giovedì 24 dicembre 2009

Ecco la disfatta delle Fs

Treni che si fermano, 190 minuti di ritardo, quando va bene. Treni soppressi, pendolari abbandonati a se stessi e passeggeri dell’alta velocità che si ritrovano a vedere alta solo la pressione. Un disastro del genere dopo che solo pochi giorni fa era stato eseguito l’ennesimo aumento del 10 per cento su molte tratte. Sono bastati tre giorni di neve e gelate per archiviare definitivamente la suggestione dell’alta velocità, «di questa Italia che corre su treni bellissimi con nomi fantascientifici, come Freccia Rossa e Freccia Argento», racconta Ezio Gallori, storico sindacalista dei ferrovieri. «Sono passato da poco da Bologna e ci sono treni con tre ore di ritardo – prosegue Gallori -. Se questa è una roba da Paese civile. Hanno deciso di dividere in due le ferrovie e i treni e le tipologie di offerta. Da un lato hanno investito tutto sulla velocità, solo per una questione di marketing, dall’altro hanno svuotato di valori quelli che erano i principi base che tenevano in piedi le ferrovie italiane: sicurezza, regolarità e socialità. Certo, anche questo aspetto. Treni che corrono ai livelli europei, e contemporaneamente pendolari e trasporto delle merci abbandonati. Quello che è avvenuto in questi giorni non è un inconveniente grave ma affrontabile, è una disfatta».

Intanto l’ondata di maltempo che ha colpito l’Italia non accenna a diminuire e il dipartimento della Protezione civile rinnova l’invito fatto lunedì scorso a muoversi in auto solo se strettamente necessario e a informarsi prima di andare in aeroporti e stazioni. Intanto ieri la situazione, secondo Fs, è stata critica e con ogni probabilità i disagi si prolungheranno anche oggi. Epicentro della crisi il nodo di Bologna. Consistenti i ritardi degli Eurostar da Milano, oscillanti da 95 a 150 fino a un massimo di 190 minuti. Fs ha descritto la situazione delle linee in Emilia Romagna nel primo pomeriggio di ieri con ritardi medi fra i 30 e i 60 minuti ma, questo ha dichiarato la direzione dell’azienda, tutte le linee sono aperte. Le punte di maggior ritardo si registrano comunque da Lombardia e in Veneto e hanno riguardato in particolare treni in arrivo da Milano e Bolzano con punte fra le 3 ore e l’ora e mezzo.

«Oltre che a essere stata progettata male in partenza – dichiara Edoardo Zanchini di Legambiente – la coincidenza con i nuovi orari dell’alta velocità con l’ondata di maltempo sembra segnalare quello che era già un nostro sospetto. Ovvero che la gestione delle tratte ad alta velocità è ancora cantieristica e che quindi non c’è stato quel passaggio a regime che avrebbe consentito di reggere meglio l’impatto. Poi le tratte ad alta velocità si integrano con tratte tradizionali, antiquate. Ed è probabilmente nei passaggi fra un binario e l’altro che si sono verificati i problemi. Questo avviene, di solito, quando i treni entrano nelle aree urbane». Ma c’è anche il dato, questo soprattutto per quanto riguarda l’assistenza ai passeggeri, che ormai le Fs non sono da anni un unico corpo progettuale e gestionale, ma un insieme di aziende fra loro sconnesse e messe in relazione esclusivamente da contratti economici. Sistema che crolla, proprio per la sua fragilità, appena il sistema entra in crisi soprattutto davanti a eventi definiti eccezionali. «Che eccezionali non sono si inalbera Gallori – perché la neve, il gelo, la pioggia e la nebbia sono eventi naturali. Perché negli altri Paesi europei la situazione è stata affrontata e portata a standard accettabili in poche ore? Perché lì si è investito sugli uomini e sulle tecnologie, e non solo sul marketing».

E mentre il sistema ferroviario italiano collassa con la prima neve dell’inverno, si apprende, lo comunicano i Verdi con una nota, che le Ferrovie dello Stato stanno partecipando a una gara per costruire le ferrovie degli Emirati Arabi. Di sicuro, lì, la neve non c’è.

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