sabato 27 febbraio 2010

Cresce la speranza di pace per il Darfur. Tre milioni di profughi attendono di rientrare


A sette anni dall'inizio del genocidio nel Darfur, l'armistizio siglato tra i maggiori partiti in conflitto fa crescere la speranza di pace nel Sudan occidentale. Ora però la comunità internazionale non può accontentarsi della tregua ma deve impegnarsi affinché i circa tre milioni di profughi del Darfur possano tornare nei loro villaggi attualmente ancora distrutti. La messa in fuga della popolazione durante il genocidio è un crimine che la comunità internazionale non può e non deve più accettare.

Domenica scorsa il governo sudanese e il Movimento per la libertà del Darfur JEM (Justice and Equality Movement), che è il movimento militarmente più significativo, si sono accordati per un'immediata tregua e per la partecipazione dello JEM ai trattati di pace a Doha (Qatar).

Circa 2,7 milioni di profughi provenienti dal Darfur vivono in campi profughi situati nel Sudan occidentale e altri 300.000 hanno cercato accoglienza nel vicino Ciad. Nei campi profughi regna la disperazione dovuta anche alla completa mancanza di speranza per un ritorno pacifico nei villaggi d'origine. La comunità internazionale deve impegnarsi affinché durante le trattative di pace la ricerca di una soluzione per il destino dei profughi risulti prioritaria rispetto alle discussioni sulla distribuzione del potere.

Circa sette anni fa, il 26 febbraio 2003, il conflitto del Darfur, che da tempo andava intensificandosi, raggiunse un nuovo apice con l'attacco di 300 guerriglieri alla città di Golu e l'uccisione di soldati dell'esercito sudanese. Il governo decise la repressione militare della rivolta e cominciò ad armare dei gruppi arabi presenti già a partire dagli anni '80 e conosciuti poi come milizie Janjaweed. Composte da banditi, ex-soldati e giovani disoccupati provenienti da piccole popolazioni arabe, le milizie Janjaweed raggiunsero una triste fama per le brutali aggressioni alla popolazione civile. Ma tuttora le milizie Janjaweed si rendono responsabili di crimini contro i profughi e di attacchi ai campi profughi. Solo lo scorso 10 febbraio le milizie Janjaweed hanno attaccato dei campi profughi nelle vicinanze della città di Kass nel Darfur meridionale. Durante l'aggressione molte capanne sono state saccheggiate e bruciate, due persone sono state uccise e almeno altre dieci ferite.

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