giovedì 23 gennaio 2014

Adesso la Russia teme per i Giochi di Sochi

Saranno oltre 60mila (tra poliziotti e forze di sicurezza speciali) gli uomini incaricati di proteggere atleti, turisti e giornalisti ai prossimi Giochi Olimpici invernali di Sochi (dal 7 febbraio), eppure la Russia in queste ore convive con una doppia paura. Quella di nuovi attentati terroristici e quella di fallire, mentre il mondo la guarda, un appuntamento cruciale per la propria immagine, che mette sotto una lente di ingrandimento i fasti ma anche le brutture e le contraddizioni dell’era di Putin.

Le minacce terroristiche L’azione dei ribelli islamici del Daghestan, nel Caucaso del Nord, da tempo in duro scontro con le forze dell’ordine russe, preoccupa e non poco il Cremlino. Proprio due giorni fa è stato diffuso online un video indirizzato a Putin, nel quale si minaccia chiaramente la Russia e il regolare svolgimento dei Giochi: «Se terrai queste Olimpiadi – avvertono in russo due uomini dichiaratisi della cellula terroristica di Ansar-al Sunah – ti faremo un regalo per l’innocente sangue musulmano versato in Afghanistan, in Somalia, in Libia, e ci sarà un regalo anche per i turisti che verranno». Durante il messaggio, lungo 49 minuti, i ribelli rivendicano anche il doppio attentato di Volgograd, che tra il 29 e il 30 dicembre scorsi fece 32 vittime e più di 70 feriti, e affermano che questo è solo l’inizio delle sofferenze per il popolo russo. In questi giorni la violenza non si è fermata: ultimo il caso della doppia esplosione nella città di Makhachkala, nel Daghestan, che ha provocato sette feriti, tra cui due poliziotti. Era stato Doku Umarov, capo dei miliziani ceceni e mente del progetto dell’Emirato del Caucaso del Nord (uno Stato islamico indipendente a est di Sochi, entro il confine russo meridionale), a dichiarare le ostilità sollecitando attacchi in vista delle Olimpiadi. In queste ore le autorità stanno dando la caccia ad una ragazza ventitreenne che si pensa stia raggiungendo la zona delle gare ed è indicata come una delle “vedove nere”, le kamikaze del Caucaso che seminano terrore da mesi nel Paese.

La scommessa di Putin Vladimir Putin ha dichiarato alla Bbc che sono state prese tutte le misure necessarie a garantire la sicurezza durante i Giochi: «Cercheremo di assicurare lo svolgimento della manifestazione senza essere troppo intrusivi. Proteggeremo il nostro spazio aereo, quello marino e i confini di montagna». In vista dell’evento pronti anche cani anti-esplosivo, 23mila unità del Ministero per le emergenze, missili antiaerei, più di cinquemila telecamere e velivoli militari teleguidati. «Questa è una grande occasione non per me, ma per la Russia e il nostro popolo – ha spiegato Putin – dopo il collasso dell’Urss, e gli eventi sanguinosi nel Caucaso, la nostra società era piombata nel pessimismo. Ora abbiamo bisogno di darci una scossa». Per il leader russo saranno Giochi cruciali e sui quali pendono ancora le polemiche sulla legge in tema di omosessualità e sulla presunta corruzione intorno all’organizzazione delle Olimpiadi (che sono costate secondo l’opposizione ben tre volte tanto quelle classiche di Londra 2012).

I timori degli Usa Ma la tensione resta comunque alta, tanto da indurre gli Stati Uniti a classificare come “reale” la minaccia degli estremisti islamici: «Stiamo intensificando gli sforzi di collaborazione con la Russia – ha dichiarato Micheal Mccaul, il presidente della Commissione di Sicurezza Usa – due dozzine di agenti dell’Fbi sono stati inviati al servizio della sicurezza delle Olimpiadi». Negli ultimi 13 anni i terroristi del Caucaso hanno compiuto 20 attentati causando la morte di 790 persone.

Fonte: Diritto di critica

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