sabato 29 maggio 2010

Agricoltura biologica, aumentano i consumi


Il settore dei prodotti alimentari biologici prende il largo, occupando sempre più spazio sulla tavola degli italiani e dei consumatori europei. Secondo il Rapporto Eurispes, sul fronte "bio", l’Italia fattura 1,87 miliardi di euro. Non sembrerebbe quasi più un settore di nicchia, se non fosse per il fatto che la spesa bio è ancora condizionata dalla variabile prezzo. Il prodotto bio è ancora considerato costoso rispetto al prodotto convenzionale, ma la scelta di acquisto è condizionata anche dalla ricerca di prodotti ogm free e da ragioni di salute.

Per questi motivi, sempre più consumatori escogitano il modo per non rinunciare al biologico senza alleggerire troppo il portafoglio. A parte la filiera corta, infatti, sono i gruppi di acquisto solidale (Gas) e la vendita diretta a far pulsare fortemente le vendite del biologico attraverso l’acquisto delle cassette o “cassettoni” di frutta e verdura bio e di stagione, che ogni settimana sono composte dai contadini e consegnate nei punti di smercio direttamente ai consumatori associati alla rete dei Gas.

Secondo le stime del Rapporto BioBank 2010, dal 2007 al 2009 in Italia i Gruppi d'acquisto solidale sono cresciuti del 68%, passando dai 356 del 2007 ai 598 del 2009; le aziende con vendita diretta segnano +32% (da 1.645 a 2.176); ma sono in crescita anche i ristoranti (+31%), le mese scolastiche biologiche (+23%) e gli agriturismi (+22%).

Il consumo di prodotti biologici resiste alla crisi, anche grazie ai piccoli produttori biologici che continuano ad investire nel biologico affrontando a denti stretti la crisi e dando così un’ampia diffusione a questo modello agricolo, che non solo fornisce un valore aggiunto e distintivo alle produzioni nazionali, ma tutela l’ambiente e in primis la biodiversità.

Nell’agricoltura biologica, c’è qualcosa di più: si ritrova l’essenza di un modello agricolo multifunzionale, che cioè amplia le funzioni dell’Agricoltura, affidandole ruoli sociali ed economici, e non soltanto quelli legati alla mera produzione di materie prime. Si tratta di un metodo di produzione, ambientalmente sostenibile, che produce positività nella lotta ai cambiamenti climatici e nella tutela degli agroecosistemi ogm-free, per questo dovrebbe essere sostenuto molto di più da politiche agricole innovative.

L’agricoltura biologica, infatti, sta dimostrando di avere grandi potenzialità anche nel recupero e nel rilancio economico dei territori, delle loro culture e tradizioni. Si ampliano le filiere del biologico italiano, ad esempio con la produzione dell’avocado siciliano (varietà Hass) prodotto in provincia di Caltanissetta e che è sbarcato sui mercati europei, mentre nella zona del Cilento continua a crescere il Bio - distretto europeo.

Situato all’interno dell’area del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano, occupa una superificie di circa 3.200 kmq e coinvolge ben 95 comuni, tra cui Paestum, Velia e Padula. È un luogo dove l’investimento nell’agricoltura biologica ha messo insieme produttori, consumatori, operatori turistici e gruppi di acquisto solidale, affidando all’Agricoltura un ruolo trasversale. Il Bio - distretto del Cilento mette in rete 350 aziende biologiche, ed è coordinato dall’Aiab Campania, Associazione italiana per l’agricoltura biologica, che ha concretizzato il grande lavoro svolto per anni da associazioni, amministrazioni pubbliche, operatori agricoli e turistici, dando vita a un vero e proprio laboratorio permanente di idee e iniziative ad alto profilo culturale, che punta ad uno sviluppo etico, equo e solidale del territorio cilentano, fondato sul modello biologico.

Buone pratiche come questa dimostrano che l’agricoltura può svolgere un ruolo importante nel rilancio dei territori e delle piccole economie locali e pertanto anche nella creazione di posti di lavoro qualificato per le nuove generazioni. È su questi criteri che l’attività agricola dovrebbe essere sostenuta: non solo la capacità di produzione, ma anche l’adozione di pratiche agronomiche sostenibile e orientate alla tutela della biodiversità, alla valorizzazione dei territori e delle loro culture, la lotta ai cambiamenti climatici e, non ultimo, un contributo concreto per la creazione di nuovi posti di lavoro qualificato per le giovani generazioni.

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