giovedì 9 gennaio 2014

Le scuole italiane cadono a pezzi: nel 40% dei casi non hanno il certificato di agibilità

“Ecosistema scuola 2013″: è questo il nome dell’ultimo report realizzato da Legambiente, che mette in luce lo stato degli edifici scolastici in tutto il paese. Nel mirino dell’associazione sono finiti 5.301 edifici che ospitano le scuole delle città capoluogo italiane. Il quadro che emerge è assolutamente drammatico. Basti pensare che il 40 % degli edifici è sprovvisto del certificato di agibilità, mentre nel 37,6% dei casi è necessaria una manutenzione. Nel 60% dei casi i complessi sono stati edificati prima del 1974. A completare il quadro, già fortemente negativo, altri due dati: il 38,4% delle scuole si trova in zone ad alto rischio sismico, mentre 60% non ha neppure il certificato antincendi.

A ciò si aggiunga che con la crisi economica le cose sono anche peggiorate. Dal 2011 al 2012, infatti, l’investimento per ciascun edificio è sceso di ben 13 mila euro, passando da 43 e 30 mila euro. Nel nord Italia la media degli investimenti per la manutenzione straordinaria è quasi il triplo di quella del sud, malgrado vi sia una maggiore necessità di interventi nel meridione legata anche alla fragilità del territorio, al rischio idrogeologico, sismico e vulcanico. Abruzzo, Sicilia e Lombardia hanno fatto registrare un forte calo degli investimenti nonostante vi sia un’esigenza di manutenzione straordinaria rispettivamente nel 94%, 57% e 49% degli edifici.

In questo quadro drammatico poche buone notizie. La prima è che è stata sensibilmente migliorata l’accessibilità ai disabili negli edifici: oltre l’82% degli edifici ha i requisiti di legge, il 16,4 % ha realizzato interventi per l’eliminazione delle barriere architettoniche. Novità positive anche per quanto riguarda l’efficienza energetica. Dal 2008 al 2013 le scuole che sfruttano fonti di energia rinnovabile sono passate dal 6,3% al 13,5%. L’80% degli edifici ha installato impianti solari fotovoltaici, il 25% ha impianti solari termici, l’1,6% impianti di geotermia e/o pompe di calore e lo 0,4% ha impianti a biomassa.

Fonte: fanpage.it

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