giovedì 31 marzo 2011

'Vi ammazziamo come cani'



Lampedusa. Minacce pesanti a chi non applaude o contesta Berlusconi: 'vi ammazziamo come cani'.


P.s. la polizia era a pochi metri ma ha guardato la scena nella totale indifferenza, come si vede bene dalla foto

Rendiamoci conto da chi siamo governati...



Ancora tensione in aula durante il dibattito sul processo breve. La deputata Pd Ileana Argentin (disabile) ha preso la parola per denunciare che un deputato del Pdl - Osvaldo Napoli - ha intimato al suo assistente di non applaudire durante le sedute. Subito dopo un deputato della Lega, Massimo Polledri, le ha rivolto epiteti offensivi ed è stato costretto dal presidente Fini a chiederle scusa. "Ricordo all'aula che io non posso muovere le mani, ma se non posso applaudire con le mie, lo faccio con le mani di chiunque". Lo sfogo è stato accolto da un applauso bipartisan di tutta l'assemblea.




Nella foto l'On. Massimo Polledri (Lega Nord) che ha pesantemente insultato la deputata Pd Ileana Argentin

mercoledì 30 marzo 2011

Obama, Nobel per la pace, arma i ribelli libici

Armare i ribelli in Libia è la soluzione estrema per abbattere Gheddafi, ma resta comunque una reale possibilità. È questo il senso del discorso del presidente americano Barack Obama che ha difeso l'intervento militare: «È l'unico modo di fermare il bagno di sangue». Nel discorso trasmesso in diretta televisiva ha parlato di libertà e di democrazia come aveva già fatto il suo predecessore George W. Bush prima della Seconda Guerra del Golfo. Ma a differenza di allora intravede alcune variazioni: «Il cambiamento di regime ha richiesto otto anni, migliaia di vite americane ed irachene, e circa mille miliardi di dollari – ha spiegato – Non è qualcosa che possiamo permetterci di ripetere in Libia». E ha aggiunto: «Un massacro avrebbe macchiato la coscienza del mondo, ho rifiutato di attendere le immagini dei massacri e delle fosse comuni prima di intervenire».

Ha anche parlato di Gheddafi come di un uomo che ha ormai le ore contate: «Grazie alle forti pressioni, non solo militari, ci aspettiamo che Gheddafi ceda e alla fine lasci il potere – è stato uno dei passaggi del discorso – Oltre ad aver imposto una no fly zone puntiamo a proteggere i civili con una serie di strumenti politici e diplomatici, come le sanzioni, tutti elementi che puntano a porre fine al regime libico».

L'ipotesi di armi ai ribelli è stata accolta anche dal segretario di Stato Hillary Clinton: «La risoluzione Onu – ha detto – permetterebbe di farlo». E anche alcuni esponenti repubblicani sono dalla parte del presidente in questo frangente: è il caso del capogruppo repubblicano alla Camera John Boehner che ha definito «utile» l'intervento di Obama. Ma l'opposizione sembra spaccata e sia John McCain che Sarah Palin hanno criticato duramente il Presidente accusandolo di non essere andato fino in fondo nel tentativo di cacciare Gheddafi.

Ma anche in campo internazionale ci sono molte divisioni. Il segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen ha detto che l'Alleanza Atlantica è stata mobilitata in Libia «per proteggere le popolazioni e non per armarle». E il ministro degli esteri russo Serghiei Lavrov ha criticato la posizione fortemente interventista di Parigi: «Poco fa il ministro degli Esteri francesi ha detto che Parigi è disposta a discutere con i partner della coalizione le forniture di armi per l'opposizione libica – e ha aggiunto – Noi su questo siamo pienamente d'accordo con il segretario della Nato». Il timore è la presenza di uomini di Gheddafi e militanti di Al Qaeda infiltrati tra le file dei ribelli. Lo ha fatto notare il comandante della Nato in Europa James Stavridis: «Stiamo esaminando attentamente il volume, la composizione, le personalità, per capire chi sono i leader di queste forze di opposizione».

Intanto dalla Libia Mahmoud Shammam, portavoce del Consiglio nazionale transitorio, chiede giustizia per il suo popolo: «Gheddafi va processato per crimini contro l'umanità. Niente scambi indecenti, niente esili dorati macchiati del sangue dei nostri martiri. Noi chiediamo un processo politico, siamo consci che la soluzione non è militare e ribadiamo che va affidata ai libici, ma non consentiremo mai che Gheddafi e la sua famiglia possano esserne parte». E non lesina una frecciata al Governo italiano: «Il problema è che Berlusconi è stato troppo amico di Gheddafi. Adesso avete riaperto il consolato di Bengasi e fate grandi promesse di amicizia. Vediamo».

martedì 29 marzo 2011

'Fora dai ball'


A Lampedusa ci sono 6200 migranti, Bossi dichiara: 'La soluzione? 'Fora dai ball' (traduzione: fuori dalle balle o palle)

domenica 27 marzo 2011

In Giappone 6 giorni, in Italia decenni...

L'ho sempre detto che i giapponesi sono un popolo da ammirare. Pensate che hanno impiegato appena 6 giorni per ricostruire un'autostrada, la "Great Kanto Highway".

Ecco l'autostrada distrutta dal terremoto...

...ed eccola dopo soli 6 giorni


In Italia invece sono decenni che siamo alle prese con la Salerno - Reggio Calabria...

sabato 26 marzo 2011

Il patriota moderno

Vi siete mai chiesti: chi è il patriota moderno? E' un tipo alto, basso, magro, spigliato, introverso, cicciottello, studioso, diligente, menefreghista, uno di quelli che si lamenta sempre, di tutto e di tutti, che dice di odiare l'Italia per poi prontamente difenderla all'estero non appena qualcuno si azzarda a sfiorarla con una critica. Uno di quelli che detesta profondamente la bandiera italiana ma poi sventola il tricolore in curva con orgoglio, magari proprio quando gioca la nazionale.

Il patriota moderno è quello che non va dal turco sotto casa a mangiarsi un kebab perchè la pizza è più buona “ed è italiana”, oppure quello che vota “il partito dove ci sono ancora dei valori tradizionali da difendere!”. Ecco il patriota moderno è questo tipo qui, è uno che non è andato a Torino per i 150 dell'Unità d'Italia e che non sa perchè le celebrazioni si siano svolte proprio a Torino. E' uno che non si accorge del patrimonio inestimabile che l'Italia possiede dal punto di vista storico, che vorrebbe raccontare il Risorgimento ai suoi nipotini ma non può farlo perchè al Liceo l'ha studiato male o non l'ha studiato affatto, che non conosce il significato dell'Inno di Mameli ma lo canta contento ai Mondiali e poi punta il dito contro Benigni perchè ha fatto l'esegesi dell'Inno a pagamento a Sanremo. Il patriota moderno dice di ascoltare solo musica italiana ma nella sua Playlist gli unici suoi connazionali sono Rino Gaetano e Ligabue, ampiamente dietro gli U2 e i Green Day come numero di ascolti quotidiani. E' una persona che piange per i soldati caduti in guerra in Iraq salvo poi urlare ai cali di produzione dovuti agli sprechi della festa del 17 Marzo, è imitatore e portavoce del leader carismatico che più lo appassiona, che urla contro la Costituzione quando questa ostacola il suo idolo ma che poi rispolvera l'utilità della Carta Fondamentale quando questa può servirgli per ostacolare i suoi avversari, sentendosi per un momento anch'egli un padre costituente.

Mazzini, Garibaldi, Cavour e Pellico non erano persone del genere, hanno fatto l'Italia prendendosela in braccio, con umiltà e spirito di sacrificio, annettendo il prospero Regno delle due Sicilie, che vedeva in Napoli una delle città più ricche e potenti d'Europa, al resto dello stivale, sfatando, già all'epoca, il mito del Sud sempre povero, mantenuto e disagiato. Hanno unito mondi in gran parte molto diversi tra loro ma hanno utilizzato la cultura e la lingua come collanti per formare una società nuova, pronta alle sfide del '900.

Oggi parlare di “cultura che unisce” è un po' come bestemmiare in chiesa, sembra strano e anacronistico, eppure dove oggi si taglia prima si investiva. Abbiamo perso la capacità di “essere contenti di essere italiani”, non siamo incuriositi dalla nostra Storia, dalle nostre avventure, siamo italiani per comodità o per smemoratezza e ci dimentichiamo che la qualità che ci rende italiani per davvero e che per secoli ci ha contraddistinto rispetto agli altri popoli è una sola, oggi necessaria come il pane: l'originalità.

Essere italiani significa essere sempre, profondamente, originali.

Mario Pagano

Fonte: Ilrenudo

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giovedì 24 marzo 2011

Gli “scii” del trota…

Ma vi sembra normale dover pagare migliaia e migliaia di euro una persona che, oltre ad esser raccomandata, non conosce neanche l’Italiano?

E’ il caso di Renzo Bossi alias il “trota” (eletto nel 2010 consigliere regionale in Lombardia ), figlio del Senatur Umberto Bossi … e nessuno mette in dubbio che un errore ortografico può capitare a chiunque … ma ripetere 25 volte consecutive la parola “SCII” invece di “SCI” … è davvero preoccupante!

Qui la pagina Flickr di Renzo Bossi, “corretta”.

mercoledì 23 marzo 2011

Contro l’Occidente sprecone. L’Africa coltiva sostenibile

Due anni di ricerche in 25 Paesi africani. “Lo State of the World 2011”, quest’anno intitolato Nutrire il pianeta, racconta le pratiche agricole sostenibili che hanno aiutato a nutrire centinaia di milioni di persone nei Paesi poveri. A partire dall’agricoltura urbana, che può sfamare le città, attraverso la coltivazione sui tetti o gli “orti verticali” su sacchi di terra muniti di fori.

A Nairobi, in Kenya, oltre 1.000 contadine urbane hanno contribuito all’autosufficienza alimentare di una delle più grandi bidonville del mondo. Sul piano globale invece le coltivazioni nelle città «occupano 800 milioni di persone - spiega Danielle Nierenberg, co-direttore dello State of the World 2011, ieri a Roma per presentare il volume. - Questi orti producono il 15-20% del cibo mondiale. Stimiamo che entro il 2050 sarà la fonte di sostentamento per 35-40 milioni di africani». Un dato importante se si pensa che il 60 per cento della popolazione del continente vivrà nelle metropoli.

Oltre al cibo anche l’acqua costituisce un tema centrale della pubblicazione curata in Italia da Gianfranco Bologna del Wwf. Con un investimento di appena 35 dollari, ad esempio, quasi due milioni e mezzo di agricoltori nei Paesi in via di sviluppo hanno acquistato pompe a pedali che aspirano l’acqua fino a sette metri di profondità. Un sistema semplicissimo che però in Africa, ha permesso di produrre 37 milioni di dollari in nuovi profitti e salari. Nello specifico, in 10 distretti del Ruanda, la raccolta dell’acqua piovana da tetti e altre superfici ha portato alla costruzione di centinaia di bacini di raccolta utilizzati per le coltivazioni.

In Gambia, invece, 6.000 donne hanno creato un piano di gestione collettiva delle ostriche per prevenirne la loro raccolta indiscriminata. In Sud Africa sono i pastori a conservare le varietà autoctone di animali che si sono adattate al global warming e alla siccità, mentre in Etiopia, gli agricoltori sono impegnati a migliorare la qualità del caffè selvatico che cresce nelle foreste locali.

Il rapporto è molto ricco d’esempi positivi che lasciano ben sperare, nonostante i Paesi industrializzati continuino a sprecare ben il 40 per cento del cibo prodotto. Forse anche per mancanza di una cultura del rispetto dell’ambiente. «Abbiamo diminuito la spiritualità della natura», ammonisce Sebastiano Maffettone, preside dell’Università Luiss che ieri ha ospitato la presentazione di Nutrire il Pianeta. Su questo l’Africa ha sicuramente molto da insegnare.

Fonte: Terranews

martedì 22 marzo 2011

La nube radioattiva arriva in Italia, ma i media non ne parlano

Secondo Meteo France giovedì è previsto l'arrivo della nube radioattiva di Fukushima sull'Italia. Le radiazioni, secondo gli esperti, saranno innocue e non desteranno particolari preoccupazioni. Ma nonostante ciò, i media nazionali non ne parlano come se, in realtà, stesse arrivando una perturbazione o un'ondata di freddo improvviso...

lunedì 21 marzo 2011

Ultime da Fukushima, nuovo allarme e pioggia radioattiva


Oggi a Fukushima è attesa la pioggia e la Nuclear safety commission of Japan (Nisa) ha detto che non ci sarà alcun effetto per la salute umana se le persone saranno esposte a piccole quantità di pioggia, ma ha aggiunto che «La gente dovrebbe ancora evitare di bagnarsi con la pioggia». Inoltre, proprio mentre si tirava un sospiro di sollievo per la stabilizzazione dei reattori della centrale nucleare di Fukushima, dal reattore 3 è fuoriuscito un nuovo pennacchio di fumo e la pressione è nuovamente in aumento, costringendo all'evacuazione dei "liquidatori" che si erano riavvicinati all'impianto.

E pensare che solo ieri era stato denunciato un accumulo di pressione nel reattore 3, con possibile emissione nell'aria di vapore radioattivo, ma la Nuclear safety commission of Japan (Nisa) aveva detto che non era necessario alcun rilascio per alleggerirla. L'aumento della pressione era stato causato dal pompaggio di acqua di mare nell'involucro del reattore, che ha prodotto vapore e quindi l'aumento di pressione. In molti si chiedono proprio che fine faccia (e quali conseguenza abbia e avrà) l'acqua di mare che viene pompata in quantità incredibili sui reattori per stabilizzarli, visto che fino ad ora nei grandi incidenti nucleari si era utilizzata acqua dolce dei fiumi. Daniel Zurosky, direttore del reparto radiation safety all'University South Carolina School of Medicine, ha detto all'Associated Press che «La contaminazione potrebbe anche aumentare nel pesce, un ingrediente base della dieta giapponese, a partire da materiale radioattivo che è entrata in acqua, diventano parte della catena alimentare e venir consumato dai pesci. I funzionari giapponesi devono di monitorare gli alimenti. Dopo Chenobyl, le autorità sovietiche non erano state in grado di capire i pericoli del fallout radioattivo che si diffuse in tutta l'area dei terreni coltivabili».

L'unica cosa certa è che alla fine Fukushima non rientrerà in funzione e sarà un nuovo monumento radioattivo al fallimento del nucleare, più grosso di Chernobyl. Anche secondo Nils Böhmer, il fisico Bellona che sta seguendo minuto per minuto la tragedia nucleare, «I reattori della centrale di Fukushima sono ormai storia. Alla fine saranno tutti sepolti nel cemento, come quello di Chernobyl». In molti sono anche dubbiosi su quello che sta combinando la Tepco con il collegamento all'energia elettrica dei due reattori che hanno subito le esplosioni di idrogeno a causa del loro surriscaldamento. «Io non credo che sia una cosa sicura per tutti. Tutti i reattori sono stati esposti a shock, quindi chissà se le tubazioni saranno ancora intatte...» ha detto al Los Angeles Times Edwin Lyman dell'Union of concerned scientists. Lyman vede comunque la stabilizzazione dei reattori come un buon segno ed un punto di svolta.

Per quanto riguarda le vasche del combustibile, la Nisa si è rifiutata di rispondere alle domande sui risultati delle misurazioni effettuate, ma ha confermato che sarà molto difficile operare nei fuel pool 3 e 4 a causa della gravità dei danni che hanno subito.

Intanto sale la preoccupazione per il cibo dopo che negli spinaci raccolti a Hitachi, una città della prefettura di Ibaraki a più di 100 Km a sud di Fukushima, è stato trovato iodio radioattivo 27 volte sopra al limite, mentre a Kitaibaraki, 75 Km a sud della centrale nucleare, lo iodio radioattivo negli spinaci è risultato essere 12 volte più del limite. Il governo giapponese si affanna a dire che non c'è nessun rischio per la salute umana, ma spinaci e verdure radioattivi sono stati trovati anche a Tochigi, nella prefettura di Chiba.

Latte contaminato da iodio è stato trovato in quattro comuni, spingendo il governo Fukushima invitare tutti allevatori dalla zona a bloccare volontariamente le spedizione del latte e non consumarlo essi stessi.

Il Ministero giapponese della scienza e tecnologia ha detto che materiali radioattivi sono stati trovati in campioni di acqua prelevati nelle prefetture di Tokyo, Tochigi, Gunma, Saitama, Chiba, Kanagawa e Niigata: «I livelli sono inferiori al limite ufficiale di 300 becquerel per chilogrammo fissato dalla Nisa» Ma giovedì scorso il ministero del welfare aveva trovato nell'acqua nei rubinetti 308 becquerel per chilogrammo di iodio. Secondo l'On russa ecodefence «Tracce di iodio radioattivo sono state registrate nelle tubazioni dell'acqua potabile nelle prefetture di Totogi, Gumma, Niggata, Tiba e Saitama. Inoltre, i campioni di acqua di Totogi e Gumma, che sono vicine alla prefettura di Fukushima, hanno mostrato segni di contaminazione da cesio».

Intanto il latte comincia a scarseggiare, anche perché diverse fabbriche di imballaggio sono state distrutte dallo Tsunami.

Secondo Ecodefence le rassicurazioni dei giapponesi somigliano troppo a quelle dei sovietici al tempo di Chernobyl e Glenn D. Braunstein del Cedars-Sinai Medical Center di Los Angeles ha detto che anche i livelli di radiazione annunciati dalle autorità sanitarie giapponesi potrebbero essere dannosi per i bambini: «I bambini stanno crescendo ed i loro organi sono in crescita, quindi sono molto sensibili agli effetti delle radiazioni. Devono davvero evitare il latte proveniente dai dintorni del disastro del reattore».

domenica 20 marzo 2011

Se non è una guerra questa...


La risoluzione dell'Onu parla di No Fly Zone, ma questa in Libia è invece una vera e propria guerra...

Che simpaticoni!

sabato 19 marzo 2011

Ai referendum del 12 giugno per dire NO devi segnare SI


Ai referendum del 12 giugno per dire NO devi segnare SI

- Vuoi eliminare il ricorso all'energia nucleare? SI
- Vuoi cancellare la privatizzazione dell'acqua? SI
- Vuoi sbarazzarti del legittimo impedimento? SI

Il referendum passa se si raggiunge il quorum. Occorre che vadano a votare 25 milioni di italiani.

venerdì 18 marzo 2011

I figli della 'questione meridionale'


Come oramai tutti sapranno, l’Italia unita compie 150 anni. Quello che, dal 17 marzo 1861 a oggi, ci hanno insegnato è l’esistenza di una 'questione meridionale', intesa come ambizione del Sud di uscire dall’inferiorità impostagli dal Nord; a mitizzare i vari Garibaldi, Cavour, Mazzini, Vittorio Emanuele II e a sconsacrare briganti come Carmine Crocco e Giuseppe Nicola Summa, detto Ninco Nanco; ci hanno fatto credere che Garibaldi sia riuscito con mille uomini a liberarci dai Borbone; insomma ci hanno insegnato a crederci inferiori per il solo fatto di essere nati più a Sud di un Nord.

Quello che sapientemente hanno evitato di raccontare nei libri di storia ha altro 'sapore'. Ha il 'sapore' di un Sud derubato dei suoi averi, delle sue braccia, violentato nello spirito. Ha il 'sapore' di un Regno come quello duosiciliano che fino a prima dell’invasione sabauda era terzo al mondo per ricchezza dopo Inghilterra e Francia. Ha il 'sapore' di comunità, intesa come fosse comuni, come primi campi di concentramento in Europa istituiti dagli italiani del Nord per i 'fratelli' del Sud, o il cercare una terra desolata per deportarvi i meridionali e ucciderli senza essere osservati. Ha il 'sapore' di vuoto, vuoto come le banche, le regge, i musei, le case private derubate di ogni avere per pagare i debiti del Piemonte. Ha il 'sapore' di libertà, intesa come libertà per i piemontesi di violentare le donne, legarle ad un albero, abusarne e poi ucciderle. Ha il 'sapore' di mille patrioti, tutti o quasi avanzi di galera, contro pochi briganti, tutti o quasi in battaglia per difendere la propria terra. Ha il 'sapore' di mafia, quella pagata da Garibaldi per essere aiutato ad invadere il Sud. Ha il 'sapore' di politiche economiche nefaste, quelle che hanno aiutato il Nord ad industrializzarsi e il Sud ad essere emarginato e a migrare.

Questo miscuglio di sapori, ha il gusto dell’orrido, dell’ingiusto. D’altronde, gli italiani sono 'fratelli', ma ricordo che anche Abele e Caino lo erano...

Il Sud ha bisogno di un punto di partenza su cui potersi risollevare e, ridare alla gente del meridione una verità storica, sarebbe un bel punto da cui ripartire.

Giuseppe De Luca

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giovedì 17 marzo 2011

Festeggiare l'unità d'Italia, ma festeggiare cosa?

Sono trascorsi 150 anni dall'unità d'Italia, anche se da quel fatidico 17 marzo 1861 l'Italia si è divisa. Dietro agli eroi risorgimentali, dietro al pretesto dell'unificazione c'è dell'altro. C'è una verità che è stata sempre omessa e nascosta.

Non si parla o si fa finta di non sapere delle centinaia di migliaia di vittime, ed in che modo barbaro sono state assassinate.
Oppure semplicemente si vuol tacere sulle crudeltà effettuate ai danni degli italiani del sud, per non recare scandalo e orripilenza agli occhi del mondo.

Tutto questo orrore per un ideale: l'unificazione dell'Italia. Difatti gli eventi sono molto diversi da quelli raccontati nei libri di Storia. Il Regno delle due Sicilie stava bene economicamente e come tale era un bel bottino per gli unificatori d'Italia. Hanno devastato e saccheggiato l'intero sud, lo hanno privato delle sue ricchezze, lo hanno lasciato di stenti e tra l'altro lo hanno tassato più del nord, per ripristinare (oltre al furto perpetuato) le spese della guerra stessa.

Dal 1861 cominciò una massiccia emigrazione, fenomeno che ci ritroviamo ancora dopo 150 anni...

Alla faccia dell'unità d'Italia! Si tace e si nasconde tutto, tanto chi se ne frega che sono fatti di 150 anni fa?

Il sud è stato sempre discriminato e sfruttato per gli interessi degli altri. Festeggiare l'unità d'Italia si dice, ma festeggiare cosa?

150 anni dell'Unità d'Italia

AUGURI ITALIA

mercoledì 16 marzo 2011

I 50 eroi di Fukushima che combattono contro il mostro atomico


Come non pensare, nel fuggi fuggi generale che circonda per chilometri e chilometri la centrale nucleare di Fukushima, a quei 50 uomini che con spirito di sacrificio e abnegazione combattono contro il mostro atomico? I loro concittadini ed il mondo intero, con il fiato sospeso, hanno puntato gli occhi su di loro. Dal loro lavoro, da un loro successo, dipende la vita di migliaia di persone. Cinquanta uomini, 50 lavoratori e tecnici impegnati in un compito difficile, far raffreddare il più possibile le barre di combustibile nucleare della centrale, per tenere a bada il "mostro nucleare", per piegarlo e vincerlo affinchè non abbia a fare danni maggiori di quelli già fatti dal terremoto e dallo tsunami. Dicono siano sfiniti da turni massacranti ma che, nonostante la paura ed a volte un vero e proprio terrore di una imminente contaminazione, continuino imperterriti anche se esausti nel loro lavoro. Quanti di noi si sarebbero offerti volontari per imbrigliare e combattere il mostro? Loro lo hanno fatto, hanno alzato la mano dicendo sì alla domanda forse forse più difficile della loro vita. C'è chi sostiene lo abbiano fatto istintivamente senza pensare agli affetti familiari, alla moglie, ai figli , ai genitori. Altri invece, e forse i più attenti, affermano lo abbiano fatto proprio per questi. Qualunque siano state le loro motivazioni, quelle 50 persone meritano tutto il nostro rispetto, la nostra totale ammirazione. Quando si rischia la vita coscientemente e volontariamente per gli altri non si è solo uomini e neppure grandi uomini, si è semplicemente eroi.

Fonte: Azzurro

martedì 15 marzo 2011

Giuliano Ferrara ha fatto peggio di tutti


Giuliano Ferrara ha fatto peggio di tutti. Ieri sera c'è stato l'esordio dell'Elefantino su Rai1 col suo nuovo programma Qui Radio Londra. La prima puntata di Qui Radio Londra, pur ricevendo in eredità dal Tg1 6 milioni 881 mila telespettatori (25,70 per cento di share) (a mio parere ancora troppi trattandosi del tg di Minzolini) è riuscito a farne scappare subito più di 1 milione, attestandosi al 20,63% di share. Mai nessuno, nella striscia quotidiano post telegiornale, aveva fatto peggio. Se non è un flop quello di Ferrara gli somiglia parecchio. Il direttore de Il Foglio ha tre anni di contratto per rifarsi. 200 puntate a 3mila euro l’una, più di 600 euro al minuto. A prescindere dai risultati.

lunedì 14 marzo 2011

«Italia, zero prevenzione. E le leggi sono inattuate»

I terremoti sono molto frequenti in Giappone perché in quella zona da tempi immemori ci sono due pezzi di crosta terrestre che si scontrano, uno è quello che si trova sotto l’Oceano Pacifico e l’altro è quello dell’Asia. Si tratta di fenomeni naturali e inevitabili, con cui da tempo hanno imparato a convivere». Mario Tozzi, geologo e ricercatore del Cnr, spiega il modo in cui l’arcipelago nipponico affronta il problema sismico, sottolineando la differenza tra un approccio concreto e lungimirante e l’impreparazione del nostro Paese. Secondo l’Agenzia meteorologica giapponese il sisma di ieri è stato il più potente mai registrato nel Sol Levante. Alla scossa principale ne ha fatto seguito poco dopo un’altra di notevole intensità, accompagnata da decine di vibrazione di assestamento.

Per quanto tempo andrà avanti questa scia sismica? Che rischi ci sono? Quando si verificano fenomeni tellurici di questa intensità l’assestamento è molto lungo. Probabilmente durerà mesi. Gli urti che si verificano nella crosta terrestre determinano uno stato di alterazione delle rocce, che frantumandosi provocano la liberazione di energia in un punto interno della Terra, detto ipocentro. Di qui, una serie di onde elastiche, chiamate appunto onde sismiche, si propagano in tutte le direzioni, dando origine al terremoto. Se questo è particolarmente forte, all’evento principale ne seguono altri secondari. Inoltre, dato che in questo caso l’epicentro si trovava sotto la superficie del mare, questo sisma ha dato anche origine a uno tsunami. Dopo la scossa l’allarme tsunami è stato esteso a tutta la regione del Pacifico, fino al Cile.

Si tratta di allarmi che scattano di routine in questi casi oppure esiste un rischio concreto anche per le coste di Paesi che si trovano a così grande distanza dall’epicentro? Il principio è quello di un sasso tirato in una pozza d’acqua, con onde concentriche che si propagano in ogni direzione. Più il terremoto è forte più le onde possono arrivare lontano, anche se ovviamente la loro intensità diminuisce con l’aumentare della distanza.

In Giappone una scossa di 8,9 gradi della scala Richter provoca un numero di vittime relativamente contenuto. A L’Aquila il sisma di due anni fa, di 5,9 gradi, ha causato oltre 300 morti. Perché questa sproporzione? In Italia le probabilità che si verifichi un terremoto forte come quello di ieri sono praticamente inesistenti. Se accadesse, il numero di morti arriverebbe probabilmente a 100mila, a causa della nostra impreparazione nei confronti dei fenomeni sismici.

In Giappone sanno come si costruisce in maniera antisismica: usano criteri adeguati e materiali di alta qualità, evitando le zone più a rischio. Da noi questo non succede. Inoltre il popolo giapponese ha ormai imparato a convivere con i terremoti, che sono entrati a far parte della sua cultura. Qui invece si è sempre avuto un rifiuto nei confronti di questo fenomeno, con cui sarebbe piuttosto necessario imparare a convivere.

Non bisogna dimenticare che non è il terremoto di per sé che causa vittime ma il crollo di edifici e infrastrutture, che se fossero costruiti in modo adeguato e lontano dalle aree più esposte resterebbero in piedi. In realtà, dal 2008 anche l’Italia si è dotata di nuove norme che garantiscono la massima sicurezza in materia di edilizia in aree a rischio, essendo la Penisola classificata tutta come zona sismica…

Le norme ci sono ma se non vengono applicate o se la concessione di deroghe è continua, il problema resta.

Fonte: Terranews

domenica 13 marzo 2011

Provate ad immaginare cosa potrebbe accadere in Italia

La centrale di Fukushima ora desta molta preoccupazione. Si va verso la fusione delle barre di combustibile. La situazione è gravissima...

E pensare che il Giappone investe molto in tecnologie antisismiche e nella messa in sicurezza degli impianti nucleari. Provate ad immaginare cosa potrebbe accadere in Italia. Vi sentireste tranquilli con le centrali nucleari sotto casa?

NO AL NUCLEARE

sabato 12 marzo 2011

Allarme fusione nucleare in Giappone

La terra ha continuato a tremare in Giappone ancora con epicentro la costa nord-est già devastata dal terremoto di ieri. Il giorno dopo la devastazione causata dallo tsunami, l'emergenza principale appare quella nucleare. L'area intorno alla centrale di Fukushima è stata evacuata e le autorità temono che si sia verificata una fusione nucleare.

venerdì 11 marzo 2011

Devastante terremoto in Giappone

Oggi il Giappone è stato piegato da un violento terremoto di magnitudo 8.9 della scala Richter che ha provocato una vera e propria catastrofe. Le immagini, impressionanti, parlano da sole:



giovedì 10 marzo 2011

I primi 6 articoli della nuova Costituzione epocale

Art. 1
L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul bunga bunga.
Il bunga bunga appartiene al popolo, che lo esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Art. 2
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo e della donna che praticano il bunga bunga, sia come singoli sia in coppia [anche gay o lesbiche] nelle formazioni sociali ove si svolge la loro personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale durante l'esercizio del bunga bunga.

Art. 3
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti al bunga bunga, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini nella pratica del bunga bunga, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale dei fruitori del bunga bunga.

Art. 4
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al bunga bunga e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività di bunga bunga o una funzione [idem] che concorra al soddisfacimento materiale o spirituale della società bunghista.

Art. 5
La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali dei circoli bunghisti; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento bunghista.

Art. 6
La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche che non capiscono il concetto di bunga bunga.

Art. 7
Il gran bunghista si riposò. Guardò i primi 6 articoli ed esclamò: "Cribbio, e tutto questo l'ho creato io... nero su bianco... Bene, istituirò nell'art. 7 la norma che preveda il riposo categorico per tutti gli italiani. Questo articolo dovrà prevedere anche la pratica del bunga bunga in senso festivo e universale, in appositi stadi o campi di concentramento per bunghisti. Ottimo, ora mi accingo a scriverlo e poi m'appisolerò meritatamente".

Fonte: Ideateatro

mercoledì 9 marzo 2011

Italia grassa, vecchia e pigra. E cresce l'uso di cocaina

L'Italia è un paese "ancora in salute", ma la sua è una popolazione "grassa, vecchia e pigra". Colpa dei "cattivi comportamenti". È quanto emerge dall'ottava edizione del Rapporto Osservasalute (2010), una approfondita analisi dello stato di salute degli italiani e della qualità dell'assistenza sanitaria nelle regioni. Lo studio è pubblicato dall'Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane, che ha sede all'Università Cattolica di Roma, ed è coordinato da Walter Ricciardi, direttore dell'Istituto di Igiene della Facoltà di Medicina e Chirurgia.

Secondo il rapporto, mettono a rischio la salute, o comunque ne compromettono la qualità, "i cattivi comportamenti (in fatto di alimentazione, sedentarietà e consumo di alcol in eccesso soprattutto tra i giovani)". Queste abitudini sbagliate, oltretutto, sembrano divenute "normali" (e accettate per tali).

Allarme rosso anche per la salute delle donne. Secondo il rapporto, infatti ha smesso di crescere la loro aspettativa di vita: "Negli ultimi 5 anni è aumentata di appena tre mesi (da 84 anni nel 2006 a 84,1 anni nel 2009, 84,3 nel 2010), mentre per gli uomini è aumentata di sette mesi nello stesso arco di tempo (da 78,4 anni nel 2006 a 78,9 anni nel 2009, 79,1 nel 2010)". Comportamenti a rischio tra le donne, ma anche tra gli uomini, sono legati al consumo di alcol: "Sono infatti aumentate le donne adulte (19-64 anni) con consumi di alcol a rischio (si ritengono a rischio le donne che eccedono il consumo di 20 grammi di alcol al giorno, 1-2 unità alcoliche), la prevalenza è passata dall’1,6% nel 2006 al 4,9% nel 2008".

DROGA, BOOM DELLA COCAINA - Dal 2005 al 2007, per quanto riguarda il consumo di cocaina, si assiste "ad un aumento a livello nazionale e in quasi tutte le regioni". Secondo il Rapporto Osservasalute (2010), le "uniche eccezioni sono rappresentate dalla Provincia Autonoma di Bolzano, dal Friuli Venezia Giulia e dal Lazio che mostrano un trend in discesa degli utenti per tale sostanza e dalle Marche che mostra, invece, valori stabili al di sotto della media nazionale".

In generale, l’accesso ai SerT per consumo di cocaina aumenta dal 2003 al 2007, anno in cui più di 4 abitanti su 10.000 sono in cura, così come confermato dalle indagini europee che mostrano un crescente aumento nell’abuso di questa sostanza, confermando il problema della diffusione di cocaina nella popolazione. Le regioni che mostrano valori "decisamente sopra la media sono: Lombardia (che mostra i valori più elevati nel contesto nazionale) e Campania, mentre il Lazio mostra un trend in discesa rispetto ai dati precedenti, con valori che restano comunque elevati. Regioni come Valle d’Aosta, Veneto, Abruzzo, Molise, Puglia, Calabria e Sardegna, pur mantenendo valori al di sotto o leggermente superiori alla media nazionale, hanno visto, negli ultimi due anni considerati (2005- 2007), raddoppiare l’accesso alle cure per dipendenza da cocaina".

martedì 8 marzo 2011

Una mimosa e non solo per le donne


Oggi è l’8 marzo, la festa della donna. Molti ignorano il significato di questa festa: l'8 marzo del 1909 ci fu la prima Giornata Internazionale della Donna proposta dal Partito Socialista americano. Quel giorno 129 donne che lavoravano in una fabbrica tessile, scioperarono a causa delle pessime condizioni di lavoro e degli estenuanti turni. Così il proprietario, un uomo, decise di dare a fuoco alla fabbrica con al suo interno le donne che scioperavano. Un gesto disumano che fu condannnato, ma celebrato con questa festa. Non ci limitiamo a pensare quindi che è la festa delle mimose e delle cene fuori per le donne, ma pensiamo soprattutto al significato importante che c'è dietro questa festa.

Le celebrazioni di questo giorno furono proibite sotto il fascismo. Dovremmo ringraziare, dunque, i partiti antifascisti e le tante organizzazioni femministe tra le due guerre se questo giorno ha un qualche significato. C'è da dire che fino al referendum del 1946 (la scelta della forma di Stato tra Monarchia e Repubblica) le donne non potevano partecipare alla vita politica del paese, non avendo il diritto di voto. Persone discriminate per il semplice fatto di appartenere al sesso femminile. Solo più tardi venne permesso loro di votare (il senso dell'art.3 della Costituzione è anche questo).

Inoltre fino a qualche decennio fa le donne erano ancora “inferiori” all’uomo, e probabilmente neanche oggi hanno ancora raggiunto l'uguaglianza che spetterebbe loro. Le donne in generale (l'immagine sopra non l'ho scelta a caso) meriterebbero una parità del tutto diversa. Credo che dovrebbero poter scegliere liberamente cosa fare del proprio corpo in ogni occasione. Dovrebbero andare in pensione alla stessa età degli uomini. Meriterebbero di vivere in un paese come la Spagna in cui metà del governo e del parlamento sono nelle loro mani. Anche in Italia dovrebbero esserci più donne in politica, ma non come la Gelmini e la Carfagna...

Le donne meriterebbero più rispetto, più considerazioni, magari anche inserimenti in lavori o professioni considerati "maschili". Meriterebbero tanto altro ancora.

Una mimosa virtuale per tutte le donne. Tanti auguri!

lunedì 7 marzo 2011

L’Italia è una repubblica fondata sullo stage

"L'Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro". Tempi duri per l'articolo 1 della nostra Costituzione. Mentre l'aggettivo "democratica" appare ormai definitivamente offuscato dallo scontro fra poteri, la parola "lavoro" risulta essere una chimera irraggiungibile.

L'attualità suggerisce una correzione sostanziale: "L'Italia è una repubblica fondata sullo stage". Stage, tirocinio, formazione on the job: tante le parole per definire una condizione al di sotto della soglia del precariato. Laddove i lavoratori percepiscono una retribuzione, gli stagisti percepiscono, nel migliore dei casi, un simbolico "rimborso spese", o dei "buoni pasto", oppure, nel peggiore dei casi, lavorano gratuitamente, spesso anche full time.

Quella che, potenzialmente, potrebbe essere un'importante cerniera fra studio e lavoro ha assunto, invece, i connotati di uno sfruttamento legalizzato da parte delle aziende.

Solo in pochi casi gli stage sono realmente finalizzati ad un futuro percorso di carriera, e solo in pochissimi casi le condizioni dello Stage consentono una degna sopravvivenza ai giovani Stagisti, soprattutto se fuori sede.

Inoltre, le aziende spesso evitano il problema "a monte", ereggendo insormontabili barriere all'entrata per i non residenti o non domiciliati nel territorio di appartenenza. A farne le spese, come sempre, i "bamboccioni meridionali", che devono accontentarsi delle briciole, ed accettare supinamente l'eventualità che il loro percorso di studi, seppur brillante, valga meno del percorso di studi di un coetaneo residente al Nord.

La generazione "mille euro" è ormai abituata all'incertezza ed all'instabilità, alla non programmazione del proprio futuro, all'eventualità di mettere in discussione le proprie idee ed i propri principi, rassegnata ad imparare il vero significato della parola "accontentarsi", ed a convivere con una sensazione di angosciante impotenza quotidiana.

Investire nell'occupazione giovanile e premiare le eccellenze sfornate dal sistema scolastico ed universitario pubblico potrebbe essere per il nostro Paese una spinta al risollevamento dall'oblio. L'istruzione pubblica, però, non è gradita al premier, perchè "inculca valori diversi da quelli delle famiglie".

Chi può "investire" cospicuamente nel proprio futuro continuerà a ricevere in eredità posizioni di prestigio, chi "viene istruito dallo Stato" deve accettare di lottare per entrare in un siffatto mercato del lavoro, senza garanzie nè gratificazioni, sperando che i sentimenti di rassegnazione non soffochino completamente il proprio spirito critico.

domenica 6 marzo 2011

Il parcheggio ecosostenibile

Chi di noi nei caldi pomeriggi d’agosto non si è mai trovato alla disperata ricerca di un parcheggio ombreggiato per riparare la propria auto dai cocenti raggi solari? Doxcom, azienda comasca leader nel mercato lombardo delle energie rinnovabili, ha trovato una soluzione a tutto questo. Si chiama Solar Parking ed è una semplice pensilina fotovoltaica che consente di produrre energia elettrica pulita e sarebbe il caso di dire, “fresca”.

«Ci occupiamo di energie rinnovabili da diverso tempo - spiega Fabio Sala, amministratore delegato -. Da anni abbiamo deciso di schierarci in prima linea a difesa dell’ambiente forti dell’esperienza acquisita grazie ai numerosi impianti fotovoltaici installati. Abbiamo investito le nostre risorse nella ricerca e nello sviluppo di nuove tecnologie per la progettazione di impianti fotovoltaici “chiavi in mano” lavorando molto anche sull’estetica facendo in modo che i pannelli si integrassero il più possibile con l’ambiente circostante.

Il progetto Solar Parking nasce proprio da un ragionamento che segue questa logica. Avere la macchina al riparo dal sole d’estate e dalle intemperie d’inverno è vantaggioso per tutti, inoltre le pensiline essendo sollevate da terra non sottraggono spazio ad altro. La superficie che solitamente è destinata ad un parcheggio poi è ideale, spesso sono aree situate non in prossimità di edifici e in zone totalmente esposte ai raggi solari». Ma come si presentano le pensiline fotovoltaiche? «Le dimensioni della pensiline variano a seconda delle necessità energetiche e di spazio del cliente - spiega Sala -. Il modulo di base si chiama double solar ed pensato per due soli posti auto, poi c’è il four solar e via via i vari moduli aggiuntivi che naturalmente possono essere accorpati tra loro».

Un progetto vantaggioso che può essere adattato a svariate realtà e si rivolge a diversi soggetti: dagli enti pubblici, che per primi dovrebbero dare il buon esempio, ai singoli cittadini che con un parcheggio eco sostenibile “fai da te”, potrebbero avvicinarsi con maggiore facilità al mondo delle energie rinnovabili scoprendone i sorprendenti vantaggi. «Avevamo proposto anche al nuovo ospedale S. Anna di Como di utilizzare le nostre pensiline - continua Sala - la realizzazione avrebbe sicuramente permesso vantaggi tangibili per gli utenti e per la proprietà stessa ma non se ne è fatto nulla, peccato sarebbe certamente stato un bell’esempio».

Un altro aspetto interessante da non sottovalutare è quello dell’immediato riutilizzo dell’energia prodotta dai pannelli fotovoltaici. Se nel medio periodo, in Italia, così come è successo in altri paesi europei, verrà fatto un passo avanti verso lo sviluppo e la promozione della mobilità elettrica cittadina, le pensiline potrebbero essere integrate con dei punti di ricarica per auto. Un ulteriore tentativo di imprimere una spinta decisiva ad un settore con delle potenzialità enormi.

Fonte: Terranews

sabato 5 marzo 2011

palazzograzioli.com… un sito “harcore”

Ragazzi fate un po’ un giretto al sito www.palazzograzioli.com …

A quanto pare il ragazzo di Torino che si è divertito nell'acquistare, al costo di pochi euro, il dominio palazzograzioli.com (ma anche .it e .org) deve aver avuto l’idea geniale prima di Silvio Berlusconi…

venerdì 4 marzo 2011

Ferrara viene dopo il tiggi...per 3 mila euro al dì!

E' tutto pronto. Cinquecento mila euro di ingaggio, un gettone di tremila euro a presenza per un contratto triennale di 1,5 milioni di euro. Non si tratta di un mediano del Chelsea, ma dell'accordo che porterà Giuliano Ferrara in Rai.

Per cinque sere alla settimana , dal lunedì al venerdì, il direttore del Foglio commenterà i fatti del giorno subito dopo il Tg1 di Augusto Minzolini e prima dei seguitissimi quiz di prima serata per le famiglie. Il tutto senza interruzioni pubblicitarie.

Uno spazio di tutto rispetto per il vulcanico conduttore, che partirà tra due settimane e andrà avanti fino al marzo 2013 quando, in assenza di sorprese e ribaltoni, ci ritroverà in piena campagna elettorale. E' inoltre prevista una opzione di rinnovo contrattuale per il terzo anno.

Il ritorno di Ferrara con Radio Londra, questo il nome del programma, che intende ricalcare le orme lasciate da "Il fatto" di Enzo Biagi, ha sollevato roventi polemiche. Nel comportamento dei vertici di viale Mazzini ha sorpreso la incredibile rapidità con cui, un azienda solitamente molto lenta e iperburocratica, abbia raggiunto e deciso in pochissimo tempo non solo l'accordo con Ferrara ma che in un lampo siano già pronte scenografie, studi e palinsesti.

Tutto questo in un azienda che da tempo piange miseria e opera tagli, ignorati per il ritorno in Rai di Ferrara. Un personaggio che non sembra certo in linea con il tanto decantato equilibrio, accompagnato dal consueto e ormai insopportabile monito ad "abbassare i toni".

E' facile restare sorpresi confrontando l'improvviso decisionismo dei vertici Rai, e del direttore generale Mauro Masi che si è esposto in prima persona per riportare l'istrionico Giuliano al servizio pubblico televisivo, ai ritardi che caratterizzano i contratti del vignettista Vauro Senesi e di Marco Travaglio. Per non parlare poi di Lucia Annunziata, che da sei mesi è in attesa di una definizione contrattuale per sei puntate di un suo programma di approfondimento settimanale.

Il decisionismo di Masi, che qualcuno già vede come candidato per un posto di rilievo in un altro ente pubblico, si inserisce in una fase in cui è evidente un piano restauratore filogovernativo sull'informazione, caratterizzato da continui e anche fantasiosi attacchi a talk show di successo come Anno Zero, Ballarò e Parla con me. Programmi che vedono i loro conduttori (ed anche i loro ospiti)e nel mirino delle autorities governative.

L'ultima chicca è stata la curiosa proposta, avanzata dal centrodestra, di alternare i conduttori in nome di un maggiore equilibrio e democrazia, o quella di evitare i temi politici nei confronti. Questo mentre il trio Sgarbi, Baudo e Vespa (fresco di un feroce battibecco con Fini) si prepara ad avere un ruolo di primo piano nelle trasmissioni legate al centocinquantenario d'Italia.

Per concludere siamo certi che i monologhi del Ferrara Furioso certamente avranno poco a che vedere con l'equilibrio e la sobrietà di Enzo Biagi o con la raffinata e incisiva verve dell'indimenticabile Andrea Barbato.

giovedì 3 marzo 2011

Fidel e Chavez, gli amici di Gheddafi

Rivoluzionari, socialisti e un po' eccentrici. Ecco gli amici di Gheddafi. Mentre al Palazzo di Vetro, in occasione del voto per le sanzioni contro la Libia, la maggior parte dei paesi latino-americani ha condannato la repressione condotta dalle truppe del Colonello, Fidel Castro, Hugo Chavez e Daniel Ortega hanno invece espresso il proprio appoggio.

I tre leader sudamericani hanno deciso di sostenere il loro amico ed importante esempio di socialismo in salsa terzomondista. L’ “incompreso” Gheddafi, dal suo canto, ha finalmente trovato qualcuno che lo sostenga in un momento in cui si sente tradito, rimanendo sorpreso dall’Occidente che ha deciso di abbandonarlo di fronte ai “terroristi”. Convinto che dietro a tutto questo ci sia Al Qaeda, il Colonnello non capisce il venir meno di questo appoggio, nato proprio per contrastare il terrorismo. È come se non si rendesse conto di ciò che sta accadendo intorno a lui, tanto da arrivare ad affermare: “il mio popolo mi adora e per proteggermi sarebbe disposto a dare la proprio vita”.

Grazie alla condivisione delle stesse ambizioni politiche e delle stesse paure, i tre leader sudamericani si sono schierati, ciascuno a suo modo, a sostegno di Gheddafi.

Fidel Castro, probabilmente più contro gli americani che a favore di Gheddafi, ha scritto nelle sue “Riflessioni” trasmesse dai media cubani: “Per me è evidente che il governo degli Stati Uniti non si sta assolutamente preoccupando della pace in Libia e non esiterà a dare alla Nato l’ordine di invadere questo ricco Paese”. Sulla stessa lunghezza d'onda anche il ministro degli Esteri di Raul Castro che ha aggiunto: “alcuni politici e alcuni media americani incitano alla violenza, all’uso della forza armata e all’aggressione di stati esteri”.

In Venezuela, il capo di Stato Tenente Colonnello Hugo Chavez, ha scritto su Twitter al proprio ministro degli Esteri Nicolas Maduro: “Avanti Cancelliere, vai con un’altra lezione alla destra pro-yankee! Viva la Libia e la sua indipendenza! Gheddafi sta affrontando una guerra civile!”.

Anche in Nicaragua Gheddafi trova grande appoggio. Il presidente Daniel Ortega ha telefonato personalmente al suo amico libico. Il Colonnello “è grande amico del popolo del Nicaragua che deve condurre nuovamente una grande battaglia”. Ortega che vuole ricandidarsi alle prossime elezioni, nonostante sia vietato dalla Costituzione ha affermato: “Gheddafi è al potere da 4 decenni! Che esempio!”.

mercoledì 2 marzo 2011

Lele Mora si candida

Lele Mora, ora chiamatelo onorevole. Non è uno scherzo. Lele Mora, ebbene si proprio lui, quel noto evasore fiscale, recidivo e più volte condannato ... un feticista del Duce ... "amo l'uomo Benito Mussolini, sono fascista nell'anima" ... condannato ed incarcerato per spaccio di sostanze stupefacenti ... finito in scandali ed inchieste di ogni tipo ... i Pm hanno appena chiesto il fallimento personale, in modo che gli venga impedito, in futuro, l'esercizio di qualsiasi attività imprenditoriale ... ultra indebitato - non solo con il fisco italiano - ed iscritto nel registro degli indagati con l'accusa di bancarotta ... attualmente indagato per induzione e favoreggiamento della prostituzione minorile, ha deciso di intraprendere la carriera da politico. Indovinate quale partito ha scelto per la sua candidatura? Esattamente quello, proprio il partito del suo amico Silvio Berlusconi, il Pdl.

Lele Mora, l'agente dei vip, ha comunque specificato che si candiderà solo in caso di proscioglimento nell'ambito caso Ruby: "Se sei inquisito non potresti fare questo genere di lavoro", si è lasciato scappare.



Un altro candidato interessante per il Pdl in vista delle prossime elezioni potrebbe essere il Gabibbo .. anzi forse è meglio di no ... è rosso!

Comunque, scherzi a parte, sono veramente curioso di vedere quali saranno le reazioni dell'elettorato berlusconiano dopo questa dichiarazione.

martedì 1 marzo 2011

Perchè statale

Questo intervento non vuole essere una retorica difesa della “Res Publica” intesa come “Cosa Pubblica” per dirla “alla romana”, non vuole essere un discorso filo-bolscevico su quella che è la situazione delle nostre istituzioni in materia di istruzione e non vuole essere una lettura dogmatica della realtà ma un'analisi aperta a molteplici critiche costruttive. Questo articolo inoltre, vuole semplicemente essere una rilettura in chiave costituzionale delle dichiarazioni del Premier sulla diatriba scuole pubbliche/private.

Gli artt. 33 e 34 della nostra Costituzione si occupano di istruzione: “La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi. Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.” (Art. 33 commi 2 e 3), “La scuola è aperta a tutti. (…). I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.” (Art. 34 commi 1,3,4).

Rileggendo questi articoli viene davvero da chiedersi se sia Berlusconi ad essere anti-costituzionale o se sia la Costituzione ad essere anti-berlusconiana? Chissà perchè i nostri padri costituenti ci hanno regalato queste norme che oggi ci sembrano quasi scritte per caso, quasi campate in aria? Ma sono davvero così lontane dal comune sentire? Dal vivere civile? Una scuola pubblica e statale significa appunto una scuola “aperta a tutti”, come esordisce quasi gioiosamente l'articolo 34 della nostra Carta Costituzionale. Una scuola che prescinda dai vincoli economici, che prescinda dai ceti sociali e dalle nascite fortunate, una scuola che premia, come recita ancora l'art. 34, “i capaci e meritevoli anche se privi di mezzi” i quali hanno il diritto “di raggiungere i gradi più alti degli studi”. La nostra Costituzione prevede già tutto e noi non ce ne rendiamo conto, basterebbe davvero realizzarla e onorarla fino in fondo per essere all'avanguardia in ogni campo.

L'insieme normativo a cui abbiamo appena fatto riferimento è chiaramente una traduzione in ambito scolastico del principio di uguaglianza che (in teoria) non è né di destra né di sinistra, è un principio presente in tutte le Costituzioni dei Paesi civili, che nel 2011 non dovrebbe più scandalizzare nessuno e invece, nonostante tutto, ci sono ancora persone che si stupiscono di essere uguali alle altre persone. La Costituente era composta da una pluralità di uomini, dalle idee più diverse, che hanno deciso di sedersi assieme per ridiscutere i valori ma soprattutto le regole di una comunità, di una società civile, di uno Stato che voleva a tutti i costi diventare uno Stato “di diritto”. E hanno quindi dato vita ad una Costituzione mista, ampia, ferma su certi punti, come l'uguaglianza e il principio di sovranità popolare ma molto equilibrata su altri e proprio qui, in questi articoli, si denota questa apertura mentale più che normativa: la Carta prevede in via ordinaria la scuola come istituzione statale e pubblica ma riconosce comunque ai privati “il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.” In realtà gli “oneri” per lo Stato ci sono comunque perchè le scuole private forniscono comunque un servizio di carattere pubblico di formazione culturale e professionale che va a supportare quello di matrice pubblico/statale, quindi è giusto e comprensibile che gli istituti d'istruzione privati ricevano finanziamenti statali nel momento in cui il servizio offerto sia equipollente, se non superiore, a quello statale.

Berlusconi però ora non parla più solo di “toghe” rosse ma anche di “insegnanti” rossi i quali, cito testualmente, “vogliono inculcare dei principi che sono il contrario di quelli che i loro genitori vogliono inculcare ai loro figli educandoli nell'ambito della loro famiglia”. Bisognerebbe cambiare tutto quindi, non solo la Costituzione ma anche i libri di storia (specie quando arriveranno ad occuparsi di lui), i docenti, i giudici e, se possibile, anche le mogli.

Spesso Mr. B ha espresso dubbi riguardo la legittimità della laurea di Di Pietro, oggi sinceramente mi ritrovo io ad essere un po' scettico sulla laurea di Mr. B visto che è laureato in Giurisprudenza con il massimo dei voti ma sembra non ricordare nulla degli esami brillantemente superati. Dovrebbe rileggersi qualche libro, magari basterebbe uno solo, piccolo piccolo, formato da 139 articoli, inizia con la C maiuscola, indovinato?

Mario Pagano

Fonte: Ilrenudo

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