mercoledì 10 febbraio 2010

Le mani dell’ecomafia sull’affare bonifiche

“Se la movimentazione dei rifiuti prodotti dalle bonifiche dei siti industriali contaminati va ad aumentare il lucroso business delle ecomafie, è evidente la necessità di rivedere i meccanismi di gestione delle operazioni di recupero dei territori. Che senso ha intraprendere la bonifica di un sito se quei materiali vanno poi a finire nel nulla, aumentando la famosa montagna di rifiuti speciali che sfugge sistematicamente ai controlli per andare regolarmente ad intossicare un altro luogo?”

Così Sebastiano Venneri, il vicepresidente di Legambiente, commenta la notizia della vasta operazione condotta in molte regioni contro i trafficanti di rifiuti che ha portato oggi a numerosi arresti.

La normativa attuale sulla bonifica dei siti inquinati privilegia il trattamento sul posto per evitare la movimentazione dei rifiuti e lo smaltimento in siti distanti. In Italia invece, molte delle bonifiche (sia dei 57 siti nazionali che delle centinaia dei siti locali), continuano a prevedere spostamenti sostanziosi e difficilmente controllabili con il rischio concreto di contribuire a quell’enorme business illegale che soffoca e intossica il nostro paese.

Nonostante la crisi il business dei rifiuti continua infatti ad accrescere il suo fatturato: se nel 2007 il bottino della “Rifiuti spa” ammontava a 4 miliardi e mezzo di euro, nel 2008 la cifra ha superato i 7 miliardi. Sempre nel corso del 2008 sono state 3.911 le infrazioni (nel ciclo dei rifiuti) in Italia accertate dalle Forze dell’Ordine. 137 sono state le persone arrestate mentre ben 4.591 sono state quelle denunciate per un totale di 2.406 sequestri.

Ci congratuliamo con il Noe per l’esito della complicata operazione – ha concluso Venneri – e ribadiamo che per contrastare efficacemente il traffico dei rifiuti c’è bisogno di molti e diversi strumenti: dell’uso delle intercettazioni telefoniche e dell’introduzione dei delitti ambientali nel Codice penale, ma anche di una modalità alternativa di risanamento dei siti inquinati. Così come avviene, per esempio, negli Stati Uniti con il Superfund (fondo nazionale per le bonifiche dei siti orfani) istituito già nel 1980”.

Fonte: Terranauta

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