sabato 31 luglio 2010

Il PDL sull'orlo di una crisi di nervi


Se il partito ex-dell'amore si fosse spaccato sul tema della "legalità" sarebbe stata una "Signora" spaccatura, e soprattutto Fini ne sarebbe uscito come un "Signor" Presidente della Camera.

Ora, siccome la democrazia in Italia è così gerontocraticamente parlando un fallimento, tant'è che da 20 anni cambia la sceneggiatura ma non gli sceneggiatori, ci troviamo a discutere sistematicamente di sconfitte che non sono mai rinunce, e di vittorie che non sono mai conquiste.

Se la legalità di Fini si fosse tradotta tutta in quel "Chi è indagato lasci gli incarichi" di alcuni giorni fa, allora verrebbe spontaneo, anche ad un bambino di 3 anni, chiedergli se allora non fosse stato meglio che decine e decine di indagati non si candidassero proprio, e decine e decine di loro evitassero addirittura di sedere in Parlamento.

Perchè l'illegalità, così come la intende il Presidente della Camera, o meglio "il sovvertimento della questione morale", è nell'ontologia costituzionale del Partito di Berlusconi, nelle sue dichiarazioni, nelle sue logiche di massoneria, nelle sue leggi ad personam, e credo che Fini se ne sia potuto accorgere almeno 15 anni fa.

La verità è che se non fosse stato per quegli ennesimi giochetti di poltrone, ora staremmo ancora a parlare di un PDL unitissimo e lanciatissimo a governare fino alla fine della legislatura.

Secondo la mia modesta opinione, funesto fu quel giorno di aprile che Calderoli salì al Colle per mostrare a Napolitano le bozze per le riforme istituzionali e costituzionali.

Alcuni giorni dopo il Ministro Leghista dichiarò "Nel 2013 vedrei bene Berlusconi al Quirinale, ed un Premier Leghista."

E Fini? E decine e decine di finiani? Che fine avrebbero fatto?

Da lì la risposta provocatoria del finiano d'acciaio Bocchino "Meglio un premier gay che leghista", e da lì l'attuale crisi di governo che tutti conosciamo.

Ora comunque, a prescindere dalle chiacchiere e dalle opinioni, se Fini volesse veramente dare una svolta legalitaria a questa legislatura, che lo vede integerrimo protagonista super partes, dovrebbe porre come priorità al suo nuovo gruppo una sacrosanta riforma della legge elettorale (che come sempre accade dopo le elezioni finisce nel dimenticatoio), per poter sbarrare una volta e per tutte la strada ai tanti politici indagati e condannati, e per permettere ai cittadini italiani di ripristinare la preferenza diretta, per potersi finalmente trovare in Parlamento chi si vota e non chi sceglie il Grande Capo di questo o di quel partito, che molto spesso pesca nella sua corte il servo che più si mette in mostra.

Caro Fini e cari Finiani, se veramente volete ripristinare in Italia la "legalità", questa parola così sacra e così abusata, e che ora dimostrate tanto di avere a cuore, iniziate a restituirci il nostro sacrosanto diritto al voto: così un giorno veramente non potremo più esclamare, nè noi cittadini nè voi politici che ci reputiamo onesti "Chi è indagato lasci gli incarichi".

Fate in modo che gli indagati non solo non arrivino agli incarichi, ma nemmeno alle elezioni, se volete dimostrare di avere a cuore le sorti del nostro sciagurato Paese.

venerdì 30 luglio 2010

Le prime pagine di oggi de 'il Giornale' e di 'Libero'

Guardate le prime pagine di oggi de 'il Giornale' e di 'Libero'. Non c'è bisogno di aggiungere altro:



SERVILISMO ALLO STATO PURO!

giovedì 29 luglio 2010

I froci sono peggio dei pedofili: parola di vescovo

Monsignor Giacomo Babini, vescovo emerito di Grosseto:

La omosessualità in un prete, se tradotta in pratica depravata, è addirittura più grave della pedofilia, si tratta di uomini viziosi e perversi, che si sono abbandonati a oscene pratiche contro natura.

Capito? Fare sesso con un essere umano maggiorenne e consenziente è più grave che inchiappettarsi un bambino inerme.

Non so se la cosa vi è chiara; leggete, rileggete, mandate a memoria e poi ditemi: perché la Chiesa minaccia di cacciare i preti gay ma non sanziona in alcun modo un suo autorevole esponente che rilascia dichiarazioni del genere?

mercoledì 28 luglio 2010

Pasta, tra spot e truffe è addio al made in Italy

E' tempo di mietitura del grano e numerose imprese agricole, invece di veder ricompensate le fatiche di mesi di lavoro, rischiano di chiudere. 474.000 sono le aziende perse dall’agricoltura negli anni dal 2000 al 2007, un quinto del totale censito. Non è difficile da credere visto che i prezzi pagati agli agricoltori sono in costante diminuzione da anni. Basti pensare che il prezzo per un quintale di grano è arrivato a 13-15 euro, contro i 25 di vent’anni fa. Come conferma il rapporto Ismea 2008 sulla filiera del grano, la redditività della coltivazione del frumento duro ha mostrato negli ultimi anni un andamento altalenante, diretta conseguenza dell’estrema volatilità dei prezzi all’origine, a fronte di costi di produzione costantemente in crescita. «Siamo arrivati al punto che andrebbe bene il commercio equo e solidale per i nostri contadini», ha scritto Carlo Petrini in un articolo di qualche giorno fa.

«Secondo dati ufficiali, nel 2009 i prezzi all’ingrosso sono diminuiti rispetto all’anno precedente del 71% per le carote, del 53 per le pesche, del 30 il grano, del 30 il latte, del 19 l’uva e il trend quest’anno non sembra migliorare, anzi». Cala il grano dunque, e la pasta? Al di là della diminuzione rilevata dall’Istat dell’1,2% rispetto all’anno precedente, il prezzo medio di un chilo di pasta varia da 1,39 euro di Napoli a 1,70€ della capitale a 1,91 di Milano. Pochi centesimi pagati agli agricoltori diventano, nel passaggio dal campo alla tavola, euro al consumo. Questo enorme divario ha portato ad un crollo delle semine di grano duro destinato alla produzione di pasta, a fronte di consumi stabili, con un consumo medio pro capite di 26 chili, tre volte tanto quello di un francese o di uno statunitense. Altro che made in Italy. Di questo passo gli oltre 1,5 milioni di tonnellate di pasta consumati ogni anno “parleranno” sempre più messicano, turco, canadese. Senza che il consumatore ne sia informato. Secondo Coldiretti infatti, oltre un miliardo di chili di pasta “italiana” vengono prodotti con grano extracomunitario senza alcuna indicazione in etichetta. E questo non per irregolarità o inadempienza da parte dei produttori, ma perché ad oggi l’obbligo di indicare il luogo di provenienza riguarda solo alcune tipologie di alimenti (nello specifico: carne bovina, pollame, pesce, uova, latte fresco, frutta e verdura fresche, miele, passata di pomodoro, extravergine di oliva). Non vi è invece alcun obbligo per pasta, pane, formaggi, carne di maiale e salumi, e altri alimenti ancora.

Il risultato è che oltre un terzo della pasta è prodotto con grano che non è stato coltivato nel nostro paese; due prosciutti su tre venduti come italiani hanno all’origine maiali allevati all’estero, la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura cagliate straniere, come ha confermato il recente caso della mozzarella blu. Questi sono i dati, allarmanti, che emergono dalle indagini di Coldiretti, promotrice della Giornata Nazionale dell’Anticontraffazione e impegnata nei giorni scorsi, ai valichi di frontiera e ai porti, per riportare l’attenzione sul tema. Remunerazioni in caduta libera, mancanza di tutela nella riconoscibilità del prodotto italiano, concorrenza “sleale” da parte di prodotti esteri spacciati come italiani: non c’è da stupirsi che sempre più aziende siano costrette a chiudere. Di questo passo, insieme ai contadini, sparirà anche il made in Italy: non basteranno infatti prodotti industriali imbellettati con immagini suadenti del nostro amato Belpaese a sostituire prodotti tipici frutto di tecniche, tradizioni e territori unici e inimitabili.

Fonte: Terranews

martedì 27 luglio 2010

La techno e la droga non c'entrano nulla con la strage della Love Parade


Qualche giorno fa è avvenuta la strage della Love Parade (il famoso festival della musica elettronica) a Duisburg, in Germania. Una ressa infernale che ha provocato un numero incredibile di feriti e in cui hanno perso la vita una ventina di persone, compresa una ragazza italiana. Sotto accusa sono finiti il sindaco della città tedesca e soprattutto l'organizzazione della manifestazione che ha sottovalutato il tema della sicurezza. Si, perchè un milione e mezzo di persone erano lì tutte insieme in un'area che ne può contenere al massimo 500mila. E per accedere era presente un unico accesso che passava sotto ad un tunnel. Una sola entrata era, a mio parere, veramente troppo poco per tutta quella gente. Il rischio quindi era molto alto. E purtroppo sappiamo tutti come è andata a finire...

Dunque questa tragedia (evitabilissima) è stata scaturita da motivi di sicurezza e organizzativi e non ha niente a che vedere con la musica techno, con la droga e con i gay, come qualche ignorante ha detto.

lunedì 26 luglio 2010

Colombia: la fossa comune più grande dell'America Latina


Un immenso cimitero. Si tratta della fossa comune più grande d’America latina, come viene definita da mesi, da quando cioè a principio di quest’ anno è stata scoperta nel municipio di La Macarena, regione del Meta, in Colombia. Adesso finalmente la fossa comune è una fossa D.O.C., è stata certificata cioè da una visita di una delegazione internazionale formata da parlamentari europei e statunitensi che hanno potuto testimoniare che quanto andavano da tempo denunciando alle autorità colombiane i contadini del luogo e gli abitanti del circondario, era vero.

In Colombia, la democratica e civile Colombia, (niente a che vedere con quel covo di dittatori e brutta gente come il Venezuela e Cuba) succede infatti che se per esempio gli abitanti di una comunità denunciano la presenza di un gigantesco “cimitero clandestino” dove spuntano femori e costole dappertutto e dove i cani e gli avvoltoi vanno a fare merenda, ci sia bisogno poi di un’intera delegazione di osservatori internazionali che lo confermino.

Succede anche che dopo la visita di tali osservatori, il ministero degli Esteri colombiano dichiari che non esistono fosse comuni nella zona e succede perfino che il più importante quotidiano del paese, El Tiempo, i cui maggiori azionisti sono sia il neo eletto presidente Juan Manuel Santos nonché ex ministro della Difesa, sia suo cugino Francisco Santos attuale vicepresidente, ignori completamente la notizia.

In Colombia accade anche che da una parte e dall’altra del “cimitero clandestino” ci siano, guarda caso, rispettivamente una base militare e un piccolo aeroporto. E nemmeno a farlo apposta erano proprio quegli inetti contadini locali che invece di zappare la terra, pare abbiano visto decine e decine di corpi venire gettati da piccoli aerei proprio nei pressi della fossa comune.

Tutto ciò non era sufficiente in Colombia perché il paese avesse diritto ad un’indagine seria volta alla ricerca della verità, sono stati necessari decine di osservatori internazionali a dar voce alla denuncia sporta a gennaio dai contadini di La Macarena. Si pensa che vi siano duemila corpi in quel cimitero. O almeno ciò che ne resta. “Nessun problema” dichiarò a suo tempo il governo, non si tratta di persone, “sono guerriglieri morti in combattimento”.

Troppa fatica identificarli e dargli degna sepoltura e poi non sono così tanti, “soltanto” 400, hanno dichiarato i militari del posto e il governo. Roba piccola, sono anche stati già fatti a pezzi, non sono nemmeno tutti interi, perché da quelle parti si usa smembrare i cadaveri come pratica dell’ addestramento militare o paramilitare, che poi fa lo stesso. Dettagli.

Come un dettaglio insignificante pare essere il fatto che si sia veramente trattato di guerriglieri morti in combattimento. Si vocifera che si tratti di oppositori politici o contadini. Storia vecchia, sempre la stessa, quella degli oppositori politici che vengono fatti sparire in Colombia. Si è scoperto invece che in questo civilissimo paese, i militari dell’esercito usano ammazzare persone innocenti, ragazzi adescati per strada con scuse banali come l’offerta di un lavoro, dopo averli condotti varie centinaia di chilometri lontano da casa, dopo avergli messo in mano un fucile e addosso una divisa delle FARC facendoli passare per guerriglieri.

Un carnevale macabro per ottenere promozioni e licenze premio, oltre a più soldi dal Plan Colombia.

Li hanno chiamati falsi positivi, e anche il nome è fuorviante perché anche se si tratta a tutti gli effetti di esecuzioni extragiudiziali o di sparizioni forzate, il termine falsi positivi non fa pensare immediatamente a questi delitti di Stato per cui un paese rischia la condanna per crimini contro l’umanità dai tribunali internazionali.

Quella dei falsi positivi è un’invenzione di cui la Colombia detiene il brevetto, allucinante e paradossale nella sua crudezza, degna di quel realismo magico al quale proprio questo paese ha dato grande contributo con le opere di Gabriel García Márquéz.

Dice il grande scrittore colombiano che nel mondo che ha cercato di rappresentare nei suoi romanzi, non esiste divisione tra ciò che sembra reale e ciò che sembra fantasia. In Colombia anche i peggiori crimini sembrano opere di fantasia tanto sono surreali.

Solo in Colombia si compiono massacri con le motoseghe, o si gioca a pallone con le teste dei morti mentre in aria volteggiano gli elicotteri dell’esercito.

La fossa di La Macarena potrebbe essere benissimo adesso quella in cui il popolo colombiano dovrebbe trovare la forza e il coraggio di gettare finalmente, insieme ai resti di quei duemila corpi senza nome né volto divorati dai vermi, anche quello che resta di quella farsa che l’opinione pubblica internazionale si ostina a chiamare “democrazia colombiana”.

Qualche giorno fa si è celebrato in Colombia il Bicentenario del Grido d’Indipendenza. Hanno sfilato mossi da grande e nobile orgoglio nazionale, più di 400mila persone per le strade di Bogotá.

Io non amo le commemorazioni. Ancora meno quando si commemora un passato glorioso sotto il giogo di un presente nefasto e indegno.

Il Grido d’Indipendenza va dato adesso e subito! I colombiani adesso e subito devono scoprire l’orgoglio calpestato da qualche decina di famiglie infami che continuano a sottometterli a ingiustizie e violenze. Devono riscoprire l’orgoglio calpestato, nonostante quel Grido di Libertà di duecento anni fa, da poteri stranieri che usano i politicanti locali ancora oggi come burattini nelle loro strategie geopolitiche.

Quale Indipendenza si è celebrata per le strade di Bogotà nei giorni scorsi? Quale Patria idealizzata si è riunita sotto il vessillo di Bolívar? La Marcia Patriottica si sarebbe dovuta dirigere verso Palacio Nariño, sede del governo e lì davanti scavare una grande fossa e gettarvi dentro i narco paramilitari che lo abitano al grido di Colombia Libre!

Fonte: Asud

domenica 25 luglio 2010

Il canile dell'Ucciardone

Al carcere dell'Ucciardone di Palermo i detenuti in attesa di immatricolazione vengono tenuti peggio dei cani. Letteralmente, intendo, e con tutto il rispetto che nutro nei confronti dei cani.

Una domanda: a voi risulta che vi sia qualche norma con la quale è stato stabilito che un carcerato possa essere chiuso in un locale sudicio largo un metro e mezzo e alto quattro, con poca luce e un filo d'aria? A me no: e siccome quella norma non c'è, ne consegue che le carceri italiane, nelle quali chi ha commesso dei reati dovrebbe essere recuperato alla legalità, sono strutture del tutto illegali. Lascio a voi immaginare, date le premesse, con quanta efficacia potranno svolgere il loro compito.

sabato 24 luglio 2010

“Sono un playboy, ho 70 anni e li porto bene”. In Russia, un cartone ritrae Berlusconi in questo modo


La fama di dongiovanni del Cavaliere arriva fino in Russia. Sulla tv nazionale a inizio anno è andato in onda un cartoon che raccontava ironicamente le celeberrime “carinerie” del premier.

Il testo, dovrebbe suonare più o meno così: “Tocco tutte le donne italiane, tutti i paparazzi mi cercano e quando mi trovano insieme alle modelle e prostitute e anche con mia cugina, e mi vedono senza abiti, i miei settanta anni li porto bene e sono molto bravo, e ancora ce la faccio, e tutta Milano è mia”.

Nel cartone mandato in onda su 1tv, Berlusconi, intervistato durante una conferenza stampa riviveva i festeggiamenti di Capodanno quando ha brindato, cantato e ballato con Angela Merkel, Hilary Clinton e Yulia Timoshenko. Seduti ad un tavolo Nicolas Sarkozy, Barack Obama guardano la scena perplessi:



Fonte: Blitz quotidiano

venerdì 23 luglio 2010

In Germania proposta una tassa sui cibi che fanno ingrassare


'Le persone obese che ignorano i dettami del viverbene e del benessere dovrebbero essere tassate per sopperire ai pesanti costi che producono sul sistema sanitario'. Ne e' convinto Marco Wanderwitz, parlamentare della Sassonia ed esponente della Cdu di Angela Merkel, che ha proposto di istituire una tassa ad hoc proprio per evitare che le spese sanitarie ricadano su tutti in modo indistinto.

Non mi piace per niente. Sento puzza di discriminazione....

giovedì 22 luglio 2010

Verde Lega contro tricolore Italia: le strisce pedonali fanno politica

A Veronella sono verde Lega, a Isola della scala sono tricolore come la bandiera italiana. Il nord Italia veronese la battaglia politica la fa a colpi di strisce pedonali. A fare da apripista è stato Michele Garzon, sindaco leghista di Veronella, a Isola della scala gli ha subito risposto il primo cittadino Giovanni Miozzi.

Se per Garzon il fondo rosso di alcuni attraversamenti è «troppo aggressivo, il verde si adatta meglio al paesaggio e garantisce comunque un’ottima visibilità dell’attraversamento anche nelle ore serali». Per il sindaco di centro-destra Miozzi, che viene dalle file di An «l’attraversamento tricolore vuol essere una provocazione bonaria e goliardica, è stato fatto per sdrammatizzare e buttare sul ridere il gesto del sindaco di Veronella, senza voler fare polemica politica. Ma non è vero che esiste un colore di fondo più visibile e più sicuro di un altro, e sostenere che il fondo verde è in sintonia con il paesaggio lascia il tempo che trova. Allo stesso modo io potrei dire che le strisce pedonali bianche, rosse e verdi non solo sono più visibili ma hanno anche colori istituzionali e sono più sicure perché tutti vedendole sono portati a fermarsi».

Poi Miozzi precisa: «Qualcuno potrebbe ritenere blasfemo dipingere i colori nazionali per strada su un passaggio pedonale, ma tengo a dire che personalmente ho il massimo rispetto per il tricolore, tanto che il mio primo atto come sindaco è stato quello di esporre la bandiera italiana fissa nella piazza centrale del paese, e che da quando sono sindaco porto sempre al polso un cordoncino intrecciato tricolore».

mercoledì 21 luglio 2010

Bruno Vespa condannato per diffamazione

Condanna per diffamazione confermata anche in Cassazione per il giornalista Bruno Vespa. La vicenda risale agli anni ‘90 e all’arresto, richiesto da due pubblici ministeri napoletani, del manager Vito Gamberale poi assolto.

Il giornalista era stato querelato per alcuni passaggi del suo libro “La sfida” in cui Vespa intervistò proprio Gamberale. Il manager, tra i creatori del gruppo Tim definì “illegittimo” il suo arresto. Il conduttore di Porta a Porta si è difeso sostenendo di aver solamente riportato la “sostanziale verità dei fatti”.

I giudici, però, hanno confermato la condanna a un risarcimento di 24.000 euro per ciascuna delle parti offese affermando il principio che al giornalista non basta riportare fedelmente le parole dell’intervistato, avendo anche il dovere di controllare la veridicità delle circostanze riferite e la continenza delle espressioni riferite, mantenendo comunque sempre una “posizione imparziale”.

L’intervista al centro del processo, sostengono invece i magistrati ”era punteggiata da domande di cui appariva ovvia la risposta, nonché accompagnata da notizie allusive, da sottintesi, da ambiguità tali da ingenerare nel lettore la convinzione della rispondenza al vero dei fatti esposti”, e ignorava invece le circostanze di possibili ricostruzioni alternative “già conoscibili al momento della stesura del libro”.

martedì 20 luglio 2010

Terremoto, Jovanotti contro Bondi: “Dove sono i fondi per l’Aquila?”

Come un Bono-vox de’ noantri, Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti sulla Stampa ne dice quattro al ministro Sandro Bondi, chiedendogli dove sono i fondi per l’Aquila e la ricostruzione post-terremoto. Il cantante ricorda la canzone"Domani 21/4/2009" registrata da lui e da altri cantanti per solidarietà nei confronti della popolazione colpita dal cataclisma, che ha raccolto 1,2 milioni di euro, destinati alla ricostruzione del Teatro Stabile d’Abruzzo e del Conservatorio “Alfredo Casella”.

Ma, dice sempre Jovanotti, alle domande degli artisti sull’utilizzo del denaro e su tempi e modi il ministero dei Beni Culturali non ha mai risposto in modo chiaro, e inoltre il Conservatorio si trova nella “zona rossa” della città, e quindi “chissà quando comincerà la ricostruzione”. Quindi, chiedono gli artisti, è bene destinare i fondi raccolti a un obiettivo più tangibile, che è possibile individuare in maniera più chiara e perseguire più rapidamente. Utilizzare SUBITO quelle risorse in modo più chiaro e adeguato, chiede il cantante.

Fonte: Eliotropo

Per Fede le agende rosse sono comuniste!


Tg4, edizione serale del 19 luglio (ieri). Ecco, nel video qui in basso, il commento di Emilio Fede al lancio del servizio sulla commemorazione dei 18 anni dalla strage di Via D'Amelio in cui fu ucciso Paolo Borsellino. Ascoltate attentamente:



Avete sentito? AGENDE ROSSE COMUNISTE!

Complimenti al barboncino del ducetto per l'ennesima dimostrazione di servilismo nei confronti di un regime colluso con la mafia.

Qualcuno gli spieghi, come ha fatto il grande Tony Troja, che le agende rosse non sono comuniste, ma prendono il nome dall'agenda di Borsellino che era appunto rossa:



FEDE VERGOGNA!

lunedì 19 luglio 2010

In ricordo di Paolo Borsellino


Il 19 luglio del 1992, alle ore 16.55, una Fiat 126 con circa 100 kg di tritolo esplose fragorosamente in Via D'Amelio, assassinando il Giudice Paolo Borsellino e gli angeli della sua scorta. Oggi, 18 anni dopo, sono ancora molte, troppe, le domande rimaste senza risposta, come ad esempio che fine ha fatto l'agenda rossa del giudice? Le risposte a tutti questi interrogativi non sono ancora state trovate, perchè sono state abilmente seppellite. Noi, però, non abbiamo alcuna intenzione di arrenderci, siamo pronti a scavare con le unghie in tutto questo fango di bugie con cui si è cercato di coprire quella che è stata una strage non solo di mafia ma anche di stato. Non basta mettere il galera i mafiosi che sono fuori, ma anche quelli che sono dentro le istituzioni. Il governo ed il suo premier impari chi sono i veri eroi.



'Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola' (Paolo Borsellino)

domenica 18 luglio 2010

Le omissioni del Vaticano

La perizia che sancisce una relazione tra i ritrasmettitori di Radio Vaticana e la fortissima incidenza di morti per leucemia nelle aree circostanti non tranquillizza Giancarlo Amendola, oggi procuratore capo di Civitavecchia e, nel 2000, pubblico ministero della Procura di Roma che iniziò la battaglia sull’inquinamento elettromagnetico nell’area Nord. «La legislazione in materia – spiega il magistrato - è cambiata, ma molto in peggio. Presenta infatti una serie infinita di scappatoie, prevedendo tra l’altro solo sanzioni amministrative e non penali».

Cosa pensa della perizia?
Abbiamo cercato per anni di dimostrare l’esistenza di un nesso di causalità. La perizia del Tribunale dimostra che quantomeno non si può più dire che la nostra ipotesi fosse infondata. Da quello che apprendo dai giornali, mi pare che venga finalmente sancita scientificamente la rilevanza dei campi elettromagnetici sulla salute umana.

A che conclusione si arrivò con la vostra inchiesta?
Riuscimmo a chiarire un punto. Al di là degli effetti negativi sulla salute, accertammo che c’erano state molestie rilevanti da parte di Radio Vaticana nei confronti delle persone che abitavano nelle vicinanze dei ripetitori.

Questa perizia potrebbe dunque costituire un passo avanti rispetto al processo precedente che lei ha condotto?
Certamente. Attraverso quell’inchiesta, da cui si è sviluppato il filone di indagine attuale, riuscimmo a provare soltanto che sussistevano immissioni moleste. Poiché la legislazione dell’epoca non prevedeva la fattispecie che ci interessava, contestammo il gettito pericoloso di cose, previsto dal codice penale per altri reati, ma che secondo la Cassazione era applicabile anche a molti altri contesti.

Che tipo di comportamento ha avuto il Vaticano durante il processo?
Il Vaticano non solo non ha mai collaborato, ma sono avvenute anche cose molto strane. Abbiamo infatti acquisito un documento, distribuito nell’area dove sono presenti i ripetitori, che diceva ai contadini: andatevene perché stando qui potreste avere dei danni.

Perché il solo dubbio di un possibile danno alla salute non ha mai spinto il Vaticano a spostare quelle antenne?
La Santa Sede ha sempre battuto sul fatto che quegli insediamenti abitativi erano abusivi. I trasmettitori erano precedenti alla costruzione delle case e quindi, secondo loro, erano gli abitanti che se ne dovevano andare.

Impossibile trovare soluzioni alternative?
Qualche anno fa ci dissero che presto si sarebbero spostati sul satellite, ma almeno per ora sembra che non ci sia stata nessuna conseguenza alle parole. Più funzionali per loro sono le antenne che hanno un segnale fortissimo che riesce a raggiungere tutto il mondo. Credo che i loro ritrasmettitori siano i più potenti del mondo. E che le spostino, la vedo un po’ dura. Il Vaticano dovrebbe acquisire altre aree e fare nuovi investimenti.

Rispetto al 2000 ci sono più strumenti normativi contro le emissioni illegali?
La legislazione è cambiata, ma molto in peggio. Presenta infatti una serie infinita di scappatoie, prevedendo tra l’altro solo sanzioni amministrative e non penali. Le misurazioni per accertare gli illeciti, per esempio, vengono fatte in modo contraddittorio. Viene considera la media dell’inquinamento delle onde elettromagnetiche, ma non si tengono in nessuna considerazione i picchi, che sono pericolosissimi. Una legge del genere sarebbe stato molto meglio non farla. Potrebbe aprirsi una questione giuridica. Vale a dire, se vengono accertati i danni alle persone, ma le emissioni rispettano i limiti della legge, cosa si fa?

Ora che la perizia ha dimostrato ilnesso, cambierà l’atteggiamento del Vaticano, secondo lei?
Il Vaticano finora si è dimostrato sempre poco aperto. Non so se cambierà qualcosa. Noi abbiamo impiegato molti anni a far partire il processo perché Radio Vaticana rifiutava di farsi giudicare.

Fonte: Terranews

sabato 17 luglio 2010

Inceneritore & verdure: quelle scarole all’ombra dei camini di Acerra


Sembra la campagna cinese, invece è Acerra. Braccianti in un campo: chini sulla terra, a raccogliere scarole e finocchi. Sullo sfondo le bocche fumarie, altissime, di un impianto industriale. Sembra l’immagine di un reportage dal Guandong, regione della Cina in cui convivono spalla a spalla contadini maoisti e fornaci turboindustriali. Ma quale Dragone: siamo ad Acerra, nel Napoletano. Negli scatti del reporter Gennaro Manzo, il contrasto - almeno visivo - c’è tutto: le attività del termovalorizzatore dei rifiuti campani, protette da militari come a Guantanamo, «convivono» con le coltivazioni di verdura, poi distribuita in tutta la regione e oltre.

(GUARDA LE FOTO DE IL CORRIERE)

Per carità, si tratterà pure di verdure e ortaggi sicurissimi e squisiti; del resto, a più riprese i tecnici, col premier Berlusconi in testa, hanno sempre rassicurato la popolazione acerrana e napoletana sulle basse emissioni di polveri sottili e altri agenti inquinanti (asserzioni però spesso confutate in questi anni da una serie di indagini, mai ufficiali). Però, detto questo, la visione delle immagini di Gennaro Manzo provocano, comunque, un piccolo brivido.
(Corriere Del Mezzogiorno)



Emergenza rifiuti, On. Bratti: la verità su Campania e Sicilia

venerdì 16 luglio 2010

Niente sangue, siete froci

Nell'anno 2008, secondo l'Istituto Superiore di Sanità, il virus dell'HIV si è trasmesso nel 44% dei casi attraverso un rapporto eterosessuale, e solo nel 24% dei casi attraverso un rapporto omosessuale. Eppure la lista degli ospedali che rifiutano il sangue dei donatori gay si allunga ogni giorno: l'ultimo in ordine di tempo è il centro trasfusionale del Gaetano Pini, a Milano.

Capito? Oltre a fare fuoco e fiamme per il gay pride, a picchiarli in mezzo alla strada un giorno sì e un giorno no, a rifiutarsi di dar loro un appartamento in affitto, adesso agli omosessuali impediscono pure di donare il sangue. Manca solo la deportazione, e poi siamo a posto.

giovedì 15 luglio 2010

Comicsxafrica: fumetti, arte e beneficenza per i bambini della Tanzania


Comicsxafrica, di scena nel parco termale di Telese Terme, nel beneventano, dal 15 al 18 luglio, è l’ormai classico appuntamento con i fumetti che “portano” l’acqua in Tanzania. Strana sensazione, sarà quella di passeggiare per la città immaginaria di Clarville, centro nevralgico delle avventure di Diabolik e della sua Jaguar nera che sfreccia per le strade illuminando l’intera città. Altrettanto avvincente sarà entrare nella mitica Bat Caverna dove Batman racchiude i suoi segreti. Due set mozzafiato, quindi, nel corso della quinta edizione della manifestazione. Ospite d’onore di questo progetto, il disegnatore britannico David Lloyd, autore del cult “V for Vendetta”, avuto poi grande successo al cinema con la firma dei fratelli Wachowski. Ci sarà anche Fabrizio Fiorentino, disegnatore di Batman, Giuseppe Ricciardi di Brendon, Antonio Bifulco di Spiderman, Pasquale Qualiano di She Hulk e molti altri. Tantissimi i protagonisti del mondo dell’arte, della musica e del grande schermo che sostengono il progetto: Ron, Niccolò Fabi, Tosca, Marina Rei, Fabrizio Moro, Pietra Montecorvino, Justine Mattera, Veronica Maya, Debora Caprioglio, Asia Argento, Claudio Santamaria, Sabrina Impacciatore, PierFrancesco Favino, Sal Da Vinci, Simona Cavallari, Cinzia Leone, Mariella Nava sono alcuni degli ospiti. In mostra tavole originali ed illustrazioni dei più noti disegnatori di fumetti italiani ed americani: grazie alla vendita di questi tesori, si raccoglieranno i fondi per la costruzione di un ospedale per i bambini in Tanzania.

COMICSXAFRICA 2010 – Io ci sto! E voi?

Per maggiori informazioni: www.comicsxafrica.org

Iniziativa segnalata da Antonia Chiodi
Articolo a cura di Giuseppe De Luca

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mercoledì 14 luglio 2010

Torino, nasce l'inceneritore ma nessuno ci fa caso

Qualche giorno fa a Grugliasco, alle porte di Torino, le autorità, contornate da un nutrito codazzo di giornalisti, hanno presenziato all’inaugurazione del cantiere per la costruzione del nuovo forno inceneritore del Gerbido, prima di recarsi tutti quanti al rinfresco, dove fra un pasticcino e un sorso di spumante si sarebbe potuto dare libero sfogo al compiacimento derivante dal “regalo” fatto alla città da parte della classe politica che l’amministra.

Ad assistere al penoso teatrino, oltre ai disinformatori di professione, solamente un centinaio di contestatori delusi, più che arrabbiati, il che in una città che con l’hinterland supera il milione di abitanti significa l’assoluta mancanza di qualsivoglia reazione da parte della cittadinanza.
In parole povere i torinesi ed i cittadini di Grugliasco, Beinasco, Orbassano, Rivalta e Rivoli, hanno ritenuto giusto non interessarsi del nuovo megainceneritore. L’inceneritore del Gerbido in compenso ha già iniziato ad interessarsi di loro, partendo dai portafogli, salassati per alcune centinaia di milioni di euro (cifra che continua ad aumentare progressivamente) necessarie per la costruzione, per arrivare alla loro salute che l’impianto metterà a repentaglio anche qualora continuino a restare voltati dall’altra parte....

Il megainceneritore brucerà 421.000 tonnellate di rifiuti/anno ma la capacità massima potrebbe arrivare a 579.000 tonnellate/anno, molti più di quanti la provincia sia in grado di produrne a fronte di una buona raccolta differenziata. Diffonderà nell’ambiente nanopolveri e polveri fini, unitamente a diossine, furani, idrocarburi policlici, acidi inorganici, ossido di carbonio, arsenico, berillio, cadmio, cromo, nickel, mercurio ed una miriade di altre sostanze (oltre 250) dalla ferale pericolosità. Dissiperà oltre un milione di metri cubi d’acqua l’anno destinati al suo sistema di raffreddamento, praticherà l’eutanasia del sistema di raccolta differenziata in città, necessitando di un’enorme quantità di rifiuti dall’alto potere calorifero che ne garantiscano il funzionamento, produrrà energia elettrica emettendo nell’atmosfera quantitativi di CO2 doppi rispetto ad una centrale a gas naturale di eguale potenza. Determinerà, come dimostrato da un’ampia letteratura di studi epidemiologici, l’incremento dell’incidenza di una lunghissima serie di patologie che vanno dai tumori di più svariato genere, alle leucemie, alle malattie cardiache e vascolari, passando attraverso le malformazioni fetali e la sterilità, all’interno di una zona che comprende larga parte della città e del suo hinterland.

I signori che hanno mangiato i pasticcini e bevuto il vino bianco sono perfettamente al corrente di tutto ciò, dal momento che hanno già destinato 30 milioni di euro ai comuni interessati dall’impianto, in qualità di compensazione per i danni che esso arrecherà. Danni che si leggono sotto forma di malattie, debitamente convertite in euro all’interno di apposite tabelline stilate per l’occasione, dove un infarto arriva a valere 3260 euro euro ed il decesso è stimato intorno ai 160.000 euro.

I cittadini con tutta probabilità non sono al corrente di nulla, anche perché né la classe politica, né gli scribacchini di professione hanno mai ritenuto giusto renderli edotti di tutto ciò. Anche perché tutti i partiti, da destra a sinistra, passando attraverso le varie frange dipinte di verde, hanno sempre sostenuto la costruzione del forno inceneritore senza tentennamenti di sorta. Anche perché tutto sommato informarsi e prendere coscienza dei problemi è un’operazione che comporta grande dispendio di tempo ed energie e rischia oltretutto d’indurre al cattivo umore, per cui una serata in poltrona dinanzi al grande fratello o alla pay tv è di gran lunga preferibile ad una conferenza sull’incenerimento.

Il megainceneritore del Gerbido una volta completato continuerà ad occuparsi di tutti loro, piccoli scampoli di umanità racchiusi all’interno delle tabelline d’incidenza delle patologie, ma loro troveranno mai il tempo di occuparsi del forno inceneritore e di quelle tabelline che li riguardano in prima persona?

martedì 13 luglio 2010

Anche l’Onu è di sinistra?

Anche l'Onu boccia la legge-bavaglio e non solo, chiede al governo di rivedere o addirittura sopprimere il discusso ddl intercettazioni ed annuncia una missione in Italia, nel 2011, per esaminare la situazione della libertà di stampa e il diritto alla libertà di espressione.

Frank La Rue
, relatore speciale sulla libertà di espressione delle Nazioni Unite, in un comunicato chiede al governo italiano di "abolire o modificare" il disegno di legge sulle intercettazioni perché "se adottato nella sua forma attuale può minare il godimento del diritto alla libertà di espressione in Italia".

E adesso? Che farà il governo? Beh una soluzione si troverà bisogna solo decidere se incontrarsi a palazzo Grazioli, ad Arcore o meglio ancora a casa di Bruno Vespa.

lunedì 12 luglio 2010

L’affare delle biomasse


Con appena 365 abitanti, Panettieri è il paese più piccolo della Calabria. Soltanto 14,7 chilometri quadrati di superficie, in provincia di Cosenza, nel comprensorio montano del Reventino. Qui, la BioEnergia investimenti spa ha pensato, forse proprio per la bassa densità della popolazione, di presentare un progetto per realizzare una centrale a biomasse da 14 MW di potenza. L’iter autorizzativo è fermo alle varie fasi della Conferenza dei servizi, ma avrebbe già incassato, in via del tutto informale, da un lato il benestare di alcuni esponenti del Comune di Panettieri e dall’altro la contrarietà delle amministrazioni limitrofe, come quella di Carlopoli.

Quanto basta per sollevare dubbi attorno ad un piano di fattibilità «riguardo alle reali possibilità di approvvigionamento del combustibile; al traffico dei pesanti mezzi usati per il trasporto; alle ingenti quantità d’acqua necessarie per il loro funzionamento; alle risorse naturalistiche e paesaggistiche dell’intero territorio; alle emissioni inquinanti rilasciate in atmosfera», come denuncia ormai da mesi il locale Comitato per il «no alla centrale a biomasse di Panettieri». Una centrale da circa 130mila tonnellate annue dichiarate di biomassa, non reperibili in loco, e che implicherebbe inoltre l’utilizzo di 200mila metri cubi all’anno di acqua, una risorsa intorno alla quale le multinazionali dell’energia e dei rifiuti sono intenzionate a creare un business.

Sembra non essere un caso che ad avanzare il progetto è una società per azioni, la BioEnergia investimenti, che opera nel settore avvalendosi della collaborazione della Onyx sarm spa della multinazionale francese Veolia, della Siram spa e della Dalkia international, altra società d’Oltralpe di Électricité de France (Edf), la maggiore azienda che produce e distribuisce energia in Francia (a maggioranza pubblica) e la stessa Veolia. Per la Provincia di Cosenza, si tratta di un impianto sovradimensionato - così come avviene in altre parti d’Italia e del Meridione - caratterizzato da improvvisazione, carenze progettuali e mancate richieste di autorizzazione alla realizzazione di pozzi e scarichi nel fiume, presumibilmente il Fego.

Come evidenziato nelle sue osservazioni. «Si tratta di progetti “copia e incolla”, presentati ovunque da diverse società, poi conseguentemente ridefiniti grazie ad amministratori compiacenti - denuncia Francesco Saccomanno, del Coordinamento nazionale Forum Ambientalista - che molte volte si portano dietro interessi criminali». Interessi, sovrastime, insostenibilità ambientale, difficoltà a smaltire i residui che derivano dall’incenerimento, anche perché in Calabria non esistono discariche per i rifiuti speciali. Infatti le ceneri degli impianti a biomasse, i cosiddetti rifiuti R10, potrebbero alimentare il giro dello smaltimento illecito, come già avvenuto nel crotonese - dove di centrali ce ne sono tre - o utilizzate per la costruzione di abitazioni e scuole.

L’inchiesta “Black Mountain”, che coinvolge la provincia di Crotone, racconta proprio questo. Lo sviluppo delle energie rinnovabili, insomma, si sta trasformando in una “black economy, poco green e molto economy”. Un modus operandi di lobby fatte di procacciatori d’affari e gruppi finanziari con alle spalle le spa dell’energia e dei rifiuti che fagocitano le categorie deboli locali, agricoltori e precari, diventate merce di scambio per l’attuazione di ricatti occupazionali. La convenienza delle biomasse dipende dagli aiuti di Stato e dagli incentivi pubblici già a partire dalla fase progettuale, essendo in molte zone inesistente un mercato locale del legno tale da alimentare grandi centrali, pur in presenza di estesi boschi in aree protette.

Il legno, quindi, viene importato. L’affermazione di Roberto Garavaglia, amministratore delegato di Euro energy group srl, è emblematica: «Le tariffe Cip6 ci permettono di incassare 20 milioni di euro all’anno che vanno a coprire esclusivamente il costo molto alto delle biomasse. La centrale di Cutro (20 MW) costerebbe 50 milioni di euro. Senza i contributi statali non sarebbe conveniente realizzarla (...) ora andiamo avanti altri 5 anni con gli incentivi, poi si vedrà». A meno che non si scelga la strada di bruciare Cdr, il combustibile da rifiuto. Quello di Panettieri è solo un caso.

Fonte: Terranews

domenica 11 luglio 2010

La Spagna è campione del mondo

Ricostruzione all’Aquila, il sindaco Cialente querela Stracquadanio (Pdl)

Il sindaco dell’Aquila e vice commissario per la ricostruzione, Massimo Cialente, ha annunciato la presentazione di una querela nei confronti del parlamentare del Pdl Giorgio Celio Stracquadanio per le parole pronunciate nel corso dell’intervento alla Camera dei Deputati nella seduta del 7 luglio scorso, in concomitanza con la manifestazione di protesta di circa cinquemila aquilani a Roma durante la quale vi furono scontri con la polizia.

Lo ha reso noto lo stesso sindaco in una conferenza stampa. Cialente si e’ presentato con gli atti parlamentari relativi al discorso dell’esponente del Pdl che ha attaccato il sindaco affermando che ”ha qualche interesse in gioco nella partita della non ricostruzione e poi cerca di scaricare questi interessi sul governo che lo ha nominato dall’inizio commissario straordinario”.

Il parlamentare del Pdl aveva anche attaccato gli aquilani per la protesta denunciando che la ricostruzione non puo’ essere fatta attraverso la manifestazione delle carriole e sottolineando che L’Aquila ”era una citta’ che stava morendo, indipendentemente dal terremoto, e che il terremoto ne ha certificato la morte civile”.

Per Cialente, l’esponente del Pdl ha detto sciocchezze e cose non vere, ”ma lo querelo per difendere la citta’ definita morente, cosa non vera perche’ L’Aquila, dopo una crisi industriale comune a molti altri centri, si stava rilanciando”. ”So che con l’immunita’ parlamentare non succederà nulla – ha continuato Cialente – ma querelerò Stracquadanio, il cui intervento dimostra a quali umiliazioni sono costretti gli aquilani e che cosa pensa il Pdl dei terremotati. Possono anche mandarmi via, ma sappiano che troveranno 40mila aquilani più arrabbiati di me”.

sabato 10 luglio 2010

Il senso delle parole

Di solito, attraverso il nostro pensiero, associamo determinate immagini a precise e adeguate parole, e viceversa. Esiste quindi, da sempre, una sorta di corrispondenza tra immagini e parole che si traducono nell'espressione di un pensiero. Questa corrispondenza è però possibile solo attribuendo ad ogni parola il suo preciso significato e ancora, oggi di nuovo, mi ritrovo a citare Orwell e a trarre spunto dalla sua opera “1984”, dove il Big Brother e il Partito cercano di svuotare completamente il significato delle parole per riuscire ad interrompere il pensiero, utilizzando la cosiddetta “neolingua”. Orwell ci proietta in una dimensione in cui, portando all'estremo questo meccanismo, ad un'immagine non corrisponde più la parola esatta con il suo corretto significato per far sì che quando si vorrà esprimere un pensiero, mancheranno proprio le parole per poterlo fare.

Dove voglio arrivare? Beh, oggi intravedo, seppur in controluce, questo “sventramento” del significato e del senso delle parole, ne ha già parlato a tal proposito lo scrittore barese Gianrico Carofiglio: dobbiamo riappropriarci del significato delle parole, anche se non ci siamo ancora resi conto di averlo perso. Parole come “amore” e “odio” sono state completamente ribaltate per esempio, ed è ovvio che la politica ha un ruolo di grande responsabilità in tutto questo. Oppure, la parola “democrazia”, spesso abusata (la ascoltiamo in continuazione) ma mai effettivamente concretizzata, almeno neglio ultimi 10 anni, qui in Italia. Chi sa davvero cosa significa la parola “democrazia” e quali sono i “diritti” ma soprattutto i “doveri” che essa comporta? E ancora, la parola “rispetto”, spesso confusa con la parola “tolleranza”, hanno significati totalmente diversi. Così come la parola “cittadino”, depauperata del suo “status” etico riposto all'interno di ogni persona che appartiene ad uno Stato. E anche quest'ultima parola: “Stato”, non abbiamo mai capito fino in fondo questo participio passato, l'abbiamo sempre visto come un qualcosa di alto, solenne e distaccato da noi, un ente lontano anni luce e intoccabile, di cui pochi conoscono il vero significato. Le parole “ladro”, “guardia”, a volte attribuite alle persone sbagliate. E poi ci sono quelle “belle parole”, che spesso la gente, i politici e i giornalisti usano per riempirsi la bocca, senza effettivamente sentire i brividi e il “peso” di ciò che stanno dicendo: “Princìpi”, “Valori”, “Libertà”, questi paroloni acquistati con i punti della benzina, senza mai spiegare effettivamente cosa una libertà o un principio implicano in uno “Stato democratico”.

Ricostruire le parole diventa quindi fondamentale per ricostrure il pensiero, per ricollegare quei fili culturali sconnessi, che alimentano l'indifferenza civile, la peggiore delle malattie. Allora spiegateci, oggi, anche la parola “Repubblica” che dovrebbe voler dire “cosa pubblica”, “cosa di tutti” e invece sembra che qualcuno l'abbia intesa come “cosa nostra” ma in un altro senso, specialmente a ben vedere i nostri politici, mi pare proprio che la “Repubblica” sia “Cosa Nostra”. E infine dovrebbero prima spiegarci e poi dimostrarci con i fatti, il senso più intimo di una parola che invece non usiamo più: verità”. A voi la parola.


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Mobbing tra i carabinieri: il caso del Maresciallo Antonio Cautillo


Prima di leggere l'articolo cliccate sui seguenti link per approfondire questa vicenda:

http://www.crimeblog.it/post/3816/mobbing-tra-i-carabinieri-il-caso-del-
maresciallo-antonio-cautillo


http://www.articolo21.org/191/notizia/mobbing-il-caso-del-maresciallo-cautillo.
html


Breve significativa tele-intervista
http://www.radioradicale.it/scheda/305472/cittadini-in-divisa


L'insolita situazione lo vede di continuo "inquisito" in un imbarazzante vuoto morale e politico:

- per 7 volte é stato ingiustamente trascinato in un’aula di Tribunale, sempre mandato assolto, sempre é riuscito a dimostrare l'estraneità alle accuse mossegli, crudo dato di fatto che fà riflettere;

- nel corso della vigente legislatura sono stati chiesti chiarimenti al Ministro della Difesa, con ben 6 interrogazioni parlamentari "a risposta scritta", sia alla Camera che al Senato ma tutte, ad oggi, sono rimaste senza risposta;

- ha presentato per difendere la dignità professionale ed il proprio posto di lavoro n.18 istanze per conferire col Ministro della Difesa (entrando - suo malgrado - nel guinness dei primati nessun militare di nessuna forza armata aveva, in precedenza, mai resistito tanto nel difendere i suoi diritti, per un imbarazzante vuoto istituzionale), allo scopo di ottenere il riesame in autotutela delle illegittime discriminazioni (punizioni, trasferimenti d'autorità, denunce penali, dall'esito favorevole) – ma tutte, ad oggi, sono rimaste senza risposta;

-sul caso “pendono” inoltre ben n.10 ricorsi nanti TAR Sardegna,
adito per tutelare i propri diritti;

- in ultimo, non avendo risposte da nessuno, ma perdurando il mobbing, si é rivolto alla competente A.G., con il deposito di 17 querele.

Da uomo delle Istituzioni, confidando in esse si é rivolto alle medesime ma non ha avuto risposte, nemmeno denegative (che pur gli spetterebbero per diritto): il nulla.

Ministro La Russa, di origini siciliane, dovrebbe sapere che in questi casi il silenzio non é d'oro: dica qualcosa, anche di destra ma risponda, nell'attesa, sinora vana, faccio conoscere a tutti questo scandalo.

Antonio Cautillo

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venerdì 9 luglio 2010

Oggi sciopero contro la legge bavaglio

Oggi, venerdì 9 luglio, è la giornata del silenzio della Rete contro il DDL sulle intercettazioni, chiamato anche "Legge Bavaglio". Questa legge, come sappiamo, pone delle gravissime restrizioni alla Giustizia, all'informazione e ai siti web, in particolare ai Blog. All'appello hanno aderito un centinaio di adesioni, tra giornali on line e Blogger, ed è stato promosso da Lettera 22, Reporter Senza Rete e Articolo 21 in collaborazione con la FNSI. Informare è un dovere aderisce allo sciopero.

giovedì 8 luglio 2010

Stracquadanio (Pdl): “Gli aquilani sono incontentabili”

Non sono bastati i manganelli. Adesso sui cittadini dell’Aquila che oggi hanno manifestato a Roma piovono le dichiarazioni dei colonnelli del Pdl. Ne abbiamo selezionato una. Secondo il parlamentare del Pdl Giorgio Stracquadanio gli aquilani sono incontentabili”. Lo ha riferito il deputato del Pd Giovanni Lolli che ha avuto una vivace discussione con il collega. “Gli ho replicato”, ha detto Lolli, “che gli aquilani manifestano legittimamente e gli ho spiegato il senso della manifestazione di oggi”.

mercoledì 7 luglio 2010

Protesta pacifica degli aquilani a Roma. Manganellate ai manifestanti

L'Aquila versa in una situazione critica. Gli aquilani esasperati oggi pomeriggio sono giunti a Roma in migliaia. Volevano protestare davanti al Parlamento perché dal primo luglio hanno ricominciato a pagare le tasse. Due blindati dei carabinieri hanno chiuso l'accesso a via del Corso da piazza Venezia ma un gruppo, un centinaio di persone, ha cercato lo stesso di superare lo sbarramento ed è entrato in contatto con le forze di polizia. Tafferugli e spintoni, tre feriti, ma nessuno è riuscito a superare la barriera delle forze di polizia che sono schierate in assetto antisommossa. A riportare la calma ha pensato il sindaco dell'Aquila Cialente, che è riuscito a convincere i più agitati a fare qualche passo indietro e a tornare a piazza Venezia. Ma negli scontri ha preso delle manganellate. E lo stesso è toccato a 3 persone che facevano parte del servizio d'ordine del corteo.

martedì 6 luglio 2010

Alla Sapienza al via gli esami notturni


Clima rovente all'Università La Sapienza di Roma, non solo per le alte temperature estive. Contro i tagli del governo, i docenti di alcune facoltà hanno scelto una particolare forma di protesta, stabilendo in primis il blocco degli esami e poi decidendo che le prove di luglio alla Facoltà di Lettere si svolgeranno nelle ore notturne. A partire dalla prossima settimana, molti appelli si svolgeranno dalle 21 alle 5 del mattino, a lume di candela. La consolazione è che almeno si sta freschi, ma a parte la battuta è molto triste e delicata questa situazione che si sta delineando. Si rischia il blocco anche per tutto il mese di luglio. "Contro il buio che i tagli del governo vogliono far calare sulla ricerca e la didattica l'Università la Sapienza di Roma si illumina di notte". Questo è lo slogan deciso da diversi docenti.

lunedì 5 luglio 2010

Taranto: disastro ambientale, indagati i vertici Ilva


Svolta nelle indagini sulle emissioni di diossina da parte dello stabilimento Ilva di Taranto. La procura della città ha iscritto nel registro degli indagati quattro persone. Si tratta di Emilio e Nicola Riva, rispettivamente padre e figlio (il primo ha passato al secondo la presidenza dell’Ilva lo scorso 19 maggio), Luigi Capogrosso, direttore dello stabilimento, e Angelo Cavallo, responsabile del reparto Agglomerato 2. L’accusa è di disastro ambientale. La decisione della magistratura appare come una diretta conseguenza dell’ispezione giudiziale effettuata nello stabilimento siderurgico lo scorso marzo. Il sopralluogo era finalizzato al controllo dello stato dell’impianto di agglomerazione 2. L’obiettivo era verificare la correttezza delle procedure sulla gestione delle polveri abbattute dagli elettrofiltri in fase di produzione, trattamento, deposito, stoccaggio e smaltimento. Obiettivo ulteriore era l’eventuale individuazione di possibili fonti di diossina, dei soggetti responsabili dei settori interessati e di possibili fonti attive di Pcb, i Policlorobifenili. Il capo della Procura jonica Franco Sebastio ed il sostituto Mariano Buccoliero, titolari dell’inchiesta, hanno chiesto di blindare l’accusa con un incidente probatorio nell’ambito di un accertamento tecnico irripetibile, ovvero una superperizia per identificare una volta per tutte qual è la fabbrica di veleni che produce diossine e pcb in quantità pericolosa per la salute pubblica. Da mesi, da parte di associazioni cittadine ed ambientaliste, si erano sollevati cori di protesta per le incredibili nuvole di fumo, visibili perfino da diversi chilometri, che in particolare di notte si sono alzate dalle ciminiere. Rilievi tecnici curati per l’Arpa, inoltre, avevano scatenato l’allarme dei pcb, composti cancerogeni banditi già dagli anni ’70, prodotti non dalla combustione, come la diossina, bensì utilizzati nei trasformatori elettrici. Nelle scorse settimane, per limitare l’inquinamento cittadino, il sindaco Ippazio Stefàno aveva ordinato all’Ilva di predisporre entro 30 giorni un piano di ottimizzazione degli impianti, secondo le migliori tecniche disponibili (Bat).

La decisione di Stefàno seguiva la diffusione dei risultati dell’indagine compiuta dall’Arpa Puglia, da cui emergeva come le cokerie contribuiscano al 99% all’inquinamento da benzoapirene al quartiere Tamburi. Inoltre, si rileva dai dati dell’Arpa, nel 2009 è stato costantemente superato il valore obiettivo, relativo alle emissioni di benzoapirene, di un nanogrammo per metro cubo d’aria. Scrive l’Arpa: «All’interno delle sorgenti di Ipa (Idrocarburi Policiclici Aromatici) dello stabilimento siderurgico, la più rilevante risulta la cokeria, con percentuali rispettivamente del 79,7 (per gli Ipa totali) e del 98,5 (per il benzo(a) pirene)». L’incidenza del traffico è solo dello 0,02% nel quartiere Tamburi. Secondo i calcoli dell’Agenzia, «il bilancio emissivo per l’anno 2009 conferma il predominante apporto dello stabilimento siderurgico alle emissioni in atmosfera di Ipa nell’area di Taranto in misura tale che nessuna delle sorgenti considerate diverse dall’Ilva raggiunge, comunque, lo 0,1% del totale, mentre molte sorgenti risultano di vari ordini di grandezza inferiori». Pcb, diossine e furani sono sostanze classificate come inquinanti persistenti (POPs), molto resistenti alla decomposizione e permangono nell’ambiente per diversi anni.

Tali sostanze, oltre a provocare danni immediati alla salute, una volta riversate nell’ambiente, non essendo biodegradabili, stratificano nei terreni (e vi permangono fino a 20 anni), compromettendo l’ecosistema ed entrando nella catena alimentare. Come, peraltro, dimostrano i risultati di una ricerca condotta dal Fondo antidiossina guidato da Fabio Matacchiera, che ha rilevato presenza di diossine e pcb nelle lumache raccolte «in un terreno agricolo tra Statte e il quartiere Tamburi ». Proprio a ridosso della zona industriale. (Vincenzo Mulè, Terra)

Taranto, l’Ilva e le ciminiere della diossina: abbattute 1500 pecore in Puglia

domenica 4 luglio 2010

I pedaggi dell'Anas e il federalismo degli sprechi


Nonostante le roboanti promesse di “non mettere le mani nelle tasche degli italiani” e la pressione fiscale alle stelle, il ministro Tremonti ha aumentato le tariffe autostradali. Si tratta di una maggiorazione di 1 e 2 euro che i cittadini pagheranno ai caselli dei concessionari, ma solo per la percorrenza effettuata sui raccordi in gestione diretta Anas.

Tremonti, quindi, ha istituito un’altra tassa, di tutte la più odiosa. I pedaggi, infatti, rappresentano una vera e propria tassa occulta a carattere regressivo perché essa non colpisce, in modo selettivo, i più ricchi, ma in modo indifferenziato quelli che prendono le auto, magari i semplici pendolari. Tutti i pedaggi autostradali, d’altronde, in Italia, rappresentano, da sempre, una rendita completamente slegata dai costi di gestione e manutenzione delle reti autostradali. Questo perché, quando le autostrade appartenevano ad Iri, lo Stato legittimamente ricavava dai pedaggi una rendita monopolistica con la quale pagare il nostro welfare. Dopo la cessione della rete ai privati, le pressioni dei poteri forti hanno “congelato” la questione, garantendosi quelle lucrose rendite. In realtà, lo Stato - stretto fra le lobby - le ha cercate tutte per ridurre questo vitalizio degli italiani a favore dei grandi gruppi concessionari: dal price cap, alla Convenzione unica. Ma, in un modo o in un altro, la situazione non è cambiata. Non si tratta solo di favori di questo o quel governo al tal gruppo industriale.

Nel settore autostradale si è realizzata una perniciosa collusione fra gli interessi dei concessionari, dell’Anas (cioè dello Stato) e degli Enti locali a battere cassa a danno dei cittadini. Tutti questi soggetti, infatti, si associano per fare i lavori sulle tratte, e il sistema di mediazione degli interessi si basa sul consensus. Il paradosso è che l’Anas, oggi spa pubblica, è sia controllore che controllato: per quel che riguarda le opere pubbliche, mentre l’Anas-appaltante dovrebbe preferire l’offerta più bassa, l’Anas-appaltata sceglierà l’offerta per la propria massimizzazione dell’utile.

La mossa di Tremonti, allora, è particolarmente pericolosa in vista del nuovo step di federalismo che il governo vuole realizzare: il federalismo delle infrastrutture. Ovvero la cessione delle reti direttamente alle Regioni interessate. Se il governo, infatti, non risolve il problema delle concessioni autostradali sul piano nazionale, questa gioiosa macchina per fare soldi finirà nelle mani proprio di quelle Regioni che, oggi, lamentano di trovarsi senza soldi: esponendole alla forte tentazione di utilizzare i pedaggi, ancora una volta, per battere cassa. Laboratorio di questo progetto è stata la Lombardia dove opera la Cal, creatura di Roberto Formigoni, di proprietà dell’Anas e di una spa controllata dalla Regione Lombardia, la Infrastrutture Lombarde.

Infatti, da quando Cal è subentrata ad Anas come soggetto concedente della BreBeMi spa, società partecipata da Province, associazioni industriali e Intesa Sanpaolo, c’è stato un aumento dei costi gestionali a vantaggio di BreBeMi pari addirittura al 300%. In questa collusione fra interessi del pubblico - con ripartizione dei proventi fra i diversi livelli di governance - e privati, gli unici interessi che non vengono ascoltati sono quelli dei consumatori. Con il paradosso il federalismo tremontiano non taglia i costi, ma gli aumenta.

Fonte: Terranews