martedì 13 marzo 2012

Rai, Minzo non torna


Niente reintegro dell'ex direttore del Tg1 Augusto Minzolini. Il giudice del lavoro del tribunale di Roma ha rigettato la richiesta del giornalista (rimosso a dicembre 2011 dopo il rinvio a giudizio con l'accusa di peculato per la vicenda delle carte di credito usate per scopi personali) che attraverso i suoi legali Nicola Petracca e Federico Tedeschini ha chiesto la sospensione della sua rimozione e il reintegro alla guida della testata di RaiUno.

A dare la notizia della decisione del giudice, sono stati gli stessi avvocati di Minzolini che hanno spiegato di voler fare ulteriori valutazioni dopo l'analisi delle motivazioni contenute nell'ordinanza. Al Tg1 resta Alberto Maccari scelto dal consiglio d'amministrazione per sostituire l'ex direttore.

NESSUN MOTIVO PER IL LICENZIAMENTO. Subito dopo la decisione del giudice, Minzolini è stato intercettato da Servizio Pubblico. «Non ho decisio io di andarmene dal Tg1», ha detto il giornalista all'inviato della trasmissione di Michele Santoro, «l'azienda non aveva alcun motivo di licenziarmi».

Interrogato sui 68 mila euro prelevati con la carta di credito, Minzolini ha risposto che si tratta di una «vicenda da dimostrare», perché sarebbe sbagliata «la procedura». L'ex direttore del Tg1 si è poi infuriato quando gli è stato chiesto dei weekend a Capri, Dubai e Marocco, sostenendo che «non c'è nulla di tutto questo».

L'Usigrai soddisfatto: il Tg1 cambi subito pagina

Tra i primi a commentare la decisione del giudice di Roma, il segretario Usigrai, Carlo Verna. «Dopo il rigetto del ricorso d'urgenza di Minzolini, il Tg1 volti davvero pagina, la sua più brutta pagina. Attendiamo al più presto il piano editoriale di Maccari per valutarne gli elementi di discontinuità, sperando che ci siano», ha scritto in una nota il segretario Usigrai. «Discontinuità», ha sottolineato Verna, «non solo di linea, ma anche nel segno dell'inclusività: senza il recupero dei colleghi emarginati dalla precedente gestione il sindacato non darà tregua».
MILANA (API): CHIUSO UN BRUTTO RICORDO. Anche Riccardo Milana, membro della commissione di Vigilanza Rai e senatore dell'Alleanza per l'Italia spera che «con il pronunciamento del giudice» la vicenza Tg1-Minzolini possa essere «chiusa per sempre». «Accogliamo con favore l'istanza di rigetto», ha detto Milana, «contestualmente ci auguriamo che l'esperienza di Minzolini al Tg1 resti soltanto un brutto ricordo, considerando il suo fallimento su tutti i fronti alla guida del primo telegiornale della Rai. Un Tg1 che, dopo l'allontanamento del giornalista, sta pian piano ritrovando quel prestigio e quell'autorevolezza che lo hanno sempre contraddistinto negli anni».
VITA (PD): RIDARE CREDIBILITÀ ALLA RAI. Per la commissione vigilanza Rai è intervenuto anche Vincenzo Vita, a Viale Mazzini in quota Partito democratico: «La decisione del giudice è la conferma di una situazione gravissima che ha investito la principale testata del servizio pubblico. Ora, si abbia il coraggio di cambiare davvero prendendo atto che una stagione della Rai è proprio tramontata». Vita ha anche evidenziato come sia ora «doveroso ridare credibilità e autorevolezza a un'azienda che l'attuale vertice ha portato ai minimi termini».
REINTEGRARE I GIORNALISTI EPURATI. In una nota, scritta insieme con Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo 21, il membro della commissione vigilanza Rai del Pd ha espresso la richiesta alla Rai per «l'immediato reintegro di quanti furono allontanati o costretti alle dimissioni». Si tratta, secondo Giulietti e Vita di «Maria Luisa Busi, Tiziana Ferrario, Eliza Anzaldo, Raffaele Genha, Paolo di Giannantonio, Massimo De Strobell, Bruno Luverà e Piero Damosso». «Naturalmente», è scritto nella nota, «restiamo in attesa che la nuova direzione voglia procedere anche al reintegro di quei temi, di quelle notizie di quei soggetti politici e sociali che al Tg1 non hanno più avuto diritto di cittadinanza perché sgraditi al 'Signore e padrone' del conflitto di interessi».
PARDI (IDV): BUONA NOTIZIA PER GLI ABBONATI. Soddisfazione anche per Pancho Pardi, capogruppo dell'Italia dei valori in commissione di Vigilanza Rai. «Finalmente una buona notizia per Viale Mazzini, per gli abbonati che pagano il canone e per l'informazione pubblica italiana in generale». «La decisione del giudice del lavoro», ha aggiunto il senatore, «conferma la gravità della posizione in cui si trova l'ormai ex direttorissimo. Il Tg1 sotto la sua guida si è contraddistinto solo per l'indecente faziosità, per le notizie false e per il crollo degli ascolti ai minimi storici. La speranza è che un capitolo nero del servizio pubblico radiotelevisivo si sia definitivamente chiuso». Ora Pardi si è augurato che si possa avviare «quanto prima una seria riforma della Rai che la liberi dall'assedio asfissiante dei partiti e la metta al sicuro dalle mire di controllo mai sopite dell'ex presidente del Consiglio».


Fonte: Lettera 43

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