giovedì 19 novembre 2009

Fini. Nuovo fronte di scontro nel Pdl sul voto agli immigrati


Si apre un nuovo fronte di scontro nella maggioranza: il diritto di voto agli immigrati per le elezioni comunali. La proposta di legge è stata presentata da esponenti del Pd (Walter Veltroni e Salvatore Vassallo), del Pdl di ala finiana (Flavia Perina e Fabio Granata), oltre che da Leoluca Orlando (Idv) e Roberto Rao (Udc). La risposta di Umberto Bossi su questo punto è stata, come sempre, a metà fra il raffinato e l’intellettuale: «Noi restiamo della nostra idea: gli immigrati devono essere mandati a casa loro. Non c'è lavoro nemmeno per noi». Immediata la replica di Fini: «E' una battuta liquidatoria, un'anatema, ma non risolve il problema. Gli immigrati in Italia oggi sono 4 milioni, ma il fenomeno è destinato ad aumentare. Tocca quindi alla politicamettere in campo misure di lunga durata. Non farlo significa accendere delle mine sul cammino della nostra società».

Anche il capo dei deputati del Pdl Fabrizio Cicchitto ha stigmatizzato l’iniziativa: «È inaccettabile che su un tema così delicato quale quello riguardante il tema della concessione del voto alle elezioni amministrative agli immigrati residenti in Italia da cinque anni alcuni colleghi appartenenti al gruppo del PDL abbiano preso l'iniziativa di presentare un disegno di legge firmato con esponenti di tutti i gruppi dell'opposizione, senza che la presidenza del gruppo sia stata minimante interpellata e tenendo conto che questa proposta non è contenuta nel programma di governo». «Se è per questo – ha dichiarato Fabio Granata del Pdl – neanche lo scudo fiscale e la privatizzazione dell'acqua erano nel programma di governo. Come maggioranza ci troviamo a votare la fiducia sui contenuti più disparati». Flavia Parina, direttrice de “Il Secolo” e convinta finiana ha spiegato in questo modo le ragioni dell’iniziativa bipartisan: «su questioni così fondamentali e che hanno una rilevanza nazionale importantissima non è possibile usare certi schemi. Se noi del centrodestra continuiamo a seguire logiche xenofobe non facciamo l'interesse nazionale».

Berlusconi smentisce le elezioni anticipate

Dopo giorni di silenzio, oggi Silvio Berlusconi ha emesso un comunicato ufficiale in cui smentisce recisamente di aver mai pensato alle elezioni anticipate. «Vedo con stupore – afferma il Presidente del Consiglio – che si stanno moltiplicando e diffondendo notizie che continuano a fare apparire come imminente un ricorso alle elezioni anticipate. Non ho mai pensato niente di simile».

Naturalmente non è vero che il premier non abbia pensato e non stia pensando tuttora ad una soluzione così traumatica. La conferma principale è che la seconda carica dello Stato, cioè il Presidente del Senato Renato Schifani lo ha dichiarato esplicitamente ieri ed è impensabile ritenere che lo abbia fatto senza consultarsi con il premier.

D’altronde è oramai evidente la strategia che intende utilizzare Berlusconi: annunci di tempesta per poi dichiarare che è uscito il sole. È una metodologia che dimostra la profonda imperizia del premier in un agone politico che gli è sempre sfuggito nei suoi termini essenziali e di cui finisce per essere quasi sempre stritolato. Ma, come sostiene il segretario del Pd Pierluigi Bersani «queste continue docce fredde di dichiarazioni e controdichiarazioni non fanno che aumentare la confusione e il distacco, già crescente, tra i cittadini, la loro visione dei problemi e la discussione politica».

Il distacco di Fini

Il dato politico rilevante rimane lo scollamento della maggioranza intorno a temi cruciali, fra i quali permane quello intorno alla candidatura di Nicola Cosentino al governatorato della Campania. I finiani sono contrari alla candidatura del sottosegretario casalese e potrebbero addirittura votare a favore della mozione di sfiducia presentata dal Pd e dall’Idv, ciò che rappresenterebbe senza ombra di dubbio un evento traumatico per la maggioranza di Governo. Tanto è vero che oggi è stato lo stesso Fini a mostrare poco apprezzamento per la mozione di sfiducia contro Cosentino e a moderare l’iperattivismo di persone a lui vicine come Italo Bocchino.

Il fatto è, però, che man mano che passano i giorni, il Presidente della Camera appare sempre più isolato all’interno del suo ex partito ed è soggetto ai continui attacchi della stampa di Arcore (anche oggi ne chiedono le dimissioni sia Feltri, sia Belpietro). Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ad esempio, sottolinea la necessità di correggere la linea politica di Fini, dichiarando ad un gongolante cronista de “Il Giornale” che «Berlusconi è il leader del centrodestra, investito del suo ruolo dagli elettori. Qualsiasi ipotesi alternativa sarebbe un suicidio politico». Ugualmente, il ministro dei trasporti Altero Matteoli, dichiara trepidante e forse anche trafelato che «la dichiarazione del presidente Berlusconi fa tabula rasa di tutte le illazioni e a volte delle malignità tutte mirate a indebolire il capo del governo e la sua leadership politica del centrodestra».

Con le elezioni, Berlusconi in mano ai giudici

Il motivo principale per cui Berlusconi non vuole le elezioni anticipate è che si bloccherebbe l’attività legislativa per almeno cinque mesi, lasciandolo esposto ai marosi della magistratura, mentre ora ha un disperato bisogno contemporaneamente di una legge blocca processi e dell’avvio dell’iter di una legge costituzionale in grado di reintrodurre l’immunità-impunità parlamentare. Le inchieste di Palermo e di Caltanissetta sulle dichiarazioni del pentito mafioso Gaspare Spatuzza inquietano l’entourage berlusconista, che interpreta, ovviamente a modo suo, l’attività dei magistrati siciliani come un mortaio in grado di bombardare Palazzo Chigi non appena si diffonda il fragore dei comizi elettorali.

E questo indubbiamente è il principale punto di forza di Gianfranco Fini, che spinge sull’acceleratore per la formazione di un polo di comando all’interno del Pdl alternativo al magnate di Arcore. L’obiettivo del Presidente della Camera è quello ambizioso di costruire un partito conservatore vero in Italia, sul modello dei Paesi anglosassoni, eliminando la pesante anomalia berlusconista ed è probabilmente convinto che, su questo obiettivo, la sua figura possa svolgere la funzione di una calamita che, a poco a poco, dragando la sabbia, raccoglie tutto il ferro a disposizione.

Fonte: Dazebao

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