giovedì 11 novembre 2010

Alluvioni in Veneto, l’ennesima catastrofe che poteva essere evitata


Mercoledì, in una conferenza stampa congiunta, Silvio Berlusconi e il Presidente della regione Veneto Luca Zaia hanno comunicato che il Governo stanzierà 300 milioni di euro per aiutare le zone colpite in queste ultime settimane (Verona, Vicenza e Padova, solo per citarne alcune) dalle violenti alluvioni. Altri 700 milioni arriveranno dalle banche attraverso prestiti agevolati per le famiglie e le imprese; sono poi state sospese le rate del mutuo per chi ha avuto casa allegata o alluvionata. Fin qui, direte voi, si tratta di un comportamento esemplare da parte dello Stato: finalmente chi ci governa si mette veramente al servizio del cittadino, lo aiuta quando questo ha veramente bisogno.

Peccato che il Presidente del Consiglio e quello del Veneto si siano dimenticati di ricordare che dal 2008 ad oggi sono stati tagliati fondi al Ministero dell'Ambiente per quasi un miliardo di euro. Non solo, perché nel triennio 2010/2013 sono previsti altri 200 milioni di euro in meno per il dicastero presieduto da Stefania Prestigiacomo.

C’è di più: il fiume Chiampo, uno degli affluenti dell’Alpone che ha di fatto contribuito a dar vita a questa tragedia che ha coinvolto migliaia di persone, poteva (e doveva) essere “ingabbiato”. Come? Con un progetto iniziato nel 1993 e mai portato a termine, che avrebbe salvato l’area di Verona. Sono passati 17 anni! Sarebbe costato 55 milioni di euro, contro l’attuale miliardo e mezzo che adesso occorre per la ricostruzione dell’intera zona.

Non vi basta? C’è un altro dato, reso noto grazie a un dossier redatto da Protezione Civile e Legambiente: sono 161 i comuni della regione Veneto a rischio frane o alluvioni. Nel 74% degli stessi si sono costruite abitazioni nelle aree golenali (spazio piano compreso tra la riva di un corso d'acqua ed il suo argine) e in prossimità degli alvei; nel 29% dei casi su queste aree sorgono interi quartieri, nel 47% anche fabbriche industriali. Sono quasi 64.000 – sempre secondo la relazione – i veneti che vivono e lavorano in aree esposte a rischio idrogeologico (un numero destinato, purtroppo, a salire), mentre Venezia è la città con più comuni (22) a rischio alluvione.

Durante la discussione in aula in cui si sono resi noti i dati del dossier erano presenti pochissimi parlamentari: l’aula era semivuota, hanno preso parte solo Di Pietro (Idv) e pochi altri rappresentanti dei vari schieramenti. Segno che le trattative per salvare il Governo da “morte” certa sono più importanti di quanto accade alle persone comuni. I soldi sono necessari ma, a volte, non bastano: serve una responsabilità maggiore soprattutto quando si parla della sicurezza di aree a rischio di disastro idrogeologico. Di tragedie annunciate, purtroppo, ne abbiamo piena la memoria. È il momento di dire basta.

Giorgio Velardi

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3 commenti:

Francesca ha detto...

Tra l'altro quei soldi neanche bastano, lo dicono gli artigiani colpiti dall' alluvione.

Mr.Tambourine ha detto...

Non solo in questo campo. L'Italia è il peggior paese in materia di prevenzione, basti pensare che ha il più alto tasso di tumori presi in ritardo d'Europa.

Andrea De Luca ha detto...

C'est l'Italie