venerdì 28 febbraio 2014

Ucraina, ecco perché ora rischia la secessione

Non c’è pace per l’Ucraina. Non c’è pace perché non bastava cacciare il presidente Yanukovich per risolvere problemi che hanno radici lontane nel tempo. Così, se a Kiev ritorna una calma apparente con la nascita di un nuovo esecutivo di espressione filo-europea con componenti vicini a quella che fu la pacifica Rivoluzione Arancione di Yulia Timoshenko, recentemente liberata, la tensione si è spostata nelle regioni orientali e in Crimea.

È scontro in Crimea. Soprattutto in Crimea la tensione è alle stelle. Proprio questa mattina il governo di Kiev ha accusato Mosca di aver occupato militarmente gli aeroporti di Belbek e Sinferopoli. Il governo russo ha smentito qualsiasi coinvolgimento delle proprie truppe regolari. Secondo il Cremlino, l’occupazione in corso è avvenuta ad opera di milizie locali filo-russe. Tuttavia, Mosca non è rimasta a guardare e lungo i confini con l’Ucraina ha avviato una enorme esercitazione militare che coinvolge ben 150mila soldati e più di un centinaio di aerei, un numero sufficiente per occupare almeno parte della stessa Ucraina.

Gli interessi russi in Ucraina. Sotto il profilo geopolitico, Mosca ha necessità di mantenere l’Ucraina nella sua orbita o, per lo meno, garantirsi la sua neutralità per svolgere un ruolo di stato-cuscinetto tra la Nato/Ue e i suoi confini occidentali. Questo garantirebbe, inoltre, il passaggio del gas russo verso l’Europa centrale e occidentale a prezzi contenuti. Ma non va dimenticato anche l’aspetto “etnico” del problema Ucraina.

La questione etnica. I confini ucraini sono stati disegnati da Mosca quando Kiev non era altro che una delle tante città dell’impero sovietico. Nel disegnare i suoi confini, il regime sovietico ha tenuto conto solo in parte della composizione etnica (esattamente come è avvenuto in Jugoslavia in alcune zone di confine tra Serbia e Croazia, Tra Serbia e Bosnia e tra Crozia e Bosnia). L’Ucraina attuale è divisa, di fatto, in tre parti. Le regioni occidentali, corrispondenti alla “vecchia” Galizia orientale, le regioni centrali, e le regioni orientali (Crimea inclusa). Sotto il profilo etnico le regioni orientali sono abitate prevalentemente da russi o russofoni (in Crimea la popolazione russa è il 67%), quelle centrali hanno una composizione etnica mista e quelle occidentali sono essenzialmente ucraine ad eccezione delle province che confinano con la Moldavia e la Transnistria. Storicamente il territorio ucraino è stato per molti secoli diviso lungo la linea del fiume Nipro. La Galizia orientale è appartenuta per secoli all’Impero Austroungarico (sotto il quale si sono sviluppati i primi sentimenti nazionalistici ucraini). Subito dopo la prima guerra mondiale, ha goduto di una brevissima indipendenza che è terminata con l’occupazione polacca alla quale ha fatto seguito, solo dopo il 1945, l’annessione all’Impero sovietico. Le regioni orientali, invece, hanno fatto parte per secoli all’Impero russo e poi alla nascente Urss, subendo un ulteriore processo di russificazione intorno al 1922-23.

Crimea, fonte di guai. Discorso a parte va fatto per la Crimea. Da secoli abitata da russi, è stata annessa alla repubblica sovietica di Ucraina nel 1954 per volere di Nikita Cruscev in segno di amicizia tra il popolo russo e quello ucraino suggellato dal Trattato di Pereyaslav tra i cosacchi ucraini e l’Impero russo 300 anni prima. La Crimea ha da sempre svolto un ruolo geopolitico fondamentale per la Russia. Prima era approdo naturale delle navi mercantili che attraversavano il Bosforo, poi è divenuta una penisola strategica sotto il profilo militare con la nascita dell’Urss. Qui ancora oggi sono ancorate le navi dell’Armata russa.

Per tutto questo il problema dell’Ucraina non si risolve con la liberazione della Timoshenko e con la cacciata di Yanukovic. Perché lì non si tratta di una banale cacciata del tiranno di turno. Il problema è ampio e può trovare una parziale soluzione solo ridisegnando i confini di un grande paese spaccato.

Fonte: Diritto di critica

giovedì 27 febbraio 2014

Avellino: cassintegrato va a vivere in un cimitero. “Non posso pagare l’affitto”

Antonio Petrillo è un operaio della Irisbus in cassa integrazione. Vive a Sant’Angelo all’Esca e da tre mesi abita nella sacrestia del cimitero del paese, in un piccolo appartamentino dato in prestito dal sacerdote con un singolare panorama sulle tombe. La sua storia è stata raccolta dal Mattino. “Antonio – scrive il quotidiano – vive tra i morti e si arrangia come può per sbarcare il lunario e scacciare gli spettri di una crisi che ha assottigliato le sue fortune. È scaramantico e ostinatamente ottimista. Confida in tempi migliori, nonostante tutto, e sulla brandina ha messo in bella mostra una sfilza di oggetti metallici per attirare, dice lui, la buona sorte. Tutti gli hanno voltato le spalle, don Ciriaco invece gli è andato incontro e gli ha aperto le porte del piccolo appartamento, in fase di ristrutturazione, adiacente al cimitero”.

L’uomo – separato e padre di tre figli – dice: “Non posso permettermi il lusso di pagare un affitto devo mantenere la prole, che studia ancora, e così sono stato costretto a tirare la cinghia al massimo. Ho pure dormito in macchina: non mi vergogno a dirlo ma non ho mai fatto del male a nessuno”. Malgrado la location, e malgrado subisca duramente gli effetti della crisi, l’uomo comunque ha trovato molta solidarietà e riesce a sorridere. Si dà da fare potando le siepi del camposanto o pulendo i marciapiedi: ogni tanto qualcuno gli allunga qualche spicciolo oppure gli prepara un piatto caldo. Racconta: “Non sono mai solo, per fortuna. Ho degli amici che mi tengono compagnia e mi sostengono moralmente. Grazie a don Ciriaco ho almeno un tetto e un motivo in più per resistere. Cerco di rendermi utile come posso per la comunità, e mi rincuora tanto ricevere i ringraziamenti per la pulizia che adesso c’è nei pressi del camposanto”.

Fonte: fanpage.it

mercoledì 26 febbraio 2014

Ucraina-Russia, venti di guerra. Putin muove i blindati in Crimea

La nuova Ucraina muove i primi passi nel dopo-Yanukovich, in un clima di grande tensione anche per la comparsa dei blindati russi nelle strade di Sebastopoli, la città della Crimea che ospita la flotta di Mosca nel Mar Nero. La notizia, rilanciata da siti russi e locali, ha suscitato allarme, anche perche' poche ore prima il presidente del Parlamento e Capo dello Stato ad interim, Oleksander Turchinov, aveva lanciato l'allarme sui "pericolosi segnali di separatismo" emersi in alcune aree della repubblica ex sovietica. I carri armati starebbero presidiando il quartier generale della base navale russa. Il leader dell'estrema destra russa Oleg Tagnibok aveva preannunciato l'arrivo alla base navale dell nave russa Nikolai Filchenkov, con a bordo 200 soldati.

Il porto ucraino di Sebastopoli, nella penisola di Crimea, è strategico per la Russia, e questa non e' una notizia. Ma e' diventato ancora piu' strategico, di importanza cruciale, dal marzo del 2011, quando esplose il conflitto siriano. E da li', infatti, che Mosca coordina lo sforzo militare in Siria, e i movimenti nella sua base navale di Tartus e nel porto di Latakia, entrambi nel paese mediorientale. Ed e' il porto di Sebastopoli, sede della flotta russa del Mar Nero e diviso a meta' con le navi da guerra di Kiev (eredità dell'Urss), che assicura ai russi, attraverso il passaggio dagli stretti del Bosforo e dei Dardanelli, uno sbocco nel mare caldo del Mediterraneo e nell'Oceano indiano in inverno, quando le acque nei porti del Baltico e del Mar Bianco congelano. La prevista formazione del nuovo governo transitorio e' stata rinviata a giovedi' un supplemento di consultazioni. Intanto, pero', il Parlamento ucraino ha approvato una mozione per chiedere al Tribunale penale internazionale all'Aja di processare Viktor Yanukovich per crimini contro l'umanita', una volta che il deposto presidente filo-russo verra' catturato. Con lui dovranno essere giudicati anche l'ex ministro dell'Interno, Vitaly Zakharchenko, e l'ex procuratore generale di Kiev, Viktor Pshonka.

La Rada suprema, come e' chiamato il Parlamento, ha anche fatto rimuovere la stella sovietica che da decenni adornava una guglia del palazzo. Intanto l'ex capo di gabinetto di Yanukovich, Andriy Kliyuev, ha denunciato di esser stato rapinato dell'auto e ferito a una gamba da un gruppo di 20 persone. Sul fronte politico, l'ex campione del mondo di pugilato Vitaly Klitschko ha ufficializzato la volonta' di candidarsi alle presidenziali anticipate del 25 maggio, data in cui e' stato annunciato che si terranno anche le elezioni comunali. Da Mosca, il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, ha messo in guardia sulla pericolosita' del tentativo di costringere l'Ucraina a scegliere da quale parte stare, se con l'Occidente o con Mosca. "E' pericoloso e controproducente", ha avvertito. Una delegazione di senatori russi domani sara' in Crimea. Il Cremlino ha inoltre denunciato la decisione di convocare per il maggio elezioni presidenziali anticipate, definendola una violazione dell'accordo tra le forze di opposizione e Yanukovich che prevedeva prima la riforma della Costituzione. Dalle statue di Lenin, alla stella d'oro: l'Ucraina del dopo-Yanukovich cancella le tracce del passato sovietico. Ma il Parlamento di Kiev ha rimosso la stella d'oro a cinque punte dalla guglia del palazzo, nel centro della capitale. Lo ha annunciato lo stesso Tyahnibok, in un video pubblicato su YouTube, in cui e' mostrata la rimozione della stella dal pennone della bandiera ucraina.

Nelle proteste degli ultimi mesi, che hanno portato alla deposizione del presidente filo-russo, Viktor Yanukovich, numerose statue di Lenin sono state abbattute e danneggiate dai manifestanti. L'Alto rappresentante per la politica estera dell'Ue, Catherine Ashton, ha ribadito in una conferenza stampa a Kiev che i Ventotto vogliono preservare l'integrita' territoriale ucraina. In settimana, poi, l'Ue presentera' un primo pacchetto di aiuti a breve termine, ha annunciato Elmar Brok, presidente della Commissione Esteri dell'Europarlamento.

L'arcivescovo della Chiesa greco-cattolica Sviatoslav Shevchuk, oggi a Roma, ha lanciato un appello all'Europa che "non deve avere paura degli ucraini respingendoli alle frontiere. Abbiamo bisogno di aiuti economici ma anche di solidarieta' diplomatica. I nostri giovani stanno costruendo in Ucraina l'Europa". Anche l'Ucraina ha i suoi desaparecidos, ha inoltre avvertito l'arcivescovo, parlando di tante persone scomparse nel Paese, "rapite dalle forze speciali, i berkut, assoldate dal governo".

UCRAINA: PORTO SEBASTOPOLI CRUCIALE, DA LI' MOSCA VA IN SIRIA

Il porto ucraino di Sebastopoli in Crimea e' strategico per la Russia, e questa non e' una notizia. Ma e' diventato ancora piu' strategico, di importanza cruciale, dal marzo del 2011, quando esplose il conflitto siriano. E da li', infatti, che Mosca coordina lo sforzo militare in Siria, e i movimenti nella sua base navale di Tartus e nel porto di Latakia, entrambi nel paese mediorientale. Ed e' il porto di Sebastopoli che assicura ai russi, attraverso il passaggio dagli stretti del Bosforo e dei Dardanelli, uno sbocco nel mare caldo del Mediterraneo e nell'Oceano indiano in inverno, quando le acque nei porti del Baltico e del Mar Bianco congelano. L'accordo in base al quale l'Ucraina concede il porto ai russi scade nel 2017, ma nel 2010 Vladimir Putin e il presidente oggi deposto Viktor Yanukovich firmano un accordo per il prolungamento di venti anni della concessione.

Fonte: affaritaliani.it

martedì 25 febbraio 2014

La strage dei ragazzi uccisi perché studiavano


29 ragazzini uccisi perché studiavano la cultura degli infedeli, il movimento islamico di Boko Haram continua la sua mattanza alimentando la dura repressione da parte del governo nigeriano.


L’ATTACCO - Sono arrivati di notte al college di Buni Yadi, nello stato Nord-orientale di Yome e hanno ucciso una trentina di ragazzi prima di dare fuoco alla scuola. Secondo gli ufficiali nigeriani molti dei corpi dei ragazzi sono stati ritrovati ormai ridotti in cenere.

LA STRAGE - Il college, una scuola secondaria statale, è diventato un obbiettivo perché fonte di cultura occidentale o comunque non sufficientemente islamica per i gusti del gruppo estremista, che durante l’azione ha ucciso solo i ragazzi, risparmiando le ragazze che invece non sono state toccate. Una notizia positiva in un panorama pessimo, perché Boko Haram ultimamente aveva cominciato a rapire le ragazze per utilizzarle, come già altri gruppi terroristici africani, come addette alla logistica o alle distrazioni sessuali dei guerrieri.

LEGGI ANCHE: Nigeria, è guerra con Boko Haram

UN’ECATOMBE - Il bilancio delle vittime dei Boko Haram negli ultimi anni è fatto di decine d’attacchi del genere e di migliaia di vittime, per lo più civili, lasciate sul terreno. Non meno spietata la repressione dei governativi, che rispondono spesso sparando nel mucchio e uccidono, se possibile, più degli stessi Boko Haram, alimentando la rabbia verso il governo centrale nelle regioni settentrionali, albergo di una maggioranza musulmana e casa dei Boko Haram, nome che significa d’altronde «l’educazione occidentale è peccaminosa» e che spiega l’accanimento contro le scuole, le vaccinazioni e certi aspetti sgraditi della cultura occidentale.

L’OFFENSIVA DEL GOVERNO - Solo la settimana scorsa e in una sola azione il gruppo si è reso responsabile della distruzione di un intero villaggio e dell’uccisione dei suoi 200 abitanti, segno evidente che la grande offensiva decisa e molto pubblicizzata dal presidente nigeriano Jonathan Goodluck l’anno scorso non ha dato i frutti sperati, innescando anzi un ciclo di sanguinose rappresaglie contro i civili.

Fonte: Giornalettismo

lunedì 24 febbraio 2014

La crisi ucraina in undici punti


Un monumento in onore delle vittime degli scontri tra polizia e manifestanti a Kiev, il 24 febbraio 2014. (Bulent Kilic, Afp)

Dopo le proteste e le violenze della settimana scorsa, l’Ucraina ha emesso un mandato d’arresto per il presidente Viktor Janukovič. Gli scontri della settimana scorsa hanno causato almeno 77 morti e centinaia di feriti.

Ecco i momenti chiave della crisi ucraina, ricostruiti dalla Bbc.

  • 14 febbraio: grazie a un’amnistia 234 manifestanti arrestati a dicembre vengono rilasciati.
  • 16 febbraio: i manifestanti lasciano il municipio di Kiev, occupato il 1 dicembre, e altri palazzi del governo nella regione.
  • 18 febbraio: almeno 18 persone, tra cui sette poliziotti, vengono uccise. I manifestanti riprendono il controllo del municipio. Le forze dell’ordine circondano piazza Indipendenza, dove rimangono circa 25.000 contestatori.
  • 20 febbraio: nonostante la tregua dichiarata dal governo, gli scontri non si fermano. Il numero delle vittime sale a 77. Secondo alcuni testimoni i poliziotti e anche alcuni cecchini sparano contro i manifestanti. I ministri degli esteri di Germania, Francia e Polonia partono per Kiev per incontrare il presidente Janukovič. Anche la Russia manda un rappresentante diplomatico.
  • 21 febbraio: Viktor Janukovič firma un patto con i leader dell’opposizione. L’accordo prevede la formazione di un governo di unità nazionale, il ritorno alla costituzione del 2004 (che limita parzialmente i poteri del presidente) e le elezioni anticipate. Alle trattative partecipano anche i ministri degli esteri di Francia, Germania e Polonia e il rappresentante diplomatico russo. In piazza nel frattempo proseguono gli scontri. Nell’ovest del paese i manifestanti continuano a occupare i palazzi del governo.
  • 22 febbraio: i manifestanti occupano il palazzo del governo senza incontrare resistenza. I leader dell’opposizione chiedono elezioni anticipate. Il presidente Janukovič fa perdere le sue tracce e secondo indiscrezioni è scappato a Kharkiv, nel nordest del paese. Il parlamento vota la sua decadenza, e convoca le elezioni anticipate per il 25 maggio. Janukovič va in televisione e denuncia il “colpo di stato” contro il suo governo. La leader dell’opposizione Julia Timoshenko viene liberata dal carcere e torna a Kiev. Era in prigione dal 2011.
  • 23 febbraio: il parlamento nomina lo speaker dell’aula, Oleksandr Turčinov, presidente ad interim. Turčinov, alleato di Julia Timoshenko, stabilisce che entro il 25 febbraio il parlamento dovrà formare un governo di unità nazionale.
  • 24 febbraio: il ministro dell’interno ucraino, Arsen Avakov, annuncia che è stato emesso un mandato d’arresto per il presidente Viktor Janukovič e altri funzionari pubblici. Sono accusati di aver commesso una “strage di cittadini innocenti”.

Fonte: Internazionale

domenica 23 febbraio 2014

Marò, il Ministro della Difesa indiano: “Nessun cedimento sul processo”

Stop dall’India sui Marò. Una nota del Ministro della Difesa indiano A.K. Antony chiarisce le posizioni del paese asiatico circa l’affaire dei due militari italiani: “Stiamo andando avanti su questa vicenda in base alle leggi indiane” e continua “saranno processati con le leggi del nostro Paese” nonostante l’ennesima apertura che rimette la palla nelle mani dei ministri dell’Interno e degli Esteri.

La decisione viene comunicata a ventiquattrore dall’inizio del processo che vedrà il procuratore indiano G.E. Vahanvati presentare alla Corte Suprema indiana le scelte del governo sulle sorti dei due fucilieri italiani. 

Proprio ieri Matteo Renzi era intervenuto con un tweet per esplicitare la linea del governo italiano: “faremo semplicemente di tutto”. Linea subito commentata con gioia da parte delle moglie Salvatore Girone (uno dei due marò arrestati in India): “I primi passi del governo Renzi sono rassicuranti, in vista dei prossimi mesi che saranno delicati e decisivi”, scrive Vania Girone in una lettera al quotidiano Il Tempo. ”Insieme alla continuità dell’azione del governo italiano sarà importante il ruolo attivo dell’opinione pubblica nella vicenda”.

Sulla situazione dei militari era intervenuto anche la neo Ministra della Difesa Pinotti: “Sono la prima preoccupazione e il primo pensiero che dobbiamo avere”.

Fonte: fanpage.it

sabato 22 febbraio 2014

Ciao Francesco


E' morto Francesco Di Giacomo, voce storica del Banco del Mutuo Soccorso. La musica ha perso un grande artista. Ciao Francesco

Il Banco del Mutuo Soccorso è stato uno dei gruppi (insieme alla Premiata Forneria Marconi, Le Orme, i New Trolls e gli Osanna) più influenti e noti del rock progressivo italiano

Link: Banco del Mutuo Soccorso (da Wikipedia)



Ucraina, è guerra. Ecco perché la protesta è divenuta rivolta

Un massacro annunciato. In Ucraina si sta consumando in queste ore l’inizio di una probabile, quanto mai annunciata, guerra civile. I manifestanti pro-Europa hanno alzato la posta e ora vogliono le dimissioni del presidente. Il risultato? Scontato: cento morti nelle ultime 24 ore, più di 60 poliziotti fatti prigionieri, palazzi del potere sgomberati, cecchini dell’esercito appostati sui tetti.


Gli equilibri cambiati. Le tensioni in Ucraina hanno covato per anni, silenziosamente. Ma da questo autunno, qualcosa è cambiato. La rivoluzione arancione oggi appare solo come un vecchio ricordo. Il governo di Kiev ha deciso di rivolgere lo sguardo al vecchio padrone russo, perdendo – di fatto – quello status di Stato-cuscinetto tra Mosca e la Ue/Nato. Il governo ha sancito la fine della neutralità del Paese slavo, gettando l’Ucraina nel caos.

Un problema di confini. Gli attuali confini ucraini furono stabiliti da Mosca quando fu istituita la Repubblica sovietica di Ucraina nel 1917, e furono ritoccati al termine della seconda guerra mondiale (e con l’annessione della Crimea nel 1954). Questi confini includono anche territori abitati da popolazioni non ucraine. Nelle province orientali, in Crimea e lungo il confine con la Transnistria (Moldavia) la popolazione è russa o filo-russa. Nelle regioni centrali (dove è situata la capitale) la popolazione è mista, mentre nelle province occidentali la prevalenza etnica è decisamente a favore degli ucraini. Di conseguenza, di fronte ad un paese da sempre spaccato in due (i russi rappresentano complessivamente il 22% della popolazione), lo spostamento di Kiev verso Mosca ha messo in allarme gli abitanti delle province occidentali che guardano decisamente a Bruxelles e a Washington più che alla Russia. Il motivo è certamente economico ma anche storico: sotto il dominio russo e poi sovietico, gli ucraini hanno subito un duro processo di russificazione, non dissimile da quello subito dalle popolazioni baltiche di Estonia, Lituania e Lettonia. Gli ucraini temono che un nuovo abbraccio con Mosca possa essere mortale.

L’Europa teme lo stop del gas. Il problema è quindi di equilibri violati. Il rischio per tutti è che una guerra civile in Ucraina possa mettere in crisi l’Europa che cerca faticosamente di uscire dalla crisi. Infatti, proprio nel territorio ucraino passano fondamentali gasdotti e oleodotti che riforniscono l’Europa centrale e occidentale (oltre la Romania). Il nostro Paese (con la Grecia, la Bulgaria e L’Austria) è esente da rischi legati ad eventuali interruzioni di energia, rifornendosi di gas dalla Russia grazie al gasdotto South Stream (sviluppato da Eni e Gazprom) che attraversa il Mar Nero. Il rischio di uno stop delle forniture di gas non può in alcun modo lasciare l’Europa indifferente. La neutralità dell’Ucraina nella lotta tra ovest ed est (che prosegue nonostante il crollo del Muro di Berlino), è un valore imprescindibile per ripristinare gli equilibri e scongiurare la catastrofe. Ma la pace per le strade di Kiev passa solo attraverso un accordo tra Russia e Ue che potrebbe ridurre gli spazi di manovra del governo ucraino. Se un accordo non si dovesse trovare, ci potrebbe essere il rischio di un’escalation militare in un panorama geopolitico non molto diverso rispetto a quello della recente guerra in Georgia. Con l’unica, fondamentale differenza: le dimensioni del territorio ucraino.

Fonte: Diritto di critica

Governo Renzi, il giuramento e la squadra dei ministri


Il governo Renzi è ufficialmente in carica. Il nuovo Presidente del Consiglio Matteo Renzi e i ministri del suo esecutivo hanno giurato questa mattina fedeltà alla Repubblica e alla Costituzione davanti al Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Non ha ancora giurato il responsabile dell'Economia, Pier Carlo Padoan, che è ancora a Sydney, dove era impegnato con i lavori del G20, ma lo farà nei prossimi giorni.

Sono sedici i ministri: otto uomini e otto donne. È la squadra di governo di Matteo Renzi, segretario del Pd e premier più giovane della storia d'Italia, con i suoi 39 anni. Sottosegretario alla presidenza del Consiglio è stato nominato Graziano Delrio.

Ecco la lista dei ministri del governo Renzi:

Economia - Pier Carlo Padoan
Interno - Angelino Alfano (Ncd)
Affari esteri - Federica Mogherini (Pd)
Giustizia - Andrea Orlando (Pd)
Difesa - Roberta Pinotti (Pd)
Sviluppo economico - Federica Guidi
Infrastrutture e trasporti - Maurizio Lupi (Ncd)
Salute - Beatrice Lorenzin (Ncd)
Politiche agricole - Maurizio Martina (Pd)
Ambiente - Gianluca Galletti (Udc)
Lavoro e politiche sociali - Giuliano Poletti
Istruzione, università e ricerca - Stefania Giannini (Sc)
Beni e attività culturali - Dario Franceschini (Pd)
Riforme e rapporti col Parlamento - Maria Elena Boschi (Pd)
Semplificazione e P.a. - Marianna Madia (Pd)
Affari regionali - Maria Carmela Lanzetta (Pd)




Renzi presenta il suo governo: "Mi gioco la faccia"



Governo Renzi, Napolitano: "Nessun braccio di ferro col premier"



Governo Renzi, l'arrivo dei ministri per il giuramento



Governo, gelo e distacco tra Letta e Renzi durante la cerimonia della campanella

venerdì 21 febbraio 2014

Tutto quello che c’è da sapere sulle proteste in Venezuela


Le barricate a San Cristóbal, nello stato di Táchira, in Venezuela, il 19 febbraio. (Carlos Eduardo Ramirez, Reuters/Contrasto)

  • Le proteste contro il governo di Nicolás Maduro, il successore di Hugo Chávez, in Venezuela sono cominciate il 2 febbraio con la contestazione di una squadra di baseball cubana sull’isola Margarita. Nei giorni successivi gli studenti universitari hanno manifestato chiedendo maggiore sicurezza. Le proteste sono cominciate nello stato di Táchira, ma poi si sono estese al resto del paese.
  • Dopo dieci giorni di tensione, il 12 febbraio tre persone – due manifestanti e un membro di un collettivo filogovernativo – sono state uccise a colpi di arma da fuoco negli scontri scoppiati al termine di una manifestazione dell’opposizione che chiedeva le dimissioni di Maduro.
  • I motivi delle manifestazioni sono l’alto tasso di criminalità, la carenza di prodotti di base come latte e carta igienica, i frequenti blackout e l’inflazione che ha superato il 50 per cento.
  • L’opposizione venezuelana è divisa. Il candidato che aveva sfidato Maduro alle presidenziali del 2013, Henrique Capriles, ha rifiutato di partecipare alle proteste del 12 febbraio, sostenendo che le manifestazioni non sono il modo giusto per far cadere il governo, lasciando la scena a un altro leader dell’opposizione Leopoldo López, ex sindaco di Chacao, che è emerso come leader alternativo dell’opposizione.
  • Maduro ha condannato le manifestazioni e ha parlato di un tentativo di colpo di stato orchestrato dai nazifascisti.
  • Il 13 febbraio il presidente Maduro ha emesso un ordine di arresto per Leopoldo López, con l’accusa d’incitamento alla violenza e danni alla proprietà pubblica, omicidio e terrorismo per aver guidato le manifestazioni contro il governo del 12 febbraio. Queste ultime due accuse sono decadute, ma è rimasta in piedi l’accusa di istigazione alla violenza. Lòpez rischia dieci anni di carcere.
  • Dopo qualche giorno di latitanza, López si è consegnato alle autorità durante una manifestazione contro Maduro il 18 febbraio. Lo stesso giorno nella capitale c’è stata una manifestazione di sostegno al governo.
  • Il segretario di stato americano John Kerry ha espresso preoccupazione per l’arresto di un centinaio di studenti dopo la manifestazione del 12 febbraio.
  • Il 17 febbraio tre diplomatici statunitensi sono stati espulsi dal paese con l’accusa di cospirare contro il governo.
  • Il 21 febbraio il ministro dell’interno Miguel Rodríguez Torres ha annunciato che saranno mandati altri tremila soldati nello stato di Táchira, al confine con la Colombia, dove sono cominciate le proteste.

Fonte: Internazionale

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giovedì 20 febbraio 2014

La vera storia dei disoccupati al Festival di Sanremo


La storia dei due disoccupati che hanno interrotto il Festival di Sanremo oggi è su tutti i giornali italiani, e assume pericolosamente i contorni della bufala. Antonio Sollazzo e Marino Marsicano sono i due operai senza stipendio da sedici mesi pur lavorando ogni giorno che si sono presentati al teatro Ariston e hanno interrotto la kermesse:


Con una scena che rimarrà nella storia della televisione italiana, anche se non è inedita

COSA C’E’ DIETRO I DISOCCUPATI AL FESTIVAL DI SANREMO – Ma sulla storia qualche dubbio è nato ieri. Perché per realizzarla è stata necessaria una messinscena. Un finto malore, simulato da una “complice” che li accompagnava, ha permesso ad Antonio Sollazzo e Marino Marsicano, i due lavoratori che hanno minacciato il suicidio nella prima puntata del Festival, di distrarre gli addetti alla sicurezza della kermesse. Così da poter poi raggiungere la postazione in galleria e salire sull’impalcatura. A svelarlo è stato il direttore di Rai1, Giancarlo Leone: il dirigente ha spiegato come fossero in realtà quattro le persone coinvolte. Oltre a Sollazzo e Marsicano, che avevano intimato di volersi gettare nel vuoto qualora non fossero state ascoltate le motivazioni della loro protesta, c’erano anche Salvatore Ferrigno e una donna, Maria Rosaria Pascale, la stessa che ha finto lo svenimento. Gli operai sono stati denunciati per violenza privata. Il motivo? Con la loro azione hanno costretto il conduttore Fabio Fazio a leggere una lettera per denunciare la loro situazione occupazionale.

LA VERA STORIA DELLA VITA IN DIRETTA - E oggi Silvia Truzzi sul Fatto racconta i particolari:

La versione ufficiale è questa: i lavoratori del Consorzio Unico di bacino di Napoli e Caserta – Salvatore Ferrigno, Antonio Sollazzo, Marino Masicano e Maria Rosaria Pascale – si sono comprati un biglietto di galleria, due al botteghino (100 euro) e due ai bagarini (180 euro). Poi sono entrati e subito la Pascale ha finto uno svenimento, attirando l’attenzione della sicurezza e degli spettatori che erano lì accanto. Approfittando della distrazione generale, Sollazzo e Marsicano si sono arrampicati sulle ringhiere laterali e hanno interrotto il monologo ambientalista di Fazio.

Non sono esattamente degli sconosciuti, anzi:

Secondo le forze dell’ordine, i quattro – denunciati per violenza privata – hanno precedenti di polizia per diversi reati: truffa per assenteismo dal posto di lavoro, interruzione di pubblico servizio, violenza e minaccia a pubblico ufficiale, manifestazione non autorizzata, reati contro il patrimonio, e sono stati sottoposti anche a misure di prevenzione (Daspo). QUANDO sono stati condotti fuori dall’Ariston, sono stati portati in questura per l’identi – ficazione. Poi hanno trascorso la notte all’hotel Nazionale, un albergo nel centro di Sanremo.

Come hanno fatto quattro disoccupati a pagarsi un albergo a quattro stelle, che nel periodo del Festival ha prezzi inavvicinabili?, dice il Fatto.

Lo abbiamo chiesto a loro. “Ieri sera siamo usciti dall’Ariston e siamo stati avvicinati da una persona che ci ha detto di lavorare a La vita in diretta”, spiega Sollazzo. “Ci ha invitato a partecipare al programma, il giorno dopo. Ci ha raccomandato di non dire una parola a nessun giornalista, di non parlare prima della trasmissione. E ha aggiunto che ci avrebbe pagato l’albergo. Sennò noi tornavamo subito verso casa in macchina, non c’avevamo i soldi per un albergo così. Poi noi siamo stati al commissariato e dopo siamo andati a dormire, nell’ho – tel che ci hanno indicato. Hanno pagato loro, anche se poi ci hanno detto che qualcuno, in alto, ha messo il veto, che non potevamo andarci”.

Perché la scenetta, in effetti, rischiava altamente la strumentalizzazione: Ma chi è il personaggio “in alto” che ha messo il veto? Giancarlo Leone spiega che “non è il caso di dare un palcoscenico e ulteriore risonanza a queste persone”. Certo, dal punto di vista della Rai, il ragionamento non fa una piega. Infatti: è possibile che i dirigenti de La vita in diretta non abbiano pensato di fare un torto alla direzione di Rete, ospitando coloro che il giorno prima avevano messo in subbuglio il programma più importante dell’anno? Al di là delle intenzioni, resta – se è vero quello che dice Sollazzo – il paradosso di un’azienda danneggiata nell’immagine (e non solo, visto che c’è una denuncia per violenza privata) che paga l’albergo ai guastatori

Fonte: Giornalettismo

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mercoledì 19 febbraio 2014

Sanremo 2014: tentato suicidio in diretta. Messa in scena?


Ieri sera è iniziato il Festival di Sanremo 2014. Dopo pochi secondi dal discorso d’apertura di Fabio Fazio, si sono sentite delle urla provenire dagli spalti. Due lavoratori di Napoli, denunciando la loro misera condizione lavorativa, dalla balaustra del teatro Ariston, hanno invitato ad interrompere la kermesse e minacciato di gettarsi sulla platea.

Ma sorgono dei dubbi sulla veridicità della situazione. Alcuni sostengono che questa farsa sia stata architettata nei dettagli per neutralizzare un possibile intervento di Beppe Grillo, che aveva preannunciato nei giorni scorsi la sua presenza a Sanremo. Per altri non è da escludere che si è trattata di una messa in scena col solo scopo di fare audience. Tra l'altro, c'è un precedente abbastanza simile che si verificò nel 1984, quando a presentare quella edizione c'era Pippo Baudo, e la situazione fu presto smascherata.

Ma i dubbi sorgono anche per altri motivi. Innanzitutto, come hanno fatto due persone a raggiungere la balaustra del teatro senza essere fermati dall'imponente sistema di sicurezza presente dentro e fuori l'Ariston? La lettera poi, letta soltanto dopo l'esibizione di Ligabue, risulta essere incompleta e priva di qualsiasi fondamento. Si parlava di operai che non ricevevano lo stipendio da ben 18 mesi senza menzionare quale fosse l’azienda interessata, che conta ben 800 dipendenti. Infine, per la cronaca, il biglietto di ingresso a Sanremo si aggira intorno ai 1500 €, una somma che è assolutamente alta e fuori la portata di due operai senza stipendio da più di un anno e mezzo.

I dubbi rimangono. La situazione italiana è difficile e triste, ma a mio parere si è trattata di una messa in scena per far aumentare gli ascolti, sfruttando un programma popolare come Sanremo.

Secondo voi, si è trattata di una protesta vera o di una farsa organizzata?

martedì 18 febbraio 2014

“Caro Elkann, vieni a cercare lavoro con me”

Dopo la sua dichiarazione sull’occupazione giovanile – «Molti giovani non colgono le tante possibilità di lavoro che ci sono o perché stanno bene a casa o perché non hanno ambizione» – ieri John Elkann si è scusato tramite il sito della Fondazione Agnelli, dicendo di essere «rammaricato che un messaggio nato per essere di incoraggiamento alla fine sia stato interpretato come un segnale di mancanza di fiducia nei giovani». Di seguito una riflessione, la provocazione di chi invece fa i conti con la ricerca del lavoro tutti i giorni.

di Lorena Bruno

LA LETTERA – Di questi uomini dalle plurime cariche in aziende tra le più importanti d’Italia, quando rilasciano certe dichiarazioni, mi sorprende la sicumera. Perché, caro John Elkann, prima di parlare delle generazioni senza lavoro di oggi (giovani e meno giovani), farebbe meglio a chiedersi cosa ne sarebbe stato di lei se non fosse stato nipote di Gianni Agnelli, ma di una normale famiglia italiana. Sarebbe nato a New York? Avrebbe conseguito la maturità al liceo Duruy di Parigi? Avrebbe probabilmente potuto prendere la laurea in Ingegneria Gestionale al Politecnico di Torino, ma chissà se poi avrebbe avuto l’agio di viaggiare per diversi Paesi con l’obiettivo di imparare le lingue straniere e affinare le sue competenze. Non mi pare che un qualsiasi giovane universitario italiano potrebbe oggi fare esperienze di lavoro alla Magneti Marelli di Birmingham o in altre grandi aziende in giro per l’Europa, se non fosse stato John Elkann. Questa possibilità è data a pochi.

Giovanni Agnelli l’ha scelta come suo successore, dopo la morte di Giovanni Alberto Agnelli, e questo credo che nella sua vita abbia influito molto e positivamente, sebbene si tratti di una grande responsabilità.

Eppure, anche chi non possiede aziende di famiglia ha ambizione e ottimismo, le stesse caratteristiche che lei chiede e suggerisce a ogni giovane italiano. Ed è proprio con ambizione e ottimismo che ho conseguito una laurea in Lettere – la mia passione – e un master che mi desse le competenze per lavorare nell’ambito museale e del marketing. Sfortunatamente il tempismo ha voluto che incappassi nel periodo storico in cui la cultura italiana vive una crisi epocale, perché vittima di politiche scellerate. Questo dimostra che nonostante la mia voglia di fare, il mio ottimismo e tutto quello che lei raccomanda di avere, non ho un lavoro.

Senza voler fare inutile retorica, le propongo: perché magari un giorno non lascia da parte le aziende di famiglia, i consigli d’amministrazione, l’autista e il cellulare e non prova a cercare lavoro con me? Potrebbe accompagnarmi a piedi ad attaccare volantini per far sapere al vicinato che posso dare lezioni private; potrebbe sedere con me al computer a cercare tra gli annunci di lavoro, scansando i vari stage gratuiti, i lavori a provvigione, quelli pagati in nero o magari provando con quelli che non rientrano tra le mie competenze ma che potrei fare ugualmente (come la segretaria), ma che purtroppo non posso fare, proprio perché non ho esperienza in merito. Potremmo poi fare un giro per le agenzie interinali – in metro si arriva subito – quindi passare al pub per chiedere se hanno bisogno di una cameriera, sperando che non la cerchino ventenne, io ho trentadue anni. Se va bene un giorno le scriverò che mi hanno appena presa in un call center. Senza la vita comoda, gli agi, senza il cellulare e le conoscenze che potrebbero garantirle tutto ad uno schiocco di dita, cosa potrebbe fare lei per me? A parte tenermi compagnia?

Forse alla fine capirebbe che, a proposito di chi non ha lavoro (e le assicuro che non si tratta solo dei giovani), prima di parlare di una cattiva volontà, di una situazione di comodo in casa, lei che fa parte di una famiglia a dir poco facoltosa, farebbe meglio a non toccare l’argomento e limitarsi a parlare solo delle realtà che ben conosce.

Fonte: Diritto di critica

lunedì 17 febbraio 2014

Sochi: arrestata e poi liberata Vladimir Luxuria

Ieri Vladimir Luxuria è stata arrestata a Sochi e rilasciata poche ore dopo. La polizia russa ha fermato l'ex deputato mentre sventolava la bandiera "Essere gay è ok" appena fuori da Medal Plaza. La notizia l'ha data Imma Battaglia, presidente onorario di 'Gay Project'. Alcune ore più tardi l'ex parlamentare è stata liberata.

Luxuria si trovava a Sochi con alcuni inviati del programma 'Le Iene' per realizzare un servizio in cui si recasse ad una partita di hockey su ghiaccio proprio con l’obiettivo di mostrare pubblicamente la bandiera. Quella bandiera arcobaleno con su scritto in cirillico "Essere gay è ok" violava la contestatissima legge russa che proibisce la propaganda omosessuale davanti a minori. Una legge che ha suscitato polemiche e proteste anche in relazione alle Olimpiadi. Non appena si era diffusa la notizia dell'arresto, la Farnesina aveva attivato un'unità di crisi.

L'ex parlamentare di Rifondazione Comunista, appena arrivata a Sochi aveva postato su Twitter una fotografia che la ritraeva nei pressi di Medal Plaza davanti ai cerchi olimpici, con in mano un ventaglio con i colori arcobaleno della bandiera della pace. "Sono a Sochi! Saluti con i colori della rainbow, alla faccia di Putin!". Il riferimento era alle leggi omofobe russe che hanno spinto diversi capi di stato a disertare la cerimonia d'apertura.

domenica 16 febbraio 2014

Considerazioni politiche sul 'nuovo' governo e su Napolitano

Prima considerazione

Per la terza volta consecutiva avremo un governo non scelto dai cittadini, quando poi anche la legge elettorale con la quale abbiamo votato nelle ultime tre elezioni politiche è stata dichiarata incostituzionale. Cioè abbiamo un parlamento viziato ormai da tre legislature, che ha eletto (due volte) un presidente della repubblica, il quale nomina (per la terza volta) un governo senza investitura popolare. La crisi della politica e della democrazia in questo paese è pari alla crisi economica e sociale che sta attraversando. Non cambierà nulla fino a quando non ci sarà un governo politico, con un programma politico chiaro, scelto dai cittadini. Si doveva portare a casa il minimo sindacale, ovvero una nuova legge elettorale che garantisca una equa rappresentazione delle forze politiche, e poi tornare alle urne. Invece si è scelto di cambiare affinchè nulla cambi.

Mirco Sirignano

Fonte: [M]IRCO [S]IRI 

Sono pienamente d'accordo col pensiero dell'amico Mirco Sirignano. Ancora una volta avremo un governo non eletto dai cittadini. Un altro schiaffo in faccia alla democrazia. Inoltre, aggiungo io che lo stesso Renzi, non molto tempo fa, disse: "C'è bisogno di serietà in politica. Occorre imparare a mantenere la parola data. Io non sarò mai Presidente del Consiglio senza essere eletto dai cittadini, non farò mai come D'Alema nel 1998". Le ultime parole famose di coeRenzi...

Seconda considerazione

Ieri sono iniziate le consultazioni per il governo Renzi, l'ennesimo governo non eletto dai cittadini, giusto per ricordarlo. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ricevuto, tra le varie forze politiche, anche Forza Italia. Si è presentato Silvio Berlusconi. Ma Berlusconi non è un pluri-pregiudicato, condannato per frode fiscale, prostituzione minorile? E soprattutto, fatemi capire: il Cavaliere non era decaduto da senatore ed era stato interdetto da tutti i pubblici uffici? Napolitano dimostra nuovamente, semmai ce ne fosse ancora bisogno, tutta la sua incapacità. Come si fa a incontrare e colloquiare con un delinquente che poco tempo fa ha ricevuto l'interdizione dagli uffici pubblici? Con i corrotti non si possono fare accordi. Sono loro il problema dell’Italia. Fino a quando l’onestà non ritornerà di moda per questo paese non ci sarà alcun futuro. Napolitano si dovrebbe vergognare. E non è la prima volta...

sabato 15 febbraio 2014

Il mistero della collina di Giano Vetusto (CE)


Ho letto una notizia molto interessante sul sito Noi Caserta che ha subito catturato la mia attenzione. A Giano Vetusto, in provincia di Caserta, c'è una particolare collina che, se osservata dall'alto o da lontano, ricorda la forma di un cono. La collina presenta dei bordi perfettamente circolari, mentre la pendenza su tutto il sentiero che corre lungo la collina è regolare. Sulla collina è stato ritrovato un masso che, forse, fu lavorato a mano dall'uomo. Sulla cima, invece, è stata trovata una pietra differente per tipologia e materiale dalle altre, incastonata nella roccia. Manufatti umani? Chissà. Una delle ipotesi è che la collina in un passato molto remoto fosse probabilmente una piramide, utilizzata da qualche antica popolazione, anche perchè nella zona sono stati ritrovati parecchi reperti archeologici. Ovviamente è solo un ipotesi. C'è un video, realizzato da Livio Tv, che illustra questa particolare collina:



Nella descrizione del video vi è scritto: "Quello delle colline attorno a Giano Vetusto è un luogo magico, contornato da splendide campagne, costellato da decine di siti archeologici e testimonianze varie dell'antichità. Gli antichi greci come i latini sapevano scegliere bene i luoghi dove trascorrervi una vita all'insegna della tranquillità e salubrità. Un cittadino turco con la passione per le antichità, ha giurato che si tratti di un Kurgan (cumolo), un sistema di tombe realizzato da un'antica popolazione iranofona: gli Sciti".

Inoltre, a Castel Morrone, paese a non molti chilometri di distanza da Giano Vetusto, sono presenti un paio di colline molto simili. Qui il video:



Tornando alla collina di Giano Vetusto, si tratta di una collina con una forma caratteristica semplicemente naturale o al di sotto di essa c'è qualche antica costruzione? Non si può escludere nulla. In ogni caso c'è da dire che la zona è ricca di reperti archeologici e tracce dall'antichità. Basti pensare all'antichissimo tempio dedicato al dio Giano Bifronte (che da proprio il nome al paese di Giano Vetusto) e il sito archeologico dell'antica Cales (nei pressi di Calvi Risorta), la più importante città degli Ausoni, antica popolazione italica.

venerdì 14 febbraio 2014

Renzi e la lunga tradizione di governi senza voto

Nulla di nuovo. Le modalità con le quali nasce il governo Renzi sono assolutamente coerenti con la linea del Partito democratico (un po’ meno con le dichiarazioni del suo segretario). Il Pd è nato nel 2007 ma i partiti che sono confluiti nella grande famiglia “democratica” hanno dato vita in passato a molti governi nati da decisioni “di palazzo”, più di quanti hanno sostenuto a seguito di un voto elettorale.

Il centro-sinistra e la tradizione dei governi “di palazzo”. Dalla nascita della seconda Repubblica (1994) fino ad oggi il centro-sinistra ha dato alle luce a ben sette governi, solo due dei quali frutto diretto di un’investitura popolare proveniente dal voto, senza contare il governo Monti, nato in circostanze particolari e con l’appoggio delle principali forze politiche, e il governo Dini nato nel 1995 come governo tecnico con l’appoggio esterno di Pds, Popolari, Lega e Ccd di Casini (in ordine dal 1996 ad oggi: Prodi, D’Alema 1 e 2, Amato 2, Prodi 2, Letta, Renzi). Di questi sette, solo due sono frutto di un mandato popolare attraverso le elezioni, quelli guidati da Romano Prodi, l’unico ad aver sconfitto Berlusconi in campagna elettorale. La nascita del governo Renzi, quindi, entra perfettamente nel solco seguito dal centro-sinistra da due decenni, cioè da quando gli ex e post comunisti hanno avuto il via libera dagli Usa per partecipare al governo del Paese.

“Mi hanno eletto gli italiani”. A destra questa tradizione non c’è mai stata, con l’unica eccezione del governo delle larghe intese (ma “politico”) di Enrico Letta, appoggiato fino a novembre anche dal Pdl/Forza Italia. In primo luogo perché il carisma di Berlusconi ha sempre funzionato come stabilizzatore dell’area conservatrice (fino a distruggere qualsiasi altra alternativa). In secondo luogo perché il Cavaliere ha fatto della sua forza popolare (e quindi elettorale) un punto centrale della sua comunicazione: “Mi hanno eletto gli italiani”.

Cosa dice la Costituzione (e la prassi). Eppure la Costituzione è molto chiara a riguardo: il presidente del Consiglio non viene eletto dal popolo, ma nominato dal Capo dello Stato e ottiene la fiducia di entrambe le camere. Per questo, sul piano giuridico, il governo Renzi è legittimo al pari di quelli presieduti da Silvio Berlusconi. Come è legittima la scelta di Enrico Letta di non presentarsi in Parlamento per essere sfiduciato, visto che in 66 anni dalla nascita della Costituzione, tra i 62 governi che si sono susseguiti, solo in un caso il premier si è presentato alle Camere per ricevere una sfiducia. Si tratta di Romano Prodi al termine del suo secondo mandato.

Il peccato originale. Il vero peccato originale è quello di aver lasciato che negli ultimi vent’anni la società e la politica si “berlusconizzassero”. Se nella prima Repubblica nessun governo è mai nato dall’investitura popolare, nella seconda si è lasciato credere agli italiani che ciò potesse avvenire, senza però cambiare le regole del gioco, la Costituzione. Lo stesso Porcellum confliggeva (non solo sotto il profilo giuridico, ma nelle intenzioni) con la Costituzione. Il premio di maggioranza è concettualmente sbagliato se prima non si mette mano alla Carta fondamentale, introducendo una qualche norma che viene impropriamente definita “anti-ribaltone”. Così Renzi, accusato di essere figlio del “berlusconismo”, ha dato dimostrazione di non esserlo. Anzi, si è mosso da perfetto democristiano della prima Repubblica, in buona compagnia con un ex pci come Massimo D’Alema che diede il benservito all’unico democristiano che ci ha messo la faccia: Romano Prodi.

Fonte: Diritto di critica

giovedì 13 febbraio 2014

La sovrappopolazione mondiale, tra mito ideologico e realtà


Di Salvatore Santoru

Al giorno d'oggi si fa un gran parlare del problema della " sovrappopolazione " . Stando alla teoria più in voga del momento , l'umanità non sarebbe più sostenibile per il pianeta e occorre fare in modo che venga dimezzata . Questa teoria non è nient'altro che una nuova variante delle idee di Thomas Malthus , il quale affermava che la crescita della povertà e della fame nel mondo è dovuta quasi solamente alla crescita demografica mentre non indagava gli aspetti relativi alle contraddizioni economiche e sociali del problema . 

Malthusianesimo e eugenetica

Il malthusianesimo è stata un'ideologia molto popolare nell'Ottocento e nel primo Novecento e influenzò profondamente Herbert Spencer , il fondatore del darwinismo sociale , ideologia che costituì un fondamentale supporto teorico alla teoria e alla pratica dell' eugenetica .

A partire dal 1899, negli USA furono avviate politiche eugenetiche che consistevano perlopiù nella sterilizzazione coatta delle persone considerate deboli o " inadatte " : sopratutto disabili fisici o mentali , persone affette da disturbi psichici , appartenenti a minoranze etniche e addirittura epilettici .

In seguito le pratiche eugenetiche si diffusero sempre di più oltre i confini statunitensi e raggiunsero l'apice in Germania con il famigerato programma dell' Aktion T4 , basato sulla sterilizzazione coatta e sull'uccisione sistematica di individui disabili fisici e mentali e affetti da problematiche psichiche e sociali .

Finita la II guerra mondiale l'eugenetica era ormai caduta in disuso , ma nonostante ciò continuò ad essere applicata nella Svezia sino al 1975 e gli ultimi esperimenti diretti di tal tipo furono eseguiti in Svizzera nel 1985 .

Questione ambientale

Tra i cosiddetti neomalthusiani è molto diffusa l'idea che l'essere umano rappresenta in quanto tale un pericolo per l'ambiente nel suo insieme e per questo bisogna al più presto dimezzarne radicalmente la diffusione , e ambire alla " crescita zero " demografica . Alcuni sostengono che bisogna adottare politiche radicali di controllo delle nascite per questo , anche di stampo autoritario prendendo esempio della " politica del figlio unico " cinese .
Queste proposte , tanto semplicistiche quanto pericolose , non rappresentano la soluzione al problema , le quali cause vanno ricercate perlopiù negli estremi squilibri e danni causati dal modello di sviluppo economico attuale , incentrato sulla crescita economica sregolata e sul disprezzo verso la natura e l'ecosistema nel suo complesso . Inquinamento , urbanizzazione selvaggia , deforestazione , specie animali in via di estinzione e molto altro sono l'altra faccia dello sviluppo e del progresso economico ottenuto a scapito del benessere ecologico e della stabilità ambientale .

Questione economica

Ultimamente con l'avvento della cosiddetta " rivoluzione verde " , che al di là del nome portò a un'aumento vertiginoso di sfruttamento ambientale , inquinamento e distruzione delle biodiversità , e sopratutto con l'adozione su vasta scala dello stile di vita consumista la situazione è gravemente peggiorata .
E qua entra in gioco anche la stessa sovrappopolazione : infatti dall'adozione dell'attuale modello di sviluppo in soli cent'anni la popolazione mondiale è aumentata di quasi 6 miliardi .
Vista in quest'ottica il problema stesso della sovrappopolazione risulta diverso e la sua versione ideologica corrente si dimostra un mito . Il problema non è tanto o solo la crescita demografica in sè , ma è l'attuale modello di sviluppo che è del tutto instostenibile e che sta distruggendo l'ambiente e gli equilibri ecologici .

Sarebbe troppo facile dare la colpa di tutto questo a tutti gli esser umani indistintamente e non menzionare per esempio il ruolo delle multinazionali e dei poteri economici in generale .
Infatti , dalla metà del XX secolo in poi , il potere delle corporations si è fatto praticamente assoluto e onnipresente , ed è stata avviata una gigantesca campagna propagandistica ( la pubblicità commerciale con cui siamo " bombardati " ogni giorno ) per giustificare e imporre lo stile di vita consumista in Occidente , e oggi sempre di più nel mondo intero . 

Conflitti d'interesse

Un fatto interessante è che ora le stesse corporations che per anni e anni hanno devastato , inquinato , sfruttato l'ambiente e contributo al massacro di animali e alla deforestazione selvaggia , propagandato l'uso di energie non rinnovabili e dannose come il carbone , il petrolio e il nucleare e tanto altro , ora si " tingano " di verde e propongano una forma molto ambigua di " sviluppo sostenibile " .

Interessante anche il fatto che il gruppo dei Rockfeller , proprietario della compagnia petrolifera più inquinante e distruttiva del mondo , la Exxon ( un tempo chiamata " Standard Oil " ) e finanziatore della rivoluzione verde ( che contribuì ad aumentare la popolazione mondiale ) , sia impegnato da tempo sulla lotta alla sovrappopolazione mondiale , e sia arrivato negli anni 70 a finanziare il Club di Roma .
Oggi più che mai David Rockfeller , uno tra gli uomini più ricchi e potenti del mondo , è uno dei principali sostenitori della teoria della sovrappopolazione ( su Youtube si può vedere un suo " memorabile " discorso all'ONU su questo tema ) ... molto interessante la sua " carriera " : un passato come amministratore della Chase Manhattan Bank , azionista della già citata Exxon e della General Elettric , e infaticabile lobbista e membro fisso di organizzazioni elitarie come il Council on Foreign Relations , la Trilateral Commision e il Bilderberg

La decrescita economica come soluzione

Il modello di sviluppo economico selvaggio oltre ad aver portato a innumerevoli danni ambientali , ha contribuito enormemente alla diffusione di malattie fisiche ( diabete e obesità in primis ) e al malessere in generale . Oggi come non mai viviamo in uno stato di opulenza , ma d'altro canto il cancro è diffuso come non mai ( e la sua causa principale al giorno d'oggi è l'inquinamento ) , le diseguaglianze economiche e sociali son diventate enormi , l'insoddisfazione e lo stress regnano sovrani , le dipendenze ( da fumo , alcool , cibo , gioco d'azzardo , prodotti tecnologici , sostanze stupefacenti ecc ) son aumentate vertiginosamente , ed inoltre ci si è imbarcati in un circolo vizioso di guerre combattute per il controllo delle risorse .

Questo sistema basato sull'illusione della crescita economica illimitata è totalmente insostenibile e urge un forte cambiamento del sistema economico e sociale dominante , e di conseguenza degli stili di vita dipendenti da esso .

La soluzione è la decrescita economica , la teoria elaborata dall'economista e filosofo Serge Latouche secondo cui la società deve transitare dal modello attuale di sviluppo economico basato sulla quantità , sullo spreco e sulla massificazione totale a uno basato sull' abbondanza frugale , la qualità e il benessere umano nel rispetto dell'ecosistema e dei suoi limiti .

Un nuovo paradigma

Latouche da anni sostiene che la decrescita deve essere volontaria e sopratutto felice , e come questa sia l'alternativa maggiormente praticabile alle inevitabili crisi economiche e finanziarie su cui il nostro sistema attuale è basato .

Decrescita felice e consapevole quindi piuttosto che decrescita traumatica e infelice come avverrà se non si cambia paradigma e si rimette in discussione l'intero sistema dominante a partire dalle sue basi .

Tutto ciò non significa assolutamente tornare al Medioevo , ma anzi proiettarsi verso un futuro migliore dove il benessere umano conterrà più degli standard economici e dell'avidità commerciale eretta a norma .

La società prospettata da Latouche e dai sostenitori della decrescita è basata sulla valorizzazione dell'essere umano in quanto tale , sulla tutela dell'ambiente e degli animali non umani e la difesa delle biodiversità , e non sulla demonizzazione della tecnologia o dello sviluppo umano in sè , come spesso si pensa .

Difatti la tecnologia e lo sviluppo economico non verrebbero cancellati ma , anzi , migliorati e portati a un'indispensabile maturazione dove non ci sia più spazio per la cultura dello spreco , che è stata la base del modello di sviluppo moderno e a cui ci siamo abituati dopo anni e anni di " lavaggio del cervello " da parte della pubblicità commerciale .

Il modello di sviluppo moderno che viene criticato dai sostenitori della decrescita si è basato totalmente sulla promozione di tutto ciò che è dannoso per l'ambiente e per lo stesso essere umano .

Il cambio di paradigma dovrà essere prima di tutto un cambiamento individuale del proprio stile di vita : ad esempio , optare qualche volta per un'alimentazione sana e naturale invece del classico cibo spazzatura , optare per una scelta etica e sana dal punto di vista alimentare come il vegetarianismo o il veganismo , non farsi ipnotizzare dalle illusioni vendute dalle pubblicità commerciali e dai mass media in generale e tanto altro .
La questione è un pò più complicata e da approfondire , comunque è chiaro che il problema principale non è amputabile alla crescita demografica o solo ad essa , ma sopratutto al modello di sviluppo o alla degenerazione di esso portata , cose che tra l'altro anche lo stesso Latouche ha affermato.

Fonte: Informazione Consapevole

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mercoledì 12 febbraio 2014

Caso Marò, ennesimo rinvio


Pochi giorni fa la Corte suprema di New Delhi, incaricata di esaminare il ricorso italiano sulla vicenda dei due marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, ha fissato una nuova udienza per martedì 18 febbraio. Ancora un rinvio, quindi. Per assistere all'udienza era giunto in India dall'Italia il ministro della Difesa, Mario Mauro. Il nodo rimane la legge anti-pirateria, che la Procura ha chiesto di applicare ma senza evocare una richiesta di pena di morte. Dunque, i due marò sono accusati di terrorismo, ma dall'India rassicurano che non ci sarà la pena di morte. In questo caso rischierebbero una condanna fino a 10 anni.

Il premier Enrico Letta su Twitter ha scritto: "Si tratta di una richiesta inaccettabile l'imputazione proposta dall'autorità indiane. L'uso del concetto di terrorismo è da rifiutare in toto. Italia e Ue reagiranno".

Sale così la tensione tra Italia e India, dove i due marò sono trattenuti da due anni con l'accusa di avere ucciso due pescatori al largo del Kerala.

martedì 11 febbraio 2014

Generazione invisibile


Penso che una della maggiori cause della crisi dei valori delle nuove generazioni (la mia compresa) sia la Televisione. Quando arrivò fu accolta un po' come lo è Internet ora. C'era chi la difendeva a spada tratta e c'era chi la demonizzava. Tuttavia, specialmente durante il dopoguerra, fu di aiuto alla popolazione soprattutto per la diffusione massiccia della lingua Italiana, cosa che aveva già iniziato la radio molti anni prima.

Oggi la televisione è una scatola parlante che spara a raffica spot e reclami di vendita di prodotti il più delle volte inutili. E' la maggior responsabile del consumismo sfrenato e non solo. La televisione ha fatto crescere nella mente l'oracolo dell'essere una showgirl od un tronista. Ha portato la donna a perdere il rispetto del proprio corpo, vendendolo come una merce a poco prezzo. In tanti anni non ho mai visto uno spot televisivo, od un programma, che incentivi allo studio, al restare a scuola, alla curiosità di scoprire e ricercare. Anzi, tutti i messaggi che passano vanno nella direzione opposta. Fanno nascere il luogo comune che lo studio è inutile perchè tanto comunque non si trova lavoro. Specialmente oggi, l'andare male a scuola sembra quasi essere un pregio, una sorta di vessillo da portare e da sbandierare in alto con orgoglio.

La televisione, ha trasformato i ragazzi da essere pensanti, ad essere pensati, la differenza può sembrare sottile ma non lo è. E come diceva il buon Cartesio, "cogito ergo sum", penso dunque sono. Ecco l'essere pensati, porta a non essere invisibili, ed è quello che le nuove generazioni sono ora.

Carmine De Fusco

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lunedì 10 febbraio 2014

Giorno del ricordo in memoria delle vittime delle Foibe

Oggi, 10 febbraio, si celebra il Giorno del ricordo, una solennità civile nazionale italiana, istituita con la legge 30 marzo 2004 n. 92 in onore delle vittime dei massacri delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata. Tale legge è stata approvata «al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale». Non possiamo dimenticare un'altra brutta pagina della nostra storia.

Per approfondire: Massacri delle foibe (da Wikipedia)

sabato 8 febbraio 2014

Il gesto generoso di Benjamin



Benjamin è un ragazzo nigeriano che vive di elemosina nel centro storico di Napoli. Non ha una casa e nemmeno un lavoro. Qualche giorno fa si è reso protagonista di un gesto coraggioso. Ha bloccato uno scippatore che aveva strappato la borsa ad una signora. Benjamin è subito intervenuto per fermare il malvivente e per aiutare la donna. Il migrante teme ritorsioni ma è felice di quello che ha fatto. "Ho difeso il prossimo, Dio difenderà me", le parole di Benjamin.


venerdì 7 febbraio 2014

Il doodle olimpico di Google


La carta olimpica si trasforma in un doodle arcobaleno. Oggi Google dedica il doodle, in occasione dell’apertura dei Giochi Olimpici Invernali di Sochi, in Russia, realizzando una carta olimpica con i colori dell’arcobaleno, in onore alla comunità gay.

L'iniziativa è rivolta principalmente agli spettatori e agli atleti, che ieri sono stati invitati dal Viceministro Dmitry Kozak, a non partecipare alla manifestazione per i diritti gay durante le Olimpiadi invernali, per seguire la Carta Olimpica e la legge russa, che vietano qualsiasi manifestazione propagandistica nel corso degli eventi sportivi.

In risposta alla dichiarazione del Viceministro russo, Google ricorda nel suo primo doodle citando proprio la Carta Olimpica, che: “la pratica dello sport è un diritto umano. Ogni individuo deve avere la possibilità di praticare sport, senza discriminazioni di alcun genere e nello spirito olimpico, che esige mutua comprensione con spirito di amicizia, solidarietà e fair play”. Complimenti a Google

mercoledì 5 febbraio 2014

L’Onu denuncia: Vaticano ha permesso abusi su migliaia di bambini

Pesante accusa da parte dell’Onu al Vaticano per la questione dei preti pedofili. In un durissimo rapporto, la commissione per i diritti dei minori delle Nazioni Unite denuncia le politiche adottate dalla Santa Sede che hanno permesso abusi sessuali su decine di migliaia di minorenni. Così dicendo, il Palazzo di Vetro chiede alla Santa Sede di rimuovere “immediatamente” dal loro incarico chi ha commesso abusi sui bambini, o che ne è sospettato. I responsabili degli abusi dovrebbero essere “consegnati” alle autorità civili e dovrebbero essere aperti gli archivi sui pedofili e sugli uomini di chiesa che hanno coperto questi crimini. La commissione Onu critica il Vaticano anche per le sue posizioni sull’omosessualità, la contraccezione e l’aborto.

“Santa Sede non ha riconosciuto la portata dei crimini commessi” - Il rapporto delle Nazioni Unite è stato redatto dopo un’indagine condotta con audizioni pubbliche di alti esponenti vaticani. “La Commissione – si legge nel duro documento – è profondamente preoccupata per il fatto che la Santa Sede non ha riconosciuto la portata dei crimini commessi, non ha adottato le misure necessarie ad affrontare i casi di abusi sessuali su bambini e a proteggere i minori, ha adottato politiche e pratiche che hanno portato alla prosecuzione degli abusi e all’impunità dei colpevoli”.

UPDATE – La Santa Sede risponde al rapporto dell’Onu. In un comunicato il Vaticano afferma che le osservazioni presentate dall’Onu saranno sottoposte a “minuziosi studi e esami nel pieno rispetto della Convenzione nei differenti ambiti presentati dal Comitato” e che ciò avverrà secondo il diritto e la pratica internazionale. Tuttavia, la Santa Sede fa sapere di vedere in “alcuni punti” delle osservazioni ricevute oggi un “tentativo di interferire nell’insegnamento della Chiesa cattolica sulla dignità della persona umana e nell’esercizio della libertà religiosa”. “La Santa Sede – si legge ancora nella nota – reitera il suo impegno a difesa e protezione dei diritti del fanciullo, in linea con i principi promossi dalla Convenzione sui Diritti del Fanciullo e secondo i valori morali e religiosi offerti dalla dottrina cattolica”.

Fonte: fanpage.it

martedì 4 febbraio 2014

I dieci anni di Facebook


Nella sede di Facebook a Menlo Park, in California, l’11 gennaio 2012. (Robert Galbraith, Reuters/Contrasto)

Il 4 febbraio 2014 Facebook compie dieci anni. Il social network è nato il 4 febbraio del 2004 nella stanza di Mark Zuckerberg, mentre studiava all’università di Harvard.

Zuckerberg, che oggi ha 29 anni, al tempo non aveva ancora compiuto vent’anni. Aveva già progettato un sito simile chiamato Facemash, rubando le foto degli studenti di Harvard dal database dell’università, ma era stato costretto a chiuderlo.

Il sito lanciato il 4 febbraio si chiamava The Facebook, con l’articolo. Questa era la sua homepage, riportata da Wikipedia.

Il nome Facebook prendeva spunto dagli elenchi con il nome e le fotografie degli studenti che le università statunitensi distribuiscono all’inizio dell’anno accademico per facilitare la socializzazione.

Il sito ha avuto successo fin da subito: nel 2006 aveva già 12 milioni di utenti nei college statunitensi e il 60 per cento lo usava tutti i giorni. Valeva già 100 milioni di dollari. Oggi il social network di Zuckerberg ha 1,23 miliardi di utenti in tutto il mondo (556 milioni di utenti giornalieri) e vale 135 miliardi di dollari (quasi 100 miliardi di euro).

L’azienda è cresciuta molto anche sul mercato pubblicitario. Nel 2013 Facebook ha raccolto il 5,7 per cento di tutte le entrate globali della pubblicità digitale, e il 18,4 per cento degli investimenti sulla pubblicità nel mobile, fa sapere il cento di ricerca eMarketer.

Nato come un sito dedicato agli studenti, Facebook è riuscito a conquistare anche un pubblico più maturo: secondo uno studio del Pew research center negli Stati Uniti il social network di Zuckerberg è usato dal 57 per cento degli adulti, oltre che dal 73 per cento dei giovani tra i 12 e i 17 anni.

L’istituto Pew ha anche indagato sugli aspetti che non piacciono agli utenti di Facebook: per esempio il 36 per cento è infastidito da chi mette troppe informazioni su sé stesso. Un altro 36 per cento non ama che le altre persone postino status o foto sugli altri senza chiedere il permesso.

Qui si può leggere un riassunto della ricerca del Pew Institute.


Mark Zuckerberg e Chris Hughes alla Eliot House dell’università di Harvard, Cambridge, il 14 maggio 2004. (Rick Friedman, Corbis)

Il Guardian ha ricostruito la storia di Facebook in dodici date.

  • Gennaio 2004. Mark Zuckerberg comincia a progettare The Facebook.
  • Febbraio 2004. Il 4 febbraio Zuckerberg lancia il sito dal computer della sua camera di Harvard insieme a Dustin Moskovitz, Chris Hughes, Andrew McCollum e Eduardo Saverin.
  • Febbraio 2004. Tre studenti, Divya Narendra e i gemelli Cameron e Tyler Winklevoss, accusano Zuckerberg di aver rubato l’idea di The Facebook dal loro progetto HarvardConnection. Nel 2004 la società dei gemelli Winklevoss, che nel frattempo ha cambiato il nome in ConnectU, farà causa a Zuckerberg. Nel 2011 le parti troveranno l’accordo e i gemelli incasseranno un indennizzo di 65 milioni di dollari.
  • Giugno 2004. The Facebook si espande nei campus di Stanford, Yale e Columbia.
  • Ottobre 2005. Sean Parker, il fondatore di Napster, investe in Facebook e incoraggia Zuckerberg a comprare il dominio facebook.com. L’azienda toglie l’articolo “the” dal suo nome.
  • Settembre 2006. L’iscrizione al social network è aperta a tutti. 
  • Febbraio 2009. Viene introdotto il pulsante “like”.
  • Agosto 2010. Viene inserita la geolocalizzazione degli utenti.
  • Aprile 2012. Facebook compra Instagram, un’applicazione per la condivisione di fotografie, per un miliardo di dollari.
  • Maggio 2012. L’offerta pubblica iniziale di Facebook debutta al Nasdaq, il mercato azionario telematico statunitense.
  • Ottobre 2013. Facebook raggiunge un miliardo di utenti.
  • Febbraio 2014. Il social network compie dieci anni e ha 1,23 miliardi di utenti.

Fonte: Internazionale

lunedì 3 febbraio 2014

Addio a Philip Seymour Hoffman, il fragile trasformista di Hollywood

Morire di overdose a 46 anni, lasciando compagna e tre figli, e non ventenne, star maledetta piena di party, di donne, di eccessi. Philip Seymour Hoffman rifugge anche questo stereotipo, e perde la battaglia con l’eroina in silenzio, facendo un gran male. Timido e riservato, provava fatica e imbarazzo anche a ritirare i numerosi premi vinti in carriera, proprio come i grandi attori che una volta usciti dal personaggio si sentono come pesci fuor d’acqua. 

Interprete-feticcio del talentuoso regista Paul Thomas Anderson, con il quale ha girato ben cinque film e cui era legato da amicizia ventennale, è stato candidato all’Oscar come attore non protagonista nel 2008 per “La guerra di Charlie Wilson”, l’anno seguente per “Il dubbio” e nel 2013 per il controverso “The master”, nei panni di un ipnotico santone moderno a capo di una setta che ricorda Scientology. Ma la celebre statuetta, da protagonista, l’ha già portata a casa nel 2006 per il suo magistrale Truman Capote in “A sangue freddo”: «Una tragedia classica – aveva detto parlando del film – una vicenda che ha una forza in sé e ti trascina verso qualcosa di inevitabile, che non puoi fermare. Io stesso mi sentivo trasportato su un treno, senza sapere dove sarei finito». È nel ruolo del geniale e sensibile scrittore del secolo scorso che l’attore si fa conoscere ed amare definitivamente dal grande pubblico, mentre Hollywood lo aveva valorizzato alla stregua di spalla, versatile e sempre diverso, in pellicole come “Il grande Lebowski”, “Magnolia”, “Il talento di Mr Ripley”, “La 25esima ora”, “Mission Impossible 3”. Anche George Clooney lo ha fortemente voluto nelle sue “Idi di marzo” (2011): qui Philip incarnava alla perfezione lo stratega politico responsabile di una campagna elettorale.

Hoffman era uno di quegli interpreti dei quali, all’inizio, prima del nome ricordi la faccia. Una faccia impegnativa, la sua. Normale ma unica nel suo genere, intensa, tormentata, sopra un fisico non leggero ma capace di trasformarsi e sparire a favore dell’interpretazione. «Nel mio lavoro ho cercato di capire perché la gente fa certe cose, che tipo di vita conduce, che cosa la porta a prendere certe decisioni». Immaginiamo quindi i tormenti nel prepararsi allo spietato e disperato fratello di “Onora il padre e la madre”, lo scioccante capolavoro di Sidney Lumet del 2007. «Sapeva interpretare il pericolo e la vulnerabilità – ha dichiarato il collega Gary Oldman – Tutte quelle qualità che rendono un attore molto speciale».

Uscito lo scorso anno da un centro riabilitativo per le tossicodipendenze, Hoffman ha ceduto ed è ricaduto nella droga. Stava lavorando ad una regia, un film ambientato durante la Grande Depressione dal titolo “Ezekiel Moss”. Usciranno a breve nelle sale il thriller “A Most Wanted Man” di Anton Corbijn e il dramma “God’s Pocket” di John Slattery, girati nel 2013. Lascia in sospeso invece il terzo capitolo della saga “Hunger Games”. Ed è brutto poter solo immaginare quanto ancora ci avrebbe potuto deliziare con il suo lavoro.

Fonte: Diritto di critica