domenica 27 dicembre 2009

Abruzzo. Più di ventimila terremotati fuori casa. E Berlusconi parla di “miracolo”


Se ne vanno le telecamere di Rai e Mediaset. Hanno assolto al loro compito: quello, vergognoso, di imbrogliare le popolazioni abruzzesi e tutti i telespettatori italiani. Berlusconi, dalla convalescenza di Arcore, ha parlato via telefono e con gli inviati dei telegiornali e dei giornali radio, ha fatto diffondere messaggi. ‘In Abruzzo è tutto risolto, la gente è contenta, vivono in case di lusso, c’è anche lo spumante offerto dalla ditta Berlusconi e company’. Il più bravo propalatore di menzogne è stato senza dubbio Emilio Fede. Lui non ci ha pensato due volte a fare intervistare solo alcuni terremotati che avevano avuto una casa. Certo che erano felici.

Il buon Emilio ha rivolto anche un rimbrotto, benevolo essendo in clima natalizio, nei confronti di chi si esercita il “pessimismo e il disfattismo”, come dice il suo capo. Qui siamo in presenza del “miracolo” fatto da Berlusconi e dal suo governo e voi vi esercitate nella critica. Miscredenti!

Il Tg3, certo poteva fare di più, perlomeno ha mandato un inviato che si è affidato ad una guida locale per far vedere che le cose non stanno e se come dicono il premier e i suoi cortigiani “l’emergenza è finita”. Ma non è così: i fatti parlano chiaro come ci racconta Gianni De Cesaris segretario regionale del Cgil abruzzese. “Certo, che non c’è più gente sotto le tende. Vorrei vedere che ad otto mesi di distanza dal sisma, con il freddo, il gelo, la pioggia, non si fosse ancora provveduto a trovare un riparo che non sia una tenda. Ma l’emergenza è ben lontano dal finire. Ci sono migliaia e migliaia di persone che non hanno una casa. Non solo. Il progetto casa messo a punto è largamente insufficiente. Si parla di mettere in cantiere nuovi moduli rinnovati mobili. Ancora niente di definitivo.” Il quotidiano abruzzese 'Il Centro' pubblica dei numeri da brivido: in alberghi sono ospitate 11.185 persone, 7.292 in case private,1550 nelle caserme. Il progetto casa prevede la costruzione di 4.600 appartamenti che dovrebbero accogliere 17.000 persone. Fino ad oggi hanno trovato alloggio solo 6.735 persone. Questo sarebbe il “miracolo” propagandato da imbonitori di infimo livello in cui si sono appecorati dei cosiddetti giornalisti. “Ma c’è di più – sottolinea De Cesari – in base ai criteri sui quali si sono formate le graduatorie dando la precedenza a chi aveva per esempio figli in età scolare, è accaduto che gli anziani, soli, sono rimasti fuori, sradicati dai luoghi della loto vita. In questi mesi, e non è un caso, è aumentata la mortalità”. Naturalmente il capo del governo in convalescenza nei suoi messaggi si guarda bene dal parlare della situazione economica. Il segretario della Cgil abruzzese cita alcuni dati che meglio di ogni parola danno il senso della drammaticità della situazione. Nel mese di novembre per quanto riguarda la cassa integrazione si è registrato il secondo peggior dato dal momento del terremoto con 3.7 milioni di ore di Cig, di cui ben 1,8 milioni all’Aquila. In sei mesi nella regione sono stati persi 34 mila posti di lavoro. “E quando finirà la cassa integrazione – si chiede De Cesari – quale il destino di migliaia e migliaia di famiglie di lavoratori? Un’incognita. Come del resto tutto è un incognita”. Le telecamere Rai e Mediaset non hanno fatto vedere le macerie dell’Aquila, “una città che sembra morta, senza vita, senza rumori, senza luce. Finché questa sarà la situazione non finirà l’emergenza – prosegue De Cesari – perché qui c’è il cuore, oltre alla storia, della nostra Regione. Siamo davvero all’assurdo. Fino a qualche tempo fa – racconta – potevo entrare in casa mia una volta alla settimana per prendere cose, oggetti, insomma almeno vederla. Ora posso visitarla una volta ogni quindici giorni. Invece di migliorare la situazione peggiorata”.

Non solo: non c’è un progetto, non si conosce quale destino, quale segno si vorrà dare alla ricostruzione. “Perlomeno – dice – si potesse conoscere la data d’inizio dei lavori. Niente. L’Aquila è la città del silenzio”.

Fonte: Dazebao

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