venerdì 2 luglio 2010

La storia di Salvatore Nuvoletta, un carabiniere


Sono le 22.00 di uno dei tanti classici e noiosi sabati sera: sono in macchina, e sto andando a prendere una mia cara amica che abita a Marano, nella periferia nord di Napoli.

Non conosco bene le strade, ed all'incrocio con Via Lazio mi imbatto in un segnale stradale che mi fa a dir poco sgranare gli occhi: Via Salvatore Nuvoletta.

Via Salvatore Nuvoletta?

Nuvoletta? Nuvoletta come i Nuvoletta di Marano? Nuvoletta come quelli che fecero uccidere il giornalista Giancarlo Siani? Nuvoletta come uno dei clan più sanguinari e più potenti nella storia della camorra?

Ma com'è possibile che l'Amministrazione Comunale abbia dedicato una strada ad un esponente di un clan? Mi domando. Poi la sbalorditiva sorpresa. Mi avvicino al segnale. Lo scruto bene bene. Leggo in alto, molto più piccolo: "CARABINIERE".

Un sospiro di sollievo. Ma è così, che per caso, un paio di anni fa ho conosciuto e mi sono imbattuto nella storia di Salvatore Nuvoletta, giovane carabiniere ucciso dalla camorra.

La sua è una di quelle biografie tanto brevi quanto imponenti: Salvatore si arruolò giovanissimo, diventò un uomo della legge a soli 17 anni.

Fu assegnato alla Caserma di Casal di Principe: era un Carabiniere a Casal di Principe. Già, è proprio come state pensando. Un Carabiniere a Casal di Principe è proprio come una lancia tra le grinfie di uno squalo. Ma Salvatore fu assegnato lì, e per cinque anni, in attesa di un eventuale avvicinamento.

In seguito all'arresto di Mario Schiavone, nipote di Francesco "Sandokan" Schiavone, ci fu una sparatoria. Un conflitto a fuoco. Menelik, questo il soprannome del pupillo dello zio, fu ucciso.

Proprio quel giorno era il riposo settimanale di Salvatore, ignaro di tutto ovviamente.

Inizia a girare la voce sempre più insistente, che i Casalesi vogliano la testa del carabiniere che ha distrutto il cuore dello zio, e circola sempre di più il nome di Salvatore come capro espiatorio.

La madre riferirà ai magistrati di aver chiesto a Salvatore di andare via in quel momento: "Vattene, vattene! Lascia tutto per un bel po' e vai via!".

"Mamma ma come vado via? Io sono un Carabiniere, non me ne posso andare!", le avrebbe risposto il giovane ma grande uomo di stato.

Siamo nel pieno dell'estate del 1982, e Salvatore è seduto, con un bambino di 9 anni sulle ginocchia, di fronte all'esercizio commerciale di famiglia.

Una bocca scandisce ad alta voce il suo nome: "SALVATORE NUVOLETTA".

Il giovane carabiniere si volta, in un attimo scaraventa il bambino sul marciapiede, ed in un attimo termina la sua semplice e breve vita.

Ed è così che Salvatore venne lasciato sull'asfalto: lo stesso asfalto dal quale oggi nasce un palo ed un rettangolo bianco, con il nome di una strada che si incrocia con Via Lazio, ma soprattutto il nome di una via da perseguire per tanti giovani come lui, umili, coraggiosi ed onesti.

Era il 2 luglio del 1982: 18 anni fa.
Salvatore aveva vent'anni.



"So di dover morire, me lo hanno detto ma non ho paura, io sono un carabiniere."
(Salvatore Nuvoletta)

www.carabinieresalvatorenuvoletta.it/



Fonte: Cogito Ergo Vomito

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