mercoledì 31 dicembre 2014

Perchè non scorderemo il 2014


Il 2014 è stato un anno pieno di fatti ed eventi significativi. Ecco alcuni dei più importanti, suddivisi per mesi.

GENNAIO


  • La Grecia assume la presidenza di turno del consiglio dell'Unione europea.
  • La Lettonia adotta l'euro come moneta corrente e Andorra inizia a coniare monete euro proprie. Contestualmente, cambiano facciata nazionale alle proprie monete Belgio, Città del Vaticano e Paesi Bassi.
  • Freddo record negli Stati Uniti d'America e nel sud del Canada, con temperature scese fino ai -53 °C nello stato del Montana
  • In Egitto si svolge il referendum per l'approvazione della nuova costituzione a quasi tre anni dalla precedente consultazione: viene votata favorevolmente da oltre il 90%. Il referendum vede la partecipazione del 38,5% dell'elettorato.
  • La Fiat S.p.A. acquisisce il restante 41,5% delle azioni del Gruppo Chrysler, detenendo così il totale controllo dell'azienda statunitense e divenendo il settimo gruppo automobilistico più importante al mondo.
  • Si tiene a Montreux la Conferenza di pace Ginevra 2, voluta dall'Onu per cercare un'intesa politica alla crisi siriana.

FEBBRAIO

  • Il Belgio diventa il primo stato al mondo a legalizzare l'eutanasia senza alcun limite d'età.
  • Il Presidente del Consiglio italiano, Enrico Letta, rassegna le dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
  • In Ucraina viene liberata dopo due anni e mezzo di prigionia l'ex primo ministro Julija Tymoshenko, leader della cosiddetta Rivoluzione Arancione.
  • Matteo Renzi assume l'incarico di presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana.
  • La Russia invade militarmente la Penisola di Crimea, regione autonoma dell'Ucraina.

MARZO

  • Il volo Malaysia Airlines 370 scompare durante un volo verso Pechino con a bordo 239 persone.
  • Elezioni politiche in Corea del Nord. Kim Jong-un, unico candidato in lista, viene eletto dai deputati con il 100% dei voti.
  • In seguito al referendum del 16 marzo, la Crimea viene annessa alla Russia con il 96,6% di voti a favore.
  • Il Regno Unito, gli Stati Uniti, l'Italia, la Germania, la Francia, il Giappone e il Canada, durante una riunione straordinaria, decidono di sospendere la Russia dal G8.

APRILE

  • Elezioni presidenziali in Afghanistan.
  • Elezioni parlamentari in India: con più di 815 milioni di persone chiamate a votare sono le più grandi elezioni nella storia della democrazia mondiale.
  • A Maiduguri, in Nigeria, un commando armato di Boko Haram rapisce 276 studentesse prevalentemente di religione cristiana che si trovavano in un istituto d'istruzione secondaria.
  • Il naufragio del Sewol a 20 km dalla costa mentre era in rotta da Incheon a Jeju provoca la morte di 87 persone sui 476 a bordo: 215 risultano ancora dispersi.
  • Piazza San Pietro: canonizzazione di Giovanni XXIII e di Giovanni Paolo II.
  • Elezioni presidenziali in Iraq.

MAGGIO

  • Ucraina: ad Odessa sostenitori del Governo di Kiev appiccano un incendio alla sede dell'Unione dei Sindacati. Muoiono 30 rifugiati filorussi. Il governo russo chiede all'Ucraina e agli alleati occidentali di assumersi le responsabilità dell'accaduto.
  • La Danimarca ospita la 59ª edizione dell'Eurovision Song Contest.
  • Elezioni generali in Sudafrica: Jacob Zuma confermato Presidente della Repubblica.
  • Libia: il generale Khalifa Haftar attua un colpo di Stato bombardando Bengasi ed occupando Tripoli. Il Parlamento viene dichiarato sciolto, mentre le forze armate e le milizie islamiste si scontrano.
  • Thailandia: colpo di Stato dell'Esercito, il 12º nel Paese dopo l'istituzione della monarchia costituzionale nel 1932.
  • Elezioni europee.
  • Elezioni presidenziali in Ucraina: Petro Oleksijovyč Porošenko viene eletto presidente.
  • Elezioni presidenziali in Lituania: confermata presidente Dalia Grybauskaitė.
  • Elezioni presidenziali in Colombia: confermato presidente Juan Manuel Santos.

GIUGNO

  • Spagna: Il premier Mariano Rajoy annuncia l'imminente abdicazione del re Juan Carlos a favore del figlio Felipe.
  • Elezioni presidenziali in Siria: confermato al potere Bashar al-Assad con l'88% dei voti nonostante il paese sia ancora sconvolto dalla guerra civile.
  • Lo spagnolo Rafael Nadal vince il suo nono titolo del Roland Garros (record assoluto) battendo Novak Djokovic in 4 set, diventando il secondo tennista (a pari merito con Pete Sampras) della storia più vittorioso nei tornei dello slam (14).
  • Felipe di Borbone viene incoronato Re di Spagna con il nome di Felipe VI
  • Iraq: viene fondato il Califfato della Siria e del Levante, con califfo Abu Bakr al-Baghdadi. Il portavoce del gruppo islamico ISIS proclama la sovranità su Siria, Iraq, Giordania, Palestina, Libano, Kuwait, Cipro e la Cilicia.

LUGLIO

  • L'Italia assume la presidenza di turno del consiglio dell'Unione europea.
  • Elezioni presidenziali in Indonesia.
  • La Germania conquista il suo quarto titolo mondiale di calcio, il primo dalla sua riunificazione.
  • Il Volo Malaysia Airlines 17 con a bordo 298 persone viene abbattuto da un missile mentre sorvolava il confine tra Ucraina e Russia. È il settimo incidente aereo più grave della storia
  • Palestina: Alle ore 21.15, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ordina alle proprie truppe d'invadere il territorio della Striscia di Gaza. Si scatena una vera e propria guerriglia urbana: 28 morti, di cui uno solo israeliano.
  • La Costa Concordia lascia l'Isola del Giglio, dopo un naufragio ed un'operazione di recupero durato 2 anni e mezzo. Arriverà al porto di Genova tre giorni più tardi.
  • Missili su Gaza, uno colpisce una scuola Onu, ma il presidente di Israele nega.

AGOSTO

  • Libia: la Brigata Ansar al Sharia, milizia radicale islamica, proclama la fondazione di un emirato islamico a Bengasi. Il generale Haftar si ritira in Egitto.
  • Elezioni presidenziali in Turchia: confermato presidente Recep Tayyip Erdoğan con il 51,79% delle preferenze. Ahmet Davutoğlu sarà nominato primo ministro 18 giorni dopo.
  • Lesotho: il ministro dello Sport denuncia un golpe militare e dichiara che sia lui sia il premier siano stati costretti a fuggire. L'esercito smentisce la notizia e afferma la sua fedeltà al governo democraticamente eletto.

SETTEMBRE

  • La Scozia tiene un referendum per l'indipendenza dal Regno Unito, con la vittoria del "No" all'indipendenza con il 55% dei voti.
  • Nei paesi dell'Eurozona entra in circolazione la nuova banconota da €10 della "Serie Europa". 

OTTOBRE

  • Elezioni presidenziali in Brasile: si andrà al ballottaggio il 26 ottobre tra Dilma Rousseff e Aécio Neves.
  • Elezioni politiche e presidenziali in Bolivia.
  • Vertice ASEM a Milano
  • Città del Vaticano: Cerimonia di beatificazione di Papa Paolo VI.
  • Elezioni politiche in Ucraina: Arseniy Yatsenyuk viene eletto primo ministro con il 21,82% delle preferenze. 
  • Elezioni politiche e presidenziali in Uruguay: si andrà al ballottaggio il 30 novembre tra Tabaré Vázquez e Luis Alberto Lacalle Pou.
  • Ballottaggio elezioni presidenziali in Brasile: Dilma Rousseff confermata presidente con il 51,64% delle preferenze.
  • Colpo di Stato in Burkina Faso: i militari occupano e incendiano il Parlamento cacciando il presidente Blaise Compaoré al potere da 27 anni.

NOVEMBRE

  • Malta ospita la 12ª edizione degli Junior Eurovision Song Contest.
  • La prima donna italiana astronauta, Samantha Cristoforetti, inizia il viaggio verso lo spazio.
  • Lo Zibibbo di Pantelleria è stato inserito tra i patrimoni dell'Umanità dell'Unesco.

DICEMBRE

  • I leader delle grandi religioni del mondo riuniti in Vaticano firmano l'accordo comune per la lotta alle grandi schiavitù moderne.
  • Strage di Peshawar: 130 minori vengono assassinati in una scuola militare di Peshawar, in Pakistan, da talebani pakistani.
  • Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama e quello cubano Raul Castro annunciano l'intenzione di porre fine all'embargo contro Cuba degli Usa dopo 55 anni; decisivo fu l'intervento di Papa Francesco.
  • Il Volo Indonesia AirAsia 8501 operato da un Airbus A320 in volo tra Surabaya e Singapore scompare dai radar con 162 persone a bordo.



Elenco tratto da Wikipedia

martedì 30 dicembre 2014

Argilio Giacomazzi, un eroe che sarà presto dimenticato


Lui è Argilio Giacomazzi, il comandante che per ultimo ha lasciato la Norman Atlantic.

Non si era appartato con una passeggera, non ha lasciato il suo posto di lavoro, ha combattuto fino alla fine. 

Per tutti questi motivi… in Italia non diverrà famoso, non terrà corsi all’università e non prenderà soldi per andare sull’Isola dei Famosi.

Vivrà, con pochi, sull’Isola dell’Onestà.

LA FOTO DI UN GRANDE ITALIANO

“Non vediamo l’ora di poterlo riabbracciare, sono momenti molto difficili per la nostra famiglia, ma sono certa che mio padre ha fatto e sta facendo tutto il possibile per mettere in salvo equipaggio e passeggeri”. E’ preoccupata ma orgogliosa di suo padre Giulia Giacomazzi, la figlia del comandante del traghetto Norman Atlantic, in fiamme nel Mare Adriatico. Argilio Giacomazzi ha 62 anni e vive alla Spezia con la moglie Paola Totaro e la figlia. La tensione per la sorte del marito è tale che la signora Paola, moglie di Argilio Giacomazzi, ha avvertito un malore. Da alcune ore il telefono dell’abitazione del comandante del traghetto Norman Atlantic, che ha preso fuoco nella notte scorsa mentre navigava tra Igoumenitsa e Ancona, non fa che trillare per avere informazioni dirette sulla vicenda che vede lo spezzino di 62 anni al comando di una nave alla deriva con 317 passeggeri ancora a bordo. Nella casa del Piano di Cadimare la preoccupazione è enorme. 
“Non parliamo con mio padre da ieri mattina, ma abbiamo fiducia nelle sue capacità. Solca i mari da 40 anni – afferma la figlia Giulia – e ha accumulato l’esperienza necessaria per gestire anche una circostanza drammatica come questa. In questo momento siamo in attesa di aggiornamenti e nel frattempo mia madre si è sentita poco bene e stiamo aspettando l’arrivo del medico”.
“E’ un capitano superiore di lungo corso, molto esperto – ha spiegato la figlia – Ho parlato con lui l’ultima volta ieri sera. L’ho sentito tranquillo, era tutto a posto. Abbiamo appreso la notizia dell’incendio dai notiziari e su internet, poi dalla società armatrice: da allora abbiamo provato a chiamarlo più volte, ma non c’è segnale. Le notizie che arrivano, purtroppo, sono molto frastagliate”.

La figlia sottolinea la serietà e l’esperienza del padre: “ho molta fiducia nelle capacità di mio padre, la speranza è che la vicenda si risolva senza gravi conseguenze. Non appena ci comunicheranno il porto dove sarà traghettata la nave, partiremo immediatamente per riabbracciarlo”. Argilio Giacomazzi avrebbe dovuto tornare a La Spezia il pomeriggio del 30 dicembre. “A questo punto non so quando lo rivedremo – ha detto alla Rai la moglie – speriamo solo che sia presto e che non succeda nulla di male”. Paola Giacomazzi, che ha parlato con il marito al telefono sabato sera, ha ricordato anche la lunga attività marittima del comandante, dagli Stati Uniti all’Artico, in quarant’anni di vita sul mare.
Il 62enne comandante anni fa fu protagonista di un soccorso: con la sua imbarcazione trainò verso il porto più vicino una nave in avaria e in balia delle onde.

Fonte: Oggi Insieme WEB Magazine

lunedì 29 dicembre 2014

Il "regalo" del governo, tasse fino al 500% per le partite IVA


Partite Iva in ginocchio e in rivolta per la legge di Stabilità. “Nei prossimi mesi vareremo un provvedimento ad hoc per i giovani professionisti, un intervento sulle partite Iva, me ne assumo la responsabilità”. Con queste parole a Rtl 102.5 il premier Matteo Renzi ha cercato di rassicurare il popolo di professionisti.

IRPEF Condizione per pagare il 15 per cento di Irpef sarà per i commercianti un guadagno annuale che non superi i 40mila euro. Per i giovani, invece, non dovrà superare i 15mila.

GIOVANI Per i giovani professionisti, la nuova legge per le partite Iva prevede il passaggio dell’imposta per i redditi minori – oggi fino a 30mila euro – dal 5 al 15 per cento per chi rientra fino a 15mila euro e fino al 35 per cento per chi invece li supera.

COSA CAMBIA Chi ha un guadagno mensile basso, comunque sforerà e dovrà rientrare nei regimi tradizionali. Confprofessioni Lazio a tal proposito ha calcolato un aumento delle imposte ai giovani professionisti intorno al 500 per cento. Per l’rea sanitaria l’aliquota toccherà il 24,58 per cento, per l’area tecnica il 22,48 per cento, per l’area giuridica del 25,11 per cento e per l’area economico-sociale il 23,77 per cento.

Fonte: TrevisoToday

Visto su Informazione Consapevole

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giovedì 25 dicembre 2014

Buon Natale


Auguro a tutti i lettori, assidui o frequentatori, e a tutti i blog amici di trascorrere un sereno e felice Natale 


Andrea De Luca

martedì 23 dicembre 2014

Ciao Joe


E' morto all'età di 70 anni il cantante Joe Cocker. Era malato da tempo. Tra i suoi più grandi successi 'With A Little Help From My Friends' e 'Unchain My Heart'.

Link: Joe Cocker (da Wikipedia)

lunedì 22 dicembre 2014

2014, Malala e il sangue degli innocenti


Questo 2014 (25° anno dalla firma della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia) poteva essere ricordato come l’anno di una svolta epocale e dell’affermarsi di una certezza: i giovani ed i giovanissimi non sono solo il futuro ma anche il presente. Una certezza che ci arriva da est, da una delle zone ove i diritti umani sono ancora lontani dall’affermarsi: il Pakistan. Per intenderci, stiamo parlando di Malala Yousafzai, studentessa e attivista pakistana che, alla giovanissima età di 17 anni ha vinto il premio Nobel per la Pace, in seguito al suo impegno (iniziato a 12 anni) per l’affermazione dei diritti civili e del diritto all’istruzione delle donne, bandito dai talebani. Certo che è un «paradosso»: i bambini devono vivere felici, spensierati, i problemi devono restare al di fuori dell’infanzia. Invece, Malala si è ritrovata a vivere la fase di passaggio tra infanzia e adolescenza in una maniera del tutto inaspettata, a confrontarsi con un avversario pericolosissimo ( il fondamentalismo islamico ) rischiando anche di perdere la vita in seguito ad un attentato ordito nei suoi confronti. «Roba da pazzi!», verrebbe da dire. Ma la vita può essere crudele oppure solidale con te; puoi nascere e crescere in un luogo come l’Italia – dove la sottomissione della donna è roba vecchia di oltre mezzo secolo – oppure, di ritrovarti a costruire la tua vita «riconoscendo» la superiorità giuridica (e non solo) dell’uomo (ricordate Ghoncheh Ghavami ?). E quindi, o accetti passivamente il tuo destino, oppure provi a cambiarlo, consapevole che ti giocherai tutto, vita compresa.

Che Malala sia da esempio a tutti noi.

Anche perchè, i giovani non vengono tenuti estranei ai problemi dei «grandi»: bambini arruolati nell’ ISIS che compiono crimini contro l’umanità nel nome del fanatismo islamico, fanciulli uccisi dai terroristi mentre si trovano a scuola… Ecco, questa è la parte triste di questo 2014, l’esempio drammatico di una cruda verità: giovani e giovanissimi possono diventare destinatari – come vittime e/o burattini – di disegni figli della follia umana. E’ il “sangue degli innocenti”.

Dunque, non restare inermi è un dovere, una necessità.



Fonte: El Nuevo Dìa

Visto su Il Malpaese

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sabato 20 dicembre 2014

Discarica dei veleni a Bussi, tutti assolti

I pm di Pescara avevano chiesto pene da 4 a 12 anni. La scoperta della discarica più grande d'Europa, 25 ettari di rifiuti tossici, risale al 2007


Tutti assolti i 19 imputati a processo in Corte d’assise di Chieti per le discariche dei veleni della Montedison scoperte a Bussi sul Tirino (Pescara). Per il reato di avvelenamento il fatto non sussiste, mentre per il reato di disastro ambientale derubricato in disastro colposo non si è proceduto per intervenuta prescrizione: questa la sentenza emessa oggi pomeriggio dal giudice Camillo Romandini. I 19 imputati sono quasi tutti ex amministratori e vertici della Montedison: i pm del tribunale di Pescara Giuseppe Bellelli e Anna Rita Mantini avevano chiesto 18 condanne e un’assoluzione e pene da 4 a 12 anni e otto mesi. La scoperta della discarica più grande d’Europa – 25 ettari di rifiuti tossici – risale al 2007 dopo più di un anno di indagini del Corpo forestale dello Stato avviate a seguito del ritrovamento nel fiume Pescara di considerevoli quantità di clorometanoderivati.


LEGGI ANCHE L’acqua che ha avvelenato 700 mila persone in Abruzzo

LA REAZIONE – «Il disastro ce l’abbiamo, esiste, e ce lo teniamo». Queste le parole di Augusto De Sanctis attivista portavoce del Forum Acque Abruzzo tra i primi a denunciare la discarica di Bussi: «Non ci sono colpevoli pur di fronte all’acqua avvelenata e a un disastro accertato. Chiedo quindi la riapertura dei pozzi Sant’Angelo, a valle della megadiscarica, che furono chiusi nel 2007 dopo le nostre battaglie, quelli che ancora oggi inquinano, perché evidentemente non sono un reato»

Fonte: Giornalettismo

venerdì 19 dicembre 2014

#IOnonMIammazzo, la protesta dei commercianti in crisi. «Disubbidienza fiscale ad oltranza, ma non siamo evasori»



«La pressione fiscale è arrivata al 70 per cento, e devo scegliere se pagare le tasse o dare da mangiare ai miei figli. Ma non farò mai un gesto estremo». Spiega così la sua protesta Pippo Barresi, commerciante 54enne di Scordia. Pochi giorni fa, fotografandosi con un cartello in mano, ha lanciato l'hashtag. E da due giorni è nata una pagina Facebook per sostenere la protesta, che ha già raccolto oltre 500 like

«Vorrei pagare le tasse, ma non posso. Ho un piccolo chiosco bar in centro, e la pressione fiscale è arrivata al 70 per cento». Pippo Barresi, 54 anni, commerciante di Scordia, spiega così la sua protesta, lanciata a fine novembre «dopo l'aumento della Tari, la tassa sulla spazzatura, del 110 per cento». Un episodio che, dopo mesi di crisi e proteste contro la gestione dei rifiuti e la dichiarazione di dissesto del Comune del Catanese, è sfociata in una foto con un cartello in mano, diffusa via Facebook, che recita, con un hashtag, «#IOnonMIammazzo». Un segnale di arresa, contro «i privilegi della classe politica che ci governa, vera protagonista di questa crisi economica», ma anche di speranza. «Appena potrò pagare, pagherò tutte le tasse: io non farò mai un gesto estremo, sono un padre di famiglia, un nonno. Ma fino a quel momento - prosegue Barresi - mi appello all'articolo 53 della Costituzione e all'articolo 54 del codice penale: "Non è punibile chi ha commesso un atto in stato di necessità". E io al momento non posso pagare».

Barresi si definisce «un fervente attivista del Movimento 5 stelle», ma specifica che la protesta «è apartitica: in questi mesi ci hanno dato ascolto, senza far diventare i problemi economici dei commercianti del paese una bandiera personale in chiave elettorale, sia i parlamentari pentastellati Francesco Cappello e Giancarlo Cancelleri che l'ex candidato a sindaco di Scordia Bene comune Pierpaolo Montalto», spiega. E il commerciante ha già dei seguaci: sono altri cinque i colleghi che si sono fotografati anche loro con il cartello in mano, e hanno creato una pagina Facebook. Si chiama Comitato commercianti ed artigiani Scordia, e «dal 16 dicembre, ha già raccolto più di 500 like in un giorno, a dimostrazione di quanto il problema sia sentito e diffuso», spiega Massimiliano Marchese, uno di quelli che ha seguito l'esempio di Barresi.

«Io al momento ho 50 euro in tasca, e devo fare una scelta: pago le tasse o do da mangiare ai miei figli? Credo che la risposta sia scontata». Barresi la sua iniziativa la definisce «una guerra, e quando verrà un ufficiale giudiziario a chiudere un negozio, ci faremo trovare lì in 200, per rimandarlo indietro. E' una disobbedienza fiscale a oltranza». Una disobbedienza che, ribadisce «finirà quando avrò i soldi per pagare i 12mila euro che devo. Giorni fa mi ha avvicinato un conoscente, e mi ha detto: "Ho ricevuto una cartella da 140 euro del 2008, la pago?". Gli ho detto di pagare subito, perché è nelle condizioni di farlo: noi non siamo evasori, siamo contro gli evasori», conclude Pippo Barresi.

Fonte: MeridioNews

giovedì 18 dicembre 2014

Lutto nel mondo del Cinema, morta Virna Lisi


È morta Virna Lisi, l’attrice italiana lascia un vuoto incolmabile nel cinema italiano. L’annuncio dato da Dagospia: “La terra le sia lieve”. Era attivissima ancora oggi, amata dal grande pubblico proprio perché prolifica tuttora nelle sue produzioni, soprattuto per la tv, Virna Lisi è l’unica attrice che condivide con Margherita Buy il record di premi vinti ai “Nastri d’Argento”, sei in tutto. In carriera ha anche vinto un “Prix d’interprétation féminine” a Cannes, due David di Donatello per le interpretazione e due per la carriera, di cui uno ricevuto nel 2009.

Una notizia che ha sconvolto tutti, dato che l’attrice era ancora nel pieno delle sue attività. Nell’aprile 2014, dopo 12 anni di assenza, è tornata sul set per “Latin lover” ultimo film della Comencini. Era impegnata in nuovi progetti televisivi per Mediaset, come “È la mia famiglia”, le cui riprese erano iniziate in autunno, mentre le riprese della quarta stagione della serie “Il bello delle donne” si sarebbero dovute girare nei primi mesi del 2015.

C’è chi dice che non si sia mai ripresa dalla morte di suo marito, l’architetto Franco Pesci, avvenuta il 25 settembre 2013. Fu una storia d’amore durata ben 53 anni. L’attrice restò al suo fianco fino alla fine , rifiutando di presenziare a diversi programmi per promuovere la sua ultima fiction “Baciamo le mani”.

Virna Lisi ha legato il suo nome a titoli campioni di ascolti della storia recente di Mediaset: “Caterina e le sue figlie” (tre stagioni), “L’onore e il rispetto”, “Il sangue e la rosa”, “La donna che ritorna”, “Baciamo le mani – Palermo New York 1958″, “Madre, aiutami”, “A casa di Anna”, “Il bello delle donne”. Al cinema, sembrava indissolubile il sodalizio con Cristina Comencini, per la quale l’attrice è stata presente in tre lavori, “Va’ dove ti porta il cuore” (1996), “Il più bel giorno della mia vita” (2002) e, appunto, l’ultimo ancora in produzione, “Latin Lover”.

Fonte: Planetmagazine.it

martedì 16 dicembre 2014

Riflessioni di un lettore sull'attuale situazione italiana


Può sembrare strano, ma guardando quello che sta accadendo adesso in Italia, mi sembra di vivere al tempo del gladiatore, quando in piena decadenza l'imperatore (un inetto) indì i giochi olimpici per distogliere l'attenzione su ciò che stava accadendo all'impero. Oggi viviamo lo stesso: disoccupazione a livelli massimi; emigrazione di giovani italiani a livelli altissimi; corruzione da paura (politici, funzionari, mafiosi, terroristi tutti coinvolti in scandali); un governo che butta soldi mentre l'Italia si sgretola per una bomba d'acqua o per un fiume in piena. Facciamo affari di guerra con l'India e poi lasciamo due nostri compatrioti alla mercé di un paese che non rispetta le più piccole regole della società civile. E il governo annuncia i giochi. Mentre domani si dovranno pagare ulteriori tasse arrivate ai massimi storici; mentre chi prende la tredicesima la dovrà restituire tutta allo stato; mentre padri e madri dovranno dire ai figli che babbo Natale non passerà in Italia perché tenere le renne è roba di lusso... Tutto questo non interessa a chi ci rappresenta, loro sono lì nelle loro belle case, con le loro famiglie e continuano a mangiare, tanto sanno che il conto lo paghiamo noi. E se il figlio gli domanderà : "papà ma babbo Natale passa quest'anno?" lui risponderà : "certo papà, ha mandato un aereo di stato per portarlo qui". E il parlamento pensa ai giochi olimpici quando non ha saputo gestire nemmeno il mercatino di Natale in piazza Navona.

Riflessioni di un lettore che ha scelto di non inserire la sua firma

sabato 13 dicembre 2014

#Salvini, il populismo in cravatta verde


C’era una volta Roma Ladrona. Poi arrivò Belsito e si scoprì che non era solo sotto il Colosseo che si rubava. In principio fu “prima il Nord”. Ma un giorno venne Salvini e trasformò il motto nordista in un patriottico “prima gli italiani”. Interessante la metamorfosi della Lega Nord, che pare aver ritrovato smalto grazie al suo segretario giovane, brillante e molto macho. Contesta Renzi, ma ha avviato nel suo partito una rottamazione becera. I vecchi slogan nordisti non funzionano più? Inventiamoci una formula diversa e ugualmente stomachevole: una soluzione di nazionalismo, antieuropeismo, populismo e un tocco di sano narcisismo che non guasta mai.

L’altro Matteo, il padano che ha fulminato la Le Pen: se questo è l’inizio, tra vent’anni Salvini avrà più soprannomi di Apollo Creed. Del resto è parte della sua strategia mediatica basata sull’invasione dei salotti, con entrate a gamba tesa e voce grossa, a sputare fuoco contro l’altra “invasione”, quella dei disperati che rischiano la pelle per un po’ di sicurezza. Recita la parte del duro e puro, ma il suo palese obiettivo è diventare il capo inconstrastato dell’antirenzismo, raccogliendo il maggior numero di voti possibile.

Nella media dei sondaggi delle ultime settimane, i leghisti si assestano al 10-11%. Una percentuale inimmaginabile appena qualche tempo fa, riguardo alla quale tutti hanno delle precise responsabilità. Renzi, che non ha la forza (o il peso politico) di essere autorevole in Europa. Grillo, che in un anno è passato da “Siete tutti morti!” a “Vinciamo poi”. Il centrodestra, diviso tra schiavi di Berlusconi e trasformisti cronici. Infine la sinistra, che non è riuscita a rendersi voce della protesta contro il sistema e ha lasciato gli scontenti in balia del qualunquismo salvinista.

E questo preoccupa, perché almeno nel M5S convivono tutt’oggi anime provenienti da ambienti diversi dalla destra (anche se in Europa i grillini si alleano con Farage senza battere ciglio): invece la nuova Lega ingloba tutto in un calderone estremista votato allo sfascio. Contro l’Europa, gli zingari, gli immigrati, il governo e le istituzioni. Dall’altro lato c’è la redenzione sui meridionali, cinque anni dopo il coro sui napoletani a Pontida (e da siciliano ti dirò, Matteo: la tua solidarietà mi fa ribrezzo). C’è il progetto dell’espansione al centro e al sud verso un partito in stile Front National, un po’ di tempo dopo le magliette “Padania is not Italy”. Insomma, c’è tutto e il suo contrario.

Ma importa davvero a qualcuno? No, a quanto pare. Meglio sfogare l’insoddisfazione contro i capri espiatori di turno. Ieri erano gli ebrei e i comunisti, oggi i rom e i marocchini. Tutto regolare. Come sempre si aizzano i poveri contro i poveri, per frammentare la società e permettere ai populisti di aumentare i consensi, tenendo i cittadini nell’ignoranza e godendo di ogni disastro, dato che questo servirà a fortificare la loro posizione. Noi non possiamo accettare tutto questo, perché ciò che dobbiamo fare è esattamente opposto.

Non serve a nulla cacciare gli immigrati, vittime tanto quanto noi dello stesso capitalismo brutale. È la voglia di rivoluzione che deve unirci. Bisogna lottare contro le grandi banche, i potentati economici, la corruzione e lo sfruttamento. I nostri alleati devono essere i politici onesti (ci sono, vi dico, e non sono pochi. Solo che non fanno rumore come i loro colleghi incompetenti), i lavoratori, i giovani e quella grande maggioranza silenziosa di cittadini che giorno dopo giorno svolgono il proprio compito con umiltà e trasparenza.

“Sarà una bella società / fondata sulla libertà” cantavano i Rokes negli anni Sessanta. E anche sull’eguaglianza, sulla giustizia e sulla pace per tutti, aggiungiamo noi. Ma dobbiamo darci da fare, o quando ci accorgeremo di aver sprecato un’enorme opportunità sarà già troppo tardi. E lì saranno dolori.

Fonte: Qualcosa di Sinistra

venerdì 12 dicembre 2014

Piazza Fontana 45 anni dopo

Il 12 dicembre 1969, a Milano, 17 persone morirono in quella che è stata definita la madre di tutte le stragi

di Stefano Mentana


Il 12 dicembre 1969, quarantacinque anni fa, all’interno della Banca Nazionale dell’Agricoltura di piazza Fontana, a Milano, esplose una bomba che uccise 17 persone e ne ferì 88.

Nelle ore successive, venne ritrovata un’altra bomba in una banca di Milano, poi ne esplosero altre tre a Roma, una in via Veneto, una all’altare della Patria e una terza al museo del Risorgimento, che ferirono complessivamente 17 persone.

I primi sospetti riguardo gli autori dell’attentato ricaddero su alcuni gruppi anarchici, di cui furono fermati diversi esponenti. Tra questi vi fu Giuseppe Pinelli, morto in circostanze misteriose il 15 dicembre dello stesso anno precipitando dal quarto piano della questura di Milano. Per questo fatto, numerosi gruppi di estrema sinistra ritennero responsabile il commissario Luigi Calabresi, ucciso nel 1972. In seguito a un processo, alcuni esponenti di Lotta Continua sono stati condannati per questo omicidio.

Per la strage di piazza Fontana fu inizialmente accusato l’anarchico Pietro Valpreda che, dopo essere stato processato, fu assolto.

Le indagini si sono poi spostate sui neofascisti Franco Freda e Giovanni Ventura, accusati anche loro, insieme ad altri esponenti del gruppo politico di Ordine Nuovo, di aver compiuto la strage dopo l’assoluzione di Valpreda. Gli imputati di questo gruppo, però, sono anch’essi stati assolti o le loro condanne sono cadute in prescrizione.

Oggi, a 45 anni dalla strage, dopo ben sette processi, non è stata individuata alcuna verità. Un’assenza di verdetto che ha favorito le interpretazioni che vedono in piazza Fontana l’inizio, o quantomeno una brusca accelerazione, della cosiddetta strategia della tensione: un tentativo di aumentare lo scontro politico attraverso gruppi eversivi in modo da poter inasprire le politiche repressive nel Paese.

Fonte: The Post Internazionale

giovedì 11 dicembre 2014

I dieci argomenti più discussi su Facebook nel 2014


Facebook ha pubblicato la lista dei dieci argomenti più discussi al mondo sul social network nel 2014. La lista si basa sul numero dei post, dei commenti, dei like, delle foto e dei video condivisi su un determinato tema.

  1. Mondiali di calcio in Brasile
  2. Virus ebola
  3. Elezioni in Brasile
  4. La morte dell’attore Robin Williams
  5. Ice Bucket Challenge per raccogliere fondi contro la Sla
  6. Conflitto a Gaza
  7. Malaysia Airlines
  8. Super Bowl
  9. Michael Brown/Ferguson
  10. Olimpiadi invernali di Sochi

Fonte: Internazionale

mercoledì 10 dicembre 2014

Riflessioni sullo scandalo "Mafia capitale"


Di Salvatore Santoru

Nei vari talk show politici in questi giorni si sta parlando molto del "recente" scandalo che ha colpito Roma, e che ha visto coinvolti diversi personaggi legati alla mafia, al terrorismo degli anni 70 e a diverse fazioni politiche.

Nello scandalo sono stati coinvolti personaggi legati alla 'ndrangheta, al terrorismo di estrema destra e sinistra, alle coop rosse, al mondo del calcio e dello spettacolo e legati sia ad ambienti di destra che di sinistra.

Le figure più rilevanti sono quelle di Massimo Carminati, un passato nei NAR e nella Banda della Magliana, e Salvatore Buzzi, già graziato da Scalfaro nel 94 per omicidio colposo, e noto per essere il fondatore e gestore della nota Cooperativa 29 Giugno.

Tale vicenda dimostra come non mai che il livello di corruzione e malaffare serpeggia come non mai nei vertici e non della politica "che conta", e ovviamente la sua trasversalità.

Difatti, nonostante c'è chi punta il dito a destra o a sinistra, in tale vicenda, così come in tante altre, si è avuta la dimostrazione che quando si tratta di denaro sporco destra o sinistra contano assai poco, tanto che un criminale legato ad ambienti eversivi del panorama "neofascista" e un' "antifascista" legato ad ambienti di sinistra radicale e non, si trovavano "casualmente" a braccetto nel fare affari illeciti.

La vicenda rappresenta solo la punta dell'iceberg di una politica, e di una società sempre di più colpite da un sistema fondato sulla corruzione e l'affarismo, che si dovrebbe al più presto eliminare al più presto, se si vuole rinnovare la società e la politica del paese.

Fonte: Informazione Consapevole

martedì 9 dicembre 2014

Perchè pubblicare il video di Mango?


La scorsa notte è venuto a mancare il cantautore Mango, vittima di un malore durante un concerto. Questa è una notizia. Mango è morto, durante un concerto. Possa riposare in pace. Possa riposare in pace anche se le ultime immagini che ricorderemo di lui sono quelle del suo malore sul palco. Certo, era quasi ovvio che qualcuno, viste le circostanze della sua morte, avesse a disposizione delle immagini dell'accaduto. Però, non condivido che ad alcune grandi testate giornalistiche (o presunte tali) sia venuto in mente di pubblicare il video online e metterlo a disposizione del pubblico. Cosa aggiungono al dolore, alla notizia, le immagini di un uomo che sta morendo? Ok la notizia, quindi l'informazione. Ma era necessario pubblicare il video? Mi chiedo il perchè della spettacolarizzazione della morte. E mi chiedo dove sia l'umanità in chi mostra queste cose. Oggi, nell'era dei siti internet e dei social network, il giornalismo di carta e quello online devono necessariamente trovare nuove forme di narrazione che si adattino al tempo e ai mezzi. Responsabilità dei media è anche questa.

lunedì 8 dicembre 2014

Verso il 70° dalla liberazione: come ci arriviamo?

Sembra un po’ presto per pensarci, d’altronde mancano 4 mesi e poco più. Però, di tempo ne abbiamo avuto tanto e di materiale ne abbiamo abbastanza per poter (forse) rispondere alle seguenti domanda: come ci stiamo arrivando al 70° anniversario della liberazione dal nazifascismo? A quel 25 aprile 2015, ci giungeremo forti, con una memoria collettiva che non intende dimenticare i valori sorti con la Resistenza, con la Liberazione, con la nascita della Repubblica e della Carta fondamentale, oppure deboli, con spettri pronti a riavvianghiarci tra le loro spire, dopo aver pensato che fossero scomparsi del tutto? Cosa ne è stato del sacrificio di tanti partigiani che hanno rischiato e/o perduto la vita pur di restituire il Paese alla democrazia, delle tante donne che – non solo come «staffette» – hanno contribuito alla causa della liberazione, del lavoro dei partiti che ci hanno donato la Costituzione Repubblicana? Spero di sbagliarmi, ma penso che la risposta sia abbastanza dolorosa: di tutto quel periodo ci è rimasto solo l’aspetto storico. Mi spiego: è ormai sapere comune il fatto che il 25 aprile l’Italia viene liberata dal nazifascismo, mediante le insurrezioni partigiane e la risalita da Sud delle truppe alleate, che il 2 giugno 1946 un referendum sancisce la nascita della Repubblica e la fine della Monarchia, che il 1° gennaio 1948 entra in vigore la Costituzione. Ciò che sta venendo meno di quel momento tragico e, allo stesso tempo, foriero di fatti positivi, è l’aspetto dei valori, degli ideali che ne sono fuoriusciti. Valori e ideali che, almeno su carta, sono cementati nei principi fondamentali della nostra Costituzione. Basta farsi un giro tra le persone per capire che stiamo vivendo un clima di dispersione, di arrendevolezza, di sconforto…

Iniziamo, per l’ennesima volta, da un triste luogo comune: l’avversione verso gli stranieri. Durante il regime fascista, una delle conseguenze dell’avvicinamento dell’Italia alla Germania di Hitler (sancito poi con il Patto d’acciaio del 22 maggio 1939) fu la pubblicazione di leggi razziali e di un “manifesto della razza” (1938) firmato da 10 scienziati italiani. In pillole: si sanciva l’esistenza di una pura razza italiana, che non doveva mescolarsi con quelle inferiori, in primis con gli ebrei. Poco tempo prima c’erano state nel Terzo Reich le famigerate «Leggi di Norimberga» e poi, durante la guerra, il più grave attentato alla dignità umana: la «Soluzione finale». Una vittoria delle truppe dell’Asse (Italia – Giappone – Germania) avrebbe dato vita ad un nuovo ordine mondiale, basato sulla diseguaglianza e sulla possibilità di legittimare definitivamente lo sterminio di popoli ritenuti inferiori: gli ebrei in primis, ma anche le popolazioni dell’Europa orientale che, nei piani di Hitler, doveva diventare il granaio dell’Impero tedesco, con gli abitanti destinati alla semischiavitù. Di ciò (e di tanto altro) cosa ci resta? Pochissimo: i partiti fascisti provano a rialzare la testa, lo straniero diventa il capro espiatorio dei nostri problemi.

Fosse solo questo il problema: nel tempo abbiamo imparato anche ad abusare dei diritti conquistati. Giusto per fare qualche esempio: durante il periodo fascista la partecipazione politica era consentita solo se ti tesseravi nell’unico partito riconosciuto: il Partito Nazionale Fascista. L’alternativa: restare in Italia e darti alla lotta clandestina (rischiando l’esilio o qualche anno di carcere duro, se non la pena di morte), oppure emigrare all’estero. E per partecipazione politica si intendono tanti diritti: il voto, la libertà di pensiero, la libertà di associazione etc. Cosa dice poi l’art.1 della nostra Costituzione? «L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro» : il lavoro diventa base del nostro ordinamento, e lo Stato fa di tutto per garantirlo, è un patto tra i cittadini e le istituzioni. Pensate in quale bel mondo viviamo: fino a 70 anni fa potevano votare solo gli uomini, le donne erano solo «angeli del focolare» destinati ad occuparsi della famiglia e delle faccende casalinghe. Per carità, ciò lo era anche prima della marcia su Roma, ma con la Liberazione tutto è cambiato. Oggi invece, a votare non si va più, si preferisce l’astensione. I motivi di questa scelta sono ben condivisibili: la sfiducia nella politica, la crisi economica etc. Ma ricordiamoci ogni tanto, che senza le pallottole ed il sangue versato dai componenti della Resistenza, senza il coraggio di uomini, donne, giovani e meno giovani, oggi (forse) staremmo ancora con la tessera fascista in tasca, a votare SI o NO alle elezioni per un listone, senza possibilità di scegliere alternative nettamente opposte. Le donne oggi continuerebbero a non aver accesso a talune attività lavorative (es.: la magistratura)… Quindi, donne che vi prestate al neofascismo, come fate ad accettare un sistema di valori che vi vedrebbe subalterne? E voi uomini, come fate a condannare questa Repubblica che vi permette di parlare e pensare, al contrario di ciò che spettava ad una voce dissidente durante il regime autoritario? Si dirà che il partito fascista è fuorilegge: stiamo attenti, perchè il fascismo si esplica tranquillamente anche in partiti che hanno rappresentanti nelle istituzioni. Tornando al lavoro: prima era obbligatoria la tessera, oggi no; prima non potevi scioperare e/o protestare in altri modi, oggi si.

Di tutto ciò cosa è rimasto? Ben poco: forse i diritti vengono visti come una cosa definitivamente acquisita, ma ciò non può permettere a tutti noi il lusso di utilizzarli solo quando fa comodo. Quando si deve votare, facciamolo, qualunque sia la situazione del Paese; quando non si deve votare, partecipiamo, aderiamo ad un partito (o fondiamolo), entriamo in un’associazione (o creiamola)… insomma, non restiamo con le mani in mano, perchè il Paese è di tutti, ed ognuno di noi, in diversa misura, è responsabile di ciò che accade nella penisola. Il lavoro non si trova? Cerchiamolo, arrangiamoci, consapevoli che ciò lo facciamo non solo per noi stessi, ma per la collettività, per le future generazioni… Ovviamente, è impossibile ipotizzare un ritorno al periodo mussoliniano, anche perchè il fascismo non è esente da evoluzioni. Ma le basi restano sempre quelle, e se ieri si attaccava lo straniero per non inquinare la razza italiana, oggi lo prendi di mira perchè «colpevole» di rovinare la nostra brava gente italica. Detto ciò, sfruttiamo questi 4 mesi per recuperare i valori antifascisti e costituzionali, e festeggiare degnamente il 70° dalla Liberazione.

“Ormai tutti han famiglia, hanno figli,
Che non sanno la storia di ieri.
lo son solo e passeggio tra i tigli
Con te, cara, che allora non c’eri.
E vorrei che quei nostri pensieri,
Quelle nostre speranze d’allora,
Rivivessero in quel che tu speri,
O ragazza color dell’aurora “

Italo Calvino

“nessuna conquista è per sempre,

c’è sempre qualcuno interessato a toglierla per cui resistere è,
non solo un dovere, ma una necessità dei giovani, altrimenti non si va avanti!”

Maria Cervi

Fonte: El Nuevo Dìa

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venerdì 5 dicembre 2014

Un anno fa ci lasciava Nelson Mandela


Il 5 dicembre 2013 moriva Nelson Mandela, simbolo della lotta al razzismo.

Breve storia di Nelson Mandela

Nelson Mandela è stato il massimo rappresentante dell’ultima lotta dell’Africa nera contro la dominazione bianca nel continente. Ha provato in prima persona la durezza del regime dell’apartheid razzista vigente in Sudafrica dal 1948 al 1994, diventando il leader di coloro che lo combattevano. Ha abbracciato e guidato la lotta armata, trascorrendo quasi un terzo della vita in carcere; liberato nel 1990, ha scelto la strada del perdono e della riconciliazione con gli antichi persecutori. Col suo carisma e la sua scelta di pace, ha evitato al suo Paese di cadere in una violenta spirale di vendette e di sangue. Tale ruolo gli è stato riconosciuto nel 1993, con l’assegnazione del premio Nobel per la Pace insieme al suo predecessore Frederik Willem de Klerk.

Per approfondire: Nelson Mandela (da Wikipedia)


Alcune frasi celebri di Mandela

La pace non è un sogno: può diventare realtà; ma per custodirla bisogna essere capaci di sognare.

Nessuno è nato schiavo, né signore, né per vivere in miseria, ma tutti siamo nati per essere fratelli. 

L'educazione è l'arma più potente che può cambiare il mondo.

Ho lottato contro il dominio bianco e contro il dominio nero. Ho coltivato l'ideale di una società libera e democratica nella quale tutti possano vivere uniti in armonia, con uguali possibilità. Questo è un ideale per il quale spero di vivere...

Un vincitore è solo un sognatore che non si è arreso.

lunedì 1 dicembre 2014

Cinque cose da sapere sull'AIDS

Come da molti anni a questa parte, il 1° dicembre ricorre la giornata mondiale contro l'AIDS.


1 Quando sconfiggeremo il virus?
In occasione della giornata mondiale contro l’AIDS, l’UNAIDS ha annunciato l’ambizioso obiettivo che il programma delle Nazioni Unite intende perseguire: porre fine alla più grave epidemia mai conosciuta dall’umanità entro il 2030. Un traguardo che deve essere raggiunto attraverso un primo passaggio previsto per il 2020 consistente nell’intensificarsi della risposta al virus attraverso il piano 90-90-90, ossia diagnosi del 90% delle infezioni, terapie per il 90% dei casi diagnosticati, abbattimento della carica virale del virus HIV per il 90% delle persone colpite sotto trattamento con antiretrovirali. Il tema di quest’anno è Close the Gap, una speranza di “ridurre la distanza”, colmando il divario per arrivare all’obiettivo, rimuovendo le barriere sociali, demografiche, economiche, geografiche che ancora dividono i contagiati di tutto il mondo. Il report pubblicato da UNAIDS in occasione della giornata ha infatti mostrato come negli ultimi quattro anni si sia passati da circa 5 milioni a ben 12 milioni di persone in trattamento: un dato incoraggiante, testimonianza di un approccio più consapevole con la sieropositività da parte di un numero crescente di persone, ma che rappresenta ancora soltanto il 37% dei 35 milioni di individui contagiati in tutto il mondo. Laddove l’accesso alla diagnosi e al trattamento è possibile, infatti, di ostacolo può essere il fatto che la condizione di sieropositività può comportare spesso discriminazioni e la negazione di diritti, soprattutto nelle comunità e nei gruppi più colpiti o a rischio di infezione (in cui l’accesso agli strumenti per la prevenzione è complesso o specifici comportamenti espongono a rischi maggiori). La sconfitta del virus passa anche dall’eliminazione di queste disuguaglianze.

2 Quanti sono i contagiati?
Come illustrato dal report, nel 2013 in tutto il mondo c’erano circa 35 milioni di persone che avevano contratto l’HIV; in riferimento allo stesso anno, i nuovi casi riguardavano 2,1 milioni di persone, con 240.000 nuove infezioni a carico di bambini. Da quando l’epidemia è iniziata, oltre trent’anni fa, circa 78 milioni di persone sono state infettate dal virus dell’HIV e 39 milioni tra esse sono morte per patologie collegate all’AIDS, un milione e mezzo nel solo 2013. Di tutti i bambini sieropositivi nel mondo, appena il 24% sta ricevendo cure salvavita.

3 L’Italia sta messa male
Un’indagine recentemente resa nota, svolta su un campione di cittadini del nostro Paese, aveva rivelato come l’80% degli italiani ritenga di non essere a rischio di essere contagiato dal virus, non in ragione di corretti comportamenti che mettono al riparo dai pericoli, ma sulla base dell’antico pregiudizio secondo il quale soltanto omosessuali, tossicodipendenti e persone che hanno relazioni sessuali promiscue sarebbero esposte. In realtà, ormai da anni è calato il tasso di infezioni attribuibili a consumo di droghe per via endovenosa mentre la maggior parte dei casi sono dovuti a rapporti sessuali non protetti, con percentuali analoghe tra rapporti omosessuali ed eterosessuali: il discorso è valido per l’Italia quanto per il resto dell’Europa occidentale. Eppure, nonostante l’80% delle nuove diagnosi nel nostro Paese sia riconducibile a rapporti sessuali non protetti, appena il 35% dei ragazzi usa abitualmente il preservativo e soltanto il 29% dichiara di essersi sottoposto al test dell’HIV. E così il nostro Paese, dove bigottismo e ignoranza la fanno da padrona ponendo anche fine alla buona abitudine nascente dell’educazione sessuale scolastica, vanta la più alta prevalenza di sieropositivi dell’intera Europa Occidentale.

4 Dall’HIV non si guarisce ancora
O meglio, una sola persona al momento ha avuto questo privilegio: il paziente di Berlino, Timothy Brown, sottoposto a trapianto di midollo nel 2007 perché sieropositivo ed affetto da leucemia mieloide acuta. Il donatore, il cui sistema immunitario andava a sostituire quello del ricevente, portava nel proprio patrimonio genetico una mutazione che rende i linfociti T, cellule immunitarie che costituiscono il target privilegiato del virus, impermeabili dall’HIV. Timothy Brown da tempo non prende più farmaci antiretrovirali e nel suo organismo non c’è più traccia del virus. Di pochissimi mesi fa è il caso di due pazienti australiani, anch’essi sottoposti a trapianto di midollo: in entrambi gli individui, poco dopo l’intervento, non è stato più riscontrato il virus ma, come misura precauzionale, i due sono ancora in terapia con antiretrovirali. Premesso che il trattamento farmacologico non è in grado di portare il virus a livelli talmente bassi da renderlo non più rintracciabile, gli stessi medici hanno invitato alla cautela dopo il caso dei due “pazienti di Boston” in cui il trapianto di midollo sembrava aver definitivamente eliminato il virus ma la sospensione successiva degli antiretrovirali ne ha svelato la persistenza nell’organismo.

5 Ma sappiamo come prevenirlo
Spesso si è sentito parlare di vaccino contro l’HIV ma, purtroppo, siamo ancora lontani dalla messa a punto di qualcosa del genere. La ricerca è molto attiva sul tema (compatibilmente con i fondi stanziati, s’intende) ed è ancora aperta a diverse possibili vie che vanno dallo studio di possibili cure alle possibilità offerte dalla stessa terapia antiretrovirale in termini di prevenzione, che si è dimostrata in molti casi particolarmente efficace nell’abbattere la stessa carica virale dell’HIV. Al momento la strada maestra resta la prevenzione, possibile purtroppo soltanto in Paesi come il nostro dove è garantito l’accesso a tutti i fondamentali mezzi per evitare di esporsi al rischio di contagio. Se i piani dell’UNAIDS non falliranno c’è ragione di credere che tra pochi anni l’AIDS non farà più paura: nel frattempo l’unico modo per tenere a bada il virus è informare ed informarsi, per conoscerlo e non averne timore.

Fonte: fanpage.it

giovedì 27 novembre 2014

Un appello per aiutare Alexandra


Alexandra Panturoiu è una bellissima ragazza rumena di 22 anni che vive a Costanza, città situata sulla sponda del Mar Nero. Sua madre, la signora Mihaela, lavora da tantissimi anni in Italia, in un ristorante di Pietramelara (CE), per garantire un futuro all'unica figlia. Qualche settimana fa Alexandra ha iniziato a non stare bene. Rimaneva paralizzata e non riusciva più a parlare. Dopo una serie di analisi e visite, le è stata diagnosticata una ciste epidermoide tra il cervello ed il cervelletto, una zona estremamente difficile da operare con rischi molto elevati. Purtroppo la Romania non vanta di studi avanzati e molti medici non le hanno dato alcuna possibilità. La speranza è sopraggiunta quando la madre è giunta a conoscenza del Dr. Segiu Stoica, laureatosi in America, che crede di poterla salvare ed è disposto ad operarla. Purtroppo il costo da sostenere per questo tipo di intervento, urgente, è molto alto. Bisogna raggiungere 7000 €.

La madre, Mihaela, e l'amica, Teresa, hanno lanciato un appello per aiutare Alexandra con una semplice donazione. Non importa di quanto sia piccola, ma sarà comunque utile per salvarle la vita.

I conti di riferimento sono intestati a Panturoiu Alexandra Maria

EURO Bic Raiffeisen Bank RZBRROBU
IBAN RO27RZBR 0000 0600 1700 2455
LEI RO38 RZBR 0000 0600 1465 2432
PayPal alexuta_panturoiu@yahoo.ro

Aiutiamo Alexandra

mercoledì 26 novembre 2014

Barbara D'Urso denunciata da Ordine dei giornalisti: 'Esercizio abusivo professione'

Il presidente Enzo Iacopino pubblica su Facebook l'esposto contro la conduttrice che, sebbene non sia iscritta all'albo, "compie un’attività specifica della professione senza rispettare le regole" e "con negative ripercussioni sull'immagine di quest’ordine"


"Ho firmato la prima denuncia/esposto nei confronti della signora Barbara D'Urso. Il femminicidio non si consuma solo con l'uccisione di una donna, ma, oltre la morte, anche con l'oltraggio alla sua vita e a quello della sua carne: i suoi figli". Enzo Iacopino, presidente dell'Ordine dei giornalisti, annuncia su Facebook la decisione di presentare la denuncia "a due Procure della Repubblica (Milano e Roma), all'Agcom, al Garante per la protezione dei dati personali e al Comitato Media e minori". All'origine della decisione dell'ordine un'intervista che la conduttrice di Domenica Live ha fatto ad un amico di Elena Ceste, la donna scomparsa il 24 gennaio e trovata morta a metà ottobre nell'Astigiano. L’intervento è stato aspramente criticato sul web per le ripetute illazioni sulle relazioni della vittima.

Nella denuncia si richiama l’attenzione sul susseguirsi nel programma televisivo di “interviste con modalità che non tengono conto di esigenze quali la difesa della privacy e/o il coinvolgimento di minori”. Dopo aver richiamato i limiti al diritto di cronaca posti dal codice di deontologia e dalla Carta dei doveri del giornalista, Iacopino evidenzia che "la signora D'Urso, pur non essendo iscritta all'Albo dei Giornalisti, compie sistematicamente un'attività individuata come specifica della professione giornalistica, senza esserne titolata e senza rispettare le regole, con negative ripercussioni sull'immagine di quest'Ordine". Il 23 novembre, Iacopino aveva preannunciato l'iniziativa giudiziaria in un post intitolato "Basta soubrette, ora le denunciamo", in cui contestava la spettacolarizzazione del dolore e l'invasione della privacy nelle vicende di Sarah Scazzi, Yara Gambirasio, Melania Rea, Melissa Bassi, Elena Ceste "e tutti coloro i quali a queste vicende sono collegati".

"Noi giornalisti abbiamo il dovere di informare i cittadini, senza toni forti, senza speculazioni, senza strumentalizzazioni per fare audience", ha detto Iacopino nel corso di un dibattito organizzato dal Comitato Unitario delle Professioni in occasione della Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne. "C'è un tipo di informazione che è un'autentica vergogna - ha aggiunto - ed è quella che io chiamo la tv del dolore, stile Barbara D'Urso, dove si esibisce la vita e la morte con l'unico obiettivo di acquisire attenzione da parte di un'opinione pubblica che forse non è il meglio di questa società"

Fonte: il Fatto Quotidiano

Basta soubrette, ora le denunciamo (il post di Enzo Iacopino su Facebook)
Soubrette e informazione. La prima denuncia (il secondo post di Enzo Iacopino)

martedì 25 novembre 2014

Giornata internazionale contro la violenza sulle donne


Oggi, 25 novembre, è la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne istituita nel 1999 dalle Nazioni Unite. L'Assemblea Generale dell'ONU ha ufficializzato una data che fu scelta da un gruppo di donne attiviste, riunitesi nell'Incontro Femminista Latinoamericano e dei Caraibi, tenutosi a Bogotà nel 1981. Questa data fu scelta in ricordo del brutale assassinio nel 1960 delle tre sorelle Mirabal, considerate esempio di donne rivoluzionarie per l'impegno con cui tentarono di contrastare il regime di Rafael Leónidas Trujillo, il dittatore che tenne la Repubblica Dominicana nell'arretratezza e nel caos per oltre 30 anni. Una vittima ogni due giorni, 179 donne uccise: un anno nero per i femminicidi in Italia, il 2013, secondo il rapporto Eures

La violenza è l'ultimo rifugio degli incapaci (Isaac Asimov)

Un abbraccio a tutte le donne

lunedì 24 novembre 2014

Gli effetti collaterali del Jobs Act


Di Salvatore Santoru

Recentemente il premier Matteo Renzi ha definito il "Jobs Act" fondamentale e necessario per la crescita economica dell'Italia, in un' intervento pubblicato per il noto quotidiano inglese "Economist".

Intanto, diverse critiche bipartisan sono giunte verso tale provvedimento, a partire da Landini passando per Renato Brunetta, che ha definito in un articolo sul "Giornale" un'imbroglio, e un "un pasticcio contro i lavoratori, le imprese, i giovani, il mercato del lavoro e anche contro il buonsenso".

L'ex viceministro Stefano Fassina ha dichiarato che l'obiettivo vero della misura è " la libertà di licenziamento", e il sociologo Luciano Gallino in un articolo su "Repubblica" del 18 novembre ripreso nell'edizione online dalla rivista Micromega, ne ha elencato gli effetti nefasti.


In tale articolo, Gallino ha scritto che "uno dei principali esiti del Jobs Act, a danno dei lavoratori, sarà la liquidazione di fatto del contratto nazionale di lavoro (cnl), in attesa di una legge che ne sancisca anche sul piano formale la definitiva insignificanza rispetto alla contrattazione aziendale e territoriale", e che "oltre che tra i lavoratori e le classi possidenti, le disuguaglianze aumenteranno tra gli stessi lavoratori", visto che "la facoltà conferita alle imprese, comprese decine di migliaia medio-piccole, di regolare mediante accordi sindacali anche locali sia il salario, sia altre condizioni cruciali del rapporto di lavoro, avrà come generale conseguenza una ulteriore riduzione dei salari reali e con essi della quota salari sul Pil. In fondo, è uno degli scopi del Jobs Act, anche se non si legge in chiaro nel testo".


Insomma, una misura che non promette niente di bene, al di là dei proclami demagogici dell'ex sindaco di Firenze.

Fonte: Informazione Consapevole

sabato 22 novembre 2014

Aumentano i femminicidi in Italia

Una ricerca dell'Eures ha registrato che nel 2013 le donne uccise sono di più rispetto all'anno precedente

di Stefano Mentana


Nel 2013 sono state 179 le donne vittime di omicidio. Una ogni due giorni.

Si tratta del numero più alto registrato in Italia negli ultimi sette anni, in aumento del 14 per cento rispetto al 2012, quando le donne uccise furono 157.

Questo è ciò che viene registrato dall'ultimo rapporto annuale dell’Eures (European Employment Services) sulle vittime di omicidio.

Tra le vittime, 122 sono state uccise in ambito familiare: un dato anche questo in crescita rispetto all’anno precedente, quando sono state 105. Stessa triste tendenza per le donne uccise da persone a loro prossime, con cui condividono rapporti di lavoro o di vicinato, salite a 22 rispetto alle 14 del 2012. Le donne vittime della criminalità sono invece 28.

Una novità arriva con la distribuzione geografica degli omicidi: se fino al 2012 erano sempre stati di più al nord, per la prima volta nel 2013 è il sud a detenere il triste primato, con 75 omicidi. Raddoppiano poi quelli avvenuti nel centro Italia, da 22 a 44, 11 dei quali solamente a Roma. L’Umbria, invece, è la regione in cui vengono uccise più donne ogni milione di abitanti (12,9).

Il 18,9 per cento delle vittime sono madri uccise dai figli: anche questo dato è in forte crescita rispetto allo scorso anno, quando costituivano il 15,2 del totale. Questi omicidi spesso hanno come movente ragioni economiche o i cattivi rapporti durante una convivenza dettata da ragioni di necessità.

La principale causa del femminicidio è però, come sempre, la gelosia: tra il 2000 e il 2013, infatti, il 31,7 per cento degli omicidi sono avvenuti per questa ragione.

L'aumento dei casi di donne vittime di omicidio è un dato allarmante: secondo il rapporto stilato da Eures, tra le ragioni che contribuiscono alla crescita di questo triste trend c'è la risposta del tutto inadeguata da parte delle istituzioni alla richiesta di aiuto delle donne.

Nel 2013, infatti, il 51,9 per cento delle donne uccise, prima di morire aveva segnalato di aver subìto violenze dalla persona che poi le ha uccise.

Fonte: The Post Internazionale

venerdì 21 novembre 2014

Opinione del Rockpoeta: Il Disonestamente Giusto

Daniele Verzetti Rockpoeta

La sentenza di ieri sera brucia ancora sulla pelle. Vorrò leggere la motivazione per capire come sia stato possibile che nessuno si sia potuto accorgere della sopravvenuta prescrizione. Resta il fatto di uno Stato che non vara leggi serie (basti pensare che non abbiamo ancora il reato di tortura) ma anche di una sentenza che doveva fare giustizia e non l'ha sostanzialmente fatta.

In queste ore continua a prevalere in me un profondo senso di disapprovazione (eufemismo elegante che simula il concetto di rabbia ed amarezza) per quanto compiuto dal Dr. Francesco Iacoviello (continuo a parlare di lui come elemento cardine dato che non mi risulta che gli avvocati dell'imputato si fossero anch'essi accorti di questo cavillo)

Disapprovazione in quanto scopro che la Cassazione ed il famigerato Dr. Iacoviello, hanno ritenuto che la prescrizione scatti dal 1986, data di chiusura degli stabilimenti mentre i giudici d'appello, avevano sottolineato che questo genere di reato, siccome si protrae negli effetti e realizzazione nel tempo, non poteva avere la prescrizione decorrente dalla data di chiusura della fabbrica nel 1986.

Si trattava e si tratta di un reato a consumazione prolungata. Ora so, parlo per iperbole, che se lancio colposamente oggi una bomba atomica su una città, risponderò salva prescrizione, solo delle morti immediate e non di quelle numerose per cancro negli anni a seguire. Buono a sapersi per i bioterroristi, salvo che non siano così narcisi dal voler rivendicare il fatto e quindi ammettere il dolo e la volontarietà.

E' vero, la legge è la legge, ma è anche pur vero che la vedo applicare in modo ligio e preciso solo e sempre verso i più deboli ed in questo caso anche interpretandola forzatamente contro i più deboli. D'altronde, qualcuno potrebbe anche affermare, cosa aspettarsi da chi ha de facto, sempre per vizi di forma, "assolto"Dell'Utri ed Andreotti e proviene dalla "gloriosa" Scuola di Carnevale…

Curiosi anche i trascorsi di Arturo Cortese Presidente della Sez.I della Cassazione, anche lui "implicato" in questa sentenza. Il giornalista D'Avanzo rilevò in passato una curiosa coincidenza con Cortese come relatore a proposito di un processo a danno di Berlusconi " D'Avanzo rileva :
"La prima singolarità affiora innanzitutto in una coincidenza. Nel collegio giudicante, il relatore (Arturo Cortese) - relatore anche oggi – aveva già affrontato un giudizio con Berlusconi imputato (corruzione della Guardia di Finanza). La responsabilità di Berlusconi (condannato in primo grado) era stata prescritta in appello. Con una decisione, secondo gli addetti, «singolare», la sentenza della Cassazione invece di «uniformarsi a criteri e parametri normali, più conformi ai precedenti consolidati e alle collaudate prassi interpretative», si mosse su un terreno «difforme da ogni precedente», come scrissero i giuristi che se ne occuparono (Questione giustizia n.2, 2002). Berlusconi da prescritto divenne assolto nel merito.
Una scelta interpretativa difforme da ogni precedente è stata di nuovo la via imboccata dal relatore e dal collegio. Così singolare e difforme da muoversi contro le convinzioni – non della procura di Milano, queste sono sciocchezze – ma dell´intero sistema giudiziario che ha affrontato la corruzione organizzata da Cesare Previti (già condannato per questo reato) e anche dei criteri e dei parametri della stessa Cassazione. Forse, invece di andare a caccia di farfalle e fanfaluche, sarebbe più interessante incuriosirsi dell´originalità della sentenza salvapreviti, dell´imprevisto orientamento della Cassazione, riflettere sui sintomi di un quietismo togato che meglio di Franco Cordero non si può descrivere: «Ogni giudice integrato nel sistema assorbe tranquillamente eventuali errori, anzi non li vede; quando li veda, non gli fanno né caldo né freddo; lavorava a nome e per conto dell´istituzione; basta che uno navighi nella corrente giusta; la storia li diluisce questi miserabili fatterelli individuali".

Per carità, questa decisione sarà stata presa in buona fede ma certo che queste coincidenze inquietano. Sarebbe interessante, anzi è decisamente importante, conoscere anche gli altri membri del collegio giudicante e sapere chi ha avallato questa sentenza così controversa, quindi eccoli: - La Corte di Cassazione è composta dal presidente Artuso Cortese, dalla relatrice Stefania di Tomassi e dai magistrati Aldo Cavallo, Piera Maria Severino Caprioglio e Enrico Giuseppe Sandrini.

Ed allora, indagini e amarezze a parte, dico soltanto che per una sola volta, avrei voluto vedere qualcuno comportarsi in modo "disonestamente giusto" e magari, solo ed esclusivamente in quest'occasione, voltarsi dall'altra parte e far finta di nulla lasciando prescrivere la prescrizione.

Daniele Verzetti Rockpoeta®


Amianto Invisibile

Amianto Invisibile
Colpo di Spugna
I morti restano
La Giustizia é assente.

Amianto "incolpevole"
Un processo lento crea la morte
Uno breve l'approva.

Polveri nei polmoni
Macigni nel cuore

Il tempo di uno spot
E la Giustizia muore.

DANIELE VERZETTI, ROCKPOETA


Fonte: L'Agorà

Daniele Verzetti Rockpoeta
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