Toni Servillo e al produttore Nicola Giuliano. Queste le prime prime parole di Sorrentino: "Grazie alle mie fonti di ispirazione Federico Fellini, Martin Scorsese, Diego Armando Maradona, a Roma, a Napoli e alla mia più grande bellezza personale, Daniela e i nostri due figli". Una vittoria, come ha detto lo stesso regista, che dà lustro al cinema italiano nel mondo. 

Link: La grande bellezza (da Wikipedia)

sabato 1 marzo 2014

Putin invia le truppe russe in Ucraina


Il presidente russo Vladimir Putin ha chiesto l’approvazione del Consiglio della Federazione, il Senato russo, per l’invio di un contingente militare in Crimea, “alla luce della situazione che si è creata in Ucraina e i rischi per la vita dei cittadini russi in Crimea”: lo ha reso noto il Cremlino. Più di 10mila persone sventolanti bandiere russe hanno intanto protestato oggi a Donetsk, città nell’est dell’Ucraina considerata la roccaforte del deposto presidente Viktor Yanukovych. Lo hanno reso noto i cronisti presenti sul posto. I manifestanti hanno dichiarato di sostenere “le aspirazioni della Crimea a riunirsi alla Russia”, alludendo alla repubblica autonoma più a sud dove Kiev ha accusato Mosca di aver lanciato “un’invasione armata”.

LA RUSSIA SI PRENDE LA CRIMEA – Aumenta il rischio di un intervento militare russo in Crimea. La Duma, la camera bassa di Mosca, ha chiesto al presidente Vladimir Putin di adottare le misure necessarie per stabilizzare la situazione in Crimea, repubblica autonoma ucraina. Lo riferisce l’agenzia Interfax citando il presidente della Duma. Intanto Mosca accelera verso l’eventuale annessione della russofona Crimea e l’aumento del numero di residenti con passaporto russo: il parlamento esaminerà la proposta di legge del partito di centro sinistra Russia Giusta, per facilitare l’assorbimento di nuovi territori nel Paese: basterà un referendum, come quello già indetto in Crimea, senza trattati internazionali. La mossa virtualmente potrebbe essere estesa anche alle due regioni secessioniste della Georgia, Abkhazia e Ossezia del sud, già riconosciute da Mosca. Il Partito Russia Giusta ha presentato inoltre un altro disegno di legge per facilitare la concessione della cittadinanza russa agli ucraini: la proposta sara’ esaminata l’11 marzo. Le minacce a cittadini russi all’estero, o le violazioni dei loro diritti, potrebbero essere usate come pretesto per un intervento militare, come successe in Ossezia del sud dopo l’offensiva militare lanciata dall’allora presidente Saakashvili.

LE FORZE RUSSE IN CRIMEA – La Russia ha inviato 6mila uomini e 30 blindati in Crimea, repubblica autonoma dell’Ucraina in preda a tensioni separatiste. Lo ha denunciato il ministro della Difesa di Kiev. Igor Peniouk ha dichiarato nel corso di una riunione del Consiglio dei Ministri che la Russia aveva cominciato a inviare rinforzi senza “preavviso né permesso dell’Ucraina, contravvenendo ai principi di non ingerenza nelle vicende degli stati di frontiera”. Le autorità ucraine hanno denunciato da ieri “un’aggressione armata della Russia” in Crimea, che ospita la flotta russa sul Mar Nero. E’ stato anticipato dal 25 maggio al 30 marzo il referendum sullo status della Crimea: lo ha confermato il portavoce del premier filo russo della Crimea Serghei Aksenov.

GLI SCALI IN MANO RUSSA – Lo spazio aereo sulla penisola di Crimea e’ chiuso, e non vi risultano pertanto voli: lo hanno riferito fonti aeroportuali a Simferopoli, capitale della Repubblica autonoma ucraina. Frattanto le forze russe hanno assunto il controllo di un altro scalo in Crimea: stando a quanto trapelato da ambienti dello stato maggiore locale, si tratta dell’aeroporto militare di Kirovskoye, nella parte orientale della penisola, utilizzato prevalentemente dagli aerei cargo. Unita’ di Mosca o milizie filo-russe gia’ presidiavano l’aeroporto militare di Belbek, alle porte di Sebastopoli, e quello internazionale della capitale. Ieri inoltre tredici velivoli carichi di soldati erano atterrati nello scalo di Gvardeyskoye, sempre nei pressi di Simferopoli.

LE BASI DI MISSILI - Nel frattempo le truppe russe stanno cercando di assumere il controllo di una base di missili anti-aerei nella penisola ucraina di Crimea, prima linea di difesa contro eventuali raid dei jet da guerra di Mosca o l’arrivo di altri aerei da trasporto con a bordo truppe. Lo riferisce l’agenzia russa Interfax citando fonti militari di Kiev. In Crimea, secondo Kiev sarebbero gia’ presenti 6.000 militari russi. Duemila sono arrivati ieri sera a bordo di 13 aerei da trasporto militari. Mosca ha denunciato che “uomini armati non identificati mandati da Kiev hanno tentato di occupare l’edificio del ministero dell’interno della Repubblica autonoma di Crimea nelle prime ore di oggi”, un’azione sventata dalla “risoluta azione delle unita’ di autodifesa” filorusse. “La pericolosa provocazione ha causato feriti”, si legge in un comunicato del ministero degli Esteri, secondo cui tali eventi “confermano il desiderio dei ben noti circoli politici di Kiev di destabilizzare la situazione nella penisola”. – “Invitiamo coloro che emanano ordini del genere da Kiev ad esercitare la prudenza. Vediamo il tentativo di aggravare la gia’ tesa situazione in Crimea come estremamente irresponsabile”, accusa Mosca. Non vi sono per ora altri riscontri dell’episodio.

Fonte: Giornalettismo