venerdì 3 dicembre 2010

Precari, disoccupati, monoreddito: ecco l’Italia povera

Nell’anno europeo contro la povertà, crescono gli indigenti in Italia ed il 17% degli europei non riesce a soddisfare le esigenze primarie.

E dire che il 2010 era nato sotto l’insegna della lotta contro l’esclusione sociale, proprio in quella Europa dove il 17% degli abitanti dispone ancora oggi di risorse limitate e non riesce a soddisfare le proprie necessità primarie.

L’anno europeo contro la povertà, invece, ha visto aumentare il numero dei poveri in Italia: mentre la disoccupazione è all’11 per cento (oltre il 27% tra i giovani ed in special modo al Sud) ed il tasso di occupazione femminile non supera il 50%, secondo i dati dell’Istituto Italiano di statistica (Istat) i poveri in Italia sono 8 milioni e 370mila, pari al 13% dell’intera popolazione. Di questi, un milione e ottocentomila sono adolescenti.

Anche il recente decimo rapporto preparato dalla Caritas e dalla fondazione Zancan su “povertà ed esclusione sociale” ci aveva fotografato una realtà sconosciuta a molti e rimossa nel nostro vivere quotidiano.

Ma chi sono i poveri? Molti tra le donne sole con figli, i precari, i licenziati, le famiglie monoreddito, persone di mezza età, i separati e i divorziati. Sono coloro che non ce la fanno a pagare la spesa, a pagare l’affitto, la rata del mutuo ed i prestiti e nel 2009 sono il 14 per cento in più che nell’anno precedente.

La povertà è un fenomeno in crescita dal 1997 ad oggi e nel biennio 2009-2010 il numero di persone che si rivolgono alla Caritas per un sostegno registra un aumento medio del 25% e cresce del 40% la presenza di italiani, anche se una grande parte resta nell’ombra. Coloro che vivono nella più assoluta indigenza sono circa 650mila e di questi sette su dieci vivono al Sud.

In occasione della Conferenza sulla Famiglia, tenuta in Lombardia un paio di settimane fa, l’associazione degli assistenti sociali scriveva: “I recenti tagli al fondo sociale e alle politiche per la famiglia nella scorsa finanziaria fanno arretrare lo Stato dalle sue responsabilità nei confronti dei diritti riconosciuti costituzionalmente”.

Ed ancora: “I tagli alle regioni mettono a rischio i 5.954.085.998 di spesa per interventi e servizi sociali dei Comuni singoli e associati. E il Piano per l’Infanzia è forse nel 2011 privo di investimenti economici. Sempre più famiglie, in cui uno o più membri lavorano, sono povere: la famiglia non si sostiene con uno spot emozionale e immaginifico della Presidenza dei Consiglio. E’ bene ammettere oggi con franchezza che la famiglia è stata lasciata sola nel nostro Paese, è un’istituzione in profonda crisi che sta implodendo”. E, si legge ancora nella nota, “a subirne le immediate conseguenze sono i minori, che non hanno altre reti di sostegno, in uno stato di welfare che arretra”.

La Caritas ha scritto inoltre: “Sempre più famiglie, in cui più membri lavorano, sono povere”. Infatti, “accanto ai dati ufficiali ci sono le persone impoverite che pur non essendo povere, vivono in una situazione di forte fragilità economica. Sono persone che, soprattutto in questo periodo di crisi, hanno dovuto modificare, in modo anche sostanziale, il proprio tenore di vita, privandosi di beni e servizi, precedentemente ritenuti necessari”.

La povertà si conferma un fenomeno principalmente del Sud, delle famiglie numerose o monogenitoriali, di chi ha bassi livelli di istruzione. Ecco alcuni dati che confermano questa situazione: nel 2009 il credito al consumo è sceso dell’11%, i prestiti personali del 13% e la cessione del quinto dello stipendio a settembre 2009 ha raggiunto il +8%. Il rapporto calcola un 10% in più di poveri da sommare agli oltre 8 milioni stimati. Gli ammortizzatori sociali non bastano, aveva osservato il rapporto Caritas-Zancan, “sono costati nel 2009 18 miliardi di euro, una cifra enorme per un argine utile, ma fragile”.

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